“Il giardino di mia madre”
Il professore di filosofia Claudio Sottocornola ricorda la figura materna, venuta a mancare nel 2003, attraverso un percorso di immagini relative ad alcuni luoghi a lui particolarmente cari. Egli ha, quindi, deciso di ricordare la madre attraverso l’arte della fotografia, con musica di sottofondo, “I pattinatori” di Emile Waldteufel, dolce e rilassante, che invita alla tranquillità e alla riflessione. Il titolo del percorso fotografico è Il giardino di mia madre e altri luoghi, comprendente circa 250 scatti fotografici, riguardanti diversi paesaggi relativi ad alcuni momenti della sua vita privata. Sono infatti incluse fotografie personali fatte in luoghi di mare, di isole, dell’America dei lontani anni ’70 (in cui aveva fatto un viaggio da ragazzo), del Sud Italia, dell’inverno nelle strade di Bergamo, con la sua candida neve, e alcune zone di Roma, divenendo metafora del variare e crescere della vita. Il giardino per il professor Sottocornola ha un importante valore, ricorda, la luce e l’armonia, l’impegno e il lavoro profusi dall’amata madre per curare questo piccolo fazzoletto di terra, l’unico rimasto in mezzo ad immensi cantieri di nuovi palazzi in costruzione. Rappresenta quindi il legame tra il vecchio e il nuovo, e viene ricordato anche il coraggio e la fermezza della donna, che non si piegò innanzi alle pressanti offerte di acquisto del terreno per completare il rinnovamento del quartiere, ma impegnandosi a migliorare il giardino con tutto il suo amore per la natura. Il giardino viene visto come luogo di armonia, di colori, un posto dove rilassarsi e fermarsi a riflettere o solo a riposare in mezzo a tutto il grigiore del cemento circostante e alla frenetica vita di tutti i giorni. Questo piccolo fazzoletto di verde, con la sua semplicità e la sua cura, è simbolico, richiama, infatti, il Giardino dell’Eden, un luogo felice e armonico, dolce e rassicurante.
Oltre alle immagini del giardino della madre, abbiamo potuto osservare immagini di Bergamo sotto la neve durante l’inverno, con un paesaggio quasi fiabesco, che non ricordava la grigia città di tutti i giorni, ma una bianca città sepolta da un manto candido e uniforme. Inoltre, nella presentazione, vi erano immagini di luoghi dove il professor Sottocornola si è recato, o zone comunque legate a lui o a particolari momenti della sua vita, con un occhio di riguardo nel focalizzare i paesaggi, in modo da far risaltare la natura, la sua bellezza, i tramonti in tutto il loro splendore. Vi sono anche luoghi fotografati con la presenza di persone, in modo da rendere la ripresa più significativa da un punto di vista affettivo. Possiamo, infatti, vedere immagini relative alle sue vacanze, prevalentemente al mare, al sud e nelle isole italiane. Queste fotografie ricordano le vacanze appena trascorse, suscitano tranquillità, ma anche una sensazione di riposo e malinconia. L’immensità delle acque suscita idee di infinito, di quiete, di qualcosa di profondo, di insuperabile e sconosciuto. Le immagini dei tramonti, fatte in diversi luoghi, sono le più suggestive, incutono sensazioni sia di tranquillità, che di spettacolarità, ma anche di tristezza, di consapevolezza dell’arrivo della notte, delle tenebre che ricopriranno la terra fino al nuovo spuntar del sole. Fra le foto di mare sono interessanti e notevoli anche i paesaggi del sud e delle isole, ricchi di luoghi collinari brulli e sterminati, con paesini di pescatori e contadini, abitati da persone che si sostentano con il proprio duro lavoro. Sembrano quasi irreali, appartenenti ad un mondo lontano, ormai perduto. Le immagini scattate a Pompei ed Ercolano, immagini di reperti archeologici, ci fanno ripercorrere il cammino di quella immane catastrofe e riflettere sulla potenza che la natura ha nei confronti dell’uomo.
L’ultimo tema della galleria di immagini fotografiche riguarda le grandi città, come ad esempio quelle degli Stati Uniti negli anni ’70 del secolo scorso. Il professore ci mostra, tramite le immagini scattate al tempo del suo viaggio negli USA, la grandezza dei paesaggi e delle città americane rispetto alle nostre. I paesaggi sono immensi, case di periferia immerse nel verde, alberi enormi, un altro mondo rispetto al nostro. Con la neve diventa tutto più spettacolare, ma anche più tranquillo e umano. Vengono anche mostrate fotografie fatte nelle due principali città americane: New York e Washington DC, di cui vengono immortalati i maggiori monumenti e i più importanti edifici, come le tristemente note Twin Towers, l’Empire State Building, la statua della libertà, Central Park e la Casa Bianca con il Campidoglio a Washington. Queste foto ci restituiscono le immagini di un’America monumentale, diversa dalla nostra piccola città, con skyline spettacolari, come quello di New York, che lasciano a bocca aperta. Ritornando in Italia abbiamo fotografie di alcune aree di Roma e le sue bellezze artistiche, le sue vie e le sue piazze, quasi un modo di celebrare la Città Eterna, considerata una delle più incantevoli del mondo. La musica di sottofondo scandisce il tempo che passa e lo scorrere delle immagini; nell’organizzazione delle sequenze, il giardino diviene il primo luogo e l’ultimo: luogo del ricordo, della speranza e dell’attesa. La natura, dalla quale tutto il lavoro nasce e alla quale l’autore ci conduce in queste immagini è quella natura libera e spontanea, essenziale per noi, per l’armonia che genera e per il suo carico di morte e di vita. Curare il giardino, come farne memoria, diventa così un atto d’amore e di consolazione.