Lorenzo Barberis

Fumettismi

Claudio Sottocornola, “Mythos”

Ho già avuto modo di parlare, con apprezzamento, di Claudio Sottocornola come “filosofo del pop”, esaminando come, a partire dal pop musicale (che della pop culture è dimensione rilevante) il collega – di docenza e di studi pop – analizzasse in modo interessante vari aspetti della moderna cultura di massa, in particolare la costellazione di fenomeni che gravita intorno al “nuovo divismo” dell’età contemporanea nelle sue varie sfaccettature.

Scrivo volentieri alcune righe anche su questo Sottocornola che si confronta con la fotografia in un libretto, “Mythos”, sottile quando poderose sono invece le raccolte di saggi musical-pop che formano il suo corpus di saggista.

Interessante notare, appunto, come la disamina è sempre quella del “Mito”, che in senso primigenio è il racconto ma in chiave moderna è contigua alla sfera del divismo (riprendendo appunto, anche in questo caso, elementi dalla cultura classica per definire quella pop, con una cifra d’ironia per cui il moderno Divo, il moderno Mito, non sono mai all’altezza piena del nome che viene caricata sulle sue spalle). Qui però Sottocornola intende “Mito”, mi pare, in forma propria di racconto.

Racconto, come chiarisce il preciso testo introduttivo dell’autore, della notte, della periferia, (e per estensione simbolica dell’abbandono, del margine). Sul sito dell’autore, la recensione di T.L., riprendendo e declinando in chiave personale le notazioni proprie già dell’autore, spiega bene l’intento de “La notte come spazio di libertà, il margine e la periferia come luoghi della possibilità, l’indefinito come opzione privilegiata di oscillazione e movimento, ibridazione e sviluppi”.

Athos Enrile, sul suo blog, analizza con cura le distinzioni tra i vari luoghi, le varie periferie attraversate dall’autore nel corso della sua esistenza, cogliendone i segni di – inevitabile? – disfacimento, non solo materiale. Interessante al proposito quando afferma Donato Zoppo: “Il mythos fondativo del filosofo del pop, con il quale ho lavorato per anni, è la nostalgia del passato, in particolare degli anni ’60 sabbiosi, in filigrana, tra jukebox e cortei, sapore di sale e compagni dai campi e dalle officine.”, individuando una fertile connessione tra il saggista e il mitografo-fotografo.

Arricchiscono il volume, poi, tre interventi di Mario Bonanno, che indaga le “meta-significanze” aperte dagli scatti di Sottocornola, di Dario Franchi e di Alberto Marengoni, che offrono ulteriori punti di vista sugli scatti mitografici di Sottocornola, che possono vantare così una ricca ricezione e disamina critica.

Per aggiungere una considerazione a quelle già notevoli effettuate da chi mi ha preceduto nello scrivere del “libello” (nel duplice senso di agile libretto e di verve sottilmente polemica, pare di cogliere, di questa rappresentazione del declino delle periferie, colto nella melanconia di scatti sgranati in notturna), mi piace cogliere, da cultore del fumetto, una dimensione “sequenziale”. Non vi è una storia narrata apertamente da Mythos, ma le fotografie (scandite come detto in sezioni per la location: Bergamo, Locri…), disposte in sequenze simili, paiono ricostruire fotogrammi di una peregrinazione notturna, raccontare di un itinerario volutamente privo di uno specifico senso, ma che comunque la nostra mente può ricostruire come “percorso” dell’occhio fotografante sempre implicito nello scatto.

Una interessante divagazione dell’autore nei territori del notturno, quindi, che gli sono – come egli stesso riconosce – congeniali: per citare le sue parole, “luogo del possibile, come luogo della libertà”.

Lorenzo Barberis

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