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No, non viviamo più nel paesaggio scabro e solare della Magna Grecia, dove l’Essere si dava con generosità e rigore, né negli orizzonti misteriosi e notturni della Trascendenza medievale, ma nel desolato paesaggio tecnologico post-moderno, che ci sovrasta e annichila con la sua presuntuosa – ed efficiente – immanenza.

A sua volta – dai tir alle autostrade, dai cargo agli aerei commerciali – lo spazio è ottimizzato in funzione del mercato, ed anche la vita umana, inclusi i calcoli per l’età pensionabile, è ridotta a forza-lavoro da sfruttare il più razionalmente possibile. Nella malattia, è de facto curata in funzione della attendibilità di una sua guarigione, o ignorata, abbandonata, nella peggiore delle ipotesi consegnata al mercato dell’illusione e del dolore – che ne spreme gli ultimi utili.

La cultura non ha più mecenati o, meglio, i mecenati promuovono solo cultura di mercato, e diventano imbonitori: scommettono sui musicisti perché sono belli, sugli scrittori perché fanno tendenza, sui giovani e le donne perché hanno immagini fruibili come yogurt magri e senza zuccheri. Non riconoscono la produzione culturale – a prescindere dalle sclerosi scolastiche – se non perché qualche multinazionale decide di definire qualcosa come tale, e lo distribuisce sul mercato. Se un amico ci legge la più struggente poesia di tutti i tempi, ma questa non è “nel carrello”, facciamo spallucce e ci allontaniamo scettici e sospettosi. Non cambia se a dettar legge è qualche miliardario gallerista che impone il solito fallo – approssimativo per giunta – come opera dallo stratosferico valore simbolico e – soprattutto – monetario. Arte-feticcio e consumo, Dio-mercato e animismo magico a suon di euro o dollari, artista come il peggiore degli stregoni di certa narrativa esotica ottocentesca, caveaux svizzeri.

Si negano le evidenze. Si contrappongono i dati, tanto nessuno potrà verificarli. Poche famiglie sulla terra detengono la stragrande quantità delle risorse del pianeta. Che cos’è la verità? – chiedeva Pilato, ma Gesù non rispondeva…
C.Sottocornola, I trascendentali traditi, 2011

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