L’appuntamento/the video

Come è nato il progetto “L’appuntamento/the video”

“Andavo da anni in sala di registrazione per effettuare i miei studi sul pop e reinterpretare i classici della canzone italiana moderna con il solo obiettivo di sperimentare, nella modulazione della voce, nella interpretazione, nelle tecniche di mixaggio, e lo volevo fare senza troppo rispetto delle convenzioni, di più, con mezzi tecnici davvero “essenziali” che avrebbero fatto arricciare il naso a qualche “purista”, convinto com’ero dell’assoluta indipendenza dell’ispirazione-intenzione su tecnologie dispendiose ed “effetti speciali”.
Ad un certo punto, traccia dopo traccia, mi accorsi di avere un principio di “repertorio”, ormai “mio”, che si costituiva al contempo come una vera e propria rilettura della storia della canzone italiana, con qualche incursione anche nell’ambito del mondo anglosassone. La voce assumeva ora tratti più vellutati e melodici, ora, e per la verità più spesso, si faceva aggressiva (e quasi minacciosa) per parlare di energia, di rabbia, e di rock in genere. Avevo una voce ma, considerata la scelta di lavorare, allora, solo in studio, mi mancava un’immagine da associare a quelle timbriche un po’ inquietanti. Chiamai un amico di vecchia data che, part-time, ama fare riprese di natura, città ed eventi e gli chiesi: “Potresti riprendermi in studio?”.

Detto fatto, l’amico, Luigi, venne da Treviso a Bergamo e, un pomeriggio di mezza estate, mi fece pochissime prove in studio e mi mostrò le immagini. Aggiustai il tiro e, sul finire dell’anno, nel periodo delle vacanze natalizie, registrammo tutte le immagini in studio, in un unico giorno. Infine, durante le stesse vacanze, ma ad anno nuovo iniziato, realizzammo qualche ripresa esterna, in gran parte a Milano, per avere delle situazioni “live” diverse da quelle in studio. Era il 5 gennaio 2002. Le riprese in studio erano state effettuate il 29 dicembre 2001 e le prove il 24 agosto 2001. Dopo l’interpretazione e registrazione dei brani, che portavo avanti da qualche anno, l’esigenza di associare in modo più palpabile la mia voce alla mia immagine mi aveva portato ora a realizzare, quasi senza accorgermene, una discreta quantità di materiale video.

Come per gli “studi” relativi all’interpretazione dei brani, che sono stati pubblicati nel 2004 e 2005, e si riferiscono a registrazioni che vanno dal 1994 al 2001, nei tre CD, “L’appuntamento”, “L’appuntamento 2 (i classici…)” e “L’appuntamento 3 (Ma l’amore no: quaderno delle origini)”, anche questi “studi” che coinvolgono l’immagine vengono pubblicati, a naturale complemento video della trilogia “L’appuntamento”, di cui costituiscono la documentazione multimediale. Si doveva effettuare la scelta tra lasciarli nella loro dimensione più documentaristica, imponendo forse maggior fatica allo spettatore, o sviluppare una dimensione più vicina al video-clip, col rischio di togliere quel carattere “on the road” che le riprese avevano.

Si è scelto, credo, la soluzione più equilibrata e rispettosa del lavoro svolto: le riprese e il montaggio privilegiano il momento interpretativo in studio col suo ambiente “uniforme”, che peraltro testimonia l’atmosfera del lavoro quotidiano che vi si svolge e, nello stesso tempo, si sono inserite con libertà alcune sequenze riprese in esterno (a Milano, in sala-prove, a casa, in ambiente di lavoro…), che pure integrano – documentano l’esperienza di quelle riprese e di questo “studio”.

A proposito, il termine “studi” mi è caro sia per deformazione professionale (“le sudate carte”, insegno Filosofia e Storia) ma anche perché sottolinea il carattere sperimentale, in qualche modo “incompiuto” e sempre “aperto” dell’esperienza proposta, realizzata facendo ricorso esclusivamente a mezzi tecnici essenziali, concepiti come “strumenti” di lavoro e finalizzati alla ricerca. E’ un atto di coraggio in un contesto socio-culturale che privilegia “l’immagine” anche sonora e l’involucro patinato, rispetto alla autenticità della ricerca e dell’espressione. In questi “studi” i suoni invece sono lì come un’occasione per la voce che interpreta e ad essi si miscela grazie anche ad intringanti e non convenzionali mixaggi. Infine, con il termine “studi” mi accodo, senz’altro presuntuosamente, a quei “grandi” che hanno così definito le loro creazioni, “studi”, mostrandone il carattere di ricerca e sperimentazione. E cosa c’è di più libero e gratuito?

P.S. Ah, oggi che la mia ricerca si è estesa, alle lezioni-concerto di Storia della canzone e agli Omaggi musicali che condivido con il pubblico, guardo con particolare interesse a queste immagini, che consegnano un mio primo “concerto in studio” allo spettatore, caratterizzato forse da un modo di interpretare più ruvido e “sporco” di quello attuale, da una gestualità scenica espressionisticamente più “radicale” di quella odierna, ma fotografano-riflettono anche un periodo aureo, “sotterraneo” e, perché no, anche presuntuosamente “eroico”, del mio modo di fare musica. Erano ancora “i migliori anni della nostra vita…”, ma non lo sapevamo. Buona visione!”.

Claudio Sottocornola Claude