Donato Zoppo

“La semplicità è una complessità risolta”:
il nuovo percorso di Claudio Sottocornola
“Alfabeto minimo: 7 note e 21 lettere”. Così abbiamo presentato il 7 maggio 2009 – in quel di Trieste, all’Auditorium del Polo Ricreativo Enrico Toti – la due giorni Musica e parole. Siamo stati audaci, visto che in sette note e ventuno lettere è impossibile racchiudere il mondo e la performance di Claudio Sottocornola.

D’altronde all’interno di un “laboratorio artistico” dedicato al rapporto tra musica e poesia, canzone, teatro e sperimentazione di suoni e lettere, non poteva mancare una persona che lavora proprio sull’interazione tra diversi linguaggi e forme comunicative. Abbiamo inserito così il fortunato reading di Claudio dal titolo Pop Dialogos And Music, che mi ha visto nelle vesti di presentatore, rectius di coordinatore dei vari movimenti che articolano il progetto. È stato un momento particolare del nostro rapporto, una sorta di coronamento di un percorso parallelo, la chiusura di un cerchio e la contestuale apertura di una fase nuova, anche per lui, già pronto alla pubblicazione del libro che avete cominciato a leggere. Quello triestino non è stato l’unico incontro con un pubblico variegato, incuriosito, attento a come Sottocornola porge il suo sapere, la propria esperienza, il proprio dolore di intellettuale che vive e decifra la contemporaneità ma a suo modo la rifugge, esplorando le molteplici possibilità dell’arte e dell’espressione. Ricordo con piacere l’evento bergamasco del Caffè Letterario (18 dicembre 2008), con gli studenti del Liceo Mascheroni (dove Sottocornola insegna) impegnati nel recitare le sue poesie: un ottimo esempio di collaborazione, sfociato poi in una silloge di recensioni critiche da parte dei ragazzi, pubblicate sul sito ufficiale www.cld-claudeproductions.com.
Come amo scrivere spesso, citando il celebre album di Sergio Endrigo e Vinicius De Moraes, “La vita è l’arte dell’incontro”: per quel che riguarda la mia esperienza, la musica è strumento speciale e formidabile di incontri. Claudio l’ho conosciuto così: musica, incontro, scrittura, condivisione. E soprattutto riflessione, pensiero, azione. Claudio è poliedrico e multiforme nel suo concepire, fare e proporre, con una buona propensione alla circolazione delle idee con i migliori strumenti a disposizione. Ho apprezzato subito la sua elasticità e il suo muoversi agile tra diversi ambiti culturali: in particolare il suo lavoro di analisi e divulgazione della canzone italiana, che ho già avuto modo di approfondire nel mio intervento su Giovinezza… addio – Diario di fine ‘900 in versi, il suo precedente lavoro. Qualcuno lo chiama “filosofo del pop”, e pour cause: la chiave d’accesso all’opera del professore orobico risiede nella connessione tra alto e basso, nella capacità di sondare il popular e di coglierne nelle espressioni più tipiche (ad esempio la pubblicità, il cinema, la musica) il senso e le direzioni della contemporaneità. D’altronde è un lavoro che prende sempre più piede, per quantità di pubblicazioni e rilevanza in ambito universitario: cito con piacere gli studi di nomi autorevoli come Gianni Borgna e Franco Fabbri o di ricercatori più giovani come Mario Bonanno, Marco Peroni e Paolo Talanca. Da parte sua, Claudio rende un servigio importante allo studio della canzone italiana poiché il suo non è un lavoro chiuso, che non si ferma alla semplice analisi ma va oltre: con spettacoli, reading, lezioni-concerto nelle quali egli stesso canta, dà forma e sostanza all’oggetto della sua indagine. Ecco che l’ascolto di un successo di Gianna Nannini è l’occasione per scoprire il diverso atteggiamento del mondo femminile oggi, un pezzo di Antonello Venditti, Enrico Ruggeri o di Ligabue sono il mezzo per comprendere come si è evoluto (o involuto…) il linguaggio cantautorale italiano, come sono cambiate le dinamiche, gli sviluppi, i temi della nostra canzone. Ma l’operazione di Claudio non si è fermata qui: oltre al percorso di studioso, c’è un cammino personale che egli mette in mostra, nel quale lo spettatore può ben identificarsi.
