Giulio Brotti

Il quotidiano e l’altrove
Filosofo, artista, musicista pop: queste tre qualifiche convergono nella persona del bergamasco Claudio Sottocornola docente di Storia e Filosofia nei licei, che ha recentemente pubblicato una raccolta di sue poesie del periodo 1974-1994 con il titolo “Giovinezza…addio. Diario di fine ‘900 in versi” (distribuito dall’Editrice Velar, 396 pagine più cd. “L’appuntamento/collection” con 20 tracce musicali, 18 euro).
…”Con Giovinezza…addio ho voluto documentare un mio personale ‘romanzo di formazione’ – spiega l’autore -, un viaggio interiore verso la maturità, scandito dalle liriche che ho composto nell’arco di un ventennio. Queste pagine testimoniano anche il mio approccio alla cultura, nel segno dell’interdisciplinarietà e della volontà di connettere i frammenti in una sintesi superiore: le suggestioni dell’ermetismo e la dimensione religiosa, i ricordi personali e i rimandi alla cosiddetta ‘musica leggera’, qui convergono, superando lo steccato accademico tra generi ‘alti’ e ‘bassi’. In questo senso, il libro costituisce un’ ideale prosecuzione del dvd multimediale ’80’s/Eighties(laudes creaturarum’81)’, che comprendeva quaranta miei collage giovanili in cui temi profani si univano ai riferimenti all’arte sacra, e della mostra Anteprima, allestita lo scorso anno alla Camera del lavoro di Bergamo”.
Dunque, “Giovinezza… addio” narra il recente percorso di vita di un uomo del nostro tempo e il suo sforzo di conferire una forma unitaria, un assetto etico alle proprie condotte, sentimenti e pensieri. Il perseguimento dell’ “idea del bene” (in senso platonico, diremmo, come orizzonte irraggiungibile con le sole forze umane, ma ciononostante capace di conferire senso e dignità al nostro incedere) si confronta pure, nei testi di Sottocornola, con l’opacità del quotidiano: “Il gesto inizia/assurdo/ed impotente./muove lentamente/piano a perpetuare./E dopo osato/si ricompone./ Di gesti assurdi/è, stanca, la vita”. Tuttavia, nelle stesse routine dell’esistenza di ogni giorno sembra incunearsi il presentimento di un “altrove”, un’intuizione che conferisce al tempo profano una paradossale qualità mistica.

L’Eco di Bergamo, 26 luglio 2008

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