Turn of the Century: Claudio Sottocornola tradotto in inglese
Claudio Sottocornola
“Turn of the Century”
Bibliotheca Universalis
Editura PIM – pp.116
“Ho voluto inserire, rispetto alle precedenti edizioni in altre lingue, due poesie ‘americane’, ‘Born in the Usa’ e ‘Presidenziali’, ambedue del 1991, che costituiscono una sorta di omaggio ad uno dei miei mythos fondativi di sempre, l’America, il luogo del mito, coltivato nell’infanzia e oltre, che, ad un certo punto della mia vita, diviene realtà, quando nel 1975, vinco una borsa di studio per trascorrere un anno di scuola e vita familiare negli States, in tempi in cui erano ancora un continente lontano, da cui però provenivano tutte le mode e i cambiamenti del costume, che ci avrebbero poi trasformati radicalmente. Nella prima poesia inanello tutti gli ingredienti del mio “mito americano”: dalle autostrade ai McDonald’s, dai paesaggi incontaminati del New England ai carrelli della spesa nei supermercati anni ’70, da “Happy Days” alle streghe di Halloween, dagli school bus ai campi di football, dalla AFS alla neve del Connecticut e alla Coca Cola. Nella seconda, invece, rivisito in chiave archetipica tutti i luoghi comuni sull’America, e li amplifico sino a renderli maschera e feticcio di un mondo incantato che mi affascina: Marylin e il Far West, New York e i Motel di frontiera, Kennedy e Newman, Julie London e le città fantasma, i ‘grandi cieli’ e i ‘campi di mais’. Alla fine, quindi, questa nuova traduzione americana mi permette di esprimere davvero una parte di me, che era rimasta sullo sfondo e qui, grazie anche a queste due liriche, emerge con più forza. Ecco, se la storica espressione di fin de siècle, mi è servita nelle traduzioni delle mie poesie dal 1974 al 2008, per esprimere una crisi di civiltà, che la mia scrittura vorrebbe evocare, attraverso atmosfere oniriche, non-sense e correlativi oggettivi enigmatici, malinconia e senso della fine imminente di un mondo, le poesie americane introducono un elemento di energia primigenia e incontaminata, che sembra suggerire un possibile esito alla crisi nel recupero di una vitalità autentica e primordiale”.
Non a caso, l’ultima fatica di Claudio Sottocornola, Saggi Pop (Marna, 2018, pp. 592), è una sorta di grande archivio della cultura popular contemporanea, con un occhio all’America, ma a partire da quella periferia che è l’Italia, luogo di una “grande bellezza” in declino, che il filosofo del pop, con i suoi saggi, le sue interviste, le sue lezioni-concerto, si sforza di mettere al riparo e salvare dall’oblio, si tratti della grande canzone d’autore o del divismo femminile, delle controculture giovanili o del pianeta moda, del grande cinema dei maestri o di una insuperabile televisione ancora in bianco e nero, dei lontani anni ’60 o della grande letteratura per ragazzi. E non a caso, a cementare il suo amore incondizionato per tale cultura popular, l’artista e docente bergamasco si cimenta in una serie grafica, le Pop Ideas, integrate ai saggi e raggiungibili nella versione integrale, insieme ai live delle sue lezioni-concerto, grazie a dei QR code in quarta di copertina, che sono una vera e propria celebrazione delle icone della popular culture, specie degli anni ’60 e non solo.
Definito “il filosofo del pop” dalla stampa italiana per l’utilizzo di modalità espressive legate al mondo dello spettacolo, attraverso le sue affollatissime lezioni-concerto, i suoi saggi e le sue performance multidisciplinari fra musica, arti visive e poesia, Claudio Sottocornola si muove in controtendenza rispetto a tanta cultura istituzionale contemporanea, preferendo un approccio olistico, interdisciplinare e attualizzante, che elegge l’ambito della cultura popular come luogo privilegiato di indagine e riflessione, idoneo a sviluppare un orizzonte di pensiero critico attorno ai temi del pop e, più in generale, relativo al declino contemporaneo e ai suoi possibili sbocchi, nella luce di una ermeneutica inclusiva e dinamica.