Sacro, profano e quotidiano

di Claudio Sottocornola

È un fatto che i Santi da cui il mondo contemporaneo è più colpito sono quelli che hanno saputo realizzare una sintesi potente tra il Visibile e l’Invisibile, abbattendo gli steccati che separano sacro e profano, immanenza e trascendenza, Dio e mondo: è il caso di S. Francesco d’Assisi, S. Giovanni Bosco, Madre Teresa di Calcutta, Gianni Beretta Molla e tanti altri…

Lo stesso problema di sintesi fra sacro e profano si pone nell’ambito dell’esperienza artistica contemporanea. Dopo secoli di arte prevalentemente e dichiaratamente sacra, la modernità, che ha avuto il suo culmine nell’Illuminismo settecentesco, ha gradualmente spostato la sua attenzione al mondo umano laicamente inteso, mentre la crisi novecentesca ha prodotto sperimentazioni talvolta élitarie sulla percezione, la scomposizione dell’immagine e la contemplazione di una immanenza spesso totalmente rinchiusa nel fascino della sua struttura intrinseca.

Nel frattempo l’arte sacra ha finito col dibattersi fra l’imitazione e reiterazione di modelli classici, ormai convenzionali e di genere, e ardite sperimentazioni spesso non comprese dai più. Ma è possibile una sintesi fra sacro e profano?

Nel 2007 ho allestito una mostra itinerante, “80’s/Eighties (laudes creaturarum ’81)”, accompagnata da un dvd multimediale, in cui recuperavo 40 collages giovanili, realizzati nel 1981, a 22 anni, assemblando materiale di ritaglio da riviste e rotocalchi dell’epoca, in un insolito “pastiche” di cultura popolare (pubblicità, divi dell’epoca, cronaca, sport, ecc.), e immagini attinte dalla storia dell’arte e della spiritualità, con citazioni di Michelangelo, Beato Angelico, Picasso, Mondrian…

Ricordo come nacque quell’esperienza. Era la fine dell’estate, il settembre del 1981, avevo 22 anni ed ero convalescente: ogni mattina mi alzavo e, sul tavolo del soggiorno, ritagliavo spasmodicamente da riviste e periodici di tutto, dalla pubblicità alla moda a immagini dello spettacolo, preso da un raptus compositivo libero e ludico, atletico e mistico, profano e spirituale… Era come nuotare dentro un oceano, sperimentare l’espansione della vita in un nuovo spazio-tempo, totalmente riconciliato.

Per questo ho voluto sottotitolare la serie “laudes creaturarum ’81”: perché questa mia esperienza giovanile, questa ispirazione di “fine estate” diventata poi una mostra sugli anni ’80, mi aveva veramente regalato l’intuizione che, come dice Oscar Wilde, “il mistero non è l’Invisibile, ma il Visibile”, ovvero che il primo si manifesta nel secondo, che non c’è una radicale distinzione fra sacro e profano, ma che tutto è in qualche modo trasfigurato dalla luce che lo abita o, come dicevano i filosofi medievali, da un qualche grado di verità, bene e bellezza.

È quello che mi propongo di esprimere ogni qual volta realizzo una mia esperienza artistica fra musica, immagini e poesia. Perché solo nell’oggi, nell’hic et nunc dell’attualità e dell’impegno quotidiano, possiamo dare senso alla nostra storia e cogliere ciò che la trascende, il sacro che la abita e che chiede di manifestarsi in essa.

Famiglia in dialogo, ottobre 2010

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