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Da Bach a Taylor Swift:
l’agenda scolastica 2024-25 dedicata alla grande musica
L’Editrice I Quindici realizza con la firma di Claudio Sottocornola un’agenda
scolastica interattiva che ha per tema la musica e ne ripercorre la storia,
i personaggi, i generi, con indicazioni di ascolto
fra classica, pop, jazz, rock e tanto altro
Ciao Giorgio
fonico
Fiorenzuola (PC), 1950 – Seriate (BG), 2024
Sulle ali della musica…
“A che punto è la notte?”: la filosofia indaga i nodi dell’attualità nel nuovo libro di Sottocornola
Claudio Sottocornola alla Fiera dei Librai 2024
Venerdì 26 Aprile 2024, presso lo Spazio Incontri della Fiera dei Librai di Bergamo l’autore Claudio Sottocornola ha presentato il libro “Così vicino, così lontano. L’inquietudine dell’assoluto” (Velar edizioni, 2023) in cui, a partire da un approccio filosofico, attraversa i luoghi della spiritualità e della teologia cristiana per attualizzarne aspirazioni e contenuti nel solco della contemporaneità. A partire dalla crisi della parola e dal recupero del suo significato biblico e metafisico, egli si inoltra così nell’indagine della sua possibile manifestazione esistenziale, storica e quotidiana. Il rapporto fra tradizione e attualità, le suggestioni del Gesù storico, la considerazione della natura umana fra nichilismo e speranza, l’ineffabilità e la trascendenza del divino, il mistero trinitario nella sua declinazione inclusiva, le possibilità di un recupero maturo della dimensione devozionale e affettiva, sono solo alcuni fra i temi affrontati. Sullo sfondo, il sogno di un superamento degli integralismi incombenti, e la considerazione del pluralismo come dono in funzione di una superiore unità. In dialogo con l’autore don Francesco Poli, divulgatore, formatore e assistente ecclesiastico nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori.
Claudio Sottocornola alla Rassegna “Parole che curano”
Nuovo appuntamento della Rassegna “Parole che curano”, organizzata dal Centro “Fo.R.Me” della Coopertaiva Ruah, luogo di riflessione sulla persona e i suoi bisogni, in collaborazione con l’Associazione Diafora e la Cooperativa La Fenice. Venerdì 12 aprile 2024, dalle ore 18.30 alle 20.00, presso l’ex-Monastero della Ripa di Albino, Claudio Sottocornola, filosofo e scrittore, ha presentato il suo ultimo volume “Così vicino, così lontano. L’inquietudine dell’assoluto” (Velar, 2023, pp. 200), indagine transdisciplinare sulla crisi del sacro in Occidente e su una sua possibile rimodulazione. Interverranno Martino Doni, docente dell’Università San Raffaele, Michele Agazzi, avvocato specializzato in psicologia clinica, e Raul Zecca Castel, antropologo culturale che modererà l’incontro.
Sottocornola alla Rassegna “Parole che curano”.
(altro…)
“Così vicino, così lontano”
nel nuovo libro “Così vicino, così lontano”
Esce LAMIAGENDA, dedicata all’inclusività,
con i testi del filosofo Sottocornola
“Tutti i colori dell’arcobaleno”, una inedita agenda per l’anno scolastico 2023-24, scritta da un filosofo per iniziare i più giovani alla ricerca dell’armonia, nel segno della inclusività e della condivisione
Ancora a proposito di “Tra cielo e terra”
Sottocornola in libreria con “Fiorire nel deserto”,
per una filosofia della speranza
Alieno
di Claudio Sottocornola
Nove conversazioni filosofiche “Tra cielo e terra”:
il nuovo libro di Claudio Sottocornola
Accendiamo la luce!
Memoria per il Natale 2022
di Claudio Sottocornola
Santa Maria del Popolo a Roma, 1604
Stillicidio italiano
Burocrazia malata: il mio traumatico rapporto con l’INPS
di Claudio Sottocornola
(Inf. III, v. 9)
La buona politica
Riflessione in occasione delle imminenti elezioni politiche italiane, settembre 2022
di Claudio Sottocornola
Sono stato studente di liceo nei gloriosi anni ’70, in un contesto dove il dibattito seguito al ’68 era intenso e vivace e, come ho scritto, per esempio in “Parole buone” (Marna, 2020), ritengo che esso abbia prodotto risultati nel complesso stimolanti rispetto ai temi della scuola e della cultura, della società e dei diritti, delle stesse relazioni fra persone e della autorealizzazione. Soprattutto – lo sappiamo – erano anni in cui ci si proiettava tutti verso un altro mondo possibile, eravamo abitati dall’utopia e da un desiderio, probabilmente espresso in modo maldestro, di trascendenza e di altrove. Non sono quindi fra i critici radicali di quel tempo, anche se ritengo che avesse in sé la grave contraddizione di ambire a realizzare un processo di liberazione collettiva, senza avere una adeguata nozione di libertà, ovvero senza saperla in alcun modo fondare, se si escludono alcune semplificazioni ideologiche dell’epoca, il che spiega la deriva adulta del movimento entro una concezione, in fondo, borghese di libertà, riassumibile in un generico “fa’ un po’ come credi…” (per esempio, nell’educazione dei figli).
(altro…)
Povera Patria
20 luglio 2022
Parlamento Italiano, Danza Macabra
Povera patria (Franco Battiato, 1991)
Povera patria!
Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos’è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore…
Ma non vi danno un po’ di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare
le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
sì che cambierà, vedrai che cambierà.
Si può sperare
che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po’ da vivere…
La primavera intanto tarda ad arrivare.
A proposito di tiranni
Libertà vo’ cercando…
“In queste settimane abbiamo assistito – con profondo senso di angoscia – a scene di violenza su civili, anziani, donne e bambini, all’uso di armi che devastano senza discrimine, senza alcuna pietà. L’attacco violento della Federazione Russa al popolo ucraino non ha giustificazione alcuna… La pretesa di dominare un altro popolo, di invadere uno Stato indipendente, ci riporta alle pagine più buie dell’imperialismo e del colonialismo”.
“Dal nostro 25 aprile, nella ricorrenza della data che mise fine alle ostilità sul territorio italiano, viene un appello alla pace. Alla pace, non ad arrendersi di fronte alla prepotenza”.
“La straordinaria conquista della libertà, costata sacrifici e sangue ai popoli europei, non può essere rimossa né cancellata. Sappiamo anche che la libertà non è acquisita una volta per sempre e che, per essa, occorre sapersi impegnare senza riserve. Vale ovunque. In Europa come in Italia”.
Per un approfondimento, Guerra e Pace:
www.vitomancuso.it
Una voce per la pace
Papa Francesco, Angelus, Piazza San Pietro, 13 marzo 2022
Claudio Sottocornola
Quando si fa notte
Mi risveglio, mi rivitalizzo e rallegro quando si fa notte. Incomincio a sentirmi sveglio, vigile, recettivo: di solito lavoro ai miei libri, scrivo articoli, programmo gli impegni, ascolto buona musica o leggo, ma soprattutto distillo quel che resta del giorno, come volessi emettere il famoso acuto finale a termine esecuzione. Da sempre ho anche amato uscire, quando si fa buio, per le vie del quartiere di Bergamo dove abito, e percorrere le strade che lo qualificano come naturale confine, terra di transizione, cerniera indeterminata e misterica fra città e campagna, terra dell’uomo e terra di nessuno. E respirare la notte che incombe, le strade deserte e perciò la vita che vi appare come residuo coscienziale di un vissuto amato, odiato, ripudiato e infine assimilato come mythos fondativo, il luogo o ambito, come voleva Raimon Panikkar, del sogno o del desiderio originario, dell’infanzia e del suo risvegliarsi alla vita introiettandone tutta la simbologia possibile, indelebile, arcaica, eterna come la definirebbe il filosofo Emanuele Severino, ma anche il Fellini de “La voce della luna”. Certo, il vecchio calzolaio, la coppia di anziani fruttivendoli o la lattaia operosa e stanca non ci sono più, mentre qualche immigrato è andato ad abitare cortili ormai riadattati alla contemporaneità. E la contemporaneità, per queste aree dismesse fra città e campagna, è desertica e quasi spettrale: nessuno attraversa più le vie o le piazze, se qualcosa risuona è l’eco di un programma mediaset da una vecchia finestra, o un odore di minestra sudamericana che attesta le nuove antropologie esistenti. Gli autoctoni diffidano, si chiudono, incarogniscono e abbandonano il territorio. In questi giorni ha chiuso l’ultimo giornalaio del quartiere, e una simpatica ditta di maghrebini ha aperto un negozio di alimentari. Divago, perché avrei voluto parlare della notte – il tema di queste fotografie che ho scattato in anni abbastanza recenti con un vecchio cellulare Nokia – sviscerandone tutto il fascino, tutta l’ebbrezza, tutta l’attesa che essa evoca e provoca in me, ma credo che dovrò senz’altro rinviare questa pretesa per mancanza di forze. Sto ultimando in questi giorni la chiusura di un impaginato consistente da inviare a stampa, in modo che un libro sul pop cui lavoro da anni possa uscire prima di Natale. E oggi è il 2 dicembre e ho fatto parecchio le ore piccole, in queste ultime settimane, per condurre il progetto in porto. Ma anche – non so perché – mi sono fissato con l’idea di fare uscire anche questa plaquette con delle foto che ho voluto salvare con tutte le mie forze dalla distruzione, visto che non risultavano più estraibili dal vecchissimo cellulare che mi ostino a non cambiare, riuscendovi infine solo grazie a un amico, tecnico del computer, che mi ha fatto utilizzare un costoso programma di invio mail per averne i file sul pc, ovviamente, quali sono, a bassissima definizione. Non potete immaginare la mia gioia nel vedere queste immagini sgranate, e per me sublimi, io che mi rifiuto di indossare gli occhiali al cinema per poter godere così di un’immagine meno nitida, io che odio l’alta definizione e l’iperrealismo di tanta arte contemporanea, e che qui, in queste foto, ho ritrovato davvero il mio mythos, la notte sì, con tutta la sua incertezza, indeterminatezza, vaghezza e vacuità declinata in tre distinguibili percorsi.Il primo è Colognola, quartiere periferico di Bergamo, dove abito da sempre, Comune a sé dalle solide radici rurali fino agli anni venti del ‘900, ora parte di Bergamo con nuove aree residenziali colonizzate da nuovi abitanti, che vi abitano ma non vivono più il quartiere. La strada fotografata è all’estremo limite dell’area vecchia, cosparsa di villette anni ’60 e nuovi condomini. Ormai abitualmente deserta a quelle ore in cui le foto sono scattate, nel corso di una passeggiata quasi notturna, per me è carica di ricordi giovanili e d’infanzia: la scuola media, le passeggiate con mia sorella e col nostro cane, le processioni, l’osservazione adolescenziale dell’orizzonte, dei treni in transito e… perché no, dei possibili Ufo in avvistamento. Nella mia poesia “Anni ‘60”, parlo proprio di questa periferia come di un luogo mitico, di una “attesa totale”, un’area a margine e di confine da cui guardare il mondo, e forse il grande impero americano che ci faceva sognare. Il fatto di viverci da adulto, di non “essere andato via” – ora che il luogo si è umanamente desertificato – a me ricorda la categoria della “restanza” che Vito Teti, sociologo di Locri, evoca a proposito dei paesini calabri ormai abbandonati e popolati dai nuovi migranti, come condizione di un partenza più radicale, di un viaggio più ontologicamente irreversibile e in totale perdita, verso la propria appartenenza originaria, e che qui, a differenza che nel Sud, orgoglioso delle proprie radici, fa i conti con una indifferenza e un incarognimento diffusi.
Il secondo percorso riguarda il lungomare di Locri, nella Calabria jonica, dove trascorro in genere le mie vacanze estive. Anche qui, vuoi per ragioni geografiche, vuoi per ragioni sociali e ambientali (il paese vanta un’aura di occulta nobiltà: pensate che negli anni ’60 c’era un treno Locri-Parigi!), oggi si vive un lento, inesorabile e pervasivo declino con strade dissestate e il chiudersi o esaurirsi delle principali attività ricreative, commerciali e balneari in genere, ma una popolazione magno-greca che resiste nei suoi epigoni, e dunque giovani e ragazze palesemente ai margini ma proprio perciò vogliosi di affermazione e riscatto, fra ingenui esibizionismi e speranze più o meno indeterminate di un futuro a venire. A me Locri ricorda l’infanzia, gli anni ’60, il calore della gente di quel decennio, che lì, in una sorta di viaggio à rebours riesco miracolosamente a ritrovare. Ma proprio grazie alla scabra semplicità dei luoghi, alla ruvidezza del suo assetto urbano, all’aura di declino nobile e meraviglioso che non cerca l’escamotage della tendenza o dell’autocitazione. Anche qui tutto è in perdita… e come tale tutto è gratuito, pura esistenza, sublimazione assoluta.
Infine, la sezione “Dalla finestra” riguarda alcuni scatti tardo-serali o prenotturni, dopo una qualche partita di calcio vinta dalla nazionale (quale non so), col conseguente dilagare di auto festanti per la strada parallela a casa mia (una provinciale, e dunque molto trafficata). Io, dalla finestra del mio studio, col solito cellulare, ho scattato le foto di auto e fari in movimento e, vedendole, le ho poi trovate evocative di quel divenire che più sembra contrapporsi alla ieratica immobilità urbanistica di Colognola e Locri delle due serie precedenti, ma in realtà sono l’altra faccia della stessa medaglia: rappresentano involontariamente (o forse no?) il samsara (per le religioni dell’India, la giostra del divenire che cela la vera realtà), a fronte del dato che tale giostra di clacson e carosello di auto lascerà del tutto inalterata la condizione di immobilità delle esistenze che torneranno il mattino seguente alla loro quotidianità, alla medesima routine di sempre. Proprio per la dimensione metafisica di questa percezione, alcune immagini di questa serie sono presentate in modo realistico, e cioè per lo più in verticale, mentre altre, dato che mi interessava sottolineare di più il gioco, l’atmosfera turbinosa del carosello di luci e di clacson immaginati, sono presentate in orizzontale, a significare il tourbillon di una vita che smemorandosi in realtà si afferma, dunque si presentano più come composizione astratta, di cui potrebbe ricostruirsi – ma non è necessario – il contenuto realistico. Qui il mio è un po’ il guardare e il partecipare da una condizione quasi privilegiata, di straniamento o distanziamento, ma anche occultamento, che consente di vivere il brulicare della vita, senza restarne impigliati, e dunque, ancora una volta, assumendo il privilegio del margine, o del confine, del limitare, come condizione salvifica, rigenerante, direi di travalicamento virtuale verso un ulteriore.
Tutto il percorso ha dunque a che fare con quello che nell’eventuale sottotitolo alla serie declinerei come: notte, abbandono, periferia, evasioni, margini. Sappiamo che da Heidegger alla mistica di svariate tradizioni spirituali la notte, come luogo dell’assenza, è anche il luogo in cui si fa esperienza di una trascendenza del desiderio che, in ultimo, dovrebbe condurre all’esperienza del sublime, come smisurata grandezza del senso o significato rispetto a quel tutto che ci sovrasta, ma che noi riusciamo a relativizzare – specie nell’assenza o povertà dei segni – e, dunque, a trascendere come libertà. Questa differenza che Kant formalizza fra sentimento del bello (armonizzante, immanente) e sentimento del sublime (distorcente, inquietante, che prima allontana e poi attrae, ma alla fine introduce più radicalmente nell’ambito noumenico o della libertà) mi vede decisamente assimilato alla seconda opzione anche in ambito estetico. Preferisco il dissonante, l’asperità, la non evidenza, e dunque la notte, alla levigata evidenza della forma compiuta e riconoscibile dall’universo mondo o mainstream diurno.
Notte, abbandono, periferia, evasioni, margini… Il luogo del possibile come luogo della libertà…
Mario Bonanno
Scrutare fra le meta-significanze
Dario Franchi
La prima cosa che mi viene in mente
Alberto Marengoni
Le fotografie di “Mythos”
Come il tessuto produttivo e sociale, anche la città, o quella che per convenzione è identificata come tale, nella contemporaneità non si rispecchia più in quei codici a cui la nostra generazione era stata abituata. Nello specifico queste prime fotografie rappresentano una marginalità; sono esemplari dell’estrema disattenzione per la qualità architettonica che caratterizza le periferie, ma ciò nonostante il velo dell’oscurità e il gioco delle luci artificiali ne restituiscono un’immagine non priva di fascino e di celata poesia.
Il richiamo ai paesaggi urbani di Sironi è quasi automatico.
D’altro canto il concetto di “bello” nell’accezione accademica del termine, è una nozione che sopravvive perlopiù nelle periferie culturali e nell’ambito scolastico.
Se è innegabile che una certa qualità urbana e architettonica sopravvive nei centri cittadini, grazie alle preesistenze storico-monumentali, e nelle aree pedonalizzate, nonostante i buoni propositi di alcuni PGT, tutto il resto del territorio appare come un puzzle confuso, qualitativamente eterogeneo e privo di identità, ove le uniche valenze, sottolineate con enfasi dal mercato immobiliare, sono connesse agli aggettivi “commerciale” e “residenziale”.
Bisogna prendere atto che lo spazio urbano non è più di per sé un motivo di aggregazione sociale, che alla vicinanza fisica si sia sostituita la connessione tramite i social e che l’unico luogo di ritrovo spontaneo degli adolescenti siano, oltre ai centri commerciali, i fast food dotati di ampi parcheggi.
Nel caso specifico qui è il quartiere di Colognola, teoricamente un borgo all’estrema propaggine di Borgo San Leonardo, già separato dal centro cittadino dal tracciato ferroviario e poi definitivamente isolato dalla trafficatissima circonvallazione che, oltre a rappresentare una reale barriera fisica (un vero e proprio fossato), ne ha sicuramente creato una di natura percettiva. Anche la sua fruizione viaria in direzione di Milano, con la costruzione dell’autostrada, si è persa.
In altri tempi questa condizione avrebbe potuto essere l’opportunità per recuperare una propria autonomia e quindi una propria identità, ma probabilmente questa occasione è andata perduta.
Vi è però da considerare che i luoghi, a prescindere dagli elementi architettonici dal valore simbolico o formale, acquistano una valenza ben diversa per chi lì vive nella quotidianità e lì ha stratificato i propri ricordi. A maggior ragione se – come Sottocornola – si dota di strumenti esegetici atti ad evocarli.
Nonostante ciò anche per me, distratto guidatore diurno nell’astratto silenzio notturno, nell’insieme di banali e disordinate costruzioni, viene spontaneo immaginare che oltre quelle poche finestre illuminate, quelle insegne di bar ancora accese, scorrano delle esistenze e si consumino piccoli riti quotidiani. Per me, che non mi sono mai riconosciuto in quella che viene definita normalità, quegli interni casalinghi assumono magicamente un fascino rassicurante.
Nello scorrere le immagini il passare repentinamente dall’hinterland lombardo alla costa ionica, costretto ad un salto spazio-temporale potrebbe risultare traumatico, se non fosse che lo sguardo ermeneutico – quasi non intenzionale – degli scatti fotografici, ne restituisce una medesima cifra stilistica.
Le considerazioni di natura sociale e urbanistica, potrebbero, anche nel caso di Locri, essere probabilmente sovrapponibili, ma, è banale sottolinearlo, la presenza del mare crea un’incolmabile distanza.
Nelle foto lo sguardo si rivolge inevitabilmente ad esso, pur attraverso l’elegante gioco delle fronde di un oleandro.
Ancora una volta l’oscurità avvolge e attenua la percezione tra il mondo finito e infinito, tra il mondo materico e lo spazio dell’orizzonte, senza una vera e propria soluzione di continuità tra gli elementi.
Spesso la solitudine di una passeggiata notturna, può regalarci una visione privilegiata su quell’insieme di cui facciamo inevitabilmente parte e che fa parte di noi; il bisogno di custodirla tramutandola in immagini, seppur sfocate, fa parte della nostra identità culturale più profonda, e Sottocornola ne diviene con le immagini non convenzionali di “Mythos” l’ideale interprete.
T.L.
Tra giorno e notte
Su questi confini, labili, il pensiero si ferma. Diventa riflessione. Guarda dentro, e fuori. Osserva, e interroga i fenomeni.
