The Gift

“The gift” è il dono di un docente ai suoi allievi… e l’occasione è la fine di un altro anno scolastico, il desiderio di dire e udire parole certe che li accomuna, la consapevolezza della dispersione imminente, dopo gli esami di maturità… Tre brevi saggi su conoscenza, dono e relazione, a partire da un’antropologia dell’amore fra tradizione biblica, mondo classico e storia della filosofia.

The Gift: Claudio Sottocornola agli studenti della maturità

La conoscenza, l’amore e il dono sono gli argomenti del volumetto che il ‘filosofo del pop’ consegna ai suoi allievi maturandi alla fine di un anno scolastico: un gesto di affetto e un augurio per il futuro

CLD – CLAUDE PRODUCTIONS
presenta:
The Gift

Note di gnoseologia, ontologia ed etica in margine a Il giardino di mia madre e altri luoghi, ex chiesa di San Sisto in Colognola, Bergamo, 28 maggio – 13 giugno 2010

The Gift è il dono di un docente ai suoi allievi e, idealmente, un “testamento minimo” per tutti gli studenti alle soglie dell’esame di maturità, “nella consapevolezza della dispersione imminente…”. Si tratta di tre saggi a sfondo filosofico che affrontano temi peculiari alla grande tradizione del pensiero occidentale: la conoscenza, la bellezza e la cura, l’amore. Un omaggio ai giovani che nasce dall’esigenza, peraltro radicata nella pratica interdisciplinare del “filosofo del pop”, di saldare cultura e vita.

Il primo saggioScienza, sapienza e vita bell’epoca del pensiero debole, affronta la tematica gnoseologica chiedendosi se la pluralità di prospettive in ambito conoscitivo conduca necessariamente a contraddizione e conflitto o, come auspicato dall’autore, alla elaborazione di una verità prospetticamente condivisa. Il secondo, Il giardino di mia madre – Conversazione inaugurale alla mostra “Il giardino di mia madre e altri luoghi”, consta della conversazione tenuta dall’autore in occasione dell’inaugurazione della mostra omonima, tenuta il 28 maggio 2010 presso la Chiesa di S. Sisto a Bergamo ed affronta, a partire da un approccio letterario (con citazioni di Battiato, Pascoli, Dickinson, il tema del rapporto fra bellezza, cura e responsabilità. Infine, Il dono – Per una fenomenologia della relazione, specificamente pensato per l’occasione, intende fornire una fenomenologia della relazione in cui le molteplici prospettive dell’amore vengono analizzate a partire da un dato antropologico neo-testamentario, l’amore del prossimo, considerato non come imperativo morale ma come orizzonte conoscitivo.

Claudio Sottocornola conferma in queste pagine a stretta tematica filosofica, ma capaci con il loro approccio dialogico di coinvolgere ogni lettore, di saper utilizzare la categoria di “interpretazione” come motivo fondamentale della sua ricerca, che si avvale di poesia, musica e immagine come duttili strumenti per esprimere una originale visione della realtà.

Docente di Storia e Filosofia, critico e interprete del popular, poeta, artista visivo e giornalista, questo talentuoso uomo di cultura lombardo è autore di opere poetiche come Giovinezza… addio. Diario di fine ’900 in versi e il recente Nugae nugellae, lampi (Velar Edizioni), musicali (L’appuntamento) e multimediali (Il giardino di mia madre e altri luoghi). Ha fatto di un approccio olistico e interdisciplinare al sapere la sua personale metodologia di espressione e ricerca.

Pubblicato da Fratopia – Carne e Ferro a 09:41
martedì 22 giugno 2010
Francesca Grispello

 

Il “dono” di Claudio Sottocornola: riscopriamo la progettualità della vita

Ho conosciuto Claudio Sottocornola, ordinario di Filosofia e Storia a Bergamo, nell’estate del 2009, in occasione della presentazione presso la Bibliomediateca Comunale “Armando la Torre” di Siderno del suo bel libro di poesie Giovinezza addio (1974-1994-Diario di fine ‘900 in versi).

