Anna Maggio

“Il giardino di mia madre”

La raccolta di foto mostrataci in classe rappresenta l’omaggio di un figlio alla madre venuta a mancare di recente.
Lo slide-show raffigurante oltre duecento foto che sfilano in lenta dissolvenza, con una melodia al pianoforte come sottofondo musicale, riesce a creare un’atmosfera quasi magica. E’ come se lo spettatore si materializzasse in un’altra dimensione, e iniziasse a camminare in quel fazzoletto di terra che la madre ha lasciato come sua testimonianza al figlio e al mondo. Le immagini presentate raffigurano gli angoli più nascosti del giardino, non la pianta rigogliosa e dall’aspetto stupendo come ci si aspetterebbe, ma i fiorellini dimenticati in mezzo all’erba, il ramo in controluce, il cespuglio all’angolino. Questo è il fascino che la madre ha sempre saputo cogliere nel giardino che accudiva; le piante, i fiori che ha curato erano tutti belli per lei perché è stato tramite il suo lavoro, le sue fatiche, che essi sono cresciuti. E questo fascino ci viene riproposto dal figlio che lo utilizza in ricordo di lei e della cura che ella ha sempre avuto per il giardino così come per le persone.
La presentazione delle immagini è stata divisa in ‘’capitoli’’: interno, la neve, back to the 70’s  in the U.S.A., archeo, sud, isole, paradise lost, Rome 2007, tramonti a Nord-Est.
Come possiamo vedere, la mostra è una specie di viaggio nel tempo, dove nella prima parte, l’interno, le foto ritraggono il giardino della madre, ma successivamente la prospettiva si dilata portandoci dal vitalismo degli U.S.A. all’archeologia di Pompei, dalla neve delle strade di Bergamo, al mare del Sud Italia.
I luoghi non sono riprodotti in modo tradizionale ma secondo l’istinto, il quotidiano, ciò che è importante per il fotografo e ciò di cui vuole mantenere un ricordo immortalandolo in uno scatto. Per esempio, nella sezione dedicata agli U.S.A. non troviamo l’immagine classica della statua  della Libertà con la visuale che riprende tutta la figura, ma la foto è stata scattata come se l’osservatore fosse ai piedi della statua e guardasse in alto, quindi non riproducendo l’immagine convenzionale dell’opera. Lo stesso accade nella sezione Rome 2007, dove non abbiamo la fotografia delle opere d’arte della capitale, ma le immagini rappresentano i paninari di strada o al più le persone che ammirano le architetture romane.
Ciò che accomuna tutti i capitoli del percorso visivo comunque è la presenza della natura: non c’è capitolo che non mostri un albero o un fiore, e questo forse significa che la madre, attraverso la sua silenziosa presenza  nel giardino e nella natura, non abbandona mai il figlio ma rimane sempre con lui.

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