La trasformazione dello spazio urbano, fatta anche di flussi migratori tra centro e periferia. Migrano persone, funzioni, culture. Gli spazi si specializzano: chi sta dentro e chi sta fuori. E il fuori diventa spazio di marginalizzazione, confinato. Il degrado occupa il territorio lasciato fuori. Fuori dai quartieri gentrificati. Le persone si separano. I confini, però, a volte, sono spazi di resistenza. Di chi non se ne va. Di chi prova a difendere i luoghi, e la memoria dei luoghi. E, allora, le storie si intrecciano. I confini lasciano passare, diventano condivisione e scambio. La periferia si fa città. Luogo dei cittadini.
La trasformazione del paesaggio, con lo spazio costruito che avanza, indifferente, a occupare il luogo della natura. E il confine si sposta, quasi a lambire il mare. Diventa spazio di risulta e di conflitto. Di abbandono. Dove la natura prova a riappropriarsi di quanto era suo. E crescono rigogliosi cespugli.
La trasformazione di chi osserva, tra il giorno e la notte, quanto accade sui confini. E ne diventa parte integrante; si muove con loro, tra resistenza, riappropriazione, condivisione. Alla luce della luna. Delle lune elettriche.
Donato Zoppo
The Rhythm Method (diary): 31 dicembre
Mythos fondativo
Il mythos fondativo del filosofo del pop, con il quale ho lavorato per anni, è la nostalgia del passato, in particolare degli anni ’60 sabbiosi, in filigrana, tra jukebox e cortei, sapore di sale e compagni dai campi e dalle officine.
I fatti della vita e il covid, con il suo apparato di distanze, lontananze, disconnessioni, hanno allentato i nostri rapporti. Agli sgoccioli di quest’anno di andate e ritorni, ho ricevuto due suoi nuovi libri. Un pensiero inatteso, un regalo speciale. È anche grazie alla frequentazione con lui – fisica, teoretica, on the road, dalle lezioni-concerto alle chiacchiere su massimi e minimi sistemi – che ho imparato a guardare alle parole da più versanti. Osservazioni prismatiche.
Fare dono è un gesto regale; regalità è padronanza di sé, emanciparsi dall’incubo delle passioni. “E ti vengo a cercare”, una delle tante che Claudio ha interpretato nei suoi progetti di ermeneutica pop.
Mythos è uno dei suoi tanti librini iniziatici, osservazioni nella notte da una finestra borghese su una periferia in movimento, come le sue foto. Occhio di bue è una sorta di opera omnia a metà, raccoglie e sistema anni di lezioni-concerto e di eventi sul territorio tra canzone e crisi dei valori.
Ascoltavo il nuovo album dell’Accordo dei Contrari. Un brano si chiama “Così respirano gli incendi del tempo”. A volte i titoli spalancano universi.
Athos Enrile
Athos di MAT2020 (www.mat2020.com)
Claudio Sottocornola-“Mythos”
Il titolo è “Mythos”, un contenitore dalle dimensioni ridotte ma carico di significati personali che possono trovare facile comparazione con la storia di ogni essere pensante, non necessariamente âgée.
Il tema affrontato riguarda la notte, fotografata senza pretesa alcuna se si fa riferimento alla tecnica, a volte sfuocata, non sempre comprensibile, una visione imperfetta, come ci accade di percepire quando il calar delle tenebre nasconde momentaneamente lo zucchero – e il veleno – di una giornata in chiaro, appena lasciata alle spalle.
Sottocornola agisce su tre piani differenti, o meglio, su diversificate coordinate spaziali e temporali e la sua opera dicotomica individua percorsi alternativi – o paralleli.
Il primo sentiero conduce a “Colognola”, un quartiere alla periferia di Bergamo dove C.S. vive da sempre, ed é quindi testimone della sua dinamicità demografico-qualitativa.
La mitica periferia dove si cresce, dove punti salienti trovano ora motivo per riunirsi.
Tanti ricordi ed una desertificazione che, sottolinea l’autore, ricorda la categoria della “restanza”, evidenziata dal sociologo Vito Teti a proposito dei paesini calabri ormai abbandonati e popolati da nuovi migranti, pronti a promuovere una nuova partenza; ma a differenza del Sud – orgoglioso delle proprie radici – occorre qui fare i conti con una diffusa indifferenza.
Un secondo sentiero indirizza al luogo di vacanza della vita, la Calabria jonica, in particolare il lungomare di “Locri”. Anche in questo caso il declino appare inesorabile, un dissesto fisico a volte, ma molto di più se si pensa allo scemare della socializzazione, legata anche alle varie attività, un tempo molto più che entità commerciali.
I ricordi sono possenti, ma scemano al cospetto di una comparazione dell’oggi con il passato, una sperequazione a vantaggio di ciò che fu che diventa fonte di enorme delusione.
L’ultima sezione si intitola “Dalla finestra”, e propone alcuni scatti fatti dalla finestra usando il cellulare subito dopo una vittoria della nazionale di calcio, quando su di una strada statale, parallela a quella dell’autore, scorre il fiume di auto in festa, tra luci gioiose e clacson assordanti, situazione opposta, per spirito e atmosfera, rispetto alle due precedenti ma, a ben riflettere, una rappresentazione che durerà lo spazio di un battito d’ali, per poi lasciare il tutto inalterato. E il giorno dopo la routine avrà il sopravvento.
Tutto questo viene “raccontato” attraverso la fotografia, volutamente rock e un po’ allucinata, giocando tra realtà e immaginazione, scrutando e soffrendo, vivendo la calura estiva o l’umidità che tappa il naso, unendo le memorie al mood del momento, guardando, forse, a ciò che si vorrebbe realizzare e che appare ormai solo un sogno lontano.
La notte è bella. La notte è maledetta.
Il silenzio e la solitudine amplificano il disagio… per alcuni, ed ogni minuto carico di pensieri sembra duri una vita.
Il silenzio e la solitudine possono anche essere un conforto, un momento in cui la riflessione appare facile e le idee prendono corpo nitidamente… nonostante il buio.
Claudio Sottocornola, dalla sua posizione privilegiata, osserva, immortala, rimembra, e ciò che crea, con apparente facilità, diventa ciò che avremmo voluto dire o fare… ma non ci abbiamo mai pensato, forse, nonostante la nostra piccola videocamera sia perennemente in azione in ogni frangente della nostra esistenza.
Alle iniziali note dell’autore si aggiungono i testi critici di Mario Bonanno, Dario Franchi e Alberto Marengoni.
Essendo un fautore dell’interazione tra differenti arti – in particolare tra suoni, parole e immagini – ho apprezzato incondizionatamente “Mythos” e ringrazio l’autore per aver messo a disposizione parti di vita così personali che, mi auguro, stimoleranno nel lettore qualche nuova riflessione.
Lorenzo Barberis
Claudio Sottocornola, “Mythos”
Scrivo volentieri alcune righe anche su questo Sottocornola che si confronta con la fotografia in un libretto, “Mythos”, sottile quando poderose sono invece le raccolte di saggi musical-pop che formano il suo corpus di saggista.
Interessante notare, appunto, come la disamina è sempre quella del “Mito”, che in senso primigenio è il racconto ma in chiave moderna è contigua alla sfera del divismo (riprendendo appunto, anche in questo caso, elementi dalla cultura classica per definire quella pop, con una cifra d’ironia per cui il moderno Divo, il moderno Mito, non sono mai all’altezza piena del nome che viene caricata sulle sue spalle). Qui però Sottocornola intende “Mito”, mi pare, in forma propria di racconto.
Racconto, come chiarisce il preciso testo introduttivo dell’autore, della notte, della periferia, (e per estensione simbolica dell’abbandono, del margine). Sul sito dell’autore, la recensione di T.L., riprendendo e declinando in chiave personale le notazioni proprie già dell’autore, spiega bene l’intento de “La notte come spazio di libertà, il margine e la periferia come luoghi della possibilità, l’indefinito come opzione privilegiata di oscillazione e movimento, ibridazione e sviluppi”.
Athos Enrile, sul suo blog, analizza con cura le distinzioni tra i vari luoghi, le varie periferie attraversate dall’autore nel corso della sua esistenza, cogliendone i segni di – inevitabile? – disfacimento, non solo materiale. Interessante al proposito quando afferma Donato Zoppo: “Il mythos fondativo del filosofo del pop, con il quale ho lavorato per anni, è la nostalgia del passato, in particolare degli anni ’60 sabbiosi, in filigrana, tra jukebox e cortei, sapore di sale e compagni dai campi e dalle officine.”, individuando una fertile connessione tra il saggista e il mitografo-fotografo.
Arricchiscono il volume, poi, tre interventi di Mario Bonanno, che indaga le “meta-significanze” aperte dagli scatti di Sottocornola, di Dario Franchi e di Alberto Marengoni, che offrono ulteriori punti di vista sugli scatti mitografici di Sottocornola, che possono vantare così una ricca ricezione e disamina critica.
Per aggiungere una considerazione a quelle già notevoli effettuate da chi mi ha preceduto nello scrivere del “libello” (nel duplice senso di agile libretto e di verve sottilmente polemica, pare di cogliere, di questa rappresentazione del declino delle periferie, colto nella melanconia di scatti sgranati in notturna), mi piace cogliere, da cultore del fumetto, una dimensione “sequenziale”. Non vi è una storia narrata apertamente da Mythos, ma le fotografie (scandite come detto in sezioni per la location: Bergamo, Locri…), disposte in sequenze simili, paiono ricostruire fotogrammi di una peregrinazione notturna, raccontare di un itinerario volutamente privo di uno specifico senso, ma che comunque la nostra mente può ricostruire come “percorso” dell’occhio fotografante sempre implicito nello scatto.
Una interessante divagazione dell’autore nei territori del notturno, quindi, che gli sono – come egli stesso riconosce – congeniali: per citare le sue parole, “luogo del possibile, come luogo della libertà”.
11 settembre 2001-24 febbraio 2022
Riflessione per la pace
di Claudio Sottocornola
Tre poesie per la pace
di Claudio Sottocornola
Gli auguri di Buon Anno del filosofo del pop con le foto di “Mythos”, itinerario notturno nel paesaggio contemporaneo
C. Sottocornola, Mythos 001 (CLD, 2021)
“Occhio di bue” è il nuovo libro di Claudio Sottocornola: un viaggio fra presentazioni di libri, lezioni-concerto, canzoni e immagini on the road…
“Occhio di bue” per Claudio Sottocornola
La Zattera del pensiero: “Occhio di bue” per Claudio Sottocornola
www.zatteradelpensiero.it
Sunset Boulevard: “Occhio di bue”, Claudio Sottocornola dona ai suoi lettori un compendio della sua attività di “filosofo del pop”
suonalancorasam.com
Lumière e i suoi fratelli: “Occhio di bue”, il nuovo libro di Claudio Sottocornola
lumiereeisuoifratelli.com
Sottocornola su “Margutte”
Oniricamente penso l’essere (da “Eighties (laudes creaturarum ’81”, CLD, 2007)
Idee pop per un viaggio alle origini (da “Saggi Pop” /Intro Pop Ideas, CLD-Marna, 2018)
Elvis Presley ritratto da Claudio Sottocornola (da “Varietà”, CLD-Marna, 2016)
Vivere il declino (da “Effatà”, CLD-Marna, 2015)
Nel naufragio del contemporaneo, quale direzione, quale canto? (da “Effatà”, CLD-Marna, 2015)
“Bootleg” di luglio ci propone quattro brevi flash back nel 2011, per ricordare il ciclo di lezioni-concerto tenuto dal filosofo del pop a Bergamo con gli studenti del Liceo Mascheroni per celebrare i 150 anni dell’unificazione italiana
“Il giardino di mia madre” su Margutte
Riscopriamo con “Bootleg” di aprile la silloge “Giovinezza… addio. Diario di fine ’900 in versi” (CLD/Velar, 2008), “romanzo di formazione” che raccoglie poesie scritte da Claudio Sottocornola tra il 1974 e il 1994
Those were the days my friend
We thought they’d never end
We’d sing and dance forever and a day
We’d live the life we choose
We’d fight and never lose
For we were young and sure to have our way.
Those were the days, oh yes those were the days…
Those Were The Days (Fomin-Raskin)
C. Sottocornola presenta “Giovinezza… addio. Diario di fine ’900 in versi”, Centro San Bartolomeo, Bergamo
C. Sottocornola presenta “Giovinezza… addio. Diario di fine ’900 in versi”, Biblio-Mediateca “Armando La Torre”, Siderno (RC)
Claudio Sottocornola a RT Radioterapia
RT RADIOTERAPIA, a “Cose da difendere” Claudio Sottocornola intervistato da Paolo Tocco:
https://soundcloud.com/user-888189875/cose-da-difendere-4-febbraio
A proposito di “Parole Buone”
Il Blog di MAT2020: Claudio Sottocornola, “Parole Buone”
(Elisa Enrile)
mat2020.blogspot.com
SoloLibri.Net: “Parole Buone” di Claudio Sottocornola
(Mario Bonanno)
www.sololibri.net
L’Angelo in famiglia: Parole buone per tornare a pensare, dicembre 2020 (Arturo Bellini)
Colognola: “Parole buone”, un interessante dizionario, marzo 2021
Missione Salute: “Parole buone”, marzo-aprile 2021
Apostrofi a Sud: “Parole Buone”, il nuovo libro di Claudio Sottocornola
apostrofiasud.wordpress.com
Margutte: Nostalgia (da Parole Buone)
www.margutte.com
Margutte: Gioia (da Parole Buone)
www.margutte.com
Margutte: Evoluzione (da Parole Buone)
www.margutte.com
Sunset Boulevard: Intervista a Claudio Sottocornola (Antonio Falcone)
suonalancorasam.com
Apostrofi a Sud: Intervista a Claudio Sottocornola
apostrofiasud.wordpress.com
Lumière e i suoi fratelli: Intervista a Claudio Sottocornola
lumiereeisuoifratelli.com
La Zattera del Pensiero: Intervista a Claudio Sottocornola
www.zatteradelpensiero.it
“Bootleg/Blitz” augura Buon Natale con la presentazione di “Saggi Pop” (Marna, 2018) tenuta da Claudio Sottocornola alla Libreria Cibrario di Acqui Terme il 30 gennaio 2019: una conversazione fra memoria delle origini e derive del pop contemporaneo
Sottocornola alla libreria Cibrario di Acqui Terme con “Saggi Pop”
Per “Bootleg/Blitz” di ottobre due presentazioni di Sottocornola alla Libreria IBS di Bergamo: “Varietà” (Marna, 2016) e “Effatà” (Marna, 2015), viaggiando fra pop e spiritualità
“Varietà” è un taccuino giornalistico che raccoglie interviste, ritratti, recensioni, approfondimenti, ricerche su costume, società e spettacolo nell’Italia fra gli anni ’80 e ’90, realizzate dal “filosofo del pop” fra il 1989 e il 1995 e già pubblicate su svariati quotidiani italiani prima di diventare silloge. Nell’incontro Sottocornola si addentra fra aneddoti e curiosità nei labirinti della pop culture contemporanea, attraverso i ricordi dei suoi indimenticabili incontri con i grandi personaggi della canzone e dello spettacolo in Italia, accompagnandoci in un avvincente itinerario nel mondo del popular nazionale dal Novecento ad oggi.
Il secondo incontro ha invece luogo in occasione della Giornata del Libro e del diritto d’autore 2015, e propone una riflessione sul valore della lettura, come metafora di un’apertura ermeneutica alla vita e alla Parola-Significato che l’attraversa, poi raccolta nel mini book “Coffee Break” (I Quindici, 2019), ora disponibile anche in formato ebook, scaricabile gratuitamente (https://store.streetlib.com/it/claudio-sottocornola/coffee-break). “Effatà” si presenta come una raccolta di “interventi sul territorio, flash temporali dalla durata effimera” che “obbligano all’assunzione dell’habitus nietzschiano che, nell’affrontare i grandi problemi, si comporta come si fa con i bagni di acqua gelida: ‘presto dentro, presto fuori’”. Si tratta quindi di un percorso fra riflessioni, conversazioni, meditazioni, illuminazioni, proposte dall’autore in occasione delle varie presentazioni della mostra itinerante “Il giardino di mia madre e altri luoghi” e del libro “Stella polare” dal 2010 al 2014.
Presentazione “Varietà” (Marna 2016). Dialoga con l’autore Donato Zoppo.
IBS Bookshop, Bergamo, 9 marzo 2016
“Varietà” alla IBS di Bergamo:
Claudio Sottocornola alla Libreria IBS di Bergamo con “Varietà”
Presentazione “Effatà” (Marna 2015). Introducono Laura Moro e Ileana Maria Paloschi.
IBS Bookshop, Bergamo, 23 aprile 2015
“Effatà” alla IBS di Bergamo:
“Effatà”: Claudio Sottocornola e il suo nuovo libro da IBS Bookshop per la Giornata Mondiale del Libro e di #ioleggoperché
“Effatà”: Sottocornola fra biografia, cultura pop e declino del sacro
Abbiamo bisogno di “Parole buone”
e il nuovo libro di Sottocornola ce lo ricorda
Sunset Boulevard: suonalancorasam.com
Apostrofi a Sud: apostrofiasud.wordpress.com
Lumière e i suoi fratelli: lumiereeisuoifratelli.com
La zattera del pensiero: www.zatteradelpensiero.it
“Covid-19″: in memoria…
“Covid-19”: in memoria…
Covid-19
(Anteprima da C. Sottocornola, Post Scriptum in “Parole Buone”,
Marna / Ebook in uscita, giugno 2020)
Mi sono chiesto anche, a fronte dell’inevitabile ritardo accumulato nella pubblicazione a causa dell’universale lockdown di questi giorni, se il suo contenuto e la sua forma avessero ancora ragion d’essere nella mutata situazione prodotta dalle terribili conseguenze dell’emergenza, nella fattispecie le migliaia di morti che hanno funestato la vita del nostro Paese e del pianeta intero, ma in particolare – vorrei quasi dire – della Lombardia e della città di Bergamo, dove abito, ove le immagini dei camion militari, che attraversano di notte Via Borgo Palazzo per smistare le salme che non possono più essere contenute in città nei forni crematori di mezza Italia, hanno fatto il giro del mondo. Quando si assiste a un’ecatombe, a una grande e sproporzionata tragedia collettiva – una guerra, una grande carestia, un contagio devastante – si apprende a relativizzare i tradizionali punti di riferimento, le anguste misure del giudizio abituale, e lo scenario del reale si allarga sino a rendere ininfluente, irrisorio, quasi imbarazzante ciò che prima appariva in primo piano e fondamentale. La grandezza e miseria della nostra condizione si appalesa, come voleva Pascal.
Ho dunque nuovamente sfogliato queste pagine e mi sono accorto che – sì – possono ancora essere lette, anche nell’orizzonte – e nella luce – di un nuovo inizio, di una disposizione alla speranza cui non venga però meno la necessaria lucidità nel decifrare segni, eventi, responsabilità. Ecco perché le “parole buone” che ho cercato di pronunciare in questo libro mi appaiono ancora leggibili, se pur precedenti la grande tragedia che ha attraversato le nostre terre e la nostra gente, e forse mi appaiono leggibili perché il bene che vorrebbero esprimere – per citare il titolo di un’illuminante opera del teologo Luigi Maria Epicoco (che a sua volta si ispira a Bernanos) – è “Sale, non miele”, vale a dire invito alla consapevolezza e, in questa, all’impegno, piuttosto che a una quiescente accettazione del dato.
Del resto, uno degli effetti più evidenti di questa emergenza è stato proprio quello di renderci consapevoli della bellezza di ciò che è – abitualmente, quotidianamente, banalmente – in quella “normalità” che andiamo oggi tutti rimpiangendo e invocando, e che abbiamo invece ignorato – o peggio, maledetto – quando attraversava i nostri giorni dove noi sapevamo vedere solo routine e non splendore. Oggi, che guardiamo il sole dalle finestre chiuse, sentiamo le rare voci umane che provengono dalla strada quasi sempre deserta con sorpresa e ricordiamo l’ultimo banchetto con nostalgia, oggi stiamo imparando che la nostra colpa è stata di non dire grazie a ciò che è e, pertanto, di non riconoscerne la smisurata grandezza.
C’è però una spiegazione che aiuta a comprendere ciò, specialmente nel nostro tempo, una ragione profonda, che senz’altro è alimentata dalla ottusità e cecità della mente e – più ancora – del cuore umano (che la fede chiama “peccato”), ma anche si alimenta a quelle “strutture”, come indicava papa Giovanni Paolo II, che tale ottusità, cecità o “peccato” finiscono con l’incarnare al punto da suscitare una sorta di replicazione e reiterazione indefinita della colpa, senza quasi che i singoli più si avvedano della stessa, quasi determinati dalla menzogna e dall’opacità che avvolgono ogni cosa, di molto restringendo gli spazi della libertà personale.
