Marco Amigoni

Cronaca di una giovinezza che se ne va
In questo  “romanzo di formazione”, troviamo versi dal 1974 al 1994, che definiscono il protagonista nel suo viaggio verso la maturità fornendoci così la possibilità di osservare gli anni ’70, ’80 e ’90, che segnano la fine del secolo e aprono a un nuovo millennio. E’ dunque, un “addio alla giovinezza” che è anche addio al ‘900.
Gli anni ’70 sono probabilmente i più critici e corrosivi, e vedono l’autore iniziare le sue “ricerche” in un liceo attraversato dai fermenti esistenzialistici del post-’68, gli anni ’80 con il loro glamour e i feticci di consumo e riflusso, riletti nel solco di una ricerca teologica interiore e, infine, gli anni ’90, in cui l’autore, giungendo alla maturità e nel pieno della sua attività giornalistica, si “innamora” della cultura pop (musica, TV, immagine) e fa dell’universo metropolitano e dei media il contenuto preferito della sua poesia. Sullo sfondo, con un ricordo indelebile, un vero punto d’origine e di riferimento, gli “anni ’60”, come titola una sua poesia, anni dell’innocenza e dell’inizio.
Proprio negli anni ’60 si colloca la prima sezione, “Primi sguardi”, dove un giovane ragazzo riesce a esprimere i propri sentimenti tramite lo scritto. Le descrizioni dei paesaggi sono frequenti e sempre avvolte da quell’ aura di curiosità e speranza tipica della giovinezza. A questa prima sezione segue “Ricerche”,  e qui una delle poesie che, personalmente, mi hanno trasmesso di più:”Il gesto”. L’attenzione è al particolare del gesto quotidiano, che diventa un atto idealizzato e di valore assoluto.
L’autore cresce e, nel tempo, si pone domande, spesso di ordine spirituale, ma anche esprime sentimenti come  la rabbia contro la leva militare che riversa interamente nella aggressiva poesia “Arruolamento”. Sempre in questa sezione si trovano molti termini inglesi, sicuramente retaggio della sua esperienza di interscambio culturale in America. La terza sezione, “Oh come vera e dolce”, si caratterizza per l’intensa spiritualità associata a una forte amicizia e alla triste perdita del padre. Segue “Preghiera”, una serie di poesie cariche di tensione religiosa.
Nel quarto capitolo,  “Città e musica”, troviamo l’ambiente cittadino osservato come una sinfonia universale della comunità umana e sottolineando oggetti della quotidianità in cui abitualmente ci perdiamo. Troviamo quest’ultimo tema, per esempio, nella poesia “Spot”. In “Acquerelli” si nota una sorta di malinconia per la giovinezza fuggita. Segue “Cartoon”, poesie molto intense di ambientazione cittadina, in cui si ritrovano segni e simboli della società degli anni ’90 come in “Betty Boop” o in “Born in the U.S.A”.
Si continua con “Moralità”, alcune poesie dedicate al tema etico in un mondo che, dalla caduta del muro di Berlino, stava ridefinendo i propri confini.
Il libro si conclude con “Pensiero debole”, in cui l’autore esprime la tristezza per la giovinezza che passa lasciando solo ricordi. Estremamente importante è comunque mantenere legami con amici, come nella poesia:”Visita alla famiglia Pavone-Merk”.
La raccolta è prospettica, investe cinquant’anni di storia d’Italia e del costume.  E soprattutto per noi giovani può essere una occasione per rileggere uno scorcio di tempi che non abbiamo potuto vivere in prima persona ma che hanno influenzato la nostra vita.

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