Ebbi anche modo di intervistarlo e scoprire così una personalità a dir poco unica, un moderno filosofo che fa della filosofia il punto centrale del suo personale discorso intellettuale, avvalendosi di un affascinante percorso interdisciplinare che lo porta ad affrontare varie tematiche con originalità e sempre con coerenza e lucidità di pensiero, a partire da quel pop, diminutivo di popular come ha sempre tenuto a precisare, da vedersi come un termine non a valenza riduttiva bensì estensiva, il cui linguaggio ha studiato e criticato con particolare riferimento alla musica “leggera”. Da ricordare al riguardo le sue “lezioni-concerto” e la trilogia musicale L’appuntamento in cd e dvd, dove si mette in gioco come interprete di note canzoni, italiane e straniere, con una certa efficacia.

Lunedì scorso, grazie al fattivo impegno della citata Bibliomediateca Comunale, che si esprime nel valente operato delle collaboratrici operanti nella struttura, Gisella Costa e Francesca Iacopetta, preparate, gentili e sensibili, che hanno al loro attivo interessanti e riusciti progetti di collaborazione con le scuole del comprensorio, è stato possibile seguire Sottocornola nella presentazione di un particolare percorso tra immagini, poesie e pensieri Il giardino di mia madre ed altri luoghi, con The gift-Il dono, prezioso saggio esplicativo del suddetto percorso, nonché dono, appunto, di un professore ai suoi allievi maturandi al termine dell’anno scolastico, un invito a divenire parte attiva in quel complesso progetto che è la vita. Illustrata anche la sua nuova raccolta di poesie Nugae, nugellae, lampi, che si ricollega alla precedente Giovinezza addio, con un nostalgico ritorno indietro nel tempo. Relatrici la giornalista Maria Teresa D’Agostino e la giornalista e scrittrice Lidia Zitara, abili nell’introdurne la figura, la prima sottolineandone l’anticonvenzionalità nell’approccio ai temi della poesia e della filosofia, la seconda soffermandosi sull’idea del giardino come luogo, deposito di ricordi individuali e collettivi, abbandonando il burocratico termine “area verde” da intendersi come estensione superficiale ed area circoscritta.

Il professore ha inizialmente spiegato la ragione che lo ha spinto ad affrontare la tematica del giardino, elevandola a metafora di vita: la morte improvvisa della madre nel 2003, anche in seguito ad errori ed omissioni umane, che gli ha fatto subito risaltare il contrasto tra il suo modo di essere, altruista e generoso, attiva in varie attività di volontariato, e quel cinico disinteresse verso la vita umana, come ogni altra forma di vita, che sembra ormai essersi impossessato di una parte della nostra società. Il giardino è luogo di cura, di ricerca della bellezza, del’armonia, come anche di responsabilità e di lavoro per far risaltare tutto ciò, quindi metafora di un vivere civile, improntato tanto all’affermazione di sé che al rispetto verso il prossimo: ecco quindi farsi avanti il concetto a lui caro dello stretto legame tra cultura e vita, che deve essere tanto forte da permettere il superamento dell’ormai dominante “pensiero debole”, che, come sagacemente illustra nel libro, può essere tanto “una forte luce per cui tutte le cose brillano allo stesso modo o una notte indistinta con pochi lampi”, per cui riplasma il nostro paesaggio culturale offrendoci da un lato la possibilità di mettere in discussione tutti quei contenuti o quelle gerarchie di valori a lungo dati per certi, ma dall’altro ci allontana da ogni priorità, direzione, speranza o metodologia di vita.

Occorre tornare ad una progettualità della vita, capire che ciascuno di noi riguardo a valori come la bellezza, la democrazia, la giustizia, ha un mythos fondativo diverso, fatto di volti, esperienza, familiarità, abitudini che assurgono ad una profondità e ad una attrazione che va ben al di là di ogni concezione astratta e che solo accettando tale diversità si può comprendere o comunque carpire la prospettiva da cui ha origine, empatizzando con la sua interpretazione, sino ad arrivare all’evangelico “amare il prossimo come sé stessi”: si delinea allora un ritorno alla vita sociale, ad una vita di relazione e comunione, senza che la nostra identità possa essere determinata da ciò, perché la realtà è ben più grande di noi, ci travalica e ci precede, con l’amore e la sua logica a trionfare.