E io chiamerei questa colpa del mondo contemporaneo con un nome che a prima vista affascina e coinvolge, ma che cela in sé pericoli enormi per la vita, la sua profonda bellezza nascosta, il suo equilibrio. Chiamerei questa colpa: efficienza. Certo, lo so, non è l’efficienza in sé ad essere una colpa, ma l’efficientismo che la porta a diventare un idolo e, nell’attuale contesto socio-economico, un postulato utile al perpetuarsi di un sistema spesso ingiusto, che immola sull’altare del profitto le vite di milioni di esseri umani che, se appartengono – come accade in questo profondo Nord dell’Italia – a un contesto benestante, funzionante e altamente produttivo, nemmeno si avvedono dell’inganno, e con orgoglio procedono entro il perimetro di una prassi quotidiana che allontana sempre più dalla profondità delle relazioni, dalla capacità di assaporare la vita, dalla lucidità e armonia di mente e corpo, da un’esistenza davvero “umana”.
I giornali, le televisioni, il web hanno parlato e scritto, in questi giorni, delle drammatiche e, per certi versi, inspiegabili dimensioni che l’epidemia ha assunto in Lombardia e, in particolare, nella provincia di Bergamo, diventata quasi l’immagine più eloquente della sua più grave manifestazione di fronte al mondo. Inchieste giornalistiche e giudiziarie si stanno incaricando di far luce sulla questione ma, senza addentrarci in un terreno che non è di queste riflessioni, la constatazione che è sotto gli occhi di tutti riguarda l’omissione delle autorità pubbliche nel delimitare tempestivamente in Val Seriana, in particolare ad Alzano Lombardo e Nembro, spaventosi focolai di contagio, una “zona rossa” che avrebbe senz’altro limitato in modo enorme il numero dei morti che si sarebbero invece successivamente contati. Questo, a differenza che altrove, non è mai stato fatto: il risultato è che altrove il contagio è stato delimitato e le vittime anche, mentre da noi i morti hanno occupato coi loro necrologi le pagine del giornale locale come non era mai accaduto nella Storia, neanche durante le due guerre mondiali.
Non mi sarei dilungato in una narrazione che può sembrare terribilmente drammatica ma divagante rispetto alla natura programmatica di questo scritto se non avessi come scopo quello di additare le ragioni che – a detta di tutti gli osservatori informati del territorio – sono state all’origine di questa grave omissione, che ha poi determinato il diffondersi esponenziale dell’epidemia a livello locale. E tali ragioni sono vistosamente economiche, in quanto la Val Seriana, in provincia di Bergamo, è un’area altamente e fittamente industrializzata, con realtà i cui interessi sono di portata mondiale e dunque imprescindibili a livello nazionale. Non entrerò nelle ricostruzioni che vorrebbero Confindustria esercitare pressing su Governo o Regione per impedire la dichiarazione di una “zona rossa” in loco, ma rimando chiunque ad una personale ricerca fra stampa, web e tv (per tutti, consiglio la puntata del 6 aprile 2020 di “Report”, attualmente su RaiPlay, quasi interamente dedicata al caso-Bergamo).
“Ho scoperto che non lavoro per vivere ma vivo per lavorare e quindi sono sacrificabile”, dichiara in proposito un operaio della Val Seriana citato in un’intervista del 25 marzo 2020, apparsa su “Gli Stati generali”. E questo ci riporta al nostro tema, un efficientismo tecnologico e tecnicistico, idolatrato dalle due forme di materialismo dominante, quello del tardo capitalismo selvaggio e quello del vecchio ma culturalmente ancora pervasivo materialismo di ispirazione marxiana, spesso ormai sinergici a una medesima visione pratico-operativa del reale. E il grado che si occupa nell’ingranaggio che permette all’economia di funzionare determina il grado ontologico della nostra dignità: i tamponi, garanzia e tutela rispetto alla nostra condizione di salute in tempi di coronavirus, sono possibili, per esempio, a personaggi pubblici, calciatori, giornalisti di grido, politici di livello nazionale e, più in generale, a chi riveste posizioni di potere, mentre risultano impossibili ad anziani, preti, medici di base e insegnanti che, a breve (e parlo per esperienza personale) dovrebbero rientrare a scuola per gli esami di maturità, anche nella mia area ipercolpita dalla pandemia, senza alcuna tutela medico-sanitaria rispetto alla possibilità che siano positivi o meno al virus e, considerando l’età spesso over 55 di molti, con grave pericolo per la promiscuità dei contatti che in tali giorni essi saranno costretti a interfacciare.
A fronte della palese ingiustizia di questo sacrifico della vita all’efficienza, alla produzione e, più in generale, all’economia, la politica contemporanea, quella italiana per diverse ragioni storiche ma, più in generale, quella dell’Occidente e dell’Europa in particolare (erede ormai infedele della tradizione nobile e alta della antica polis), impara la splendida formalizzazione dell’esistente, ancorché eventualmente aberrante, in strutture linguisticamente ineccepibili e protocolli algidamente coerenti entro un orizzonte ove le preoccupazioni di sistema disattendono le aspettative, le speranze e, più in generale, le prospettive della vita che urge, con la sua sostanzialità, il suo calore, la sua voglia di sopravvivere al male.
E forse questo è il male maggiore, di cui la Sanità malata in cui viviamo è metafora e simbolo: l’assenza di cura e l’ipertrofia della prestazione. Oggi tu vai dove vuoi e ti sottoponi agli esami medici più sofisticati, ma il tuo medico di base non sa più chi sei, e quando stai male sei solo, il territorio è deserto e, al massimo, una voce preregistrata ti seleziona un operatore contrassegnato da un numero, che registra la tua telefonata a scopi di autotutela legale. E tu sei ancora più solo, e magari temi di avere il coronavirus, ma finché non arrivi alla Fase 3, quella della più assoluta gravità, nessuno, tranne – se li hai – i tuoi cari, si prenderà cura di te, nessuno cercherà di salvarti. Prendersi cura è un’altra delle esperienze – insieme al ringraziare – che questa pandemia ci dovrebbe reinsegnare.
Ma ne saremo capaci?
Rivado col ricordo alla perdita di mia mamma, avvenuta nel 2003 sempre a Bergamo, in circostanze che ritengo di poter riferire ad una grave situazione di malasanità. Ritardo colpevole nella diagnosi da parte del medico curante, infinite ore di attesa al pronto soccorso, destinazione a un reparto deserto di medici e infermieri nel fine settimana, somministrazione di un farmaco che le procurava gravi reazioni allergiche senza che si pervenisse a una sospensione, nonostante la segnalazione dei figli al personale, interruzione del sistema di allarme per non essere disturbati… L’indifferenza, a trapasso avvenuto, con il banale invito ad andarcene, tanto era tutto finito… E le indicazioni dei medici legali che – sì – avevamo molti indizi relativi a probabili errori od omissioni, ma non prove, quasi impossibili da reperire quando l’ammalato è un anziano con varie patologie che – come accaduto per questa epidemia di coronavirus – sembrano giustificare qualsiasi epilogo e deresponsabilizzare l’istituzione dal prenderselo effettivamente in carica con un atteggiamento di attenzione e di cura e non con cinico attendismo sull’evolversi di un caso, che difficilmente potrà riservare sorprese legali ai medici, che le temono invece nel caso di pazienti giovani e sani. Anche nel caso di mia madre sono stati applicati anonimi protocolli nella assenza di una condizione di reale cura e attenzione per la persona, anzi, di sostanziale abbandono, come è accaduto nell’occasione di questa pandemia, dove pochi medici, vittime ed eroi, sono stati lasciati soli a fronteggiare, negli ospedali e nelle case di ricovero, la prima linea di un territorio desertificato dalla medicina di base, e cioè da una adeguata rete di relazioni e di protezioni sociali e sanitarie, venute meno sempre di più con il diffondersi e radicarsi di una aberrante idea di medicina come prestazione tecnica, talvolta anche redditizia, cui corrispondono numeri e statistiche, non persone e relazioni.
Quando mancò mia madre, dopo aver verificato l’impossibilità di ottenere una qualche forma di giustizia a livello istituzionale, ho maturato l’intenzione profonda di celebrare la sacrale dignità, unicità e bellezza della sua persona – contro quella pratica spersonalizzante e annientante della malattia, e quella cecità anche di fronte alla morte avvertita sul piano delle istituzioni – con una ricerca, che è poi diventata una mostra fotografica itinerante e dvd, “Il giardino di mia madre e altri luoghi” (CLD), in cui ho voluto proprio ispirarmi al “giardino”, piccolo appezzamento di terreno che la mamma amava coltivare, come luogo e metafora della “cura”, come atteggiamento prevalente che ella ha sempre manifestato verso gli altri e il mondo, e che mi è parso così radicalmente negato e, direi, oltraggiato, dall’istituzione medica e ospedaliera di allora. E che oggi rivedo, non certo nei medici in prima linea, ma nell’istituzione pubblica che non ha tempo e soldi per effettuare tamponi ad anziani, medici di base, preti in prima linea, operai e insegnanti, che rinuncia all’istituzione di “zone rosse” quando gli interessi economici lo sconsiglino e che abbandona le RSA senza presidi, aiuti e protocolli adeguati, permettendo, ad esempio, un’ecatombe lombarda (si parla di 6000 morti effettivi), che non potrà non essere raccontata nei testi di Storia, e che io spero rechi anche indicazioni chiare circa le responsabilità pubbliche che ovviamente si cercherà invece di tacere.
Perché nella Storia quella “banalità del male” che Hannah Arendt attribuiva agli aguzzini nazisti, visti come grigi burocrati e tecnici amministrativi più che demoni e mostri, si ripete ancor oggi nella società efficiente che non ha più spazi per la cura e le relazioni umane, mentre idolatra la prestazione e il profitto, ove coscienze crasse producono malattia e morte semplicemente applicando freddi protocolli di indifferenza, per la quale, ad esempio, le vite degli anziani contano talmente poco da non meritare assistenza urgente, presidi adeguati, tutele della fragilità, cura del dettaglio e insieme della sostanza, ma anzi risultano inessenziali e talvolta persino disfunzionali alla efficienza del sistema, e dunque vengono lasciate morire, talvolta con gli eroi (infermiere, medici, familiari, ecc.) che perseverano nella loro cura contro ogni evidenza e contro al mondo. E c’è anche – Dio non voglia – chi ha parlato di probabili, latenti e occulte pratiche eutanasiche, che comunque vanno conquistando l’Occidente…
Non so dunque, come recita il Manzoni nella morte di Adelchi, se nella Storia “non resta che far torto, o patirlo”, oppure, sempre come scrive lo stesso Manzoni nelle ultime righe dei “Promessi Sposi”, se “i guai… quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore…”, ma credo che ambedue le teorie siano sostenibili e possano stare insieme, coesistere nello sforzo di nutrire il realismo e la speranza, anche e soprattutto in questi tempi bui.
C’è però che la mia tarda maturità mi sta regalando un senso di sempre maggior affinità, empatia e assonanza con quanti la nostra civiltà – come va ripetendo Papa Francesco – considera “scarto”, e che si possono rubricare sotto la varia dizione di barboni, emarginati, drogati, carcerati, immigrati, portatori di handicap, nullafacenti e giovani disoccupati, ma soprattutto anziani, ammalati, persone sole e – con questa guerra Covid-19 – in prima linea e senza difese. Perché constato sempre di più che il deprecabile tratto della superbia evangelica non si riferisce tanto alla posizione – più o meno di prestigio – che si occupa, ma a come la si occupa e – dunque – mi rendo conto che, a volte, basta un piccolo ruolo, una minuscola funzione, una supposta autorità, a generare in chi la esprime quella “banalità del male” che diventa cieca indifferenza, latente ostilità, quasi criminale attitudine alla soppressione dell’altro, quando questi ci interpella e provoca ad andare oltre, in direzione della vita. Mi accorgo allora che chi un ruolo non ha è libero, è illuminato, è spontaneo come un bambino e sapiente come un vecchio, ha il profumo del cielo e nessuno può trattenerlo.
E magari un incrocio di strada, una corsia d’ospedale, una cella angusta sono il luogo di una appartenenza alla vita e alla sua bellezza che nessuno scranno istituzionale, nessuna seggiola amministrativa, nessun trono mediatico potrà mai lontanamente eguagliare. È sempre la vecchia storia del povero Lazzaro e del ricco Epulone, nella quale: “… Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua… […] Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi” (Lc 16, 22-26).
Chi si disseterà alla fonte della vita? È evidente che la sete coltivata nelle prove e nell’indigenza costruisce un destino di attesa, di speranza, di dipendenza e relazione, che nessuna ricchezza, e soprattutto nessuna funzione (il potere come decisionalità è sempre stato – ed oggi più che mai – la più ambita delle ricchezze) potrà mai lontanamente eguagliare. Dunque io credo che i morti di Covid-19 sacrificati dall’economia sul territorio siano ora “nel seno di Abramo”, e non voglio nemmeno pensare al destino di colpa – che andrà dolorosamente elaborato – di quanti ce li hanno precocemente mandati.
E so che queste vittime sacrificali, per lo più colpevoli di essere vecchi, fragili e indifesi, hanno lasciato dietro di sé una scia di bellezza e di rimpianto, una memoria condivisa – magari da pochi ma sinceri affetti – che non passerà, valori luminosi che questa Covid-19 ci ha insegnato – suo malgrado – a riscoprire. Hanno lasciato un mondo, un giardino interiore che ciascuno ha coltivato e che ora sboccia per l’eternità e profumerà per sempre. Lo crediamo, per i nostri cari, per le vittime innocenti del Coronavirus e della incuria umana.
Alla faccia di quel metadone che sono i buoni sentimenti ai saldi che i media ci propinano, e che vorrebbero ci dimenticassimo della “banalità del male”.
fine aprile-primi di maggio 2020
Sottocornola su “Margutte”
Scienza, sapienza e vita nell’epoca del pensiero debole
www.margutte.com
Di nuovo sull’Amore… come orizzonte di Verità
www.margutte.com
“I ’60 in Aula Magna”, la lezione-concerto 2020 di Sottocornola per gli studenti del Liceo “L. Mascheroni” di Bergamo è in rete per il rinnovato appuntamento con Bootleg/ Blitz di giugno, insieme alla presentazione del volume “Stella Polare” (Marna, 2013) alle Librerie Feltrinelli di Bergamo, avvenuta giovedì 27 marzo 2014
I ’60 in aula Magna” – Lezione Concerto di Claudio Sottocornola
Claudio Sottocornola presenta “Stella polare” alla Libreria “La Feltrinelli” di Bergamo
Claudio Sottocornola Claude: in viaggio tra musica, storia e costume
“Il buon storico somiglia all’orco della fiaba: egli sa che là dove fiuta carne umana, là è la sua preda”. La celebre frase dello storico francese Marc Bloch è una perfetta chiave d’accesso per comprendere l’opera di approfondimento e divulgazione che Claudio Sottocornola Claude svolge sulla canzone italiana. Un’opera che viaggia tra discipline culturali e mezzi espressivi diversi, che affronta differenti modalità divulgative, che è sorretta da un approccio serio e responsabile. Un’opera dalla quale emergono soprattutto una notevole professionalità, un’irrefrenabile curiosità e una grande passione. Chi è Claudio Sottocornola? E soprattutto, cosa cerca nella canzone? Docente di Filosofia e Storia al Liceo Mascheroni di Bergamo e di Storia della Canzone e dello Spettacolo alla Terza Università di Bergamo, Sottocornola è anche un giornalista molto attento al rapporto tra canzone, storia e costume. Per numerose testate, per la radio e la tv, ha cominciato a svolgere delle “inchieste” sulla storia della canzone italiana, intervistando artisti del calibro di Paolo Conte, Pierangelo Bertoli, Enrico Ruggeri, Milva, Ivano Fossati, Angelo Branduardi e molti altri. Artefice di una visione unitaria del mondo e dell’arte, Claudio ha sentito l’esigenza di superare – rectius: perfezionare – la sua ricerca scientifica e giornalistica, affrontando un nuovo percorso creativo in studio di registrazione: dallo studio alla “manipolazione” della canzone, con la rielaborazione di classici della musica leggera italiana, rivisitati con idee e modalità interpretative nuove. Il progetto ha visto la luce con il ciclo musicale L’Appuntamento (tre cd pubblicati tra 2004 e 2006) e il dvd L’Appuntamento – The Video, che sintetizza il meglio dell’esperienza in studio. Il cd L’appuntamento/collection (2008) costituisce poi un’ulteriore selezione dalla trilogia.
Il primo impatto che ho avuto con l’attività di questo anomalo divulgatore è stato suggestivo. In questa indecifrabile epoca di transizione, in cui i valori (il centro, il perimetro, la definizione, la predestinazione, come notava il Prof. Angelo Calabrese) si disperdono e l’esistenza umana diventa impredittibile, in cui il consumismo piega al suo volere le arti, in cui tutto si assomiglia ed è omologato perdendo differenze e identità, l’iperattività di un docente di filosofia, giornalista, promotore efficace di lezioni-concerto legate alla musica e alla storia contemporanea, non può che colpire positivamente. Mi hanno affascinato la sua pratica interdisciplinare, una scelta coraggiosa in un’epoca di insopportabile frammentazione del sapere, e il suo coinvolgente metodo divulgativo, che da operatore dell’informazione musicale ritengo un’esigenza primaria.
L’oggetto dell’analisi di Claudio è la canzone popolare contemporanea: egli non indaga nei lieder e nelle romanze, né nella composizione colta, ma ha scelto il mondo della popular music, della musica di consumo. In particolare, la canzone italiana nella sua forma più tradizionale, ovvero di composizione breve con lo schema canonico “introduzione-strofa-ritornello-strofa-ritornello-assolo-ritornello”. Una scelta naturale per un uomo del 1959, cresciuto nel post-‘68 con l’amore per i grandi interpreti degli anni ’60 ma anche per il miglior rock, la black music, i cantautori affermatisi negli anni ‘70. Il suo non è un tentativo di “sdoganare” la musica leggera e di intrattenimento: attraverso l’interpretazione, egli intende fare da tramite tra autore e pubblico allo scopo di svelare meccanismi, tensioni, genesi e retroterra della canzone, per valorizzarne il ruolo di fonte storica ma anche di “agente” all’interno dei processi culturali e sociali. Claudio compie un passaggio per certi versi traumatico: dall’illustrazione “scientifica” alla penetrazione completa nella dimensione musicale, egli decide di “mettere le mani nel motore” e interpreta la composizione alla luce della propria personalità, svuotandosi per diventare “canale” e trasmettere un mondo compositivo, sonoro e storico. Così perde validità l’antico adagio In claris non fit interpraetatio: un pezzo “leggero” di Gianna Nannini, degli Audio 2, di Bruno Martino o di Raf (alcuni degli autori scelti da Claudio) non è necessariamente lineare o scontato, ma in quanto specchio dei tempi e frutto di un particolare momento storico e artistico, merita un’adeguata interpretazione, che funge anche da mezzo di “aggiornamento”.
Sebbene la sua opera sia qualcosa di unico, Claudio non è affatto un operatore culturale isolato. Negli ultimi anni la canzone popolare si è imposta sempre di più come oggetto d’indagine per gli storici: è fonte di notevole interesse per la ricostruzione dei cambiamenti sociali, dei costumi, della morale sessuale, delle abitudini consumistiche dell’Italia dal Dopoguerra ad oggi. La forma-canzone è diventata dunque una formidabile cartina di tornasole per comprendere la più recente storia italiana: una fonte complessa, sintesi di musica, testo e produzione discografica (dunque tecnologia, registrazione, suono, marketing), che per questo si allontana dalla dimensione della “canzonetta” per diventare strumento di conoscenza. Se ne rendeva conto nel 2001 (e all’epoca Claudio era nel pieno dei suoi “esperimenti” in studio) Marco Peroni in Il nostro concerto – La storia contemporanea tra musica leggera e canzone popolare (La Nuova Italia): l’autore riconosceva l’importante ruolo della canzone all’interno dei processi culturali, la sua complessità come fonte, ma anche il vuoto, la scarsa bibliografia in materia, l’imbarazzo della storiografia di fronte alla musica, e più in generale alla “cultura pop” (es. cinema e televisione). Negli ultimi anni le cose sono cambiate, l’editoria è più attenta e in alcuni casi intraprende ulteriori approfondimenti: è il caso di C’era una volta la RCA – Conversazioni con Lilli Greco (Coniglio Editore 2007), un intrigante viaggio nella popolare casa discografica che lanciò cantautori come Venditti, De Gregori, Dalla, Baglioni, Conte e altri.
