Alessandro Spadoni

Una metafisica di suoni e parole
Può l’uomo riuscire a fermare, anche solo per un istante, l’inarrestabile movimento del tempo?
Che significato dare al passaggio inesorabile delle stagioni se poi di noi non resta traccia? Qual è il senso di un uomo che ha vissuto con dolore e con estrema lucidità la sua condizione di anima critica del mondo e delle sue intime contraddizioni?

Talvolta mi consola il silenzio infinito del Pensiero.

Leggendo le poesie di Claudio Sottocornola si avverte la tensione di un poeta che tenta di trovare una risposta a delle domande attraverso una ricerca tutta interiore, un viaggio dentro se stesso e i suoi fantasmi per recuperare quell’autenticità propria di chi vuole essere “qui ed ora” senza compromessi e senza soprattutto la sovrastruttura di una cultura intesa soltanto come mera conoscenza di fatti e di artifici letterari.
Claudio Sottocornola va oltre nei suoi versi, intrisi di un lirismo e di una vitalità estrema; è animato dal desiderio di essere viaggiatore di altre terre, quelle più sconosciute e meno battute, quelle del suo “esserci nel mondo e per il mondo”, confrontandosi con le sue vicende passate, con i suoi errori, le sue delusioni, le sue speranze, il suo anelito ad un futuro che sia diverso, unico, denso di quei valori etici che soli possono ridare corpo e struttura all’uomo – poeta.
Le sue terre sono i lidi lontani dei ricordi, i suoi confini sono gli spasimi verso un indefinito che non si lascia cogliere, il suo cammino procede attraverso strade sconosciute, lontane dal brusio e dal vociare confuso di chi si accontenta della superficie delle cose.
Il ruolo del poeta, semmai ne ha avuto uno nella storia, per Claudio Sottocornola è rifuggire la mediocrità, il semplice vivere comune, ma non per narcisismo (il male peggiore di chi si crede artista), ma per l’intrinseca consapevolezza che c’è dell’altro oltre il muro, che oltre il visibile c’è una metafisica di suoni e parole che sottintendono un significato diverso, sconvolgente, eppure vero, reale, tangibile. Solo affrontando un tale viaggio, solo cercando di fermare il fluire insensato della realtà per fissare l’istante che può restituirci quella verità che abbiamo perduto, possiamo dire di avere vissuto, di essere stati capaci di mettere in contraddizione persino noi stessi per riconquistarci più autentici.
Nel suo libro Claudio Sottocornola indica proprio questo percorso: quello per vivere con coscienza le esperienze, metterle in discussione e scoprirne i lati più assurdi, più vicini al compromesso per scartarli e procedere con il meglio di noi stessi.
Un testo unico, un autentico “mosaico di luce” che vale la pena di leggere e rileggere con cura e attenzione.

www.lettera.com, 29 dicembre 2008

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