Miriam Grimaldi

“Il giardino di mia madre”

Fin da piccola sono sempre stata affascinata dall’alto palazzone accanto alla casa di mia nonna. Passavo accanto a quell’enorme struttura e mi fermavo, la testa alzata verso il cielo, ad osservarla in tutta la sua imponenza. La maggior parte delle volte restavo lì, con il naso per aria, ad osservare i suoi tredici piani per qualche minuto, chiedendomi cosa tanto mi potesse piacere in quell’edificio così vecchio e scrostato. Un giorno, controllato che nessuno mi stesse osservando, mi avvicinai e, le mani a coppa davanti agli occhi, appiccicai la testa al vetro del portone d’ingresso per sbirciare l’atrio. Lo trovai pazzescamente bello, con un lungo tappeto rosso che si snodava su per la rampa delle scale. Tutto in quel palazzo era decadente e trasandato, ma mi piaceva comunque da impazzire.
Più avanti capii che ciò che tanto mi affascinava non era il palazzo in sé, ma il passato che aveva alle spalle. Lì dentro abitavano centinaia di persone, ognuna con abitudini, culture e modi di pensare differenti. Ogni appartamento aveva una sua storia e ospitava qualcuno che l’aveva vissuta.

È così che ho capito che la bellezza non esiste solo in quanto estetica, ma prende vita nel momento in cui è collegata ad un passato, ad un’emozione.
Immagino di entrare da un fiorista, magari il più costoso della città, e di comprare la più cara delle rose, la più rossa e brillante. Nonostante la perfezione di questa rosa, non riesco a trovare in lei nessuna vera bellezza. La giro tra le mani e penso: “questo è un fiore come tanti, raccolto in una serra come tutte le altre insieme a tanti altri fiori uguali a questo”. Non può assumere alcun significato per me. Invece, risparmiati alcuni soldi, entro nello stesso fiorista e compro una rosa modesta, magari con qualche graffio sui petali, per regalarla ad una persona a cui voglio bene. È così che questa rosa si carica di un’emozione, di un significato, e si riempie di vera bellezza.

Riesco quindi a trovare la bellezza nel “Giardino di mia madre” attraverso il suo passato. Non pretende di ostentare magnificenza o splendore, né di essere simile ad un’aiuola asettica e perfetta. Il giardino mostra semplicemente tutte le cure e l’amore dedicati ad esso: i boccioli ancora chiusi, i fiori che lentamente fan capolino da essi, le foglie verdi scomposte, fanno emergere tutte le emozioni che una persona non potrebbe altrimenti provare di fronte ad un semplice cespuglio fiorito nel giardino della vicina di casa.

Spesso tendo ad emozionarmi di fronte ad un’immagine quando ad essa riesco a collegare un mio ricordo. Vedere le immagini di questo video è stato per me un po’ come giocare con il mio passato. Tornare bambina e rivivere alcune esperienze. Un albero di Natale, simile a tanti altri, che dopo tanto tempo mi ricorda dell’eccitazione e del timore di rubare una caramella nel vaso dei dolci il mattino presto, della gioia di scartare i regali seduta sul divano dei miei nonni, dell’attesa senza fine nei giorni prima delle feste. Scalette bianche del Sud, così simili a quelle percorse tutte le estati per andare in spiaggia.
Altre immagini mi hanno semplicemente colpita in quanto ho ritrovato in esse il tipo di bellezza un po’ nascosta e consumata che tanto mi piaceva nel grande palazzo accanto alla casa di mia nonna. La stessa bellezza delle cabine e dei muriccioli accanto al mare, così semplici e un po’ rovinati, ma capaci di raccontare una storia di sé e del posto che li circonda. La stessa bellezza di un palazzo in costruzione stagliato su un cielo al tramonto, delle finestre verdi un po’ scrostate di una casa, di una spiaggia che verso sera viene abbandonata dai bagnanti, che chiudono sdraio e ombrelloni per tornare a mangiare, a ballare, a dormire. Sono semplici immagini che fanno sognare, emozionare, capaci di una vera bellezza.

Non posso fare a meno, purtroppo, di essere delusa da questa società, che trova i propri ideali di bellezza in quello che la moda propone come la perfezione. L’estetica conta sempre di più della bellezza, gli uomini vanno alla ricerca di abiti, case e macchine che vengono proposti dalla pubblicità, senza fermarsi a riflettere se ciò che si compra piace davvero. Il palazzo di fronte a casa di mia nonna è stato demolito due anni fa perché obsoleto; tra qualche anno in quello spazio vuoto dovrebbe sorgere un supermercato.

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