Un grande affresco degli anni ’80

di Raffaella de Simone

Guardando l’insieme dei 40 collages di “Eighties”, abbiamo davvero la
sensazione di trovarci di fronte alla composizione di un grande affresco che,
giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, attraverso riviste, giornali, periodici e
mensili, rappresenta,come in un grande puzzle, la costruzione di momenti
ermeneuticamente significativi, alle soglie del nuovo decennio.
Le stagioni artistiche di Claudio Sottocornola attraversano una biografia densa
di ricerche e di incontri, in una scansione di passaggi molto diversi fra loro. I
suoi primi contatti con lo studio dell’arte, all’epoca del Liceo scientifico,
l’esperienza del viaggio nella Firenze rinascimentale, e gli studi negli Stati Uniti
d’America costituiscono le tappe di una vera e propria iniziazione.
In particolar modo, Sottocornola matura la convinzione di una sintesi
necessaria fra “antico e moderno, sacro e profano, accademico e
rivoluzionario”, fino alla scoperta, attraverso gli studi precedenti alla maturità,
negli Stati Uniti d’America, del museo Guggheneim, della pop-art con Andy
Warhol e Lichtenstein, di M. Hopper, e alla visione di opere d’arte e artisti i più
vari, dall’informale all’espressionismo astratto.
Al ritorno in Italia, sviluppata definitivamente la passione per la letteratura e
la filosofia durante gli ultimi anni del Liceo, nasce in Sottocornola il desiderio
di avvicinarsi a contenuti che lo conducano ad approfondire il contatto con le
proprie radici: è un periodo di forte contrazione interiore, seguito da una
inaspettata dinamica di rinascita, che coincide peraltro con la scelta di
dedicarsi in modo più radicale alla ricerca filosofica.
Nei primi anni ’80, dando corpo a incubi, ispirazioni e suggestioni artistiche
maturate forse negli Stati Uniti, ne tenta una composizione armonica che si
esprime nel ciclo di “Eighties”, cercando compagni di viaggio sia in epoche
lontane, come l’Antichità Classica (di cui compaiono numerose citazioni nei
collages: uno è dedicato all’allora recente scoperta dei “Bronzi di Riace” a
Reggio Calabria) ma anche e soprattutto nella contemporaneità, per esempio
delle “cose americane”, per la cui estetica pop egli avverte grande nostalgia.
Come nei cicli pittorici di Warhol, aventi per oggetto prodotti di largo consumo
presi indifferentemente dal mondo del cinema e della politica (i volti delle
“stars”…) o dagli scaffali di un supermercato (le bottiglie di Coca Cola o le
scatole di zuppe precotte Campbell’s), anche Sottocornola sceglie, seleziona,
ritaglia, incastra, decostruisce e ricostruisce a partire dalle immagini della
pubblicità, della moda, della cronaca e dello sport, delle auto, delle attrici e
degli attori… E poi incolla su grandi fogli dai colori particolarmente vivaci
(rosso, giallo, blu) attraverso la tecnica del collage (come già Picasso e Braque
avevano in altre epoche sperimentato), in una libera interpretazione
compositiva con forme, colori, elementi appartenenti alla vita quotidiana e
all’arte, al mondo profano e a quello dello spirito, agli oggetti del consumo
come al paesaggio naturale di quegli anni.
Si tratta, quindi, di un’attrazione fatale di Sottocornola per la figura di A.
Warhol, come riferimento culturale e figurativo originario, ma anche di
struggenti ricordi di architetture oltreoceaniche, classicamente rilette, e si
tratta, retrospettivamente è più che mai lecito dirlo, di un “grande affresco di
quegli anni ’80 e della splendida giovinezza dell’autore in quegli anni”.
Percorrendo in modo progressivo la lettura delle composizioni di Claudio
Sottocornola, scopriamo infatti una concezione dello spazio senza limiti, in cui
le dimensioni naturalistiche della figurazione e del tempo vengono sostituite
dall’innovativo senso di un “respiro di assenza”, titolato ad interpretare tutte le
presenze possibili.
Questa visionarietà si fa puro colore ed inizia poi a scandire forme visive e
spirituali che si riallacciano, indirettamente e forse inconsciamente, alle visioni
più ambivalenti e problematiche del progresso consumistico, insieme a
fotografie di rinvenimento o esposizione museale di antiche opere d’arte o
anche di eventi sportivi, in qualche caso persino di vaga memoria “matissiana”.
Nei collages sono costantemente presenti “velocità e tecnologia”, aspetti
avvertiti negli anni ’80 come un percorso ineludibile. E tuttavia l’autore,
attraverso un puntuale e costante sguardo al passato storico-artistico (ad es.
con il tema ricorrente della natività), sembra voler dilatare l’ambito della
riflessione.
Il passato, il presente ed il futuro sono, quindi, aspetti costantemente presenti
nelle elaborazioni di Sottocornola, ove già si trovano tracce della sua vocazione