L’ambito di operatività è circoscritto all’area della “cultura pop”, rivisitata con l’ausilio di strumenti critici derivanti dalla sua formazione culturale e professionale, e utilizzati soprattutto a scopi educativi: “Come docente ho potuto spesso constatare che i ragazzi vengono preparati per esempio ad analizzare L’Infinito di Leopardi ma subiscono acriticamente il linguaggio dei media. Constato peraltro che buona parte del ‘900 sarà probabilmente ricordata per l’esplodere della cultura pop, legata ai linguaggi di massa, che vanno dal cinema alla televisione, dalla canzone ai giornali”. Una delle chiavi d’accesso usate da Claudio è il concetto di interdisciplinarietà, che lo avvicina all’uomo rinascimentale, per il quale non esisteva frammentarietà o divisione, e il sapere aveva la sua indiscutibile unitarietà. A tal proposito merita un cenno la mostra di Sottocornola dedicata agli anni ’80, svoltasi nel mese di ottobre 2007 a Bergamo. 80’s/Eigthies (Laudes Creaturarum ‘81) è stata un’originale iniziativa, definita da Raffaella De Simone “un grande affresco degli anni ‘80”: un ciclo figurativo composto da 40 collage che ritraevano volti (Ornella Muti, Bruce Springsteen, Nancy Reagan, Dalila Di Lazzaro, ecc.) e simboli (le top model, le scarpe Brooks, la spider Alfa Romeo) tipici del decennio rampante (o della Decada perdida, come ricordano i sudamericani…), che furono realizzati nel 1981, quando l’autore aveva 22 anni. Ritagli di riviste e giornali che Claudio – con un “raptus compositivo” – ha organizzato in modo coerente, miscelando sacro e profano, spirituale e materiale, alto e basso, e annullando le differenze proprio grazie ai contrasti. Questi collage “sono l’espressione di uno stretto rapporto tra piano esistenziale e interpretazione estetico-artistica dei fenomeni dell’epoca. La forma con cui si presentano lo testimonia: il collage è l’esito di una selezione e decontestualizzazione che genera nuove eco quando le immagini vengono ricomposte”.
Dunque nel progetto di Sottocornola il pop non viene liquidato come “genere musicale” ma è studiato come vero e proprio “orizzonte culturale” della contemporaneità. Nella sua opera c’è altro: la centralità dell’interpretazione, che spesso è eccessiva, trasgressiva, ma che ha lo scopo di “neutralizzare” la composizione per consegnare allo spettatore un senso reso attuale, vibrante. Un rapporto osmotico lega la canzone originaria a quella che Claudio restituisce a chi lo ascolta: egli si fa tramite, è il collegamento “umano” tra passato e presente, rende vivo un tassello di storia. La sua è una relazione intima e profonda con il testo, che viene interpretato in modo tale da conferire novità e senso compiuto alla canzone, magari già ascoltata migliaia di volte ma superficialmente, in auto, al computer, dal parrucchiere o svolgendo le faccende domestiche.
La visione unitaria e universale di Claudio è la base da cui parte la premessa della sua indagine: “Credo che per capire la canzone contemporanea occorra abbandonare la distinzione tra cultura “alta” e “bassa”. Ogni grande tradizione culturale che non sia appannaggio di un’élite o di una scuola è all’origine popolare. Shakespeare, Omero, Verdi lo erano. Col tempo poi, queste espressioni artistiche subiscono un processo di istituzionalizzazione, e quindi ciò che è popolare diviene “accademia”. È capitato a tutti, e sta accadendo anche oggi, per esempio, a Battisti e De André”. Partendo da questo assunto, Sottocornola nei suoi tre cd ha osservato, attraverso la lente della canzone, l’evoluzione della società italiana dagli anni ’50 ad oggi. Basta prendere come esempio due brani della trilogia: Ma l’amore no (D’Anzi-Galdieri, 1942) e Meravigliosa creatura (Nannini-Redeghieri, 1995, reincisa nel 2004). Tra la prima e la seconda canzone c’è mezzo secolo di storia italiana, e dietro due brani all’apparenza semplici e immediati si celano importanti processi culturali e artistici. Dietro il testo, l’interpretazione, la qualità del suono, la produzione, il modo di trasmissione e promozione, è possibile leggere un pezzo di storia d’Italia. Pensiamo solo allo strumento che ha dato notorietà ai pezzi: il primo fu reso celebre dall’interpretazione di Alida Valli nel film di Mario Mattoli Stasera niente di nuovo (1942), e fu la canzone più trasmessa dall’EIAR nel 1943; il brano di Gianna Nannini ha raggiunto una nuova e indiscussa popolarità in una versione con piano e archi, usata recentemente come colonna sonora per lo spot pubblicitario di una nota casa automobilistica (che ha subito sfruttato il successo utilizzando un’altra canzone della Nannini per un nuovo spot…).
Nella rilettura del Sottocornola, l’enfasi data all’interpretazione rivela un mondo nuovo fatto di sfumature, di malinconia e innocenza nel primo caso (con un timbro che riecheggia quello dolce e raffinato dell’Italia cinematografica dei “telefoni bianchi”), di intensità quasi rovente nel secondo (con una vocalità più graffiante e disinibita). Un’espressione vocale che indirettamente fotografa epoche, costumi sentimentali e sessuali, consumi e fruizione musicale differenti. Claudio ha un efficace modo di porsi verso l’ascoltatore, soprattutto nel sottolineare elementi linguistici, testuali e onomatopeici, per fornire una migliore comprensione del fenomeno. I più attenti noteranno che egli fa quasi il verso alla Nannini (accade lo stesso nei brani di Mina, ad esempio): non è un’imitazione ma un modo per palesare il senso della canzone e le intenzioni dell’autore.
Dall’ascolto dei cd e dalla visione del dvd, si percepisce con chiarezza la centralità della voce, che spesso e volentieri sacrifica le esigenze del “bel canto” per incontrare tendenze più ricercate e audaci: “Questa mia voglia di sperimentazione è nata soprattutto dopo aver frequentato dei corsi di dizione, recitazione, canto. Ho appreso a modificare la mia voce conferendole una varietà di soluzioni timbriche, rendendola talvolta grezza, talvolta vellutata”. A questo tratto vocale trasgressivo e dissonante, egli aggiunge modalità espressive incisive e una gestualità scenica sottile, ambigua, influenzato dalle interpreti degli anni ’60 (Mina, Patty Pravo, Rita Pavone) ma anche dai primi cantautori, per i quali l’intonazione veniva spesso e volentieri sacrificata in nome dell’espressività (Gino Paoli ad esempio). Claudio sa bene che nell’area pop anche il “gesto” ha un valore rivoluzionario (da Modugno che si sbraccia mentre canta Nel blu dipinto di blu a Jimi Hendrix che brucia la chitarra a Monterey…) e usa il linguaggio corporeo per accentuare la parola, dandole una dimensione quasi teatrale. Per Claudio la rivisitazione di un pezzo non è un cimento puramente musicale ma è un pretesto per raccontare la Storia con una diversa chiave d’accesso: è per questo che fa uso di una strumentazione essenziale, affidando alla sua voce il giusto protagonismo. Prendendo spunto dal titolo di un popolare album di Edoardo Bennato, gli amori di Claudio non “sono solo canzonette”: il materiale affrontato è molto di più, e la rielaborazione supera decisamente il feticismo di tante cover band di area rock, impegnate a fornire all’ascoltatore nostalgico versioni-fotocopia dei classici di Genesis, Eagles, U2 o Nirvana. Ma a ben guardare, l’esperimento di Claudio non è avvicinabile neanche alla recente ondata discografica di cover italiane (Laura Pausini, Claudio Baglioni, Giuliano Palma e i Bluebeaters, gli ultimi Pooh di Beat ReGeneration), opere di autori palesemente a corto di ispirazione.
La scelta delle canzoni è dettata da un’urgenza d’indagine, più che da esigenze di completezza. Se siete alla ricerca dei grandi classici battistiani o baglioniani, Sottocornola saprà come sviarvi, con canzoni altrettanto note, alcune meno celebri ma adatte allo scopo: Cuore di Rita Pavone, Estate di Bruno Martino, Mi vendo di Renato Zero, Cosa resterà degli anni ’80 di Raf, Acqua e sale di Mina e Celentano, Ogni volta di Venditti, E poi di Giorgia. L’Appuntamento è il primo tassello della trilogia: uscito nel 2004, propone un repertorio di area pop-rock piuttosto eterogeneo (Mina, Nannini, Ruggeri, Pavone, ecc.). L’Appuntamento 2 (i classici…) esce l’anno successivo e si sofferma su brani più melodici, dalla celebre Caruso di Dalla a Ti innamorerai di Masini passando per Mi vendo di Renato Zero. Chiude il trittico L’Appuntamento 3 (Ma l’amore no: quaderno delle origini), dal taglio più ricercato, che si avvicina anche a cantautori classici (Venditti, Guccini) e moderni (Raf). Una buona sintesi di queste fatiche è il dvd L’Appuntamento – The Video, che seleziona 15 pezzi: uscito nel 2006, accosta alle canzoni la dimensione video, che mostra Sottocornola a tutto tondo, nella sua veste di interprete-ricercatore di studio, ma anche a passeggio nelle vie di Milano, a voler sottolineare la “normalità” di una persona consapevole di vivere nel “ventre caldo” della contemporaneità, che però non rinuncia al suo bagaglio culturale e critico. L’Appuntamento/ collection esprime poi la medesima finalità e costituisce un unicum, un estremo distillato della ricerca stessa.
Nelle sue lezioni-concerto, Claudio rende comprensibile lo “iato” esistente tra le canzoni degli anni ’40-’50 e quelle degli ultimi tempi grazie ad un apparato di spiegazioni ed esempi, correlati anche dai ricordi di interviste realizzate con grandi nomi della canzone. Qui viene fuori la sua attività di giornalista e docente: la capacità “maieutica” di tirar fuori dall’intervistato il significato autentico della sua opera (egli ricorda con particolare affetto gli incontri con Paolo Conte e Mia Martini), l’inclinazione divulgativa che lo rende un narratore appassionato, più che uno storico che impartisce lezioni ex cathedra. Numerosi temi si affacciano nel suo racconto: l’amore, il sesso e la diversa immagine della donna; l’influenza americana che ha rinnovato la composizione e l’immagine pubblica dell’artista; lo svecchiamento e la “sprovincializzazione” della canzone italiana, il plurilinguismo; il cambiamento della musica come arte, divenuta merce di consumo mortificata e involgarita dalla tv; l’avvento della tecnologia e i mutamenti nella produzione e nella fruizione, che condannano la musica ad un’arte “di sottofondo”.
Grazie a questa operazione possiamo comprendere il ritmo convulso della contemporaneità, grazie al quale il canzoniere di Battisti e De André è già diventato classico, perfetta sintesi di un’epoca, di tensioni culturali e sociali, di esigenze individuali e collettive di rinnovamento. È qui che si trova il senso più profondo del concetto di “interpretazione”, del “farsi tramite”, medium, tra diverse dimensioni. Non è un caso che a proposito delle lezioni-concerto, Agostino Bacchi abbia scritto: “I suoi recitals mi danno l’impressione del canto e del gesto misterico e mistico dello sciamano guaritore. Musica, canto, gesto, forma, colore per comunicare stati d’animo, cultura, poesia”. È così che l’opera di Claudio diventa un potente ausilio “audio-visivo” che completa e arricchisce le trattazioni sulla canzone italiana di autori come Gianni Borgna, Enrico Deregibus, Mauro Ronconi, Mario Bonanno, Ernesto Capasso e Paolo Talanca.
Claudio non è un artista improvvisato o sprovveduto, egli esprime un mondo interiore legato al sapere e alla speculazione filosofica, ma come uomo del suo tempo affronta con naturalezza il discorso della contemporaneità e divulgativo. Il suo “filosofar-cantando” esprime una visione universale e omogenea della canzone, che fa tesoro di un’affermazione dell’amato Georges Moustaki: “Non ci sono canzoni stupide, ogni canzone è nel suo genere un valore assoluto, sia che ci faccia ballare, divertire, pensare o dimenticare”. Ciò che emerge in modo definitivo dall’operazione di Sottocornola è un quadro “altro” della storia d’Italia: dietro i papaveri e le papere, dietro i cieli in una stanza, le acque azzurre e chiare, le vite spericolate, gli uomini soli e le belle stronze, c’è stato e c’è ancora un paese che muta pelle e che consegna alle canzoni speranze, desideri, bugie, paure e ambizioni. Claudio Sottocornola è un “orco” di blochiana memoria: il corpo della canzone è per lui preda succulenta, e con la stessa voracità di sapere e conoscenza con cui lo azzanna e lo gusta, così egli riconsegna al pubblico la sua e la nostra Storia.
Nota critica a “L’appuntamento/collection”, 2008
Long time ago…… Un regalo di Natale per “Bootleg/Blitz” di dicembre: si viaggia nel tempo con gli studi musicali de “L’appuntamento/ the Video”, realizzato fra 2000 e 2001, su tracce audio registrate fra il 1994 e il 2000, e pubblicato nel 2006, cui si aggiunge una conversazione sul pop avvenuta per la presentazione di “Varietà” (Marna, 2016) presso l’Auditorium “Cilindro Nero” di san Giorgio del Sannio (BN) il 30 gennaio 2016
Claudio Sottocornola, “L’appuntamento/ The video” – studi musicali sulla canzone in Italia
Donato Zoppo, Claudio Sottocornola Claude: in viaggio tra musica, storia e costume
Claudio Sottocornola presenta “Varietà” all’Auditorium “Cilindro Nero”, San Giorgio del Sannio (BN)
A seguire, il video relativo alla presentazione del volume “Varietà” (Marna, 2016), avvenuta sabato 30 gennaio 2016, alle ore 18.30, presso l’Auditorium “Cilindro Nero” di San Giorgio del Sannio (BN)). Introduce l’Assessore alla Cultura Dina Camerlengo, dialoga con l’autore il giornalista e scrittore Donato Zoppo. “Varietà” è un taccuino giornalistico che raccoglie interviste, ritratti, recensioni, approfondimenti, ricerche su costume, società e spettacolo nell’Italia fra gli anni ’80 e ’90, realizzate dal “filosofo del pop” fra il 1989 e il 1995 e pubblicate su svariati quotidiani italiani prima di confluire in questa corposa silloge. Nel corso della presentazione Sottocornola rievoca alcuni dei suoi numerosi incontri con i maggiori esponenti dello spettacolo in Italia, da Nino Manfredi a Gianni Morandi, da Rita Pavone a Enzo Jannacci, da Vittorio Sgarbi a Carla Fracci, da Raimondo Vianello a Wanda Osiris e alle Gemelle Kessler, soffermandosi anche sulla esperienza delle sue lezioni-concerto. L’analisi di Sottocornola sul mondo della canzone e dello spettacolo in Italia non risulta mai fine a se stessa, ma diviene anche in questa circostanza occasione per evocare mutamenti e passaggi della storia sociale e culturale del nostro Paese, da cui prende avvio una articolata riflessione storico-antropologica sui mutamenti epocali in atto.
“Bootleg/Blitz” di novembre: torna “Varietà” (Marna, 2016) con due presentazioni di Sottocornola, al Salone Aldo Coppola by Vittorio di Mantova e presso la Sala Consiliare del Comune di Locri (RC)
VIDEO Salone Aldo Coppola by Vittorio, Mantova
Il filosofo del pop a Mantova con “Varietà”
www.mantovanotizie.com
VIDEO Sala Consiliare Comune di Locri (RC)
Locri, giovedì 4 agosto presentazione del libro “Varietà” di Claudio Sottocornola
www.telemia.it
Il “Filosofo del Pop” Claudio Sottocornola a Locri
ciavula.it
Locri, Filosofo Claudio Sottocornola presenta “Varietà”
www.ntacalabria.it
Due conversazioni sul pop di Sottocornola per “Bootleg/Blitz” di ottobre: alla libreria Ubik di Savona con “Saggi Pop” e a Palazzo Amaduri di Gioiosa Ionica (RC) con “Varietà”
VIDEO Libreria Ubik, Savona
Lo scrittore Claudio Sottocornola intervistato da Athos Enrile alla Ubik di Savona
www.savonanews.it
Saggi Pop e Coffee Break: Claudio Sottocornola a Savona!
mat2020comunicatistampa.blogspot.com
VIDEO Palazzo Amaduri, Gioiosa Ionica (RC)
Libri: Claudio Sottocornola presenta Varietà a Gioiosa Ionica
www.cn24tv.it
Claudio Sottocornola presenta Varietà a Gioiosa Ionica!
www.reggiocalabriaweb.it
A Gioiosa Ionica (RC) incontro con il «filosofo del pop» Claudio Sottocornola
www.reportageonline.it
Woodstock, cinquant’anni dopo: la testimonianza di Sottocornola su MAT 2020
* Front Page: Claudio Sottocornola, Hartford, Ct. (USA), 1976
* Last Page: Claudio Sottocornola con altri exchange students,
Yale University, Ct. (USA), 1976
Torna “Bootleg/Blitz” con la tournée campana 2018 del filosofo del pop: dalla Rassegna “Borghi della lettura” (Montagano, CB) alla Libreria Masone-Alisei (Benevento) continua la presentazione di “Saggi Pop” (Marna, 2018)
“Saggi Pop” (Marna, 2018) raccoglie 18 saggi pubblicati in precedenza dall’autore su varie riviste e qui riproposti nella loro versione integrale, interviste, lezioni-concerto e disegni pop, configurandosi come un viaggio nella cultura popular italiana, con forti riferimenti al mondo anglosassone, fra musica, cinema, moda, televisione, controculture, arte visiva, nuove filosofie e spiritualità. La conversazione di Sottocornola si sofferma in particolare sui temi della contemporanea crisi di civiltà e sulle profonde mutazioni antropologiche che coinvolgono anche la categoria del pop in questo scorcio di nuovo millennio.
VIDEO Montagano (CB)
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Rileggiamo le interviste di “Varietà”!
Claudio Sottocornola
VARIETA’
Il libro del ‘filosofo del pop’ raccoglie un centinaio di avvincenti conversazioni con i divi della musica, della tv e della cultura. Il ‘taccuino giornalistico’ diventa un affresco tra società e costume negli anni ’80 e ’90.
Varietà
(Introduzione)
13 agosto 2017
Elvis Presley ritratto da Claudio Sottocornola
(Elvis Presley, ritratto)
16 agosto 2017
Nino Manfredi, una vita in palcoscenico
(Nino Manfredi)
18 settembre 2017
Conte: i pudori dell’avvocato
(Paolo Conte)
27 ottobre 2017
Fracci: il nome italiano della danza
(Carla Fracci)
22 novembre 2017
Liala a 120 anni dalla nascita
(Liala)
23 dicembre 2017
Insieme per quarant’anni di spettacolo
(Raimondo Vianello e Sandra Mondaini)
23 gennaio 2018
Sono Mia
(Mia Martini)
9 febbraio 2018
C’era una volta la rivista…
(Wanda Osiris)
27 marzo 2018
L’intelligenza della risata
(Franca Valeri)
29 aprile 2018
Claudio Sottocornola alla UBIK di Savona con “Saggi Pop” e “Coffee Break”
Lo scrittore Claudio Sottocornola intervistato da Athos Enrile alla Ubik di Savona
www.savonanews.it
Saggi Pop e Coffee Break: Claudio Sottocornola a Savona!
mat2020comunicatistampa.blogspot.com
Maggio 2019: “Over the Rainbow” è in rete per un nuovo appuntamento con Bootleg/ Blitz, insieme alla presentazione di “Coffee Break” alla 60a Fiera dei Librai di Bergamo
La scuola secondo il professore del pop
www.zai.net
Claudio Sottocornola presenta “Over the rainbow”: il viaggio come metafora della vita nella nuova lezione-concerto
www.zatteradelpensiero.it
Ancora Bootleg/Blitz con “Coffee Break”…
L’appuntamento “Bootleg/ Blitz” di maggio si arricchisce poi di un’ulteriore documentazione offerta alla rete: la presentazione del mini book “Coffee Break” che Sottocornola ha proposto in anteprima nazionale alla Fiera dei Librai di Bergamo il 23 aprile. Che rapporto c’è fra libri e vita? E perché si deve leggere? Ma che cosa si deve leggere?