Poesia, canzone, filosofia, riflessione spirituale e politica, professionale e umana: un susseguirsi di elementi che compone un progetto artistico ambizioso, il tentativo di partire dalla parabola di una vicenda umana – lo studente, il docente, il filosofo, l’artista, il musicista, il comunicatore – per giungere ad una dimensione universale. Negli incontri prima menzionati, durante le lezioni-concerto o nei reading I migliori anni della nostra vita, Giovinezza… addio diventava un piacevole strumento per sondare i rapporti tra il panorama italiano dagli anni ’60 ad oggi, con i suoi convulsi – talvolta vivaci, spesso traumatici – cambiamenti. La leggerezza di Claudio – che non vuol dire frivolezza o mancanza di serietà ma leggiadria, agilità, delicatezza – gli consentiva di utilizzare in particolare due chiavi: la propria storia (quella di uno studente che ha assorbito tutte le suggestioni post-sessantottine ma è già capace di schivare dogmi e adesioni fideistiche) e la canzone italiana (strumento elastico di riflessione sul cambiamento di costumi, linguaggi, mode, valori). Una dimensione irrimediabilmente complessa: un libro di poesie, riflessioni e musica, incontri polimorfici, con canzoni, recital, scambi di vedute. Una dimensione sempre aperta al dubbio, mai apodittica e inoppugnabile: è proprio qui il nucleo della sua complessità. Ma se è vero – come affermava Brançusi – che “la semplicità è una complessità risolta”, Claudio Sottocornola ha individuato possibilità e limiti di una strumentazione complessa, e oggi arriva ad una semplificazione comunicativa notevole. Che non significa alleggerimento, nè mancanza di peso: significa invece levità, linearità. Sintesi.
Credo siano queste le parole-chiave per entrare in Nugae, nugellae, lampi. Una nuova raccolta poetica, un’opera figlia di un autore nel pieno della maturità, come accadeva a quei grandi compositori che non puntavano ad arricchire, abbellire o caricare, ma a sottrarre, a rendere tutto più essenziale. Tuttavia, in omaggio al suo essere e al suo sentire, in costante apertura verso le plurime combinazioni delle ipotesi espressive, Claudio non isola la poesia ma la arricchisce, anzi la completa con lo strumento della fotografia. Che la foto sia uno strumento mai “puro” e intoccabile, ma “plastico” e manipolabile, lo aveva dimostrato già ai tempi dei collage Eighties: oggi Claudio inserisce materiale fotografico tra le sue poesie, senza alcuna funzione didascalica, né di “commento visivo”. L’immagine chiude, compie quell’itinerario lirico che, di porto in porto, di stazione in stazione, di aula in aula, è imbevuto di flash, di illuminazioni, di ricordi trasfigurati o riportati nella loro immediatezza. Che si traducono in memoria visiva, fonte a sua volta di ispirazione. Claudio è un battitore libero, un cane sciolto, uno che si muove “in cordata solitaria”. Dopo aver accantonato – senza aver esaurito – il percorso di studio sulla canzone come strumento di comprensione della recente storia d’Italia, Claudio si è confrontato con se stesso, con il suo passato, la sua evoluzione interiore, intellettuale, spirituale, poetica e linguistica: lo ha fatto con Giovinezza… addio, un’antologia poetica ventennale, dal 1974 al 1994. Oggi la sua operazione si fa inversa ma complementare: l’autore parte dal suo presente, dai componimenti del 2008, e va a ritroso, vaga sotto un cielo schizzato di nuvole o tempestato di lampi, fino ad entrare nei suoi Quaderni di liceo. In questo itinerario poetico si coglie tutta una serie di assonanze tra presente e passato: temi come l’angoscia, il senso di estraneità, le difficoltà della vita, la visione del Potere, le figure paterna e materna, sono affrontati da due diverse prospettive, con diversi strumenti lirici (basta pensare alla prova con l’haiku negli ultimi anni). Sono movimenti apparentemente contrari che invece si armonizzano, regioni diverse della stessa personalità che si realizzano, come testimonia Andrò dunque: “Andrò dunque / toccherò il mio fondo / mentre tu ti librerai / in alto, due movimenti / contrari che ci porteranno / lontano”.

 Presentazione,  Nugae, nugellae, lampi, 2009

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