“A che punto è la notte?” fa parte di quest’ultima parte della sua indagine, e persegue l’ambiziosa aspirazione di coniugare gli stimoli del pensiero debole con l’eredità della metafisica e del pensiero classico, grazie a un approccio ermeneutico, rispettoso delle diverse voci e prospettive, che si qualifica dunque come plurale e inclusivo, e persegue la ricerca di segnali di senso che, come flebili luci, riescano a intercettare la notte del nostro frammentario pensare alle soglie di questo terzo millennio, attraversato da diffuse inquietudini. Sottocornola analizza così la crisi dell’estetica contemporanea, quale sintomo di un declino antropologico più radicale, le opportunità del pluralismo in un contesto epistemologico dominato dalla categoria di post-verità, il (falso) dilemma della dialettica fra natura e cultura nel dibattito contemporaneo. Ma si inoltra anche in ambiti etico-gnoseologici di frontiera: il rapporto fra psiche e mente nel definire la condizione della libertà umana, la rivalutazione del mondo animale rispetto ad antropocentrismi dagli esiti efferati e crudeli sulle altre specie e sull’ambiente, la considerazione scientificamente attendibile circa la possibilità di forme di vita intelligente nel cosmo e la conseguente ridefinizione dei nostri parametri etico-religiosi in relazione ad esse, l’emergere di un nuovo paradigma esplicativo della dimensione sessuata nell’essere umano, correlato al moltiplicarsi degli studi di genere e all’attivismo dei movimenti lgbtq+, che interroga le nostre società. Infine, propone due riflessioni più direttamente correlate all’ambito della spiritualità, relative alla crisi del sacro nel mondo tecnico-scientifico in cui ci muoviamo, e alla categoria di infanzia spirituale, in cui sembrano incontrarsi tradizione religiosa e assunzioni della psicologia contemporanea.
Il titolo del volume, citazione di Isaia 21,11, rimanda ai contorni di un’attesa che non può cessare, e trae giovamento dalla persistenza della domanda entro lo scenario cupo di un’oscurità che tarda a dissolversi e che comunque ritorna, entro il buio persistente e anonimo di una quotidianità insensata o almeno indecifrabile, in cui rinveniamo solo risposte parziali, prospettive provvisorie, squarci frammentari ed episodici di verità e bellezza, “anche se poi è subito sera, e dunque sta piuttosto nelle tenebre il nostro destino di umani che – probabilmente – mai escono interamente, o stabilmente, dalla caverna platonica e dunque è lì, nella promiscuità e nel frastuono del non-senso che, alla fine, quel senso devono cercare”, chiosa l’autore nella Introduzione al volume.
La notte diviene allora metafora di un approccio congetturale, ellittico, incline alla verosimiglianza più che all’evidenza, pragmaticamente esistenziale, e proprio perciò metafisico, escatologico, palingenetico, perché l’attraversamento notturno evoca in qualche modo la trascendenza che lo abita, il nostro radicale nomadismo rispetto ad essa, e la marginalità al sublime che continuamente rasentiamo in tale ricerca. Essa appare dunque contrassegnata da un’assenza presaga del totalmente altro, così che lo scenario notturno rinviato dall’immagine della sentinella biblica non appare contingente, ma strutturale al nostro conoscere, esistere, sperare. Anche se – afferma Sottocornola – “non si può dichiarare tra i ma e i se, ma si deve piuttosto affermare la bontà del viaggio, la ragionevolezza della meta, la possibilità del cammino, se si vuole in qualche modo continuare a viaggiare, camminare, tendere oltre le tenebre del mistero che ci avvolge”. Perché l’esistenza chiama altra esistenza.
