Fin de siglo
Claudio Sottocornola tradotto in spagnolo
Le poesie di Sottocornola tradotte per il pubblico di lingua spagnola nella prestigiosa collana Biblioteca Universalis/ Aula Magna della rivista internazionale “Contemporary Literary Horizons” con sede a Bucarest: il suo lirismo post moderno e pop-zen in uno scenario interculturale e cosmopolita con l’idioma più diffuso sul pianeta
Claudio Sottocornola
“Fin de siglo”
Bibliotheca Universalis
Editura PIM – pp.106
Claudio Sottocornola arriva sul mercato di lingua spagnola. La prestigiosa rivista internazionale Contemporary Literary Horizon omaggia il filosofo, poeta, musicologo e performer italiano traducendo le sue liriche in spagnolo per la sua Bibliotheca Universalis, che include autori di ogni parte del mondo nella pregevolissima collana Aula Magna. Tradotte con sensibilità e rigore, le poesie di Sottocornola spaziano dalla metà degli anni ’70 al nuovo millennio e tratteggiano gli scenari di una “Fin de siècle” (come titola la silloge originale) che si spinge sino ai nostri giorni, fra pensiero debole e fenomeni migratori, crisi globale e ricerca di senso. Fin de siglo propone 33 poesie scelte di Sottocornola, nella duplice versione italiana e spagnola (lingua che si sposa perfettamente con il lirismo empatico e viscerale del poeta), un’introduzione critica di Daniel Dragomirescu, scrittore ed editor bucarestano, e un profilo culturale dell’autore in italiano, inglese e spagnolo, insieme ad una bibliografia completa delle opere.
“Ho scelto la storica espressione fin de siècle per titolare la nuova silloge delle mie poesie dal 1974 al 2008, – spiega Sottocornola – perché, tra la fine dell’800 e la Prima guerra mondiale, designava il movimento culturale che esprimeva il crollo di un sistema di valori e di riferimenti tipici della civiltà europea, e la nascita di un nuovo orizzonte culturale. Simbolisti come Paul Verlaine e i decadentisti in genere ebbero allora una chiara percezione del trapasso in atto, che a me pare analogo a quello espresso dall’attuale crisi di civiltà, forse ancor più radicale e irreversibile. Per questo – continua l’autore – nelle mie composizioni l’approccio è evanescente e musicale, come se ci si muovesse tra i flash back del ricordo e le atmosfere oniriche di un sonno gravido di malinconia e presagi. La versione spagnola appena uscita si arricchisce ora di significati e ricordi speciali per me che, studente diciassettenne nel lontano 1976, vinsi una borsa di studio per un periodo all’Università di Madrid, proprio immediatamente dopo la fine del franchismo, e quindi sperimentai la trepidazione e la frenesia del popolo spagnolo che iniziava solo in quel momento a familiarizzare con una democrazia di cui noi già conoscevamo le involuzioni”. “Quella spagnola è comunque una lingua che restituisce appieno alla mia ispirazione atmosfera, colore ed emozioni che avverto calde, sinergiche e affini”, conclude Sottocornola.
Definito “il filosofo del pop” dalla stampa italiana per l’utilizzo di modalità espressive legate al mondo dello spettacolo, attraverso le sue affollatissime lezioni-concerto sul territorio, i suoi saggi e le sue performance multidisciplinari fra musica, arti visive e poesia, Sottocornola si muove in controtendenza rispetto a tanta cultura istituzionale contemporanea, preferendo un approccio olistico, interdisciplinare e attualizzante, che elegge l’ambito della cultura popular come luogo privilegiato di indagine e riflessione. La sua ultima fatica, Varietà (Marna, 2016, pp. 452), è non a caso una raccolta di interviste, ritratti, recensioni relativi ai più importanti personaggi della canzone, della televisione, del cinema, delle arti visive, avvicinati come icone della Storia italiana del Secondo Novecento, da Rita Pavone a Gianni Morandi, da Nino Manfredi a Vittorio Sgarbi, da Beppe Grillo a Enzo Jannacci, da Gianna Nannini a Ornella Vanoni, da Milva a Paolo Conte, da Carla Fracci a Giacomo Manzù, da Mia Martini ad Alberto Lattuada. Raccolte fra il 1989 e il 1995, nel corso di una intensa attività giornalistica, tali interviste costituiscono una straordinaria documentazione e testimonianza di ciò che di meglio la cultura popular italiana ha prodotto dagli anni ’50 agli anni ’90, e costituiscono un continuum rispetto all’ispirazione poetica che l’autore esprime nei versi di Fin de siglo.