Il pane e i pesci presentati a Siderno (RC)



Il filosofo del pop alla Mondadori di Siderno con “EIGHTIES

Una passione quasi pasoliniana per il popular declinato attraverso musica, poesia, immagini: è questa la ricetta di Claudio Sottocornola, ordinario di Filosofia e Storia e docente di Storia della canzone e dello spettacolo presso la Terza Università di Bergamo, poeta, artista visivo e giornalista, ormai noto al pubblico italiano come filosofo del pop e per le sue “lezioni-concerto”, nelle quali associa la narrazione della Storia contemporanea alla interpretazione live di canzoni pop, rock e d’autore, da Vasco a Ligabue, da Battiato alla Nannini.(Continua…)

Non smentisce le aspettative la mostra di collage “Eighties”, inaugurata il 5 agosto alla Libreria Mondadori di Siderno e aperta fino al 30 agosto, che propone quaranta collage giovanili, ora mostra itinerante e dvd multimediale, che Sottocornola ha realizzato a vent’anni, nel 1981, assemblando materiali disparati e divergenti, come ritagli da giornali, periodici e riviste dell’epoca, acquisendo quanto di più vario ed eterogeneo proponeva la cultura di massa all’immaginario collettivo di quegli anni, associato ai miti della storia dell’arte e della spiritualità, da Picasso a Michelangelo, dal Parmigianino a Guttuso, da Morandi a Piero della Francesca.

Sfilano così, nelle composizioni visive di Sottocornola, Dalila di Lazzaro e Bruce Springsteen, Adriano Panatta e i Divani Chateaux D’Ax, Brooke Schields e Drakkhar parfum d’homme, Giorgio Benvenuto e il Digestivo Antonetto, accostati in modo assolutamente inaspettato alle natività del Botticelli e ai sogni esotici di Gaugain, al Perseo del Cellini o ai Bronzi di Riace, recuperati proprio in quegli anni.

E’ il medesimo effetto che si respira all’inaugurazione ove, dopo la presentazione del cofanetto in quattro volumi “Il pane e i pesci”, in cui come storico e filosofo Sottocornola indaga la sociologia del religioso e la crisi del sacro nel contemporaneo, l’autore propone una lezione-concerto in cui non teme di attingere alla canzone popolare del Secondo Novecento per parlare della sua visione universalistica e, per l’appunto, popular dell’esistenza, con brani da Battiato a Irene Grandi, da Rita Pavone a B. E. King, dalla Nannini a Dalida.

L’approccio, indubbiamente post-moderno nell’assemblare e rieditare materiali alti e bassi, lontani fra di loro nel tempo e nello status, è anche una dichiarazione di valori estetici, ove il filosofo del pop ribadisce che, in ogni epoca, la cultura viva e creatrice è sempre stata popular, e cita gli esempi di Shakespeare, Omero, Galilei o lo stesso melodramma verdiano, sottolineando che l’istituzionalizzazione rappresenta un momento successivo (ora sta accadendo, ad esempio, per Battisti e De André, ampiamente antologizzati…), cui spesso seguono scuola e stanca ripetizione.

In chiusura, occorre anche sottolineare che, al di là delle criticità che consumo e cultura di massa esprimono, con la conseguente perdita dell’orientamento al valore, il filosofo-artista propone una visione olistica del reale, ove ogni cosa, anche la più banale ed effimera, esprime “bagliori di luce” che vanno intercettati e diffusi. Come per il mitico e controverso decennio degli anni ’80, indagato dal percorso di collage della mostra.

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