Alice Zucclini

Il segreto della giovinezza? Una vita che cerca…
Come sfogliare un album di fotografie…”: è così che Luca Catò inizia la sua presentazione del libro “GIOVINEZZA…ADDIO. Diario di fine ‘900 in versi” di Claudio Sottocornola, volendo sottolineare la sensazione che questa raccolta di poesie comunica.
Claudio Sottocornola ci narra di una vera e propria “formazione” nel corso di venti anni di storia: mentre il mondo cambiava, passando dagli influssi che l’ermetismo e l’esistenzialismo esercitavano nelle scuole degli anni ’70 alla globalizzazione degli anni ’90, Claudio nel suo mondo di adolescente si modellava in parallelo un po’ a immagine e somiglianza. E questo suo sviluppo è segnato dalle poesie che l’autore ha ricomposto il 4 aprile 1994, Lunedì dell’Angelo, in un’opera unitaria: perché quel giorno Claudio ha capito di essere entrato definitivamente nel mondo degli adulti e ha provato l’amara consapevolezza che la “giovinezza se n’era andata e le cose, gli obiettivi concreti che essa si era prefissata non erano stati raggiunti”, avvertendo che “le energie spese forse non sarebbero tornate e non sarebbe stato possibile ricostruire altri obiettivi tangibili, altre cose da acquistare”.
Nel capitolo “Primi sguardi”, l’autore parte da poesie scritte nei primi anni dell’adolescenza, in cui racconta in modo semplice ed essenziale di un “Campanile” che “Si staglia atavico / contro il cielo”, o di un “Sogno” in cui “I velieri solcavano / arcani i mari”; traspare in esse l’interesse dell’autore per argomenti quotidiani e fantastici, come normale per un ragazzo di quindici anni; ma contemporaneamente si nasconde dietro ai versi l’inizio di un percorso di formazione che si approfondirà negli anni successivi.
Nasce così il capitolo “Ricerche”, in cui Sottocornola inizia a indagare il senso della propria vita: siamo nel pieno degli anni dell’esistenzialismo, che portava i giovani dell’epoca a ricercare un ruolo nella società, anche attraverso sperimentazioni radicali; l’autore in questo periodo si fa coraggio e si sforza di attuare i propri ideali, con grande fiducia in se stesso: sono, per esempio, gli anni di “Arruolamento”, in cui egli esprime il proprio rifiuto a intraprendere l’esperienza del servizio militare, poiché andava contro i suoi ideali, e piuttosto decide di prestare venti mesi di servizio civile.
Trascorsi gli anni del Liceo e due esperienze all’estero, una in America per l’arco di un anno scolastico e una in Spagna più breve, ha inizio l’Università: Sottocornola decide di dedicarsi alla Filosofia, presso l’Università Cattolica di Milano, e di seguire lezioni di grandi maestri, quali per esempio Giovanni Reale e Sofia Vanni Rovighi; ma se questi sono gli anni del libero pensiero e giudizio, di approccio alla realtà e alla quotidianità di nuovi mondi, sono anche anni di tristezza per la morte del padre, che avviene proprio sul finire del primo anno di Università: nasce così la sezione “Giorni Bianchi”, in cui prevale uno stato d’animo di malinconia e tristezza: ne sono un esempio le poesie “In memoria di mio padre” e “La vita (amore, morte, dolore)”.
Segue un periodo di riscoperta della spiritualità e del mondo della Chiesa:. Claudio Sottocornola riesce ora ad unire poesia, spiritualità e religione, dando origine alla sezione “Preghiera”, nelle cui poesie si rappresentano “Gesù Bambino, nudo in una mangiatoia”, “I Santi Arcangeli che sull’agnello salgono e scendono” o “la Croce Santa e Amabile”; questo interesse per le tematiche spirituali verrà poi approfondito con studi di teologia, che porteranno l’autore ad insegnare discipline religiose nelle scuole superiori.
Finiti gli anni di studio, Claudio Sottocornola torna nella sua città d’origine, in cui nel frattempo sono avvenuti enormi cambiamenti: nasce così il capitolo “Città e musica”, dove sono raccolte poesie nate dall’approccio con il mondo urbano, camminando per le strade o osservando dall’angolo di un locale pubblico, ma non solo. In questa sezione ci sono anche le prime poesie legate al mondo dello spettacolo, che veniva moltiplicato dalle nuove televisioni anche commerciali, entrano nelle case di tutti e, nella vita dell’autore, soprattutto attraverso l’attività giornalistica. Di particolare rilevanza è la poesia dedicata agli “Anni ‘60”, in cui l’autore presenta al lettore una molteplicità di notizie, secondo lo stile martellante dei messaggi pubblicitari.
Nello stesso periodo affronta altri temi: accanto alle novità degli anni ’90, Sottocornola nella sezione “Acquerelli” ricerca il valore nascosto dietro ai piccoli atti, che spesso ci possono sembrare inutili (“L’ora legale”, “Cerimonia del the”); in questa sezione inizia ad avvertirsi il pessimismo dell’autore, nato dalla consapevolezza della “giovinezza che se ne va / e fa i capelli brizzolati…”.
E partendo da questa consapevolezza, l’autore avverte di non essere riuscito a realizzare tanti dei progetti che si era prefissato, forse perché il tempo passa, gli interessi cambiano e le prospettive di vita non sono più le stesse; dietro a tutto questo nasce “Cartoon”, un insieme di poesie in cui vengono esaltate le novità degli anni ’90; ora Sottocornola inizia ad interessarsi molto di più al mondo della musica, della rappresentazione e dell’immaginario americano, che accosta al suo grande interesse per la poesia: nascono versi come “Betty Boop”, “Jackson live”, “Viva la pappa col pomodoro”, “Born in the U.S.A.”…
Ma le riflessioni dell’autore, pur calate nella contemporaneità, trascendono i valori che i nuovi tempi ci propongono attraverso televisione e consumi: viene dedicata infatti un’intera sezione alla “Moralità”, e nella poesia “Riconosco” si può vedere l’interesse per il bene che bisogna fare e la consapevolezza di aver a volte mancato tale obiettivo, con l’effetto – dichiara l’autore – che “non accrebbi così la pienezza del bene, ma ne diminuii l’integrità”.
Ma la giovinezza si è ormai conclusa e l’autore riassume in “Pensiero debole” ciò a cui questi venti anni di formazione hanno condotto, con un ultimo appello alla ricerca del bene e una punta di ironica malinconia in “A coloro che mi ricordano nella preghiera”.
Possiamo così cogliere l’inscindibilità di musica, poesia e filosofia nell’opera di Sottocornola, ma soprattutto l’interesse e la passione per la ricerca e il nuovo, che hanno accompagnato e accompagnano tutt’ora l’autore nel suo viaggio di maturazione: il Claudio Sottocornola del ’74 non è lo stesso che oggi vediamo dietro i banchi di scuola o sopra un palcoscenico, ma il fondamento della ricerca è in lui innato e ciò gli ha regalato quella creatività che da sempre lo accompagna nel suo percorso di vita.

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