Coffee Break, presentazione del mini-book di Claudio Sottocornola martedì 23 alla Fiera dei Librai di Bergamo.
www.gazzettadimilano.it
A proposito di “Saggi Pop” (Marna, 2018)
Saggi Pop: interviste, recensioni e altro
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“Saggi Pop” di Claudio Sottocornola: un ossimoro e un osservatorio
www.margutte.com
Claudio Sottocornola – Saggi Pop
www.sound36.com
Claudio Sottocornola, Saggi Pop. Indagini sull’effimero essenziale alla vita e non solo
www.blogfoolk.com
Claudio Sottocornola- “SAGGI POP Indagini sull’effimero essenziale alla vita e non solo”
athosenrile.blogspot.com
SAGGI POP Indagini sull’effimero essenziale alla vita e non solo
www.blogdellamusica.eu
“SAGGI POP – Indagini sull’effimero essenziale alla vita e non solo” si presenta il nuovo libro di Claudio Sottocornola
www.sannioteatrieculture.it
Anteprima nazionale alla 60ª Fiera dei Librai di Bergamo:
“Coffee Break” di Claudio Sottocornola
Martedì 23 aprile 2019 alla 60a Fiera dei Librai di Bergamo, in occasione della Giornata Mondiale del Libro, Claudio Sottocornola presenta il mini book “Coffee Break”, pubblicato dalla Editrice “I Quindici”, dedicato al valore della lettura e al rapporto fra libri e vita. L’Autore sarà introdotto da Enrico Facchetti, ordinario di Filosofia e Storia al Liceo scientifico “F. Lussana” di Bergamo. Che rapporto c’è fra libri e vita? E perché si deve leggere? Ma che cosa si deve leggere? In occasione della Giornata Mondiale del Libro, patrocinata dall’Unesco per promuovere in tutto il mondo la lettura, l’autore presenta in anteprima nazionale una sua conversazione che prova a rispondere ai quesiti proposti, inoltrandosi in un percorso iniziatico che conduce dai libri al libro, dalle parole alla parola, dal dato al simbolo, invitandoci a liberare le nostre vite entro la sacra ritualità dell’esistere. E introduce la sua dissertazione con la celebre e folgorante affermazione che Ermanno Olmi fa dichiarare al personaggio interpretato da Raz Degan nel suo “Centochiodi”: “Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico”. E allora, che rapporto c’è fra libri e vita? E perché si deve leggere? Ma che cosa si deve leggere?
L’appuntamento è presso la Sala Lettura della Fiera dei librai di Bergamo, martedì 23 aprile 2019, ore 17.30, l’ingresso è libero.
“Bootleg/Blitz” propone per il mese di aprile 2019 la
presentazione di “Varietà” alla 57ª Fiera dei Librai
di Bergamo (aprile 2016)
Over The Rainbow: Claudio Sottocornola tra viaggio e canzoni
Martedì 16 aprile, in occasione dei suoi 60 anni, il filosofo presenta al Liceo Mascheroni la nuova lezione-concerto tra sperimentazione, memoria storica e classici di David Bowie, Lou Reed, Bennato, Tenco e altri
Over The Rainbow: Claudio Sottocornola tra viaggio e canzoni
Martedì 16 aprile 2019
ore 8.45
Auditorium Liceo Scientifico “Lorenzo Mascheroni”
Via Alberico da Rosciate, 21/a
Bergamo
OVER THE RAINBOW:
la nuova lezione-concerto di Claudio Sottocornola
Martedì 16 aprile all’Auditorium del Liceo Mascheroni (Via A. da Rosciate, 21/a – Bergamo) Claudio Sottocornola – in occasione del suo sessantesimo compleanno, che festeggerà insieme agli studenti – presenta Over The Rainbow, la nuova lezione-concerto sul tema del viaggio. Tra America, Inghilterra e Italia, il ‘filosofo del pop’ affronterà un vero e proprio itinerario nel tempo e nella cultura popular all’insegna della sperimentazione e della memoria storica, con classici come California Dreamin’ (Mamas & Papas), Walk on the wild side (Lou Reed), Space Oddity (David Bowie), Ciao amore ciao (Luigi Tenco), L’isola che non c’è (Edoardo Bennato) e molte altre canzoni che hanno segnato un’epoca e che racchiudono, nei numerosi risvolti che il filosofo ha sempre l’abilità di cogliere, lo spirito del loro tempo.
Over The Rainbow: Claudio Sottocornola tra viaggio e canzoni
synpress44.blogspot.com
“Over the rainbow”: il viaggio come metafora della vita nella nuova lezione-concerto di Claudio Sottocornola
suonalancorasam.com
“Over the rainbow”, la nuova lezione-concerto di Claudio Sottocornola: il viaggio come metafora della vita
lumiereeisuoifratelli.com
Varietà: i grandi dello spettacolo nelle interviste-ritratto di Claudio Sottocornola
Il nuovo libro del ‘filosofo del pop’ raccoglie un centinaio di avvincenti conversazioni con i divi della musica, della tv e della cultura. Il ‘taccuino giornalistico’ diventa un affresco tra società e costume negli anni ’80 e ’90
Varietà: i grandi dello spettacolo nelle interviste-ritratto di Claudio Sottocornola!
Claudio Sottocornola
VARIETA’
Taccuino giornalistico: interviste, ritratti, recensioni, approfondimenti,
ricerche su costume, società e spettacolo nell’Italia fra gli anni ’80 e ’90
Marna/Velar Edizioni
456 pagine, 20.00 Euro
Mia Martini, Beppe Grillo, Nino Manfredi, Gianni Morandi, Rita Pavone, Donovan, Enzo Jannacci, Vittorio Sgarbi e numerosi altri: sono i big che Claudio Sottocornola intervistò a cavallo tra anni ’80 e ’90, in un periodo di intensa attività giornalistica che oggi torna all’attenzione del lettore grazie a Varietà – Taccuino giornalistico: interviste, ritratti, recensioni, approfondimenti, ricerche su costume, società e spettacolo nell’Italia fra gli anni ’80 e ’90 (Velar). Presentato in anteprima nazionale nel Sannio, Varietà raccoglie le interviste realizzate dal 1989 al 1994 da Sottocornola (pubblicate su numerosi quotidiani come Il Giornale di Bergamo Oggi, L’Arena, Il Gazzettino, Il Quotidiano, L’Eco di Bergamo, Libertà, La Prealpina etc.), e immortala una fase cruciale nel percorso dell’intellettuale lombardo – ribattezzato dalla critica “il filosofo del pop” per la sua attenzione ai linguaggi popular contemporanei.
Angelo Branduardi, Raimondo Vianello, le gemelle Kessler, Red Ronnie, Alberto Lattuada non sono che un esempio eloquente della varietà dei colloqui di Sottocornola: un centinaio di interviste (molte per la prima volta integrali, alcune del tutto inedite) con retrospettive e riflessioni, tutte decisive per le iniziative che in seguito Sottocornola avrebbe intrapreso, dalla docenza di Storia della Canzone e dello Spettacolo alla Terza Università di Bergamo alle affollate lezioni-concerto, che lo vedono in azione come narratore, performer e interprete. La sua attività di ricerca sulla canzone italiana, vera e propria cartina di tornasole per comprendere mutamenti e passaggi nella storia sociale e culturale del nostro Paese, si completa proprio con Varietà: come ricorda l’autore, “Questi incontri mi restituirono il senso di una ricchezza straordinaria, di una vitalità e di un professionismo stimolanti, insomma, di una grande energia che dovevo in qualche modo raccontare attraverso i miei pezzi, e che ora, raccolti a distanza di anni in questa corposa antologia, mi appaiono quasi come una memoria storica, una testimonianza a futura memoria di tutto il bello e di tutto il bene che il mondo dello spettacolo italiano ha regalato alla nostra identità collettiva. Aggiungo che il confronto con personaggi tanto entusiasmanti mi ha poi indotto a passare io stesso ‘dall’altra parte del vetro’, per cimentarmi nello studio e nella interpretazione di brani pop, rock e d’autore italiani, proposti poi in cd e lezioni concerto, sempre nel solco di questo recupero memoriale della nostra identità storica”.
Sottocornola usa volutamente la dicitura “intervista-ritratto”: dialoghi guidati dall’attenzione alle singole personalità, alle direzioni e alle peculiarità di ognuno, conversazioni da rileggere per comprendere come siano cambiate la percezione del talento artistico e la relazione con il divismo, soprattutto televisivo. “L’avvento della Tv commerciale, pur sprovincializzando il gusto, ha prodotto il crollo del modello pedagogico a favore di quello consumistico. Oggi, inoltre, l’influenza dei nuovi media, Rete in testa, produce un’esigenza di interattività e protagonismo, per cui tutti vogliono apparire, senza necessariamente aver maturato qualcosa da dire. Il risultato è un appiattimento dell’offerta, sia a livello di informazione che di intrattenimento, La soluzione?Educare alla criticità, al discernimento, alla scelta, specialmente le nuove generazioni. E farle uscire dall’impasse dell’autodivismo, la malattia mortale che uccide il senso della meraviglia per ciò che l’altro può offrirci, e quindi dello spectaculum come luogo della trasfigurazione e sublimazione del reale”.
Ordinario di Filosofia e Storia a Bergamo, Claudio Sottocornola si è laureato con una tesi in Storia della teologia all’Università Cattolica di Milano e ha insegnato Discipline religiose, Materie letterarie, Scienze dell’educazione. Giornalista e scrittore, ha pubblicato saggi, opere poetiche, multimediali e musicali. Studioso del popular, tiene corsi presso la Terza Università di Bergamo, collabora con varie riviste e realizza ricerche di carattere interdisciplinare fra musica, filosofia e immagine, che propone a un pubblico trasversale attraverso le sue famose lezioni-concerto, nelle scuole, nei teatri e nei più svariati luoghi del quotidiano. Si caratterizza per una forte attenzione alla categoria di “interpretazione”, alla cui luce indaga il mondo del contemporaneo, e per un approccio olistico e interdisciplinare al sapere.
“Bootleg/Blitz” ci offre per il mese di marzo 2019 due preziosi documenti: la presentazione di “Varietà” alla Libreria Ubik di Savona (novembre 2016) e la presentazione di “Saggi Pop” per il ciclo di incontri “A.D.A.F.A” presso Casa Sperlari a Cremona (novembre 2018)
“Varietà” (Marna, 2016) è un taccuino giornalistico che raccoglie interviste, ritratti, recensioni, approfondimenti, ricerche su costume, società e spettacolo nell’Italia fra gli anni ’80 e ’90, realizzate dal “filosofo del pop” fra il 1989 e il 1995 e già pubblicate su svariati quotidiani italiani. “Saggi Pop” (Marna, 2018) raccoglie 18 saggi pubblicati in precedenza dall’autore su varie riviste e qui riproposti nella loro versione integrale, interviste, lezioni-concerto e disegni pop, configurandosi come un viaggio nella cultura popular italiana, con forti riferimenti al mondo anglosassone, fra musica, cinema, moda, televisione, controculture, arte visiva, nuove filosofie e spiritualità.
A Savona il filosofo del pop Claudio Sottocornola presenterà il nuovo libro “Varietà”
www.savonanews.it
Chi va con lo Zoppo… non perde ‘Varietà’ di Claudio Sottocornola a Savona! ven. 18 novembre
donatozoppo.blogspot.com
Cremona: Claudio Sottocornola ha presentato ‘Saggi Pop – Indagini sull’effimero essenziale alla vita e non solo’
www.welfarenetwork.it
L’effimero essenziale alla vita: CLAUDIO SOTTOCORNOLA a Cremona!
synpress44.blogspot.com
Sottocornola alla libreria Cibrario di Acqui Terme
con “Saggi Pop”
“Saggi pop” alla libreria Cibrario
www.settimanalelancora.it
SAGGI POP: Claudio Sottocornola
ad Acqui Terme il 30 gennaio
synpress44.blogspot.com
Chi va con lo Zoppo… non perde
CLAUDIO SOTTOCORNOLA
con i Saggi Pop ad Acqui Terme
donatozoppo.blogspot.com
CLAUDIO SOTTOCORNOLA:
Insigne costruttore di “memorie storiche” !
Scientific and Cultural Promotion
“L’effimero essenziale alla vita”: Claudio Sottocornola ad Acqui Terme!
Cibrario Libreria Illustrata
presenta:
Claudio Sottocornola
SAGGI POP
Indagini sull’effimero essenziale alla vita e non solo
(Marna, 2018)
Mercoledì 30 gennaio 2019
ore 18.30
Cibrario Libreria Illustrata
Piazza della Bollente, 18
Acqui Terme (AL)
Dialoga con l’autore Donato Zoppo
Nuovo ciclo di “Bootleg” per il 2019: “Bootleg/Blitz” proporrà a cadenza variabile incontri, presentazioni, lezioni-concerto del filosofo del pop… Si incomincia con la presentazione di “Varietà” (Marna, 2016), presso la Libreria Cibrario di Acqui Terme, dove Sottocornola tornerà il 30 gennaio per proporre il suo recente “Saggi Pop” (Marna, 2018)
LEZIONI CONCERTO
“E ti vengo a cercare”.
Lezione concerto con gli studenti. Introduce Laura Moro.
Auditorium Liceo Mascheroni, Bergamo,
5 maggio 2017
“Viaggio nella canzone italiana”.
Incontro Studenti Interscambio Poznan,
Aula Magna Liceo Mascheroni, Bergamo,
8 aprile 2017
“Viva l’Italia”.
Lezione concerto con gli studenti.
Auditorium Liceo Mascheroni, Bergamo,
14 gennaio 2017
“Hasta Siempre”.
Lezione-concerto per il decennale con presentazione chiavetta USB “Una notte in Italia”.
Auditorium Liceo Mascheroni, Bergamo,
20 dicembre 2014
“Hasta Siempre”.
Lezione-concerto per il decennale.
“Noesis”, Auditorium della Provincia, Bergamo,
29 aprile 2014
“Hasta Siempre”.
Lezione-concerto per il decennale.
Auditorium Comunale, Zanica (BG),
12 aprile 2014
“Working Class”.
Lezioni-concerto dal territorio al web (www.claudiosottocornola-claude.com; www.cld-claudeproductions.com)
dal 31 Luglio 2012 Immagine della donna nella canzone
dal 30 Giugno 2012 Cantautori
dal 31 Maggio 2012 Anni ’60
dal 30 Aprile 2012 Decenni
dal 31 Marzo 2012 Teen-Agers di Ieri e di Oggi
Una notte in Italia (per celebrare l’anniversario dell’unificazione)
“Miss(ing) Italia” – L’evoluzione dell’immagine femminile nella canzone italiana
Lezione-concerto
Auditorium del Liceo “L. Mascheroni” – Bergamo – 06.12.2011
Una notte in Italia (per celebrare l’anniversario dell’unificazione nazionale):
“L’immagine della donna nella canzone italiana”,
in occasione della Festa della Donna,
Lezione-concerto
Auditorium della Provincia – Bergamo – 08.03.2011
Una notte in Italia (per celebrare l’anniversario dell’unificazione nazionale):
“La chiamavano Bocca di Rosa”, Teen-agers e canzone d’autore
Lezione–concerto
Auditorium del Liceo “L. Mascheroni” – Bergamo – 18.02.2011
Una notte in Italia (per celebrare l’anniversario dell’unificazione nazionale):
“I cantautori”
Lezione-concerto
Auditorium della Provincia – Bergamo – 08.02.2011
Una notte in Italia ( per celebrare l’anniversario dell’unificazione nazionale):
“Anni ‘60”
Lezione-concerto
Auditorium della Provincia – Bergamo – 11.01.2011
Adorable Sixties
Lezione-concerto del ciclo “La lunga estate degli anni ’60″: le hit del mitico decennio.
Sala Lama – Camera del Lavoro – Bergamo – 18.01.2008
Pastiches 3
Lezione-concerto.
Hemingway Cafè – Bergamo – 16.03.2007
Pastiches 2
Lezione-concerto.
Libreria Fabula – Bergamo – 16.02.2007
Pastiches 1
Lezione-concerto.
Libreria Fabula – Bergamo – 19.01.2007
Remember me?
Lezione-concerto per reunion AFSers ’75-’76.
Villa Casagrande – Figline Valdarno (Fi) – 14.10.2006
Teen-Agers di ieri e di oggi
Lezione-concerto. Festa di fine anno accademico Terza Università Valgandino.
Teatro circolo Fratellanza – Casnigo (Bg) – 08.05.2006
Teen-Agers di ieri e di oggi
Lezione-concerto
Centro Sociale – Mogliano Veneto (Tv) – 05.05.2006
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto
Centro Sociale – Mogliano Veneto (Tv) – 17.03.2006
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto per la Festa della Donna
Sala Civica “Arch. Stefano Longhi” – Villa d’Adda (Bg) – 08.03.2006
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto del ciclo “La chiamavano Bocca di Rosa”
Sala Consiliare – Sotto il Monte (Bg) – 03.03.2006
Canzoni per decenni
Lezione-concerto del ciclo “Mi ritorni in mente”
Sala Lama – Camera del Lavoro Bergamo – 07.02.2006
Canzoni per decenni
Lezione-concerto del ciclo “La chiamavano Bocca di Rosa”
Sala Consiliare – Sotto il Monte (Bg) – 02.02.2006
Teen-Agers di ieri e di oggi
Lezione-concerto del ciclo “Mi ritorni in mente”
Sala Bernareggi – Collegio S. Alessandro – Bergamo – 17.01.2006
Teen-Agers di ieri e di oggi
Lezione-concerto del ciclo “La chiamavano Bocca di Rosa”
Sala Consiliare – Sotto il Monte (Bg) – 12.01.2006
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto del ciclo “Mi ritorni in mente”
Sala Lama- Camera del Lavoro – Bergamo – 09.12.2005
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto del ciclo “La chiamavano Bocca di Rosa”
Terza Università a Casa Caprotti-Zavaritt – Gorle (Bg) – 24.11.2005
La canzone d’autore in Italia
Lezione-concerto del ciclo “Mi ritorni in mente”
Salone Cascina Ca’ de’ Volpi – Cisano Bergamasco (Bg) – 11.11.2005
La canzone d’autore in Italia
Lezione-concerto del ciclo “Mi ritorni in mente”
Sala Lama – Camera del Lavoro Bergamo – 08.11.2005
La canzone d’autore in Italia
Lezione-concerto del ciclo “La chiamavano Bocca di Rosa”
Terza Università a Casa Caprotti-Zavaritt – Gorle (Bg) – 03.11.2005
Anni ’60
Lezione-concerto del ciclo “Mi ritorni in mente”
Salone Cascina Ca’ di Volpi – Cisano Bergamasco (Bg) – 28.10.2005
Anni ’60
Lezione-concerto del ciclo “Mi ritorni in mente”
Sala Lama – Camera del Lavoro – Bergamo – 11.10.2005
Anni ’60
Lezione-concerto del ciclo “La chiamavano Bocca di Rosa”
Terza Università a Casa Caprotti-Zavaritt – Gorle (Bg) – 06.10.2005
Canzoni per decenni
Lezione-concerto del ciclo “Storia della canzone italiana”
Il Caffè Letterario – Bergamo – 30.05.2005
Teen-Agers di ieri e di oggi
Lezione-concerto nell’ambito della rassegna “Parole e Musiche”
Salone Biblioteca Comunale – Cassano d’Adda (Mi) – 15.05.2005
La canzone d’autore in Italia
Lezione-concerto
Centro Studi Cinematografici – Bergamo – 22.04.2005
Anni ’60
Lezione-concerto del ciclo “Storia della canzone italiana”
Il Caffè Letterario – Bergamo – 18.04.2005
La canzone d’autore in Italia
Lezione-concerto nell’ambito della rassegna “Parole e Musiche”
Salone Biblioteca Comunale – Cassano d’Adda (Mi) – 17.04.2005
Teen-Agers di ieri e di oggi
Lezione-concerto del ciclo “Storia della canzone italiana”
Il Caffè Letterario – Bergamo – 04.04.2005
La canzone d’autore in Italia
Lezione-concerto del ciclo “Storia della canzone italiana”
Il Caffè Letterario – Bergamo – 28.02.2005
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto
Aula Magna Liceo classico “P. Sarpi” – Bergamo – 21.02.2005
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto del ciclo “Storia della canzone italiana”
Il Caffè Letterario – Bergamo – 31.01.2005
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto a conclusione del corso “La chiamavano Bocca di Rosa” per T.U.
Auditorium “E. de Amicis” – Clusone (Bg) – 16.12.2004
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto di inaugurazione anno accademico Terza Università di Bergamo
Auditorium Piazza della Libertà – Bergamo – 16.09.2004
L’immagine della donna nella canzone italiana: “Ma che musica maestro!”
