Daniele Villa

“Il giardino di mia madre”

La premessa alla mostra non è certo la più leggera: ricordare la madre da poco scomparsa tramite il suo giardino e i ricordi accumulati negli anni attraverso le foto. Logicamente, l’inizio della mostra riguarda proprio le foto del giardino della madre: si tratta di foto specifiche e focalizzate su piccoli spazi del giardino, e addirittura su singoli fiori o cespugli dello stesso. E quest’ esaltazione del particolare e dello specifico invita alla riflessione, innanzitutto sul significato del particolare che, al di là del significato letterale, indica qualcosa di unico e fuori dell’ordinario, qualcosa di peculiare che si incontra raramente… Tuttavia, in parte grazie alla mostra, mi rendo sempre più conto di come qualunque cosa possa essere particolare: tutto è unico e tutto è fuori dell’ordinario, dipende solo da come ci si pone di fronte ad esso. Nella mostra stessa ci si rende conto di come un semplice fiore o un semplice cespuglio assumano una personalità se ci si sofferma ad osservarli, e l’autore delle foto cerca di trasmettere il fatto che nonostante sua madre sia scomparsa, la sua unicità non lo è minimamente, resterà riflessa in ciò che ha operato durante la sua vita, ma soprattutto nella sua memoria e lascito, costituito in parte dal giardino ed in parte ancora maggiore dai ricordi dei suoi cari, ricordi di cui il professor Sottocornola tenta di rendere partecipi quante più persone possibili.

Parte interessante della presentazione sono quelle foto che appaiono sfocate o quelle che sono doppie: a prima vista appaiono come un errore, ma ci si rende presto conto del loro significato reale che mi è parso essere la prospettiva. La prospettiva che contribuisce, appunto, al concetto di particolare, ma anche la prospettiva che dà coscienza della realtà sotto vari aspetti: l’aspetto del tempo per cui niente è mai uguale a se stesso, cambia sempre anche solo per qualcosa di infinitamente piccolo; la soggettività che ci ricorda di come ognuno viva e affronti gli avvenimenti in modo diverso, di come ognuno veda ogni cosa da un punto di vista diverso da quello degli altri; l’illusione della realtà per cui ogni cosa che noi vediamo è diversa da come ci appare ed ha in sé molto di più, che può essere visto solo cambiando la nostra prospettiva.

Giunti al cambio del contesto fotografico ci si accorge di essere ancora svegli, si torna al mondo reale, si torna al mondo reale dopo che la mente ha viaggiato, sospinta dalla bellissima musica di Waldteufel, ed ha potuto vedere cose che le erano estranee. Il cambio di contesto è di natura temporale e mostra lo stesso giardino in inverno, cosa che genera sicuramente più tristezza e malinconia nell’osservatore e porta alla comprensione dello stato d’animo dell’autore in relazione al giardino della madre, e quindi alla sua memoria, che si presenta per lui carico di tristezza, nonostante i bei ricordi rimastigli. Ho trovato significativa l’immagine in due momenti di un’ auto che abbandona la strada immersa nella neve, immagine molto significativa e carica di sentimento, visto il collegamento con la madre che ha lasciato questo mondo.

Nelle foto successive mi è parso che vi fosse un aumento della distanza con l’argomento trattato e, fra le cose che mi hanno colpito, la più importante è la sequenza di un tramonto e di persone di origine asiatica, che io ho interpretato come il tramonto dell’epoca della madre e del suo giardino, e l’arrivo di una società di cui l’Oriente è simbolo, visto il progresso tecnologico proprio dell’area, con la sua frenesia e il suo cinismo.

In alcune foto successive si evidenzia il contrasto fra vita e desolazione, contrasto probabilmente interno anche all’autore. Particolarmente significativa è apparsa la figura della sorella e piuttosto evidente l’effetto che intercorre fra l’autore e la sorella, e che le circostanze sembrano aver intensificato.

In conclusione, la mostra ha avuto l’effetto di farmi riflettere attraverso il ricordo della madre dell’autore, ricordo da ora in parte comune anche a me, ma, soprattutto, ricordo indelebile sulla pellicola delle foto.

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