filosofico-storica, segni di esistenza ricondotti al mistero della metamorfosi.
Sottocornola, per esempio nel collage 15, che cita alcune fra le più importanti
opere sacre del Rinascimento italiano, come la “Natività mistica” di S. Botticelli
e la “Madonna dal collo lungo” del Parmigianino, trae ispirazione dal
sentimento religioso per esprimere la consapevolezza dell’evolversi della vita,
oltre ogni orizzonte, in un indeterminato futuro.
“Oltre l’orizzonte” sembra essere poi il tema che prevale anche nel collage 40,
dove l’estensione del mondo naturale si può cogliere nella presenza di una
strada alberata che corre, sulla quale appare all’osservatore una figura di
spalle paragonabile ad alcune opere del romantico tedesco C.D. Friedrich.
Nonostante nel collage appaia la contemplazione di uno spazio infinito,
Sottocornola, con alcune particolari attenzioni, rompe il senso della infinitezza
e dell’andare, grazie ad aperture di soggetti e temi rivolti verso l’osservatore,
legati all’attualità: sportivi, giornalisti, viaggiatori, nature morte, tavole
imbandite e paesaggi universali. Particolarmente significativa è la presenza del
“guanto-braccio” rosso al centro della composizione (allusione protettiva?
invito a guardare oltre?…).
La notorietà dei soggetti e dei temi trattati è ulteriormente evidenziata grazie
alla originale ed inarrestabile forza simbolica del colore: da quello plastico e
prospettico, articolato dentro spazi metaforici di rara e , anche se giovanile,
matura persistenza sintetica, al progressivo intonarsi in incisività rudi e
severe, fino al dilagare di una espressività pura, accesa, visionaria.
E’ proprio nel fuoco di queste invenzioni, che la novissima luce si materializza
inseguendo il farsi e il disfarsi delle situazioni: rossi e amaranto persistenti,
ovvero colori caldi come allusioni a prime manifestazioni della voglia di
intensità e progresso; ocra e oro che ricordano alcune opere pittoriche di G.
Klimt e il suo interesse – che è anche in Sottocornola – per il divino e i temi
sacri o, pensando ai mosaici all’interno degli antichi monumenti ravennati, il
lilla e fucsia ed intere famiglie di azzurri, di verdi respiranti e di blu cobalto.
Nell’opera di Sottocornola è sempre presente la figura umana, sia essa
appartenente al mondo sacro che profano, inserita all’interno di uno spazio
naturale o architettonico virtualmente infinito: essa vive di questa superba
visualizzazione ed ha, nel cromatismo dell’autore, l’elemento ordinatore di un
sentimento sempre sorvegliato, sino allo sfilacciamento dell’ultimo
accostamento di colore. Un mondo di essenzialità pura, nel quale la presenza
autorale, in luogo di limitarsi alla semplice messa in scena di eventi o alla
denuncia appassionata che spesso li accompagna, è responsabile anche, nella
sua vasta umanità, di una partecipazione totale e condivisa.
Ed è nella gestualità dell’unione cromatica che la presenza dell’autore si
materializza, in ogni lavoro, mediante la testimonianza sincera di tonalità
studiate, a volte morbide con velature accarezzanti, a volte stracciate in tagli
diagonali, a volte dinamiche per ruvidi accostamenti. Anche la definizione di
spazi e l’ambientazione di piani e contestualizzazioni obbedisce a questa regola
scenografica, scandita dal movimento cromatico che unisce e amplifica il
pathos tematico, cui si mette a servizio l’implicita presenza di un disegno di
supremo rigore e l’ariosità mossa e ventosa di una precarietà altamente
simbolica.
Nel collage 18, per esempio, Sottocornola sottolinea, attraverso il cromatismo
acceso del rosso, il tema della modernità dell’abitazione degli anni ’80, con
l’attenzione al design dei divani, delle librerie, e un forte gusto per
l’arredamento. Nel collage 25, invece, l’importanza del rosso acceso si estende
alla pubblicità della Coca Cola, che rimanda alle grandi composizioni della
pop-art di A. Warhol, ma contrapposta a un insieme di gusto classico,
attraverso il linguaggio del Rinascimento, con il “Giudizio universale”, e la
presenza di un forte realismo, rintracciabile nelle vene della mano del “David”
di Michelangelo. Tutto si concentra nel riquadro centrale, dove il tema della
danza, questa volta, per la rappresentazione della sinuosità delle forme nelle
ballerine, sembra citare Degas.
La rassegna del ciclo “Eighties/80′s (laudes creaturarum ’81)”, con le sue
selezionate presenze, aiuta a ricostruire qualcosa del lungo itinerario di queste
storie, di questi momenti anche propri, di questi colori vividi, vibranti e sinceri
come l’esperienza umana, professionale ed artistica di Claudio Sottocornola,
che non a caso, nella sua ricerca, associa oggi a immagini e parole, la musica
della voce nei suoi applauditi recitals sul pop.

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