Tutto è grazia… O poesia?
Senza dubbio la lettura di “Giovinezza ….Addio” ci consente di definire l’autore, Claudio Sottocornola, una figura poliedrica. Possiamo dire che questa raccolta di poesie, composta tra i 15 e i 35 anni, è una fotografia della sua personalità, della sua statura artistica: il senso della cultura, dell’arte, della musica, della spiritualità sono il motore scatenante i suoi pensieri.
La raccolta, come afferma lo stesso poeta, è da considerarsi un “romanzo di formazione” che va dal 1974 al 1994, con una pausa di silenzio dal novembre 1984 al febbraio 1991. Sullo sfondo degli anni ’60, anni dell’innocenza e dell’inizio, viene tracciato un grande affresco degli anni ’70 , ’80 e ’90, che segnano la fine di un secolo e la nascita di un nuovo millennio. Nel percorso compaiono i simboli del secondo Novecento: il mito dell’America, sottolineato soprattutto nella sezione “Cartoon”, la passione per Sartre e per l’esistenzialismo, la Spagna dopo la caduta di Franco, la fine della Prima Repubblica, ma anche la visita alla famiglia Pavone-Merk, il concerto a Milano di Michael Jackson… Non si può fare a meno di notare la molteplicità di esperienze in questi versi, spesso brevi, ma intensi e ricchi di musicalità.
Oltre a cogliere i momenti più significativi di questi 30 anni di Storia d’Italia, Sottocornola ci offre un’attenta riflessione sulla scomparsa di figure di riferimento, come il padre (che ha molto segnato l’autore ed è presente in molte poesie, oltre che nella sezione “Preghiera”), sulla giovinezza volata ormai via. Una profonda malinconia nasce dalla consapevolezza del trascorrere inesorabile del tempo, della giovinezza che fugge e porta via con sé le emozioni più forti. Ne sono una chiara testimonianza le poesie “I cieli di San Francisco sono rosa confetto” del 12 dicembre ’91 e “Oh, la giovinezza che se ne va” del 23 settembre ’92.
Durante tutto il percorso si avverte chiaramente una costante ricerca del meglio. Le poesie hanno stili diversi: più ermetiche quelle giovanili, con quell’essenzialità lirica che affida a poche parole un alta potenza suggestiva; più asciutte quelle dell’età adulta, in cui le parole si caricano sempre più di potere evocativo. Leggendo questa raccolta si ha la sensazione di essere davanti ad un autorevole autore, autenticamente creativo: “un moderno uomo rinascimentale”, come scrive il critico Donato Zoppo. La lettura di queste poesie ha destato in me delle emozioni molto forti: ogni poesia mi ha trasmesso delle sensazioni particolari, che mi hanno arricchito interiormente. Mi ha molto colpito la poesia “Tumulto”, scritta nell’agosto ‘74. In essa è evidente l’inesorabile scorrere del tempo, il presagio della fine della giovinezza e, nel contempo, un malinconico pensiero del presente. Ho apprezzato molto anche la poesia “Oh, com’è bella la città”, poiché mi è capitato di rivivere le sensazioni descritte dall’ autore: un momento di tranquillità in mezzo all’“apparente non caos” cittadino. In questa raccolta di poesie tutto acquista un intenso valore simbolico, dai fatti più banali della vita quotidiana alle più complesse riflessioni filosofiche. Cultura bassa e cultura alta hanno entrambe qualcosa da insegnarci e Claudio Sottocornola mi ha permesso di scoprirlo.