Beatrice Barbic

Una giovinezza alla ricerca del suo significato?
Per imprigionare attimi di vita emotivamente unici,  toccanti,  sovvertenti e indimenticabili di vent’anni di vita, l’autore di Giovinezza…Addio, Claudio Sottocornola, non poteva che scegliere la poesia.  Creando un “diario in versi” dal 1974 al 1994, egli intrappola all’interno di svariati componimenti le certezze, la fantasia, le prospettive di un quindicenne degli anni Settanta, tracciando un filo conduttore “cartaceo” che lo ritrova nel 1994, trentacinquenne, maturo e completamente diverso da quegli anni in cui si poteva definire adolescente, giovane: condizione dalla quale, con questa raccolta, egli malinconicamente si distacca.
I primi componimenti, o “primi sguardi”, lo vedono soffermarsi sulle piccole gioie o anche sulle delusioni che colpiscono gli adolescenti, che siano del 1974 o del 2008 poco importa, perché sono quei sentimenti, quei veli della sensibilità, quell’accorgersi delle piccole cose che sono propri di quanti hanno davanti solo speranze, i giovani. Echi di cambiamenti e tristezze (“Delusione”); di scosse e sconvolgimenti nell’anima (“Tumulto”) ; di vicinanza alla natura che scolora (“ Novembre”)  sono resi con un lessico significativo, selezionato, atto a creare immagini nitide nella mente del lettore. Sinestesie come “azzurro stanco” permettono di intercettare la malinconia dietro il testo, certamente non di rivivere quello che lo stesso autore ha vissuto, ma di riaprire il cassetto della mente nel quale avvertiamo la medesima sensazione di tristezza  e amarezza del periodo novembrino.
Nella sezione “Ricerche”, si individuano lievi cambiamenti di prospettiva. La voce dell’autore appare cambiata: dalle parole traspaiono più sicurezza per quanto riguarda il futuro, la scoperta di quegli orizzonti che solo pochi anni prima sembravano lontani,  l‘illusione dell’amore, ma anche la durezza di un contesto storico in cui, per esempio, c’era ancora la leva obbligatoria… Ma mentre si intuiscono certe più comuni rivelazioni di un adolescente, meno frequente a quell’età è trovare messaggi religiosi all’interno di alcuni passi, quasi “invocazioni” nel nome di David, reclamante e parallelo in vari versi (“Non giacere più”; “Parassita”;”Forse Cocito”). Spesso nella piena giovinezza la razionalità prende infatti il sopravvento: ma  l’autore riesce a trovare un riferimento sicuro e sostanziale in Dio e ne fa un interlocutore a cui racconta le proprie emozioni e i propri tormenti. Si nota anche un sensibile accostamento alla nuova realtà americana e chiari riferimenti dell’esperienza vissuta all’estero, l’inglese entra a far parte dei versi per esprimere concetti come “Destruction”, che assumono un significato a livello più ampio e internazionale.  L’autore tenta anche di spiegare, introdurre se stesso al lettore attraverso il paragone con “un albero mite e dimesso” (“Se volete Conoscermi”), fornendo di sé un’immagine determinata, “ostinata”, e utilizzando come paragone la stessa natura, con un linguaggio che tutti possono afferrare e comprendere. Significativi pezzi della raccolta sono anche i due “Ritratti al crepuscolo”, tentativo di immortalare una ragazza (“Linda”) e un giovane, nei quali l’autore esteriorizza la sua visione dell’esistenza, i suoi pensieri, dando rilievo soprattutto alla sua poetica delle piccole cose, a immagini che lo hanno colpito, come l’ingenuo aggiustarsi i capelli di Linda o il distratto fumare del giovane. Nella sezione c’è un ricordo anche alla santa che ha ispirato la sua infanzia, S. Lucia, la cui straordinarietà, unita all’ingenuità del bambino, dà vita ad una inquietante favola che l’autore ricrea poi nella poesia omonima.
“Giorni bianchi” racchiude la testimonianza di un periodo essenzialmente doloroso per la morte del padre, ma che avvicina l’autore alla spiritualità e a rapporti più intensi, significativi. In “Preghiera”, i versi sono il mezzo di invocazione che l’autore utilizza per comunicare con Dio, renderlo partecipe dei suoi dolori in modo più concreto e diretto. L’intensificarsi dell’esperienza di fede e di una devozione tutta interiore è chiaramente visibile dalla fermezza delle parole usate, espressioni dirette, esplicite e molto sentite.
Nei primi anni Novanta, Sottocornola inizia una speculazione più profonda incentrata sull’ambiente che lo circonda, nella sezione “Città e musica”; riprendendo oggetti- simbolo del tempo: moto Yamaha, Coca-cola,  via XX settembre, il Sentierone, la Upim, negozi, passanti, momenti incantevoli, cappuccini e quotidianità, e come sottofondo di eccezionale rilevanza, la Musica.  In “Acquerelli” gran parte delle liriche è incentrata sul tema del tempo: “L’ora legale”, “Mezzogiorno è”, ”E sfugge il tempo dei cari sorrisi”, “Oh la giovinezza che se ne va”. Ancora poesie dedicate a personaggi popolari significativi come, dall’universo cristiano, Piergiorgio Frassati, ma anche la stessa Betty Boop, icona virtuale di più generazioni, in “Cartoon”. La sezione “Moralità”, (già il titolo sottolinea una maturità raggiunta) vede l’autore  trentacinquenne scrivere poesie come “Gli uomini, inafferrabili eventi”, riflettere sulla natura umana in senso generale e su quanto essa possa “lenire ed offendere”, ed esprime il livello che l’autore ha raggiunto dopo aver vissuto determinate esperienze, segna quindi un decisivo distacco dalle produzioni dell’adolescenza, anche solo in termini di contenuto.
Nell’ultima sezione,“Pensiero debole”, sono nuovi avvenimenti che innescano riflessioni sulla natura umana ad un livello visibilmente più filosofico: la rettoscopia che genera pensieri sulla necessità dell’umiltà, il tema ricorrente di una spiritualità che adesso tratta del peccato, che “toglie luce al cammino”, e che riflette pesantemente e anche criticamente sull’ipocrisia o, forse, sulla mancanza di prospettiva di coloro che, per esempio, “mi ricordano nelle preghiere”, ma non hanno la forza, la voglia, il tempo, di telefonare.
Cosi si conclude questo diario, che porta un giovane quindicenne a scoprire nuovi mondi, nuovi orizzonti, nuovi modi d’essere e di interpretare ciò che lo circonda, di dare un significato pregnante alle cose attraverso una poesia di chiaro stampo ermetico, che racchiude un lungo periodo di vita e lo indirizza,come un messaggio in una bottiglia, a tutti.

I commenti sono chiusi.