L’immaginario collettivo degli anni Ottanta in un “collage”

di Aristide Bava

Siderno. Si è chiusa, presso la Libreria Mondadori all’interno del Centro commerciale “La Gru”, la mostra itinerante “80’s/Eighties (laudes creaturarum ’81)”, che propone quaranta collage giovanili realizzati da Claudio Sottocornola, nel 1981, quando l’artista aveva solo venti anni. È stata una iniziativa culturale molto significativa. Una esposizione artistica nata con l’assemblaggio di materiali diversi, come ritagli di giornali, periodici e riviste dell’epoca, associando quanto di più vario proponeva la cultura di massa all’immaginario collettivo di quegli anni.
Da Dalida di Lazzaro a Bruce Springsteen, al “famoso” Digestivo Antonetto; dai Divani Chateaux d’Ax, ai classici della Storia dell’arte e della spiritualità, da Picasso a Michelangelo, dal Cellini a Guttuso, da Morandi a Piero della Francesca. È stata la conclusione di un “percorso” culturale aperto ai primi di agosto, con la presentazione di un suo cofanetto dal titolo “Il pane e i pesci” (Edizioni Velar) in cui Sottocornola, come storico e filosofo, indaga la sociologia del religioso e la crisi del sacro nel contemporaneo.
Il lavoro letterario, in quella occasione, è stato sapientemente introdotto dai giornalisti Antonio Falcone e Rossella Scherl. La mostra ha fatto da cornice alla presentazione del libro ed è rimasta poi aperta per tutto il mese.
Claudio Sottocornola, ordinario di Filosofia e Storia e docente di Storia della canzone e dello spettacolo presso la Terza Università di Bergamo, poeta, artista visivo e giornalista, non è nuovo a queste suggestive sperimentazioni, in cui il popular come campo d’indagine prediletto si declina attraverso la commistione di “alto” e “basso”, sacro e profano, e si esprime a livello interdisciplinare tra musica, poesia e immagini. È noto al pubblico italiano come “filosofo del pop” e per alcune sue “lezioni-concerto”. Egli stesso afferma che “l’approccio, indubbiamente post-moderno nell’assemblare e rieditare materiali alti e bassi, lontani fra di loro nel tempo e nello spazio, è anche una dichiarazione di valori estetici”. L’autore-interprete ribadisce infatti la convinzione che, in ogni epoca, la cultura più viva si è sempre nutrita di attualità, e cita gli esempi di Shakespeare, Omero, Galilei o lo stesso melodramma verdiano. Il tutto in una visione olistica del reale, ove ogni cosa, anche la più banale ed effimera, esprime “bagliori di luce” che vanno intercettati e diffusi. Come per il mitico e controverso decennio degli anni ’80, appunto, indagato dal percorso di collage della mostra che ha particolarmente interessato anche il pubblico della Locride.

Gazzetta del Sud, 31 agosto 2011

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