di Lidia Zitara
Buonasera a tutti. Voglio ringraziarvi di cuore per aver trascurato i consueti divertimenti estivi e aver preferito una manifestazione culturale. La mostra si intitola “Il giardino di mia madre e altri luoghi” e il professore mi ha pregato di dire due parole sul tema del giardino, conoscendo la mia inclinazione per questo argomento.
Come tutti gli appassionati, quando sottoposti a richieste sull’oggetto del proprio interesse, sarei tentata di parlare di estetica, tecnica di giardinaggio, storia dei giardini. Ma sarebbe sbagliatissimo, poiché l’oggetto estetico in questo caso non è il giardino ma le fotografie, o meglio ancora, ciò che rappresentano.
Non vedrete dunque degli scatti tradizionali dell’ideale rorido e inglese della bordura mista, ma delle fotografie di un giardino di città, chiuso da palazzi, come sono molti giardini contemporanei. Un piccolo giardino, catturato da alcuni scatti nella sua essenzialità.
Perché? Perché non è il giardino, la sua struttura formale estetica l’oggetto delle attenzioni di Sottocornola nel fotografarlo, ma la cattura di un ricordo, di un riflesso dei sentimenti di cura e dedizione riservati dalla madre a un sì pur piccolo spazio. D’altra parte nel momento stesso in cui un giardino viene creato, è l’opera di accudimento dell’uomo a renderlo e mantenerlo tale.
Perché il giardino, dunque? Perché il giardino è da sempre legato alla storia dell’uomo. Ovunque l’uomo si è stanziato o vive, ha prodotto fondamentalmente tre cose: arte, religione e linguaggio. Io non esito, e chi mi segue dal mio blog di “Giardinaggio Irregolare” lo sa, a definire il giardino una forma artistica, non minore di altre come la musica o la pittura. Il giardino è dunque legato a doppio filo con ciò che rende umano l’uomo. È un archetipo di grandissima potenza evocativa, ove si depositano memorie e sentimenti. Cito un brano di Montale che amo molto, dalla poesia “In limine”: “Qui dove affonda un morto viluppo di memorie, orto non era, ma reliquario”.
Qui, oggi, ritrovo una parte di me stessa, poiché da sempre ho legato il giardino alla morte. Non sono ancora riuscita a darmi una spiegazione chiara, poiché molti altri giardinieri, colleghi, artisti, lo associano chi alla vita, chi alla bellezza, alla conoscenza, alla manualità…ecc. Ma io sempre ho sentito che la morte avesse a che fare qualcosa col giardino. Probabilmente è la sua natura ciclica, che scandisce il tempo che inevitabilmente passa e non ritorna. Difatti sono arrivata a concepire il giardino più come un’articolazione del tempo che dello spazio.
Le foto, e le potete vedere se vi voltate, sono appunto una parte del “viluppo di memorie” creatosi nel tempo, ed ereditato da un figlio. Gli scatti raffigurano una domesticità semplice e perduta, sono volutamente scarni, dolenti, afflitti, alcune volte appaiono indefiniti, indistinti, giocati sull’atmosfera, altre volte invece brutali, come i rami spogli fotografati con uno schiaffo di flash, o ancora distratti, casuali. È questo l’approccio visuale caratteristico di Sottocornola, che rifugge il gigantismo e l’accumulazione ma procede invece per sottrazione, per forti contrasti, per assenze più che per presenze, per accenni di colori randagi.
Non è un caso poi che queste immagini si possano leggere come fotogrammi di una sequenza filmica, che nel dvd è finemente realizzata, poiché è proprio in gruppo che rendono l’idea di un insieme che si sviluppa non solo nello spazio, ma soprattutto nel tempo, ecco perché ci sono dei pannelli apparentemente uguali o minimamente differenti, poiché attraverso quel minimo spostamento, direi quantico, Sottocornola ripercorre il passaggio dell’occhio della madre, a volte attento, a volte distratto. Penso che si vada vicino al vero dicendo che le foto che vedete fissino in maniera definitiva i mille gesti, i mille sguardi, che la madre ha gettato su questo o quel fiore, e dietro ad ogni sguardo ognuno può intravedere un pensiero, che non è solo quello della madre, ma anche il proprio.
Insomma un insieme organico, olistico, che non è solo cifra caratteristica del giardino, di ogni giardino, in quanto insieme di elementi biologici ed estetici, ma anche peculiare del modus di produzione artistica di Sottocornola, cioè un percorso che utilizza diversi strumenti e mezzi di comunicazione per produrre idee, libri, performance, che si sovrappongono e si riallacciano, anche in tempi e modi diversi, l’uno all’altro. E qui, alla libreria Mondadori di Siderno, ne stiamo vedendo annualmente delle piccole porzioni.
In questa mostra, che sublima il ricordo della madre in un percorso artistico, ritroviamo l’essenza del cammino estetico di Sottocornola, cioè l’inscindibile rapporto tra la vita e l’arte. La vita diventa arte e in questo modo l’individuale diventa universale, appunto, arte. Perché ciò che caratterizza l’arte è la sua capacità di universalizzare l’oggetto della comunicazione attraverso la sua struttura estetica.
Molti di voi conoscono già Sottocornola poiché spesso ha portato le sue mostre o i sui concerti nella zona locridea. Anzi, possiamo dire di godere di un vantaggio, perché in occasione delle sue vacanze il professore ci ragguaglia sulle sue ultime produzioni. È un fil rouge estivo, per chi lo vuole seguire, che ci accompagna da molti anni e che ci consente di approfondire la conoscenza di questo artista “multitasking”.
È importante per voi che siete qui e che conoscete per la prima volta Claudio Sottocornola, avere un’idea della poliedricità del soggetto. Non vi elencherò le sue opere e i suoi scritti, le date di uscita dei dvd musicali, perché avrebbero poco o nullo significato. Sottocornola – nonostante l’apparenza pacata e mite – è un artista irrequieto, sempre in movimento. Perché sono molte le cose che lo interessano, che lo affascinano, che lo incuriosiscono. In questo senso è quasi come un bambino che voglia lasciarsi stupire del mondo, da tutto ciò che contiene, sia pittura, musica, scienza, sociologia, di cui poi si appropria, rimanipolandola in contrasti a volte vertiginosi, ottenendo “arte”.
Il mischiare, non solo tematiche o suggestioni visive o musicali, ma anche i mezzi attraverso cui l’arte viene prodotta e comunicata, è forse ciò per cui merita la maggiore attenzione e direi anche ammirazione.
Sottocornola non è immediato, non è un artista che si lascia vedere in maniera muscolare, tutto e subito, ma bisogna scoprirlo pian piano anche perché penso che molto di quello che ha da dire sia ancora nel profondo, in attesa di emergere dopo qualche sollecitazione. Poi si potrà preferite questa o quella sfaccettatura, non gradirne un’altra, e così via.
Spero di avervi dato una buona chiave di lettura di queste fotografie e di aver interessato chi non conosce l’opera di Sottocornola. In ogni caso il professore è una persona gentile e disponibile ed è molto amante della conversazione, perciò se avete delle domande non esitate a farle.
Lidia Zitara, Presentazione de “Il giardino di mia madre e altri luoghi”, Libreria Mondadori, Siderno (RC), 7 agosto 2013