Accanto alla dimensione critica dunque, l’autore propone una prospettiva costruttiva e in qualche misura ottimista, rispetto alla pars destruens che assume come punto di partenza dell’indagine. La crisi del sacro e la sua eventuale rimodulazione nella contemporanea civiltà occidentale, ambito ampiamente frequentato da Sottocornola, diviene così anche in quest’opera il leitmotiv nell’affrontare i più disparati argomenti, dalla questione della post-verità e del pluralismo alle ipotesi di intelligenze extraterrestri, dal paradigma gender nella ridefinizione della sessualità agli scenari delle mutazioni estetiche in atto. E ciò spiega i riferimenti metafisici, teologici ed esegetici frequenti, tuttavia assunti non in senso rigorosamente confessionale, ma piuttosto ermeneutico, ovvero trasversali alla condizione credente, non-credente o diversamente credente rispetto ad essi. L’ambizione dichiarata dall’autore è infatti di attraversare tali contenuti in modo da renderli fruibili al di là di ogni steccato di appartenenza, ma piuttosto in virtù del loro valore universale. L’approccio ermeneutico utilizzato presuppone pertanto un rapporto ellittico, evocativo, mai prensile o proprietario, rispetto a ciò che viene argomentato, soprattutto quando l’oggetto in questione sia riferibile a ciò che chiamiamo Dio, per il quale Sottocornola rimanda all’apofasia, ovvero al silenzio, come attitudine più adeguata alla sua evocazione. “Ecco perché – conclude Sottocornola nella Introduzione citata – alla notte, comunque si torna, e alla scansione del domandare, al duro lavoro di esistere”.
Claudio Sottocornola (Bergamo, 1959) si è laureato all’Università Cattolica di Milano con una tesi in Storia della teologia. Già ordinario di Filosofia e Storia nei licei, è stato anche docente di IRC, Materie letterarie, Scienze dell’educazione e Storia della canzone e dello spettacolo alla Terza Università di Bergamo. Iscritto all’Ordine dei giornalisti dal 1991, ha collaborato con diverse testate, radio e tv, con interviste ai maggiori esponenti dello spettacolo e della cultura italiana, poi raccolte nella silloge “Varietà” (Marna, 2016). Come filosofo si caratterizza per una forte attenzione alla categoria di interpretazione, alla cui luce indaga il mondo contemporaneo, ed ha spesso utilizzato musica, poesia e immagini per parlare a un pubblico trasversale, nelle scuole, nei teatri e nei più svariati luoghi del quotidiano. I suoi studi musicali sul pop e le sue lezioni-concerto sono stati raccolti in cd (“L’appuntamento 1, 2, 3”, CLD, 2005) e dvd (“Working Class”, CLD, 2012). Le sue poesie da “Giovinezza… addio. Diario di fine ’900 in versi” (Velar, 2008) e “Nugae, nugellae, lampi” (Velar, 2009) sono state tradotte in inglese, francese, spagnolo e rumeno. È autore di numerose pubblicazioni, che coinvolgono tre aree tematiche prevalenti: l’autobiografia intellettuale, la cultura popular contemporanea, l’attuale crisi del sacro in Occidente e la sua possibile rimodulazione teologico-filosofica, indagata con un approccio ermeneutico particolarmente attento a una possibile sintesi fra pensiero debole e metafisica. Fra le opere più recenti, “Saggi Pop” (Marna, 2018), “Parole buone (Marna/Velar, 2020), “Occhio di bue” (Marna, 2021), “Tra cielo e terra” (Centro Eucaristico, 2023), “Fiorire nel deserto” (Velar, 2023), “Così vicino, così lontano” (Velar, 2023).
P.S. Un percorso sul tema della notte è già stato realizzato da Sottocornola a livello visivo nella plaquette “Mythos” (CLD, 2021), sgranate fotografie da un vecchio cellulare nokia, a evocare “la notte come spazio di libertà, il margine e la periferia come luoghi della possibilità, l’indefinito come opzione privilegiata di oscillazione e movimento, il sublime come ambito di una trascendenza continuamente rasentata nel vagabondaggio serotino”.