Quest’ ultima è “estetica, manifestativa, artistica, gratuita e varia…libera e geniale perché in grado di suscitare sempre nuovi linguaggi ed esperienze…il suo movimento è incessante, la creatività che l’attraversa coinvolge non solo gli uomini, ma l’ultimo granello di polvere e Dio stesso”. Un percorso originale, diretto pur tra metafore e simbolismi, quello delineato da Sottocornola, che ci porta ad apprezzare quel dono che ci è stato fatto, la vita, il talento donatoci che non abbiamo saputo far fruttare, persi tra egoismi ed ipocrisie: “Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete ma non vedrete. Perchè il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi e han chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, per non sentire con gli orecchi”(Mt. 13, 10-17, che riprende Isaia 6, 9-11).

Sunsetboulevard.com, 18.7.2010
di Antonio Falcone

 

La vita è un dono

Che cosa può donare un docente ai suoi allievi se non il suo educare, il suo insegnare giorno dopo giorno i fondamenti della propria disciplina e della propria esperienza?

Eppure, vuoi il rapido incedere delle lezioni e delle nozioni da trasmettere, sembra a volte che il deposito di sapienza e di cultura che la scuola intende trasmettere agli allievi si perda in un territorio di nessuno, un limbo delle coscienze che, sole, ne restano mute e spesso inconsapevoli testimoni.

Questo deve aver pensato Claudio Sottocornola, ordinario di Filosofia e Storia a Bergamo, di cui andiamo ricostruendo l’opera, quando ha donato ai suoi allievi “The gift”, scritto pensato per trasmettere un “testamento minimo” ai giovani che, proprio nel loro affacciarsi alla vita e alle professioni, avvertono tutto lo smarrimento di una società non di rado cinica e inospitale.

In esso Sottocornola inanella tre saggi dedicati rispettivamente alla conoscenza, alla cura e al dono. Nel primo, “Scienza, sapienza e vita nell’epoca del pensiero debole”, attraverso una attenta analisi della storia del pensiero da Socrate ai giorni nostri, l’autore invita i giovani ad avere fiducia nelle possibilità della conoscenza, superando la conflittualità che sembra inserirsi nello stesso pluralismo culturale, a favore di un atteggiamento ermeneutico, capace di cogliere il meglio di quanto l’esperienza umana può offrire, convinto che elementi di valore si annidano in ogni posizione umana e teoretica.

Nel secondo scritto, “A proposito di cura, bellezza e responsabilità”, il docente propone una conversazione dedicata alla madre, rievocandone l’esempio di dedizione e cura, a partire dai luoghi della casa e del giardino, metafora del nido familiare, ma estesa anche all’esperienza del volontariato sul territorio nei confronti di anziani, ammalati, emarginati. Un modo per invitare i giovani, spesso totalmente assimilati ai propri processi di formazione, ad imparare l’arte di amare, la responsabilità, la dedizione, come fini prevalenti del processo di iniziazione alla vita:

Infine, nell’ultimo saggio che dà nome al volumetto, “Il dono”, mostrando attraverso il linguaggio dell’antropologia biblica e della grande tradizione spirituale il carattere ambivalente e contraddittorio dell’esperienza umana, tesa fra apertura all’altro e chiusura egoistica nei meandri dell’io, l’autore evidenzia l’equivalenza giovannea fra conoscenza e amore nel Nuovo Testamento – “Chi ama è nella verità” – per invitare i giovani a cogliere il carattere relazionale, strutturalmente aperto, e proprio per ciò intelligibile e amabile della realtà, una realtà che cresce come una cattedrale verso il cielo, nella direzione di una spiritualizzazione e universalità sempre maggiori, grazie anche ai nostri sforzi, a quell’impegno che il docente si sforza di suscitare nei suoi giovani studenti, a quella passione di ognuno che può rendere più bella e degna la vita di tutti.

Testo critico, per Famiglia in dialogo, 2012
di Augusta Dentella