Elena Pedrini

“Il giardino di mia madre”

La visione del filmato “Il giardino di mia madre” mi ha dato molti spunti di riflessione, sotto diversi punti di vista. Nella prima parte, incentrata sul giardino della madre e sui suoi fiori, il percorso mi ha regalato emozioni e sensazioni anche molto diverse tra loro: da una parte sentivo equilibrio, tranquillità, pace con se stessi, un senso di naturalezza, quindi di non artificiale e spontaneo; dall’altra parte percepivo un senso di mistero, solitudine, a tratti di assenza e di attesa. Questa parte esaltava in me la consapevolezza di essere speciale, unica, ma soprattutto un senso di crescita e maturazione. Dopo alcuni minuti la sequenza di immagini ha incominciato a farmi sentire fuori dal mondo, e dalla società in cui sono quotidianamente immersa: iniziava a delinearsi nella mia mente un mondo parallelo, un’altra realtà. Ma a questo punto lo scenario cambia poiché le foto raffigurano una città coperta dalla neve, e questo evidenzia il contrasto tra ciò che è naturale e ciò che è artificiale. Dalle foto si nota come la neve trasformi la città e la faccia diventare più silenziosa e più pura. Il filmato ha anche suscitato in me un interrogativo: è meglio la solitudine o la compagnia? L’alternarsi di immagini che suggerivano pace con se stessi, a immagini con gruppi di persone felici insieme mi ha fatto riflettere, anche se non ho trovato una risposta. Le riflessioni finali che ho ricavato dal filmato sono che oltre la quotidianità c’è un altro mondo; quelle immagini propongono un altro punto di vista delle cose, offrono una bellezza più nascosta, meno scontata di quella che siamo abituati a vedere nella società di oggi.

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