Lezione-concerto per l’Associazione culturale “Luna d’agosto” e per il “Comitato di quartiere di Zerman”
Centro Polivalente Zerman – Zerman di Mogliano Veneto (Tv) – 10.09.2004
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto pilota per il Centro Culturale “Marocco di Mogliano Veneto”.
Centro Scolastico Marocco – Mogliano Veneto (TV) – 26.08.2004
PRESENTAZIONI
Così vicino, così lontano (Velar 2023).
Presentazione libro. Dialoga con l’autore don Francesco Poli.
Fiera dei Librai, Bergamo
26 aprile 2024
Così vicino, così lontano (Velar 2023).
Presentazione libro. Dialogano con l’autore Martino Doni e Michele Agazzi, modera Raul Zecca Castel.
Rassegna “Parole che curano”, organizzata dal Centro “Fo.R.Me” della Coopertaiva Ruah, in collaborazione con l’Associazione Diafora e la Cooperativa La Fenice, ex-Monastero della Ripa, Albino (BG)
12 aprile 2024
Così vicino, così lontano (Velar 2023).
Presentazione libro c/o Gruppo Animazione Missionaria.
Coordina don Matteo Perico.
Oratorio San Giovanni Bosco-Colognola, Bergamo
12 marzo 2024
Saggi Pop (Marna 2018).
Presentazione libro. Dialoga con l’autore Athos Enrile.
Libreria Ubik, Savona
5 giugno 2019
“Saggi Pop” (Marna 2018).
Presentazione libro. Dialoga con l’autore Riccardo Santangelo.
A.D.A.F.A, Cremona
13 novembre 2018
“Saggi Pop” (Marna 2018).
Presentazione libro. Dialoga con l’autore Laura Moro.
Libreria IBS-LIBRACCIO, Bergamo
19 ottobre 2018
“Saggi Pop” (Marna 2018).
Presentazione libro. Dialogano con l’autore Angela Vitullo e Donato Zoppo.
Borghi della Lettura-Comune di Montagano (CB)
22 settembre 2018
“Saggi Pop” (Marna 2018).
Presentazione libro. Dialogano con l’autore Elide Apice e Donato Zoppo.
Libreria Masone-Alisei, Benevento
21 settembre 2018
“Saggi Pop” (Marna 2018).
Presentazione libro. Dialoga con l’autore Antonio Falcone.
Lido Nosside, Locri (RC),
3 agosto 2018
“Saggi Pop” (Marna 2018),
Presentazione libro. Dialoga con l’autore Donato Zoppo.
FIM – Fiera Internazionale della Musica, Milano,
3 giugno 2018
“Saggi Pop” (Marna 2018).
Presentazione libro. Dialoga con l’autore Chiara Buratti.
Fiera dei Librai di Bergamo,
4 maggio 2018
“Varietà” (Marna 2016).
Presentazione libro.
Atelier “Aldo Coppola” by Vittorio, Mantova,
6 settembre 2017
“Varietà” (Marna 2016).
Presentazione libro. Introducono Nicola Monteleone, Carmelita Mittoro Cilea, Maria Antonella Gozzi.
Archeoclub Locri/ Corte del Palazzo di Città, Locri (RC),
31 luglio 2017
“E ti vengo a cercare”.
Lezione concerto con gli studenti. Introduce Laura Moro.
Auditorium Liceo Mascheroni, Bergamo,
5 maggio 2017
“Viaggio nella canzone italiana”.
Incontro Studenti Interscambio Poznan,
Aula Magna Liceo Mascheroni, Bergamo,
8 aprile 2017
“Viva l’Italia”.
Lezione concerto con gli studenti.
Auditorium Liceo Mascheroni, Bergamo,
14 gennaio 2017
“Varietà” (Marna 2016).
Presentazione libro. Dialoga con l’autore Athos Enrile.
Libreria Ubik, Savona,
18 novembre 2016
“Varietà” (Marna 2016).
Presentazione libro. Dialoga con l’autore Donato Zoppo.
Libreria Cibrario, Acqui Terme (AL),
28 ottobre 2016
“Varietà” (Marna 2016).
Presentazione libro. Introduce Maurizio Zavaglia, dialoga con l’autore Antonio Falcone.
Palazzo Amaduri, Gioiosa Ionica (RC),
8 agosto 2016
“Varietà” (Marna 2016).
Presentazione libro. Saluti Ass. Cultura Anna Sofia, modera Ugo Mollica, introducono Pina Cappelleri e Beatrice Bumbaca.
Sala Consiliare Comunale, Locri (RC),
4 agosto 2016
“Varietà” (Marna 2016).
Presentazione libro. Dialoga con l’autore Marcella Rossoni.
Cultural’mente Covo Festival, Covo (BG),
12 giugno 2016
“Varietà” (Marna 2016).
Presentazione libro. Dialoga con l’autore Laura Moro.
Fiera dei Librai, Bergamo,
28 aprile 2016
“Varietà” (Marna 2016).
Presentazione libro. Dialoga con l’autore Donato Zoppo.
IBS Bookshop, Bergamo,
9 marzo 2016
“Varietà” (Marna 2016).
Presentazione libro. Introduce Ass. Cultura Dina Camerlengo, dialoga con l’autore Donato Zoppo.
Auditorium Cilindro Nero, San Giorgio del Sannio (BN),
30 gennaio 2016
“Varietà” (Marna 2016).
Presentazione libro. Introduce Felice Casucci, dialoga con l’autore Donato Zoppo.
Fondazione Romano, Telese Terme (BN),
29 gennaio 2016
“Effatà” (Marna 2015).
Presentazione libro. Introducono Laura Moro e Ileana Maria Paloschi.
IBS Bookshop, Bergamo,
23 aprile 2015
“Talent. Talk, reality… Saranno famosi?”.
Corso elettivo.
Autogestione Liceo Mascheroni, Bergamo,
18 marzo 2015
“Hasta Siempre”.
Lezione-concerto per il decennale con presentazione chiavetta USB “Una notte in Italia”.
Auditorium Liceo Mascheroni, Bergamo,
20 dicembre 2014
“Per una ermeneutica diacronica del femminile nella canzone popolare italiana dagli anni ’50 ad oggi”.
Intervento Tavola Rotonda “Le donne nella musica oggi tra emancipazione e mercificazione”/ Il tempo delle donne RCS. Modera Sabrina Astolfi, intervengono Maria Sara Cetraro e Roberta Carrieri.
Carroponte Sesto San Giovanni (MI),
21 settembre 2014
“Il giardino di mia madre e altri luoghi”.
Inaugurazione Mostra Fotografica. Introduce Dario Di Meglio.
Hotel Parco Conte, Casamicciola Terme, Ischia,
24-30 luglio 2014
“Hasta Siempre”.
Lezione-concerto per il decennale.
“Noesis”, Auditorium della Provincia, Bergamo,
29 aprile 2014
“Hasta Siempre”.
Lezione-concerto per il decennale.
Auditorium Comunale, Zanica (BG),
12 aprile 2014
“Stella Polare”.
Presentazione libro. Introduce Irene Kalb.
Libreria Feltrinelli, Bergamo,
27 marzo 2014
“Il giardino di mia madre” e “Stella Polare”.
Presentazione libro e inaugurazione mostra. Introduce Jolanda Morgese.
Biblioteca Caversazzi, Bergamo,
15 febbraio 2014
“Stella Polare”.
Presentazione libro. Introducono Ennio Facchetti e Giovanbattista Paninforni.
Libreria Mondadori, Bergamo,
11 dicembre 2013
“Stella Polare”.
Presentazione libro. Introduce Giovanbattista Paninforni.
“Noesis”, Auditorium della Provincia, Bergamo,
10 dicembre 2013
“Il giardino di mia madre e altri luoghi”.
Inaugurazione Mostra. Intervengono Lidia Zitara e Antonio Falcone.
Sala Calliope, Libreria Mondadori, Siderno (RC),
7-13 agosto 2013
“Viaggio nella canzone italiana”.
Incontro Studenti Interscambio Cracovia.
Aula Magna, Liceo Mascheroni, Bergamo,
12 aprile 2013
“Il giardino di mia madre e altri luoghi”.
Inaugurazione Mostra.
Palazzo Berva, Cassano d’Adda (MI),
16 marzo-1 aprile 2013
“Il giardino di mia madre e altri luoghi”.
Inaugurazione Mostra.
Sala SS. Filippo e Giacomo, Brescia,
3-13 gennaio 2013
“Working Class”.
Presentazione Cofanetto Dvd a conclusione laboratorio didattico.
Liceo Mascheroni, Bergamo,
22 dicembre 2012
“Il sacro e il popular fra tradizione ed eversione nel tempo del pensiero debole”
Conferenza e presentazione del libro “I trascendentali traditi” (Velar). Dialogano con l’autore Antonio Falcone e Rossella Scherl.
Sala Calliope, Libreria Mondadori, Siderno (RC.),
8 agosto 2012
“Working Class”.
Lezioni-concerto dal territorio al web (www.claudiosottocornola-claude.com; www.cld-claudeproductions.com)
dal 31 Luglio 2012 Immagine della donna nella canzone
dal 30 Giugno 2012 Cantautori
dal 31 Maggio 2012 Anni ’60
dal 30 Aprile 2012 Decenni
dal 31 Marzo 2012 Teen-Agers di Ieri e di Oggi
“Da ‘Eighties’ (1981) a ‘I trascendentali traditi’ (2011): un viaggio esistenziale nella presente assenza del senso”.
Presentazione libro e conversazione. Dialoga con l’autore Donato
Zoppo.
Sala AXA, Palladino Company, Campobasso,
21 gennaio 2012
“Da ‘Eighties’ (1981) a ‘I trascendentali traditi’ (2011): un viaggio esistenziale nella presente assenza del senso”.
Presentazione libro e inaugurazione mostra. Dialoga con l’autore Donato Zoppo.
Libreria Luidig, Palazzo Collenea, Benevento
20 gennaio 2012
“I trascendentali traditi”.
Presentazione libro. Introduce Agata Salamone, dialoga con l’autore Alessia Biasiolo.
Libreria Buona Stampa, Bergamo,
16 dicembre 2011
Una notte in Italia (per celebrare l’anniversario dell’unificazione)
“Miss(ing) Italia” – L’evoluzione dell’immagine femminile nella canzone italiana
Lezione-concerto
Auditorium del Liceo “L. Mascheroni” – Bergamo
6 dicembre 2011
Presentazione della trilogia “Il pane e i pesci”, inaugurazione mostra ”80’s/Eighties (laudes creaturarum ’81)” e lezione-concerto sulla canzone d’autore,
Introduce Rossella Scherl e dialoga con l’autore Antonio Falcone
Sala Calliope, Libreria Mondadori – Siderno (RC)
5 agosto 2011
Il pane e i pesci
Presentazione della trilogia,
Introduce e dialoga con l’autore: Alessia Biasiolo
Libreria Buona Stampa – Bergamo
15 aprile 2011
Una notte in Italia (per celebrare l’anniversario dell’unificazione nazionale):
“L’immagine della donna nella canzone italiana”,
in occasione della Festa della Donna,
Lezione-concerto
Auditorium della Provincia – Bergamo
8 marzo 2011
Una notte in Italia (per celebrare l’anniversario dell’unificazione nazionale):
“La chiamavano Bocca di Rosa”, Teen-agers e canzone d’autore
Lezione–concerto
Auditorium del Liceo “L. Mascheroni” – Bergamo
18 febbraio 2011
Una notte in Italia (per celebrare l’anniversario dell’unificazione nazionale):
“I cantautori”
Lezione-concerto
Auditorium della Provincia – Bergamo
8 febbraio 2011
Una notte in Italia ( per celebrare l’anniversario dell’unificazione nazionale):
“Anni ‘60”
Lezione-concerto
Auditorium della Provincia – Bergamo
11 Gennaio 2011
Il pane e i pesci
Presentazione della trilogia con elevazione musicale.
Ex-chiesa di San Sisto in Colognola
17 dicembre 2010
Il giardino di mia madre e altri luoghi
Mostra fotografica.
Centro “Don Milani” – Zanica
23 ottobre – 7 novembre 2010
Nugae, nugellae, lampi (reading di poesie) e presentazione “The gift”
con dvd ed estratto mostra “Il giardino di mia madre e altri luoghi”,
Biblio-Mediateca “Armando La Torre”, Siderno (RC)
12 luglio 2010
Il giardino di mia madre e altri luoghi
Mostra fotografica.
Ex chiesa di S. Sisto in Colognola
28 maggio – 13 giugno 2010
Nugae, nugellae, lampi – Quaderno di liceo
Presentazione “Nugae, nugellae, lampi – Quaderno di liceo.
Biblioteca Tiraboschi – Bergamo – 6.5.2010
Quaderno di liceo
(Il n’avait pas que dix-huit ans…)
Recital di presentazione “Nugae, nugellae, lampi (Quaderno di liceo)”, poesie, interpretazioni d’autore e immagini-live, un “ritorno al futuro” alla ricerca del mythos fondativo. Introduce Prof. Caterina Bubba.
Il Caffè Letterario – Bergamo – 9.12.2009
Presentazione del libro “Giovinezza… addio. Diario di fine ‘900 in versi” e del CD “L’appuntamento/collection”
Reading di poesie e conferenza dell’autore. Relatori prof. Pina Cappelleri e prof. Ugo Mollica.
Biblio-Mediateca “Armando La Torre”, Siderno (RC) – 30.07.2009
Lezione inaugurale della Mostra Fotografica e Monumentale su Massimo Troisi organizzata da Epizephiry International Film Festival, Comune di Locri, Cinema Vittoria (Locri).
“Maschera, ruolo, interpretazione. Per una lettura della contemporaneità tra filosofia, letteratura e spettacolo”.
Corte di Palazzo di Città – Locri (RC) – 29.07.2009
Conferenza inaugurale del Premio Letterario “Il Bosco in Poesia”
“Filosofia dell’Oggi e Musica della Poesia”. Introduce Alessia Biasiolo.
Bosco delLusignolo, San Gervasio Bresciano (BS) – 9.05.2009
Pop Dialogos & Music
Estratto dal recital di presentazione di “Giovinezza… addio. Diario di fine ‘900 in versi” e del CD “L’appuntamento/collection”, “I migliori anni della nostra vita”. Reading di poesie e canzoni d’autore “live”, nell’ambito della manifestazione “Musica e Parole – Alfabeto minimo: 7 note e 21 lettere”, organizzato da Musica Libera nell’ambito del Progetto Ricrerock, in collaborazione con i Poli di Aggregazione Giovanile del Comune di Trieste (Area Educazione Università e Ricerca, Servizi Educativi Integrativi per l’Infanzia, i Giovani e la Famiglia) e Synpress 44.
Polo di Aggregazione Giovanile “E. Toti”, San Giusto-Trieste – 7.05.2009
I migliori anni della nostra vita
Recital di presentazione “Giovinezza… addio. Diario di fine ‘900 in versi”, reading di poesie e lezione-concerto per una storia d’Italia dagli anni ’60 ad oggi. Nell’ambito della settimana europea di incontri, di cultura ed educazione “Mille e una Europa”, XXIIIª edizione, incontro con studenti e docenti slovacchi del Liceo Linguistico di Bratislava.
Centro Didattico Produzione Musica, Bergamo – 6.03.2009
I migliori anni della nostra vita
Recital di presentazione “Giovinezza… addio. Diario di fine ‘900 in versi”, reading di poesie e canzoni d’autore-live: per una storia d’Italia dagli anni ’60 ad oggi. Nell’ambito della giornata di Cogestione dell’Istituto con gli studenti.
Aula Magna Liceo “L. Mascheroni” – Bergamo – 13.02.2009
Pop Dialogs & Music
Presentazione “Giovinezza… addio. Diario di fine ‘900 in versi” ed estratto “live” da “I migliori anni della nostra vita”. Intervista Donato Zoppo.
Il Caffè Letterario – Bergamo – 18.12.2008
Pop Dialogs & Music
Presentazione “Giovinezza… addio. Diario di fine ‘900 in versi” e del cd allegato “L’appuntamento/collection”.
Frizzi e Lazzi – Milano – 16.12.2008
I migliori anni della nostra vita
Recital di presentazione “Giovinezza… addio. Diario di fine ‘900 in versi”, reading di poesie e canzoni d’autore “live”.
Sala Consiliare Palazzo Comunale – Trescore Balneario (Bg) – 24.09.2008
I migliori anni della nostra vita
Recital di presentazione “Giovinezza… addio. Diario di fine ’900 in versi” e reading di poesie.
Sala Consiliare Palazzo Nieddu – Locri (RC) – 26.07.2008
I migliori anni della nostra vita
Recital di presentazione “Giovinezza… addio. Diario di fine ’900 in versi”, reading di poesie e canzoni d’autore “live”.
Piazza Giovanni XXIII – Monasterolo del Castello (Bg) – 28.06.2008
Presentazione del libro “Giovinezza… addio. Diario di fine ’900 in versi” e reading di poesie, con estratto della mostra “80′s/Eighties (laudes creaturarum ’81).
Centro San Bartolomeo – Bergamo – 26.06.2008
I migliori anni della nostra vita
Recital e presentazione ufficiale del libro “Giovinezza… addio. Diario di fine ’900 in versi”.
Aula Magna Liceo “L. Mascheroni” – Bergamo – 29.04.2008
Passato / Presente
Lezione-concerto del ciclo “La lunga estate degli anni ’60″: canzoni, generi, autori degli anni ’60 e di oggi – a confronto.
Sala Lama – Camera del Lavoro – Bergamo – 15.02.2008
Adorable Sixties
Lezione-concerto del ciclo “La lunga estate degli anni ’60″: le hit del mitico decennio.
Sala Lama – Camera del Lavoro – Bergamo – 18.01.2008
Anteprima
Inaugurazione mostra “Anteprima – 80′s/Eighties (laudes creaturarum ’81)” dal 26 ottobre al 30 novembre 2007 presso la Camera del Lavoro di Bergamo e presentazione del catalogo “Anteprima”: reading di poesie e canzoni d’autore “live”.
Sala Lama – Camera del Lavoro – Bergamo – 26.10.2007
80′s/Eighties (laudes creaturarum ’81)
Inaugurazione mostra “’80′/Eighties (laudes creaturarum ’81)” e presentazione del dvd multimediale/catalogo: parole, musica e immagini.
Il Caffè Letterario – Bergamo – 09.06.2007
Pastiches 3
Lezione-concerto.
Hemingway Cafè – Bergamo – 16.03.2007
Pastiches 2
Lezione-concerto.
Libreria Fabula – Bergamo – 16.02.2007
Pastiches 1
Lezione-concerto.
Libreria Fabula – Bergamo – 19.01.2007
Presentazione e proiezione del dvd musicale “L’appuntamento/the video”: concerto virtuale
Estratto del lavoro in sala di registrazione relativo agli “studi” della trilogia “L’appuntamento”.
Musei Privati – Bergamo – 17.12.2006
Presentazione e proiezione del dvd musicale “L’appuntamento/the video”: concerto virtuale
Nell’ambito della mostra “Gioielli in famiglia”: il tempo della musica, il tempo dell’immagine, il tempo della contemporaneità…
MAT: Museo Arte e Tempo – Clusone (Bg) – 16.12.2006
Presentazione ufficiale e proiezione del dvd musicale “L’appuntamento/the video”: concerto virtuale
Estratto del lavoro in sala di registrazione relativo agli “studi” della trilogia “L’appuntamento”.
Libreria Fabula – Bergamo – 18.11.2006
Remember me?
Lezione-concerto per reunion AFSers ’75-’76.
Villa Casagrande – Figline Valdarno (Fi) – 14.10.2006
Teen-Agers di ieri e di oggi
Lezione-concerto. Festa di fine anno accademico Terza Università Valgandino.
