Gli anni ’70 e altro in un “quaderno di liceo”
Ci vuole del coraggio per aprire – e pubblicare – un quaderno di liceo degli anni ’70, specie se lo studente di allora (ribelle, indisciplinato, ma anche “primo della classe” sui generis) è oggi un affermato docente di filosofia, poeta, critico e quant’altro andremo scoprendo. Se poi il libro che precede cronologicamente il “quaderno” è una silloge di poesie (“Giovinezza… addio”), dal ’74 al ’94, a leggere la fine del ‘900 in una inedita prospettiva estetico-teologica, allora riandare alla rabbia e agli umori del sottosuolo che pervadevano l’aere degli anni ’70, oggi che non sono più di moda, è senz’altro coraggioso, meglio, “controculturale”.
Del resto, che una vocazione controculturale attraversi l’intera esistenza di Claudio Sottocornola si evince anche solo dal fatto che come ordinario di Filosofia e Storia a Bergamo (e interprete della canzone d’autore), egli tiene spesso lezioni-spettacolo, mix di poesia, musica, storia del secondo ‘900, pillole di filosofia contemporanea, proiezioni di collages e immagini fra dimensione personale e sociale, un farsi tramite, per le nuove generazioni, di una memoria storica indagata attraverso l’esperienza della bellezza e del desiderio.
E cosa curiosa è vedere affluire in un Caffè Letterario mitteleuropeo a Bergamo o in una Mediateca calabrese, un Polo Giovanile a Trieste o un’aula Magna di un qualunque liceo della penisola, studenti, ex-studenti, docenti, quarantenni, anziani di Terza Università, accomunati da un’esperienza di ascolto, riflessione, motivazione tanto profonda quanto trasversale per età e generazioni.
Dunque che c’entra il “Quaderno di liceo”? “Quaderno di liceo” è il sottotitolo che Sottocornola ha voluto dare alla nuova raccolta di poesie “Nugae, nugellae, lampi”, un viaggio a ritroso nel tempo che parte dal 2008, data dell’ultima poesia scritta, e giunge al 1974, terminando con la prima poesia dell’autore quindicenne. Per realizzare questo percorso nel tempo, Sottocornola apre, nella seconda parte della raccolta, il suo “quaderno di liceo”, che è anche titolo della sezione giovanile della silloge, e vi ritrova versi di rabbia e smarrimento, di dolore e sogno, fra passione civile, disincanto e utopia sociale. A rendere credibili questi versi così aspri, forti e per certi aspetti “datati” rispetto a quelli più recenti e maturi (che evocano invece l’atarassia e il distacco limbico degli haiku giapponesi – segno dei mutati tempi?) una galleria di foto che ringiovaniscono l’autore e, a partire dall’intellettuale di oggi, giungono, in corrispondenza delle liriche di quegli anni, al giovane liceale pensoso e fiero degli anni ’70.
Vi si indovina la passione per Sartre e l’esistenzialismo, la lettura dell’“Uomo a una dimensione” di Marcuse e – da invettive il cui sapore è quasi biblico (“Oh lager d’Occidente! / Qui lo sdegno sarebbe pietà. / Ma è ben rancido il pasto, / avvelena anche noi”; “E dopo che si aprirono le cateratte / di tutte le officine in tutto il mondo / irruppero rombando / girarrosti latrine frullatori / orologi tomaie dentifrici / e altre delizie, / in aspri sciabordii metallici / e di schiume /da barba) / contro l’arca…”) l’interesse che Sottocornola, laureato con una tesi in Storia della teologia, doveva avere in quegli anni, oltre che per la visionarietà di Dylan e affini, per i fermenti di ricerca e le inquietudini che andavano dai più arditi sviluppi del Vaticano II alle straordinarie esperienze della Scuola di Barbiana di Don Lorenzo Milani, con la sua “Lettera a una professoressa”.
Un po’ quell’esempio deve aver pesato sul suo modo di concepire ricerca, didattica, produzione se, da anni, è diventato un pioniere nello studio e reinterpretazione della miglior canzone pop, rock e d’autore italiana e nel suo utilizzo per ricostruire la storia sociale, politica e culturale del secondo ‘900 in pubbliche lezioni-concerto, anche presso la Terza Università e il CDPM di Bergamo, ove è docente di Storia della Canzone e dello Spettacolo. Ma la commistione fra alto e basso, sacro e profano, classico e contemporaneo, attraversa tutta la produzione del “filosofo del pop” che nel 2007 ha, per esempio, proposto una mostra itinerante con i collages realizzati a partire da materiale pubblicitario e classici della Storia dell’arte nel 1981, un affresco del decennio dall’ibrido titolo di “Eighties/80’s (laudes creaturarum ’81)”.
L’ultima proposta, il recital che ha appunto per titolo “Quaderno di liceo” e che accompagna la presentazione di “Nugae, nugellae, lampi”, rappresenta poi un punto d’arrivo nella esplorazione e interazione dei linguaggi portata avanti dall’autore.
Intanto, nel sottotitolo del recital, “Il n’avait pas que dix-huit ans”, si evoca una famosa canzone portata al successo da Dalida negli anni ’60 e recentemente riproposta da Battiato. Il tutto si accosta alla contaminazione di latino e italiano nel titolo della raccolta. Infine, il recital, che ci accompagna in un “ritorno al futuro” fra passato e presente, alterna alla lettura di poesie del Sottocornola dal ’74 al 2008, l’esecuzione della miglior canzone d’autore internazionale, da Dylan a De Andrè, da Simon and Garfunkel a Battiato, da B.E. King a Paoli e alla Nannini… Sul grande schermo vengono contemporaneamente proiettate immagini d’epoca, come le manifestazioni per i diritti dei neri americani negli anni ’60, la contestazione degli studenti nel ’68, e poi la “Milano da bere” degli anni ’80, alternate a immagini della storia personale dell’autore (il suo viaggio in America negli anni ’70 e la “graduation” in high school, la famiglia giovane, il lavoro in sala di registrazione, la maturità del docente coi suoi studenti…), e scatti di paesaggi minimalisti (il mare, la neve, il giardino…), peraltro inseriti nel volume come “suggestioni visive”, che saranno presto oggetto della mostra itinerante “Il giardino di mia madre e altri luoghi”.
Sembra che Claudio Sottocornola sia uno di quei soggetti, di quegli autori, il cui compito è di sperimentare lo sperimentabile, di spostare i confini, di precorrere i tempi … In un’epoca di specializzazione e parcellizzazione della cultura, la sua è una proposta decisamente “contro”, pantagruelica, medievale o leonardesca, secondo i punti di vista, ma senz’altro tale da andare oltre i confini della cultura come fatto astratto, per investire una vera e propria interpretazione dell’esistenza, meglio ancora, della società e civiltà in cui viviamo, anticipando, come ogni suggestione controculturale degna di questo nome, un altro ordine possibile, un’altra armonia, un altro stile.
Presentazione alla Stampa, Nugae, nugellae, lampi, 2009