Tra luce e penombra (scorre la vita)
“Credo però d’aver sbagliato a leggerlo tutto d’un fiato, in così breve tempo, perché mi sono accorto alla fine che le sue poesie raccontano 20 anni di vita, anzi di giovinezza, ed esigono, sia pure nella loro inevitabile discontinuità e diversità, un certo tempo per essere ambientate e collocate nel loro preciso spazio e tempo. Forse avrei dovuto leggerne al massimo una al giorno”.
Sono queste parole, scritte da P. Diego Brunello S.I., che introducono GIOVINEZZA…ADDIO Diario di fine ‘900 in versi, l’opera nella quale il lettore si accinge ad inoltrarsi con curiosità ed a maggior ragione con inevitabile interesse, se questo lettore è rappresentato da una studentessa di liceo della quale il docente di filosofia e storia Claudio Sottocornola è lo stesso autore del libro. La lettura di questo breve commento iniziale mi ha stupito, in quanto, non avendo mai letto una raccolta di poesie, storia, musica e cultura di questo genere, non potevo immaginare l’importanza rappresentata dal lungo arco di tempo trascorso tra la creazione della prima e dell’ultima poesia che definiscono la raccolta: una distanza di venti anni che, oltre ad avere forte influenza temporale e storica, durante la lettura si scopre rappresenti anche una significativa trasformazione culturale e sociale che condiziona il punto di vista e le priorità esistenziali dell’autore. Da notare è, difatti, il percorso compiuto da Claudio Sottocornola attraverso, per esempio, due poesie e l’introduzione ad una sezione, di periodi cronologicamente successivi: Svegliarsi (1977), Oh la giovinezza che se ne va (1992), Pensiero debole (1994), nelle quali la sensazione di
‘Svegliarsi
un mattino
giovane
umido
come fosse
il primo giorno…”
è riconducibile alla forte convinzione di poter migliorare degli anni che egli stesso definisce, in un’intervista: ‘…critici e corrosivi, ma contrassegnati da una ostinata fiducia nella capacità di cambiare, di “fare meglio”…’. Questa percezione della vita è accentuata, nella prima di queste poesie, dalla radicale affermazione
“…Dio, vivo.
Sono
un mosaico di luce.”
che esprime ancor più la convinzione di avere una vita davanti a sé, nella quale le possibilità di cambiamento non hanno alcun limite. Lo stesso limite che invece emerge nei versi dei componimenti successivi, nei quali la concretizzazione dello scorrere del tempo, e in particolare della fugacità della giovinezza nel pensiero dell’autore, viene espressa nel 1992 con:
“Oh, la giovinezza che se ne va
e fa i capelli brizzolati.
Guardo il traffico della strada
feriale, di scuola e di lavoro,
dalla penombra di un quieto bar:
oh le emozioni di allora…
l’intensità
che mi hai portato via!”
e prosegue nel 1994 con la frase (che fa parte dell’introduzione della sezione del libro Pensiero debole): “…Ma questa è ormai un’altra storia, perché la mia giovinezza, intanto, se n’era andata…”.
Nell’opera possono essere rilevati passaggi che segnano la crescita e la graduale modifica di ideali esistenziali, legati alla vita concreta, quotidiana e spirituale dell’autore, tanto che egli stesso giunge a definire la sua raccolta “romanzo di formazione”, all’interno del quale esprime, non solo la crescita della sua poetica, ma anche l’evoluzione della società, della cultura, e della musica negli anni. ‘Giovinezza…Addio’, infatti, è accompagnato in allegato da una raccolta di venti canzoni rivisitate, rielaborate e riproposte da Claudio Sottocornola con una speciale attenzione vocale in relazione al ruolo della canzone ed al suo significato, così che esse non assumano il valore di semplici cover ma amplifichino l’obiettivo della raccolta, creando un rapporto poesia-musica-società a partire dagli anni ’70.
Si stabilisce una relazione tra diverse dimensioni a testimonianza della poliedricità dell’autore, che richiama la sua effettiva e reale esperienza di vita, durante la quale oltre all’attuale professione di insegnante di filosofia e storia presso il Liceo “Mascheroni” e di docente di Storia della canzone presso la Terza Università di Bergamo, ha svolto diverse attività e professioni, come quella giornalistica, sempre accompagnate da una produzione artistica (poetica, musicale…) che lo ha caratterizzato dai 15 anni, quando iniziò a comporre i primi versi di quella che, attraverso una suddivisione in sezioni con relativa introduzione, effettuata dall’artista il 4 Aprile del 1994, è divenuta in seguito l’attuale raccolta, pubblicata nel 2008.
È proprio per il contenuto ricco di significati, relativi anche al periodo cronologico in cui i versi sono stati composti, che appoggio l’affermazione di P. Brunello, la quale inizialmente non comprendevo, riguardo alla necessità di imporsi una lettura lenta, attenta, riflessiva e contestualizzata di ogni singolo brano della raccolta, affinché si possegga una visione completa del significato e della importanza dell’opera.
Nonostante tutto, la raccolta di Claudio Sottocornola, proprio per la molteplicità di ambiti artistico-culturali toccati, potrebbe non trasmettere le stesse impressioni ad ogni lettore e ciò rappresenta una ricchezza ma anche un rischio, che l’autore anticipa ed evoca nell’introduzione:
“…E quest’opera sia un po’ come la bottiglia affidata al mare, il cui messaggio potrebbe arrivare altrove…, a qualcuno…, o perdersi per sempre nelle sue acque.
Avrà comunque – e anche questo per sempre – dato a me un’occasione per vivere. E non è poco”.