Teatro circolo Fratellanza – Casnigo (Bg) – 08.05.2006
Teen-Agers di ieri e di oggi
Lezione-concerto
Centro Sociale – Mogliano Veneto (Tv) – 05.05.2006
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto
Centro Sociale – Mogliano Veneto (Tv) – 17.03.2006
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto per la Festa della Donna
Sala Civica “Arch. Stefano Longhi” – Villa d’Adda (Bg) – 08.03.2006
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto del ciclo “La chiamavano Bocca di Rosa”
Sala Consiliare – Sotto il Monte (Bg) – 03.03.2006
Canzoni per decenni
Lezione-concerto del ciclo “Mi ritorni in mente”
Sala Lama – Camera del Lavoro Bergamo – 07.02.2006
Canzoni per decenni
Lezione-concerto del ciclo “La chiamavano Bocca di Rosa”
Sala Consiliare – Sotto il Monte (Bg) – 02.02.2006
Teen-Agers di ieri e di oggi
Lezione-concerto del ciclo “Mi ritorni in mente”
Sala Bernareggi – Collegio S. Alessandro – Bergamo – 17.01.2006
Teen-Agers di ieri e di oggi
Lezione-concerto del ciclo “La chiamavano Bocca di Rosa”
Sala Consiliare – Sotto il Monte (Bg) – 12.01.2006
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione concerto del ciclo “Mi ritorni in mente”
Sala Lama- Camera del Lavoro – Bergamo – 09.12.2005
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto del ciclo “La chiamavano Bocca di Rosa”
Terza Università a Casa Caprotti-Zavaritt – Gorle (Bg) – 24.11.2005
La canzone d’autore in Italia
Lezione-concerto del ciclo “Mi ritorni in mente”
Salone Cascina Ca’ de’ Volpi – Cisano Bergamasco (Bg) – 11.11.2005
La canzone d’autore in Italia
Lezione-concerto del ciclo “Mi ritorni in mente”
Sala Lama – Camera del Lavoro Bergamo – 08.11.2005
La canzone d’autore in Italia
Lezione-concerto del ciclo “La chiamavano Bocca di Rosa”
Terza Università a Casa Caprotti-Zavaritt – Gorle (Bg) – 03.11.2005
Anni ’60
Lezione-concerto del ciclo “Mi ritorni in mente”
Salone Cascina Ca’ di Volpi – Cisano Bergamasco (Bg) – 28.10.2005
Presentazione al pubblico della trilogia “L’appuntamento”
3 cd di studi sulla canzone in Italia registrati fra il 1994 e il 2001
Dentico Dischi – Bergamo – 26.10.2005
Anni ’60
Lezione-concerto del ciclo “Mi ritorni in mente”
Sala Lama – Camera del Lavoro – Bergamo – 11.10.2005
Anni ’60
Lezione-concerto del ciclo “La chiamavano Bocca di Rosa”
Terza Università a Casa Caprotti-Zavaritt – Gorle (Bg) – 06.10.2005
Canzoni per decenni
Lezione-concerto del ciclo “Storia della canzone italiana”
Il Caffè Letterario – Bergamo – 30.05.2005
Teen-Agers di ieri e di oggi
Lezione-concerto nell’ambito della rassegna “Parole e Musiche”
Salone Biblioteca Comunale – Cassano d’Adda (Mi) – 15.05.2005
La canzone d’autore in Italia
Lezione-concerto
Centro Studi Cinematografici – Bergamo – 22.04.2005
Anni ’60
Lezione-concerto del ciclo “Storia della canzone italiana”
Il Caffè Letterario – Bergamo – 18.04.2005
La canzone d’autore in Italia
Lezione-concerto nell’ambito della rassegna “Parole e Musiche”
Salone Biblioteca Comunale – Cassano d’Adda (Mi) – 17.04.2005
Teen-Agers di ieri e di oggi
Lezione-concerto del ciclo “Storia della canzone italiana”
Il Caffè Letterario – Bergamo – 04.04.2005
La canzone d’autore in Italia
Lezione-concerto del ciclo “Storia della canzone italiana”
Il Caffè Letterario – Bergamo – 28.02.2005
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto
Aula Magna Liceo classico “P. Sarpi” – Bergamo – 21.02.2005
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto del ciclo “Storia della canzone italiana”
Il Caffè Letterario – Bergamo – 31.01.2005
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto a conclusione del corso “La chiamavano Bocca di Rosa” per T.U.
Auditorium “E. de Amicis” – Clusone (Bg) – 16.12.2004
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto di inaugurazione anno accademico Terza Università di Bergamo
Auditorium Piazza della Libertà – Bergamo – 16.09.2004
L’immagine della donna nella canzone italiana: “Ma che musica maestro!”
Lezione-concerto per l’Associazione culturale “Luna d’agosto” e per il “Comitato di quartiere di Zerman”
Centro Polivalente Zerman – Zerman di Mogliano Veneto (Tv) – 10.09.2004
L’immagine della donna nella canzone italiana
Lezione-concerto pilota per il Centro Culturale “Marocco di Mogliano Veneto”.
Centro Scolastico Marocco – Mogliano Veneto (TV) – 26.08.2004
MULTIMEDIA
MUSICA
Bootleg, Ed. CLD, 2017-oggi (opera web in fieri, Canale You tube CLDclaudeproductions) :
Lezione-concerto 1 – E ti vengo a cercare
Lezione-concerto 2 – Viva l’Italia
Lezione-concerto 3 – Hasta Siempre (Noesis)
Lezione-concerto 4 – Hasta Siempre (Zanica)
Lezione-concerto 5 – Hasta Siempre (Mascheroni)
Lezione-concerto 6 – Pop Dialogos and Music
Lezione-concerto 7 – Quaderno di liceo
Lezione-concerto 8 – Autogestione Mascheroni 2010
Lezione-concerto 9 – Auditorium San Sisto in Colognola (BG)
Lezione-concerto 10 – Centro Don Milani di Zanica (BG)
Una notte in Italia, Ed. CLD, 2014 (raccolta di lezioni- concerto e contenuti speciali su chiavetta USB) :
Lezione-concerto 1 – Adorable Sixties
Lezione-concerto 2 – La chiamavano Bocca di Rosa
Lezione-concerto 3 – Miss(ing) Italia
Working Class, Ed CLD, 2012 (raccolta di lezioni-concerto dal 2004 al 2012 in 5 dvd) :
Dvd 1 – Teen-agers di ieri e di oggi
Dvd 2 – Decenni
Dvd 3 – Anni ’60
Dvd 4 – Cantautori
Dvd 5 – Immagine della donna e canzone
L’appuntamento/collection (Ed.CLD), allegato a Giovinezza… addio. Diario di fine ‘900 in versi, Ed. Velar, 2008
L’appuntamento/ the video, Ed. CLD, 2006 (dvd di studi musicali)
L’appuntamento 3 (Ma l’amore no: quaderno delle origini), Ed. CLD, 2005 (cd di studi musicali)
L’appuntamento 2 (i classici…), Ed. CLD, 2005 (cd di studi musicali)
L’appuntamento 2 (i classici…), Ed. CLD, 2005 (cd di studi musicali)
Pop Ideas (disegni pop), in Saggi Pop, Ed. Marna, 2018 (tavole),
e in www.claudiosottocornola-claude.com (tavole e slide-show)
Il giardino di mia madre e altri luoghi, Ed. CLD, 2010 (dvd, opera multimediale)
e in Nugae, nugellae, lampi. Quaderno di liceo, Ed. Velar, 2009
Eighties/laudes creaturarum ’81, Ed. CLD, 2007 (dvd, opera multimediale)
LIBRI
Turn of the Century, Editura PIM, 2018
(poesie, silloge bilingue italiano-inglese)
Saggi Pop, Ed. Marna, 2018
(saggistica, opera transmediale)
Varietà, Ed. Marna, 2016
(interviste e medaglioni giornalistici)
Sfârşit de secol, Editura PIM, 2015
(poesie, silloge bilingue italiano-rumeno)
I trascendentali traditi, Ed. Velar, 2011
(pamphlet)
Il pane e i pesci, Ed. Velar, 2010
(4 voll., saggistica) :
a) My status quaestionis 2010
b) La spiritualità eucaristica di Charles de Foucauld nella sua vita
c) Scritti cristiani per la gente di Colognola
d) Scritti spirituali giovanili, citazioni, appunti, aforismi
The gift, Ed. CLD, 2010
(saggistica)
Nugae, nugellae, lampi.
Quaderno di liceo, Ed. Velar, 2009 (poesia)
Giovinezza… addio. Diario di fine ‘900 in versi, Ed. Velar, 2008
(poesia)
Anteprima, Ed. Lavorodopo, 2007
(poesie e collage)
“Bootleg” di dicembre propone i “Saggi Pop”
alla IBS-Libraccio di Bergamo
Sottocornola a Radio Atlanta
In diretta telefonica: Claudio Sottocornola ci presenterà il suo libro “Saggi Pop”.
Ascolta l’intervista Radio Atlanta, dal 34° minuto.
I “Saggi Pop” in tournée…
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Sottocornola presenta “Saggi Pop” a Cremona,
presso Casa Sperlari, nel ciclo di incontri A.D.A.F.A.
Martedì 13 novembre il filosofo del pop presenta in Casa Sperlari nel ciclo degli incontri A.D.A.F.A. il nuovo libro ‘Saggi Pop’, un lungo e appassionato viaggio nella cultura pop tra interviste, approfondimenti e disegni
“L’effimero essenziale alla vita”: Claudio Sottocornola a Cremona!
Sottocornola alla libreria IBS+Libraccio di Bergamo
Venerdì 19 ottobre il filosofo del pop presenta alla Libreria IBS+Libraccio il nuovo libro ‘Saggi Pop’, un lungo e appassionato viaggio nella cultura pop tra interviste, approfondimenti e disegni
“L’effimero essenziale alla vita”: Claudio Sottocornola a Bergamo!
IBS+LIBRACCIO BERGAMO
è lieta di presentare:
Claudio Sottocornola
SAGGI POP
Indagini sull’effimero essenziale alla vita e non solo
(Marna, 2018)
Venerdì 19 ottobre 2018 ore 17.30
Libreria IBS-Libraccio
Via XX Settembre, 93
Bergamo
Dialoga con l’autore Laura Moro
L’effimero essenziale alla vita: CLAUDIO SOTTOCORNOLA a Bergamo!
synpress44.blogspot.com
Chi va con lo Zoppo… non perde CLAUDIO SOTTOCORNOLA a Bergamo il 19 ottobre
it.paperblog.com
“Bootleg” propone per il mese di ottobre un prezioso flash back: “Stand by me”, la lezione concerto con cui il 23 ottobre 2010 Claudio Sottocornola inaugura la mostra “Il giardino di mia madre e altri luoghi” presso il Centro Don Milani di Zanica (BG)
Sabato 22 settembre il filosofo lombardo torna in Molise con il nuovo libro ‘Saggi Pop’, un lungo e appassionato viaggio nella cultura pop tra interviste, approfondimenti e disegni. Partecipano Angela Vitullo e Donato Zoppo
“L’effimero essenziale alla vita”: Claudio Sottocornola a Montagano!
COMUNE DI MONTAGANO
e
BORGHI DELLA LETTURA
sono lieti di presentare:
Claudio Sottocornola
SAGGI POP
Indagini sull’effimero essenziale alla vita e non solo
(Marna, 2018)
Sabato 22 settembre 2018
ore 17.30
Sala Consiliare
Corso Umberto I, 36
Montagano (CB)
Conversano con l’autore
Angela Vitullo e Donato Zoppo
Una imperdibile conversazione pop: sabato 22 settembre nella Sala Consiliare del Comune di Montagano(CB) Claudio Sottocornola presenta il nuovo libro SAGGI POP. Indagini sull’effimero essenziale alla vita e non solo, pubblicato da Marna. Nel suo ritorno in terra molisana a sei anni di distanza dall’ultima presentazione a Campobasso, il “filosofo del pop” bergamasco dialogherà con la prof.ssa Angela Vitullo (Borghi della Lettura – Montagano) e il giornalista Donato Zoppo.
“Più ci dirigevamo a ovest più sull’autostrada ogni cosa appariva pop. Improvvisamente sentivamo di far parte di qualcosa, perché anche se il pop era ovunque, per noi era la nuova arte. Una volta che diventavi pop non potevi più guardare un’insegna allo stesso modo. Una volta che pensavi pop non vedevi più l’America come prima”. La riflessione di Andy Warhol sul pop ispira una delle numerose direzioni intraprese da Claudio Sottocornola nel suo nuovissimo SAGGI POP. Saggi Pop esce a due anni dal fortunato Varietà, che ha raccolto numerose interviste ai grandi dello spettacolo e della cultura realizzate nel corso degli anni ’90 dal filosofo del pop, lavoro che ha segnato un momento importante nella vicenda del professore, sempre operativo nella confluenza dialettica tra varie aree del sapere.
Da Nilla Pizzi a Marco Mengoni, da Abramo a Malcolm X, da Socrate a Bauman, Claudio Sottocornola suggerisce numerosi spunti in un nuovo viaggio fra musica, cinema, mode, televisione, controculture e spiritualità: un grande affresco del ’900 sino al nuovo millennio, in un affascinante percorso interdisciplinare e transmediale. Saggi Pop approfondisce – con il punto di vista ermeneutico che caratterizza il filosofo – una parte importante, cruciale e decisiva quanto il sacro, l’immagine e lo stesso sapere teoretico, della lunga esperienza di Sottocornola. E’ una sosta nel mondo del pop, una fase di ulteriore analisi e approfondimento in quell’itinerario nella cultura popular che Sottocornola ha eletto ad ambito di speculazione prediletto, tanto da essere ribattezzato dalla critica “il filosofo del pop” per la qualità e la dedizione dei suoi studi. Studi che lo vedono ancora oggi appassionato divulgatore di una chiave di lettura ermeneutica, interprete e portavoce di una congiunzione tra i linguaggi di massa, i consumi culturali, l’elaborazione filosofica e i risvolti individuali, che egli amplia rendendoli universali. Saggi Pop, ricco di direzioni, spunti e tagli originali, si caratterizza per una spiccata ampiezza, utile sia a riassumere l’attività finora svolta dal filosofo, sia a anticipare risvolti futuri.
Il cuore di Saggi Pop è in prima battuta nel sottotitolo: Indagini sull’effimero essenziale alla vita e non solo allude alla leggerezza della cultura pop ma anche alla sua essenzialità nella vita delle persone. E’ una chiave fondamentale per comprendere l’attività di Sottocornola, che usa strumenti ermeneutici “alti” per restituire al lettore e allo spettatore una materia che coinvolge sì le masse ma non per questo dozzinale, poco nobile o priva di interesse. La parte più densa dei Saggi Pop riguarda temi cari al filosofo, dall’ermeneutica filosofica della canzone pop, rock e d’autore alla rilettura della figura femminile nella canzone italiana, colta sia nella sua evoluzione storica dagli anni ’60 ad oggi, sia nell’approfondimento di singole figure, in un percorso da Wanda Osiris alle veline. Il divismo e il sacro sono ancora una volta rilevanti per l’autore, che riflette sul potere della televisione ma anche su itinerari legati al cinema, soffermandosi sul ruolo del linguaggio televisivo nell’epoca dei reality. La moda e la bellezza, la letteratura per ragazzi, le controculture ieri e oggi sono ulteriori argomenti che rilanciano la varietà dei Saggi Pop, arricchito da numerose interviste (pensiamo al rapporto tra sport, cibo, animali e canzone, oppure al Festival di Sanremo), da approfondimenti sui temi chiave delle popolari lezioni-concerto tenute dal professore (dai teenager alla crisi del sacro).
Saggi Pop ospita anche i contributi di giornalisti, sociologi, docenti, intellettuali che seguono con curiosità il percorso di Sottocornola. Pensiamo a Mario Bonanno, tra le penne più autorevoli nel campo della canzone d’autore (area che Sottocornola ha sempre osservato con interesse e spunti originali), il quale dichiara: “Se le parole contano ancora qualcosa, Claudio Sottocornola riconduce il pop al suo stato primigenio e virginale… restituendo la locuzione alle sue potenzialità smarrite”. Oppure Marco Bracci, sociologo della comunicazione attento al tema dell’identità nel rock, che sottolinea come Sottocornola riesca a indagare nella “complessità nascosta del pop” grazie ad una forma mentis e a un modulo operativo “transdisciplinare”, che confluisce in un “risultato variegato, multidimensionale, affascinante e stimolante dal punto di vista intellettuale”. In copertina la prima delle Pop Ideas, ovvero disegni realizzati proprio da Claudio Sottocornola, riportati per la prima volta in assoluto all’interno del libro: i volti di Rita Pavone, Johnny Hallyday, Ornella Vanoni o Shirley Bassey completano un percorso di analisi meticolosa del divismo, arrivando all’essenzialità grazie alla combinazione tra tratteggi e colori, che presentano un’ulteriore direzione inedita, come sempre accade nel mondo polimorfico di Sottocornola.
Ordinario di Filosofia e Storia a Bergamo, poeta, giornalista e scrittore, Claudio Sottocornola ha pubblicato saggi, opere poetiche, multimediali e musicali. Studioso del popular, tiene corsi presso la Terza Università di Bergamo, collabora con varie riviste e realizza ricerche di carattere interdisciplinare fra musica, filosofia e immagine, che propone a un pubblico trasversale attraverso le sue famose lezioni-concerto, nelle scuole, nei teatri e nei più svariati luoghi del quotidiano, che lo vedono in azione come eclettico performer. Si caratterizza per una forte attenzione alla categoria di “interpretazione”, alla cui luce indaga il mondo del contemporaneo, e per un approccio olistico e interdisciplinare al sapere.
Claudio Sottocornola:
https://www.claudiosottocornola-claude.com/
Synpress44 Ufficio stampa:
http://www.synpress44.com/
Venerdì 21 settembre il filosofo del pop torna a Benevento: appuntamento alla Libreria Masone con il nuovo libro ‘Saggi Pop’, un lungo e appassionato viaggio nella cultura pop tra interviste, approfondimenti e disegni
“L’effimero essenziale alla vita”: Claudio Sottocornola a Benevento!
LIBRERIA MASONE ALISEI
è lieta di presentare:
Claudio Sottocornola
SAGGI POP
Indagini sull’effimero essenziale alla vita e non solo
(Marna, 2018)
Venerdì 21 settembre 2018
ore 19.00
Libreria Masone Alisei
Via dei Rettori 73F
Benevento
Modera l’incontro Elide Apice
Introduce Donato Zoppo
sarà presente l’autore
Venerdì 21 settembre Claudio Sottocornola torna a Benevento. Un imperdibile appuntamento con il “filosofo del pop”, che presenta alla Libreria indipendente Masone Alisei il nuovo libro SAGGI POP. Indagini sull’effimero essenziale alla vita e non solo, pubblicato da Marna. Modera l’incontro la giornalista Elide Apice, intervento introduttivo di Donato Zoppo.
“Più ci dirigevamo a ovest più sull’autostrada ogni cosa appariva pop. Improvvisamente sentivamo di far parte di qualcosa, perché anche se il pop era ovunque, per noi era la nuova arte. Una volta che diventavi pop non potevi più guardare un’insegna allo stesso modo. Una volta che pensavi pop non vedevi più l’America come prima”. La riflessione di Andy Warhol sul pop ispira una delle numerose direzioni intraprese da Claudio Sottocornola nel suo nuovissimo SAGGI POP. Saggi Pop esce a due anni dal fortunato Varietà, che ha raccolto numerose interviste ai grandi dello spettacolo e della cultura realizzate nel corso degli anni ’90 dal filosofo del pop, lavoro che ha segnato un momento importante nella vicenda del professore, sempre operativo nella confluenza dialettica tra varie aree del sapere.
Da Nilla Pizzi a Marco Mengoni, da Abramo a Malcolm X, da Socrate a Bauman, Claudio Sottocornola suggerisce numerosi spunti in un nuovo viaggio fra musica, cinema, mode, televisione, controculture e spiritualità: un grande affresco del ’900 sino al nuovo millennio, in un affascinante percorso interdisciplinare e transmediale. Saggi Pop approfondisce – con il punto di vista ermeneutico che caratterizza il filosofo – una parte importante, cruciale e decisiva quanto il sacro, l’immagine e lo stesso sapere teoretico, della lunga esperienza di Sottocornola. E’ una sosta nel mondo del pop, una fase di ulteriore analisi e approfondimento in quell’itinerario nella cultura popular che Sottocornola ha eletto ad ambito di speculazione prediletto, tanto da essere ribattezzato dalla critica “il filosofo del pop” per la qualità e la dedizione dei suoi studi. Studi che lo vedono ancora oggi appassionato divulgatore di una chiave di lettura ermeneutica, interprete e portavoce di una congiunzione tra i linguaggi di massa, i consumi culturali, l’elaborazione filosofica e i risvolti individuali, che egli amplia rendendoli universali. Saggi Pop, ricco di direzioni, spunti e tagli originali, si caratterizza per una spiccata ampiezza, utile sia a riassumere l’attività finora svolta dal filosofo, sia a anticipare risvolti futuri.
