Domenico Cosentino

Nugae, il limbo della memoria
E l’odore dei dolci/ natalizi che , come sempre/ a questo punto dell’anno,/ profuma la casa”. Le riunioni di una famiglia serena, la nonna che prepara pietanze dei giorni di festa, il calore di un camino e le risate di un gruppo di persone che un tempo erano un’unica entità. “Alla fermata del bus/ Incomincio a fissare/ il basamento della fontanella/ verde pieno d’acqua/ piena di bastoncini/ di ghiaccioli consumati/ in ore assolate…” Capita a tutti di ricordare con dolcezza il proprio passato, rendersi conto di vivere un presente vuoto ed inutile, gioire di quei ricordi, portarli con sé in quelle notti malinconiche e sole in cui puoi trovare rifugio solo tra le tue cose, tra i tuoi oggetti…
I versi sono spezzati, l’autore morde la carta, l’inchiostro corrode le pagine lasciando dei solchi indelebili. Il quotidiano vissuto come metafora di putridume (che è anche il titolo della poesia), la vita viene trasformata in semplici gesti, in oggetti consumati e scaduti da tempo, lasciati in un limbo eterno a resistere contro le intemperie , riesumati solo da una persona sconosciuta che li osserva in solitudine per la prima volta. “Che fredda questa notte/ A trentaquattro anni/ A Bergamo/ I fari della auto trafiggono/ Il buio dell’anima/ Io guido verso casa sapendo che il meglio/ È già passato,/ se ne va via/ e gioia è ancora dolersene.” Claudio Sottocornola è poeta e cantautore, con le parole danza, ci fa l’amore, la passione che impiega nel suo lavoro è tangibile in questa raccolta di poesie (alcune datate anche 1970). Le sue parole hanno lo stesso effetto rilassante e pacificatorio che ha la mitica coperta sull’animo di Linus. Entrare nel suo universo è scoprire un mondo ancora intatto, popolato da sentimenti veri e genuini. Un recensore dovrebbe essere imparziale o almeno non manifestare apertamente ciò che prova quando per la prima volta legge un testo. Questo oggi non mi è possibile perché Sottocornola ha riaperto vecchie ferite, ricordi che speravo ormai fossero svaniti. La sua scrittura ha toccato qualcosa di doloroso, un nervo scoperto, un mal di denti che non passerà facilmente.

Mangialibri.com, 24.3.2010

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