Benedetta Castelli

Piccoli assaggi di quotidiano
Giovinezza… Addio è una sorta di “romanzo di formazione” che si delinea e prende corpo grazie alle poesie, che ne costituiscono se non la totalità, una buona parte. Lo si può definire un “romanzo di formazione” in quanto racconta di un viaggio verso la maturità, una ricerca interiore del proprio vissuto, ed evoca la storia di un passaggio dall’adolescenza all’età matura, passaggio che si riscontra notevolmente nelle poesie, poiché il linguaggio si eleva, gli argomenti variano diventando loro stessi più adulti, i pensieri si complicano ma vengono sempre meglio interpretati e resi. L’autore, Claudio Sottocornola, scrisse queste poesie dal 1974 al 1994. Esse sono cariche di valore e di emozioni, partono dall’ermetismo e dalle suggestioni del post-68 e infine attingono alla contemporaneità più stretta. Si tratta di un “diario di fine ‘900 in versi” capace di introdurti nella vita dell’autore: leggi l’introduzione, il racconto della vita, lo assimili; poi leggi le poesie ed è come se le vivessi, se fossero tue. Una delle prime poesie, “Il sogno” ,mi ha fatto “solcare i mari su velieri” ed ammirare le “rosee moschee”. Sono poesie, scritte a quindici anni le prime, semplici, essenziali, ma che descrivono scenari meravigliosi o che riescono a rendere tali: “Perde il cielo/ i colori di pesca/ sulle tegole e i pini,/ suoi profili/ di varia cupezza/ come gli orli dei muri…”. O poesie come “Se volete conoscermi”: “Vedete, io non sono/ una quercia tenace: me ne manca il vigore,/ né ho tanta fortuna/ da vivere in arie/ selvose i miei giorni;/ e non sono, credete,/ un giunco virtuoso/ che onda lambisce/ su qualche spiaggia/ segreta…” . O, per esempio, “Oh, com’è bella la città”: “Oh, com’è bella la città/ dietro le vetrine di un bar/ come una piramide di voli/ di clacson e auto sull’asfalto/ e di lumi per l’aria/ e musica nelle orecchie/musica leggera…”.
Lo stile di queste poesie è tale da coinvolgerti in modo da farti venire voglia di provare le stesse emozioni, di osservare gli stessi scenari, di trarre piacere da una semplice passeggiata. Per portare un esempio di tale capacità di coinvolgimento dirò che io, che abito a Bergamo, dopo avere letto “Passeggiata serale” mi sono alzata dal divano e sono uscita per percorrere la stessa via dell’autore, per provare le stesse emozioni, notare le differenze intervenute nella via e soffermarmi su di esse, riflettere su come tutto cambi e sia in continuo mutamento.
Quelle delle poesie di Sottocornola sono parole scelte, accompagnate sempre da ricerca che viene evocata anche nel lettore. “E come camminavo fiero se mi guardava:/ due occhi possono incenerire/ e purificare, guarire/ e accarezzare,/ una presenza amorevole/ può dare il fiato/ necessario a una vita / fino all’ultimo giorno”. Si tratta di piccoli assaggi di un’opera da leggere con calma, con la possibilità di comprenderne appieno i significati, e i valori di riferimento. Troppi i pezzi che colpiscono, non solo per la musicalità delle parole o per la meraviglia dei paesaggi che si dipingono nella mente, ma anche per l’angoscia e la tensione che certi passi lasciano intendere, angoscia che sembra voler essere celata o forse no, è solo un altro modo per far riflettere. Claudio Sottocornola va oltre nei suoi versi, intrisi di vitalità estrema; è animato dal suo essere scopritore che si confronta con le sue vicende passate, con i suoi errori, le sue delusioni, le sue speranze.

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