La storia di un uomo che vive la storia
Con il suo nuovo volume, “Giovinezza…Addio”. Diario di fine ‘900 in versi”, l’artista bergamasco Claudio Sottocornola ci racconta i trent’anni della sua giovinezza permettendoci di ripercorrere, attraverso i delicati versi delle poesie, anche gli ultimi decenni di storia del nostro paese. Il prosimetro nasce dalla raccolta delle diverse poesie scritte dall’autore negli anni della sua giovinezza (1974-1994), dai primi pensieri, risalenti all’età adolescenziale, fino agli ultimi, formulati al termine del suo percorso verso l’uomo adulto. Nel fatidico lunedì di Pasqua del 1994, alla soglia dei 35 anni, Claudio Sottocornola capisce che è arrivato il momento di lasciarsi alle spalle la giovinezza e decide di immortalarla selezionando e assemblando le sue poesie, testimonianza dei momenti più significativi.
Questo diario, come lo stesso poeta afferma, è da considerarsi un vero e proprio romanzo di formazione, caratterizzato dall’evoluzione di un giovane che cresce, vive e cambia, non solo nell’aspetto ma anche nel modo di pensare, di interpretare e di affrontare la vita. Negli innumerevoli versi del diario si sente la voce di questo giovane che, da un anno all’altro, muta, cambia timbro, influenzata dal profondo eco del mondo. La storia narrata è quella di un uomo attento e sensibile alle diverse sfumature dell’esistenza, un uomo che grazie ai suoi viaggi e alle sue esperienze riesce a vivere effettivamente la storia. I “primi sguardi” adolescenziali si trovano dinnanzi lo scenario post-sessantottino, sono ammagliati dal mito dell’America, mentre quelli più maturi scrutano un immaginario urbano diviso tra spiritualità e cultura pop. “Giovinezza…Addio” dà quindi la possibilità di ricostruire il ritratto di un uomo, accompagnati dall’incalzante ritmo delle poesie.
Il viaggio ha inizio nei primi anni settanta in cui Claudio, soggetto alle passioni e speranze tipiche dell’età adolescenziale, cerca di trovarsi un suo posto nella società, di scavare nella propria anima allo scopo di identificarsi. Chi è dunque questo ragazzo? Se fosse un albero sarebbe ”un albero mite dimesso/un albero giusto qualunque/ che sta lì/ ostinato/ a spaccare l’asfalto”, che appena nato cerca di farsi “un tetto di luce”. Questi sono gli ermetici versi di una poesia del luglio 1977, nella quale si nota l’intento di un ostinato diciottenne di definire la propria personalità, “spaccando l’asfalto”, creandosi appunto “un tetto di luce” tra i palazzi della città. Sono anche gli anni delle grandi speranze e aspirazioni, gli anni in cui si sogna un “eterno marzo” dove la vita è scolpita su un frammento di marmo striato, anni in cui si hanno le prime delusioni e dove talvolta le uniche consolazioni diventano una birra fresca e una preghiera…
Un’altra significativa poesia composta in quel periodo è “Arruolamento”, atto che precede un’esperienza militare, vista da Claudio come una costrizione che non gli permette di esprimersi: colui che aveva da sempre cercato l’identità ora se ne vede privato, il suo spirito in ebollizione non può essere imprigionato in un”corridoio metallizzato” e così in quel giorno di “colori colori/ colori tricolori/ egli sente di “vestire a lutto”.
L’anno successivo, il 1979, si apre con un dramma, la morte del padre, e questo dà modo al giovane poeta di riflettere sulla propria spiritualità e di abbandonarsi alla preghiera. E’ negli anni Ottanta che, grazie ai suoi studi di filosofia e teologia, Claudio si avvicina all’ermeneutica e ad una continua ricerca del bene che non lo abbandonerà mai.
Con l’avvento degli anni Novanta, l’artista scopre il fascino del mondo urbano, della fiaba metropolitana, e si abbandona alla scoperta degli sfavillanti colori della pop art e della musica metropolitana. Immergersi nella fiaba dell’attualità, guardando la televisione, andando al cinema, soffermandosi sui piccoli particolari del tram tram cittadino è la sua nuova, estatica occupazione…
Che emozione il concerto di Michael Jackson, gli incontri e le interviste ai grandi miti della gioventù come Rita Pavone, lo studio del genere pop con i rapidi scatti di Andy Warhol…
L’esperienza dell’insegnamento poi, come si legge in “Uscita ITCG di Zogno”, è “il lavoro che santifica il giorno”, il giorno di un uomo sereno e appagato che ha trovato la sua passione attraverso un full immersion nella società.
E’ così che il ritratto di questo giovane si conclude, dipinto dai vivacissimi colori della cultura pop e stemperato dalle leggere sfumature della spiritualità.
In questo nuovo libro sono narrati i trent’anni di formazione di un artista-filosofo che si evolve con l’evoluzione della società, in una simbiosi perfetta e dinamica.