(II)

Ho sempre avvertito una ferita, un dolore, un disagio, quando qualcuno non riconosce la bellezza: e derubrica un paesaggio, una persona, un quadro, uno scritto, come “brutti”. Forse perché spesso mi trovavo in disaccordo, mi stupivo della grettezza e cecità del giudicante, come se avesse irrimediabilmente chiuso le proprie finestre percettive a tutto un ordine di realtà, a una configurazione di cosmi, a una congerie di costellazioni e, nella sua ottusa cecità, decretasse il proprio limite come legge o norma dell’essere. Fatto che avrebbe invece altro sapore se il singolo si limitasse a considerare la risonanza che le cose producono in lui, e non decretasse tale risonanza come valore assoluto, ma relativo.

Non apprezzo in modo particolare l’estetica dell’opera lirica, e prediligo pop, rock e canzone d’autore, particolarmente italiana. Ma mi guardo dal considerare l’opera un disvalore, anzi ne sono curioso, posseggo intere raccolte video dei classici dell’opera lirica, e in passato ho anche cercato di confrontarmi con chi l’aveva frequentata con appassionata predilezione sin dall’infanzia, lasciandomene istruire.

Amo i paesaggi scabri, minimalisti. Le strade un po’ dissestate, le case cadenti e abbandonate, i ciuffi d’erba sul selciato tra l’asfalto dei marciapiedi, uno scorcio di mare non frequentato che da qualche raro bagnante, magari con la ferrovia in lontananza. E, se in vacanza qualcuno mi invita a cena o anche solo a bere un aperitivo, spesso mi ritrovo catapultato in locali che sfoderano ed esibiscono lussuosi look esotici, palesano sontuosità barocche e confort poco mediterranei. Non importa. Chi mi ha invitato non ha capito la mia estetica, ma io posso cercare di familiarizzare con la sua, o con le più plausibili ragioni di essa!

Tutto è grazia”, dichiara il curato di campagna di Bernanos, e allora perché non vedi la bellezza che traluce da ogni piega dell’essere, ne salta fuori con la sua gioia e il suo fasto?
Questa bellezza – vorrei dirti – amala e rispettala dovunque tu la colga, promuovine la vita e l’espansione, lasciala entrare in te come la rivelazione più cara e ineffabile perché tu – come voleva Platone con Eros – abbia a volare verso le cose più alte, e abbia l’energia per farlo, perché la bellezza è il linguaggio di Dio e se tu non la sai più comprendere, allora è tempo di conversione… Una ferrovia, Basquiat o Rimbaud, Michael Jackson o Bach, poco importa: trova il tuo varco verso la bellezza, ed essa ti condurrà alla gioia, al bene, alla verità.

C.Sottocornola, I trascendentali traditi, 2011

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