Alessia Biasiolo

Addio giovinezza?
Interessante il volume di poesie di Claudio Sottocornola, una raccolta comprendente scritti tra il 1974 e il 1994 che ha un bel sottotitolo: “diario di fine ‘900 in versi”. Un lavoro che racchiude una storia, una vita, itinerari condivisibili di un artista che ha percorso molti chilometri sia fisici che dell’anima, per coronare il suo lavoro con parole, musica, docenze. Allegato al volume discretamente corposo, un cd di brani celebri del pop, del rock e d’autore da lui interpretati con il nome d’arte Claude.

Ordinario di Filosofia e Storia, giornalista e docente di Storia della Canzone e dello Spettacolo presso la Terza Università di Bergamo, Sottocornola è stato interprete di una strenua ricerca poetica che l’ha condotto a scrivere liriche di un certo peso, soprattutto di stampo ermetico. Esili, significative, cariche di valore, le liriche del periodo intorno alla fine degli anni Settanta sono da leggere con attenzione e sono il fulcro dell’attività del nostro. Del 1975 una bella “Triste gaia”, riferita ad un’insegnante supplente. Abbastanza aperta e chiara, anche se l’influenza degli scritti più schivi e chiusi è evidente:

È entrata in classe
con passi misurati
l’insegnante supplente
una campanula trasparente
indosso per cappotto
e due scarpine
d’avorio o porcellana.
Le sopracciglia
alla Marlene Dietrich
e due occhi
intelligenti
come un violino
malinconici.
Sei la fatina
assai carina
della mia infanzia
Triste gaia:
io t’ho riconosciuta,
anche se parli inglese.

Una poesia semplice eppure intensa, carica di emozioni dall’alto delle precise agili descrizioni che evocano immagini nette di persone o di sogni allo stesso tempo. Fanno da contraltare parole come: “Perde il cielo/ i colori di pesca/ sulle tegole e i pini,/ suoi profili/ di varia cupezza/ come gli orli dei muri…”. O ancora: “Vedete, io non sono/ una quercia tenace: me ne manca il vigore,/ né ho tanta fortuna/ da vivere in arie/ selvose i miei giorni;/ e non sono, credete,/ un giunco virtuoso/ che onda lambisce/ su qualche spiaggia/ segreta…”, “… Ti lascio intatta/ verità palpabile,/ chiaro mistero/ di baci e carezze. E tu, se puoi,/ non rubare segreti/ a un cristallo di sole”.
Parole scelte, centellinate, accompagnate sempre da ricerca e da empatia che viene evocata anche nel lettore, generando una spiccata simpatia per questo autore da scoprire sia dalle note biografiche raccontate, sia dai suoi lavori. Che transitano per tanti lunedì di Pasqua, quasi si rincorressero temi e considerazioni, volontà di tracciare sempre il proprio solco in certezze ineluttabili, in strade tangibili, malgrado necessitino di continuo impegno per renderle evidenti ai propri passi.
Agli inizi degli anni Novanta, aumentano gli spazi tra le righe. Spazi vuoti, carichi di significato: la pazienza dell’osservatore si aggrazia, si inanella alla vita spicciola che scorre e trascorre: “… i bambini schiamazzano/ dietro a una palla rossa/ il giovane ragazzo si è fermato/ sull’autobus a discorrere/ del ginnasio…/ quanta penombra ora nella stanza…”, “… Che importa se tu non hai/ lo sguardo/ che impetra./ I giorni passano, incedono/ maestosi e profumati/ verso la definitiva/ rivelazione”. Si fanno ancora più certe le considerazioni: “Gli uomini, inafferrabili/ imprevedibili eventi,/ sospesi fra santità/ e ignobiltà…/ gli uomini spesso/ non sanno il gioco/ che in loro si consuma”.
Ma questi sono solo piccoli assaggi di un’opera da leggere con calma e passione, attenzione e distacco, per ritrovare pezzi di passato e spunti per il presente che carichino l’avvenire dell’importanza di diari di cui siamo, inconsapevoli, scrittori giorno dopo giorno. Un autore da conoscere e approfondire.

www.nonsololink.com, 19 gennaio 2009

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