Il cuore di Saggi Pop è in prima battuta nel sottotitolo: Indagini sull’effimero essenziale alla vita e non solo allude alla leggerezza della cultura pop ma anche alla sua essenzialità nella vita delle persone. E’ una chiave fondamentale per comprendere l’attività di Sottocornola, che usa strumenti ermeneutici “alti” per restituire al lettore e allo spettatore una materia che coinvolge sì le masse ma non per questo dozzinale, poco nobile o priva di interesse. La parte più densa dei Saggi Pop riguarda temi cari al filosofo, dall’ermeneutica filosofica della canzone pop, rock e d’autore alla rilettura della figura femminile nella canzone italiana, colta sia nella sua evoluzione storica dagli anni ’60 ad oggi, sia nell’approfondimento di singole figure, in un percorso da Wanda Osiris alle veline. Il divismo e il sacro sono ancora una volta rilevanti per l’autore, che riflette sul potere della televisione ma anche su itinerari legati al cinema, soffermandosi sul ruolo del linguaggio televisivo nell’epoca dei reality. La moda e la bellezza, la letteratura per ragazzi, le controculture ieri e oggi sono ulteriori argomenti che rilanciano la varietà dei Saggi Pop, arricchito da numerose interviste (pensiamo al rapporto tra sport, cibo, animali e canzone, oppure al Festival di Sanremo), da approfondimenti sui temi chiave delle popolari lezioni-concerto tenute dal professore (dai teenager alla crisi del sacro).
Saggi Pop ospita anche i contributi di giornalisti, sociologi, docenti, intellettuali che seguono con curiosità il percorso di Sottocornola. Pensiamo a Mario Bonanno, tra le penne più autorevoli nel campo della canzone d’autore (area che Sottocornola ha sempre osservato con interesse e spunti originali), il quale dichiara: “Se le parole contano ancora qualcosa, Claudio Sottocornola riconduce il pop al suo stato primigenio e virginale… restituendo la locuzione alle sue potenzialità smarrite”. Oppure Marco Bracci, sociologo della comunicazione attento al tema dell’identità nel rock, che sottolinea come Sottocornola riesca a indagare nella “complessità nascosta del pop” grazie ad una forma mentis e a un modulo operativo “transdisciplinare”, che confluisce in un “risultato variegato, multidimensionale, affascinante e stimolante dal punto di vista intellettuale”. In copertina la prima delle Pop Ideas, ovvero disegni realizzati proprio da Claudio Sottocornola, riportati per la prima volta in assoluto all’interno del libro: i volti di Rita Pavone, Johnny Hallyday, Ornella Vanoni o Shirley Bassey completano un percorso di analisi meticolosa del divismo, arrivando all’essenzialità grazie alla combinazione tra tratteggi e colori, che presentano un’ulteriore direzione inedita, come sempre accade nel mondo polimorfico di Sottocornola.
Ordinario di Filosofia e Storia a Bergamo, poeta, giornalista e scrittore, Claudio Sottocornola ha pubblicato saggi, opere poetiche, multimediali e musicali. Studioso del popular, tiene corsi presso la Terza Università di Bergamo, collabora con varie riviste e realizza ricerche di carattere interdisciplinare fra musica, filosofia e immagine, che propone a un pubblico trasversale attraverso le sue famose lezioni-concerto, nelle scuole, nei teatri e nei più svariati luoghi del quotidiano, che lo vedono in azione come eclettico performer. Si caratterizza per una forte attenzione alla categoria di “interpretazione”, alla cui luce indaga il mondo del contemporaneo, e per un approccio olistico e interdisciplinare al sapere.
Claudio Sottocornola:
https://www.claudiosottocornola-claude.com/
Libreria Masone:
https://libreriamasone.wordpress.com/
Synpress44 Ufficio stampa:
http://www.synpress44.com/
“Turn of the Century”: Claudio Sottocornola tradotto in inglese
“Turn of the Century”: le poesie di Claudio Sottocornola tradotte in inglese
suonalancorasam.com
Chi va con lo Zoppo… legge Turn of the Century: Claudio Sottocornola tradotto in inglese!
donatozoppo.blogspot.com
“Bootleg” di agosto propone il filosofo del pop sul palco di FIm 2018 – Fiera Internazionale della Musica di Milano
News e Ospiti Internazionali al FIM
www.fimfiera.it
Claudio Sottocornola: il filosofo del pop al FIM – Fiera della Musica!
www.exhimusic.com
Claudio Sottocornola: il filosofo del pop al FIM – Fiera della Musica!
www.atomradio.it
FIM 2018: la fiera della musica e dei musicisti sta per arrivare
www.culturamente.it
Claudio Sottocornola: il filosofo del Pop al FIM – Fiera della Musica!
www.sound36.com
Sottocornola con i suoi “Saggi Pop” al Lido Nosside di Locri
Sottocornola con i suoi “Saggi Pop” al Lido Nosside di Locri
Venerdì 3 agosto il filosofo lombardo torna in Calabria per presentare il suo nuovo e avvincente libro: un lungo e appassionato viaggio nella cultura pop tra saggi, interviste, disegni e approfondimenti. Perché “l’effimero è essenziale alla vita e non solo”
Saggi Pop: Claudio Sottocornola a Locri!
Venerdì 3 agosto 2018 ore 21.00
Lido Nosside
Lungomare di Locri – Lato sud Locri (RC) (altro…)
L’anteprima nazionale di “Saggi Pop” alla Fiera dei Librai di Bergamo è l’appuntamento “Bootleg” di giugno
Claudio Sottocornola e i “Saggi Pop” alla Fiera internazionale della Musica di Milano
La popular culture italiana e il suo immaginario globale
Synpress 44
L’Eco di Bergamo
Bergamo Avvenimenti
Storie in Rete
Claudio Sottocornola e i suoi “Saggi Pop” in anteprima alla 59a Fiera dei Librai di Bergamo
Andy Warhol
L’appuntamento è al Quadriportico del Sentierone-Spazio Incontri, l’ingresso è libero.
“Il giardino di mia madre e altri luoghi”: “Bootleg” di aprile propone l’inaugurazione della mostra fotografica dedicata da Claudio Sottocornola alla madre, nel quindicesimo anniversario della scomparsa.
Link
Slide-show
Presentazione
Locandina e Testi critici
Stampa
“Il giardino di mia madre” su Orobie
Ancora su “Il giardino di mia madre e altri luoghi”
Students’papers
Student’s papers Giardino 3L, 2011-12
Student’s papers Giardino 3I, 2011-12
Il vecchio e il bambino
di Marc’Antonio*
Un vecchio e un bambino
si preser per mano
e andarono insieme
incontro alla sera…
F. Guccini, Il vecchio e il bambino
Esiste un’estenuante logorio che la vecchiaia produce sulla nitidezza dello sguardo, sulla intensità della percezione, sulla adeguazione al dettaglio: come se una sorta di stanchezza o languore, una qualche forma di anemia, una insofferenza per il tratteggio accurato generassero grandi intuizioni globali cui manca la forza, l’energia per determinarsi e dettagliarsi, a fronte di un dejà vu che l’esperienza decisamente attesta come dato e come ovvio, come ininfluente allo sviluppo, per una sorta di evidenza intrinseca che non necessita se non del suo stesso originario bagliore. Una annunciazione che ha da restare e dimorare nel proprio annuncio, per non estinguersi e banalizzarsi in un simbolo feticisticamente autonomo, cieco e materiale, in un disegno accurato che annulli l’annuncio, e quindi giocoforza la trascendenza sottesa a ogni annuncio, la speranza di là da venire e la sua luce.
Questa luce è invece rimasta nei disegni che Claudio Sottocornola consegna al suo pubblico come Pop Ideas, con tanto di maiuscole a definire un ambito che parrebbe quello delle Idee platoniche, coniugato tuttavia con quel mondo dal basso che è il popular nelle varie declinazioni del suo immaginario, e dunque piegato a un ossimoro che coniuga trascendenza e immanenza nel segno dell’icona che rinvia ad altro da sé pur rimanendo in sé.
E doppiamente rinviano ad altro pur dimorando in sé le immagini che il filosofo del pop propone alla nostra attenzione: da un lato, infatti, come ogni immagine, esse rinviano al loro significato, e pertanto al personaggio o alla situazione volta a volta evocati, dall’altro lo fanno attraverso una volontaria insufficienza nel definire, delimitare, svolgere, e in ciò attestano e spiegano il loro carattere di idee, cui un elevato grado di astrazione impedisce di articolarsi e banalizzarsi in un qualunque tangibile che ne tradisca la vocazione – l’enigma ? – alla trascendenza.
In ciò ha qualcosa a che vedere la “vecchiaia” di cui si parlava prima: anche se Sottocornola è un artista maturo, anche anagraficamente, la vecchiaia di cui si parla riguarda maggiormente il bagaglio di esperienza, il vissuto, il know-how della vita e, perché no, il senso della cultura o weltanschauung che il nostro autore attesta come ormai correlata a una trascendenza radicale, disinvolta e davvero notevole dai paradigmi correnti. Così, a fronte dell’intuizione estetica, il Nostro dichiara, e qui portando alle estreme conseguenze il concetto contemporaneo di arte come nuova intuizione del mondo – o costituzione di senso – piuttosto che come sua ideale rappresentazione, che gli è del tutto indifferente dettagliare, articolare, sviluppare, magari avviluppando la purezza di una intuizione originaria in una melmosa rappresentazione, e quindi dichiara quanto basta e passa oltre. Lasciandoci un po’ di polvere di stelle.
Si capisce perché Sottocornola ami il popular, come Fellini amava il circo. E si intuisce perché lo sfavillio di comete dei suoi disegni rechi tracce di santi e rockstar, rotocalchi e immaginette, primedonne, bellimbusti e anacoreti. Icone dell’invisibile, paradigmi dell’esistere, brividi dell’attualità e della storia, sono essi forse le tante monadi che riflettono i diversi sguardi di un dio sul mondo al momento della sua creazione?
Che bisogno c’è di andare oltre l’idea che qualche occulta reminiscenza ci rinvia, o che semplicemente al nostro sguardo è dato contemplare per una sua intima vocazione all’essenza? Che bisogno c’è di perdere tempo a raccontare, quando una illuminazione, ancorché stanca e resa anemica dal perdurante fissare, ci appalesa un’evidenza che è giocoforza raccogliere? Del resto, tale approccio olistico sembra favorito in quanti, come Buzzati o Fo, non fanno della visione la loro priorità istituzionale, e forse proprio per questo non restano condizionati dai cliché delle rappresentazioni correnti.
In questo la vecchiaia ha la stessa attitudine dell’infanzia. Una sorta di fretta rispetto al tempo che passa, una sorta di approccio olistico e pantagruelico, una strana vividezza o capacità di sintesi che va dritto all’essenziale e non si dilunga in preamboli né in strascichi inutili, ma afferra il dono con innocente sorpresa, con malcelata esultanza, o anche con una trepidazione commossa.
E non lo trattiene, perché non si spenga come una lucciola catturata, ma se possibile lasci una scia volandosene altrove. La gioia dell’infanzia, che il filosofo del pop dichiara di voler ritrovare coi suoi disegni, si sposa in quegli stessi disegni con la quiete della consapevolezza, quella attitudine che gli antichi identificavano con la saggezza e che noi, ormai ammalati (o vaccinati?) da anni di pensiero debole, identifichiamo sempre di più col gioco, o quantomeno con la sua leggerezza, rispettosa del molteplice e del diverso, del vecchio e del nuovo, di immanenza e trascendenza.
La vecchiaia dell’Europa sarà l’infanzia di un nuovo mondo? Una manciata di idee pop intanto sembra insinuarlo come un paradosso zen, come un appassionante gioco delle biglie.
*Claudio Sottocornola parla di “C. Sottocornola, Pop Ideas”.
Il mito della giovinezza nelle idee pop di Sottocornola
di Caterina Arrigoni
Le “Pop Ideas” di Claudio Sottocornola sono immagini create in modo fresco e spontaneo a partire da suggestioni e reminiscenze giovanili, una espressione viva e vivace che si traduce negli efficaci segni grafici e cromatici dell’autore.
Il prevalere di linee curve, ondulate, spiraliformi, annodate e contorte, nell’apparente caotico svilupparsi e rincorrersi delle immagini, manifesta una spontaneità creativa che si traduce nella sicurezza del tratto e in una padronanza degli strumenti grafico-pittorici non convenzionale.
La scelta cromatica, equilibrata attraverso giustapposti accostamenti per accordi o contrasti, contribuisce alla resa della visione-immaginazione d’insieme.
Nell’assoluta semplicità del recupero di una giovanile memoria, gli strumenti adottati, pennarelli, matite colorate e pastelli a cera, hanno tracciato sui fogli, in una sorta di immediatezza ricercata dei gesti, lo scorrere di autentiche intuizioni e suggestioni visive.
Anche la prevalente bidimensionalità delle immagini e delle campiture dei fondi contribuiscono allo spiccato senso decorativo d’insieme.
Musiche come ritmate melodie cromatiche, canzoni come martellanti ritornelli della memoria, cantanti e personaggi pubblici – dalla Pavone a Celentano e Johnny Hallyday – come icone che si offrono, copertine come abiti grafico-policromi di contenuti vinilici o rigidi cd, sono i peculiari generatori di questa serie di divertissement che si susseguono affiancati e intervallati da soggetti religioso-devozionali popolari, come San Francesco, San Giuseppe e una Madonna “archetipica”.
Sacro e profano si rincorrono senza alcuna censura o volontà di organizzarsi nello spazio e nel tempo, come già era accaduto, pur con altre modalità e tecniche espressive, con i collage di “Eighties”, realizzati da Sottocornola a 22 anni ed editati in dvd e in una mostra itinerante nel 2007.
Così la serie delle “Pop Ideas” – questa “quadreria” della memoria – è occasione per l’autore ma anche per noi di ripercorrere il giovanile tempo passato che ha, pur a diversi livelli e modalità, segnato la nostra generazione, a partire dagli anni del boom e del costituirsi di un immaginario condiviso, grazie a televisione, cinema, musica e quant’altro.
Percorrere con lo sguardo queste immagini che attingono al serbatoio del popular è quindi come ripercorrere con la memoria i momenti salienti di anni ormai mitizzati e, al tempo stesso, diviene occasione per creare o ricreare le nostre personali visioni, riassaporando le emozioni vissute allora.
Infine, ma non ultimo, al termine di questo breve viaggio fra le suggestioni visive di Sottocornola, ritroviamo nella loro esuberante, polifonica e cromatica vivacità, e nel ritmo compositivo di incalzante entusiasmo che le attraversa, un po’ di quell’energia originaria di cui si avverte tanto il bisogno in questi tempi difficili.
Le “Pop Ideas” di Claudio Sottocornola,
madeleine del fanciullino ritrovato
di Antonio Falcone
Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicissitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…
Marcel Proust, Dalla parte di Swann
La personalità di Claudio Sottocornola, così come ho avuto modo di conoscerla nel corso degli anni, si è sempre palesata come qualcosa di unico nell’ambito di una poliedricità mai ostentata, idonea a rendere la filosofia – suo impegno istituzionale prevalente – il punto centrale del discorso intellettuale, e avvalendosi di un affascinante percorso interdisciplinare nell’affrontare le più svariate tematiche con originalità, coerenza e lucidità di pensiero.
Il tutto prende piede da uno studio critico ed interpretativo del linguaggio pop, diminutivo di popular da considerarsi con valenza estensiva, e con particolare riferimento alla musica, senza trascurare tuttavia l’apporto massmediologico delle arti visive e dei vari mezzi di comunicazione. L’adoperarsi nell’impiego di una metodologia multiforme ha consentito al filosofo del pop di analizzare ogni elemento della rituale quotidianità a partire da diverse angolazioni, un approccio globale che gli ha permesso di smarcarsi da una visione univoca della vita, a favore di una molteplicità di riferimenti cui attingere in nome del dialogo e dell’interazione.
Ma il linguaggio popular, come può evincersi dalla visione dei disegni elaborati da Sottocornola fra il 2010 e il 2013 – la serie Pop Ideas, ora resa pubblica – ricorrendo a matite colorate, pongo, pennarelli, rappresenta per l’autore – come egli stesso dichiara – anche un ritorno all’ideale dimensione felice della propria infanzia, per esempio alle note delle canzoni di Paul Anka o di Rita Pavone che, come la madeleine di Proust, riportano in lui sensazioni mai perdute e pronte a riaffiorare quale antidoto ad una contemporaneità che sembra ormai aver smarrito le coordinate di un primigenio, spontaneo, affidamento alla vita, proprio di un fanciullo intento alla scoperta del mondo. Ecco allora l’impiego di colori primari, “gettati” sulla carta con ruvida immediatezza – che ricordano le esperienze dei fauves, e di Matisse in particolare –, senza alcuna mediazione che non sia quella di una immaginazione che attinge dalla cultura di massa e si staglia quale personale riflessione su varie tematiche. Tale approccio iconizza quindi espressivamente immagini idonee a farsi simbolo di una concretezza quotidiana che confluisce verso uno standardizzato immaginario collettivo, spiazzato però e riportato in un alveo più propriamente fantasioso e genuino, in virtù di tratti dal taglio ora violento, ora morbido e scomposto.
Nei ritratti di personalità del mondo dello spettacolo, ispirati alle fotografie dei giornali o alle copertine dei 45 giri, può allora emergere la dimensione solipsistica e misteriosa del divo (Garko), scaturente da uno sguardo volto ad un personale altrove, la conclamata consapevolezza di una “normale” popolarità di massa (Rita Pavone) o, ancora, l’enigmaticità e misterica presa di distanza (Diva anni’60, ispirato ad Ornella Vanoni), ma anche la dolcezza e un pudico romanticismo esistenziale (Francois, ispirato a Francois Hardy), in contrapposizione alla gioiosa sfrontatezza dell’irretire (Desperate Housewives, ispirato ad Eva Longoria) o alla mitologia irridente di Adriano Celentano (Azzurro e menta).
Rimarchevoli nel loro impatto visivo Let It Snow (ispirato alla copertina del cd di Irene Grandi Canzoni per Natale, 2008), la serenità gioiosa, interiorizzata, volta a piacevoli ricordi, la sentita celebrazione delle festività nel corso della propria infanzia, e Addio mondo crudele (ispirato alla copertina dell’omonimo 45 giri di Peppino Di Capri, 1962), dove la reinterpretazione del sorriso elargito dal clown esalta ancor più uno sguardo malinconico, che probabilmente intercetta le risate di un pubblico indifferente.
In generale, risulta persino scontato il riferimento alla pop art americana, e in particolare a Andy Warhol, per parlare delle Pop Ideas di Sottocornola, che non fa mistero di un proprio mythos fondativo radicato nell’immaginario americano anni ’50 e ’60, crooner e rock and roll, teen-idol e american middle class, mentre un certo gusto italiano della fiaba (vedi Pinocchio e la Fata, ispirato alla riduzione televisiva di Luigi Comencini del 1972) mostra una non ovvia familiarità dell’autore con le fantasie di Gianni Rodari, declinate nel solco di una più accentuata astrazione o straniazione (del resto, è lui stesso invece a citare Carla Ruffinelli, grande illustratrice di fiabe, come ispiratrice della sua sensibilità di bambino).
Occorre così evidenziare che se il carattere claustrofobicamente inquietante delle icone pop di Warhol alimenta l’estetica della pop art americana, fiaba, infanzia e senso del sacro trovano in Sottocornola un correttivo italiano, che connota i suoi disegni di un alone che sembra evocare mistero e trascendenza.
La simbologia pop raffigurata da Sottocornola, nella sua descritta predilezione per i tratti naturalmente elementari e spontanei, trova così ideale sublimazione nei disegni ispirati all’iconicità di molte raffigurazioni religiose (Angeli, Natività, la bellissima Madonna archetipa, colma di materna dolcezza, San Giuseppe con bambino, Cristo pop, San Francesco e il lupo di Gubbio, ideale visualizzazione del Bene che si offre al Male quale opportunità redentrice), in quanto riportano il senso del sacro ad una dimensione più propriamente umana, ridefinendo in una proporzione terrena, tangibile, ciò che è etereo, celeste. Le Pop Ideas di Claudio Sottocornola, per tornare a quanto scritto inizialmente, vanno dunque ad integrarsi con coerenza nel solco di quell’esperienza ermeneutica – interpretare la realtà con mezzi diversi –, che da sempre rappresenta il fil rouge della sua personale proposta, esaltando ed offrendo ulteriore suggestione al concetto, estremamente caro all’autore, dell’indissolubile legame tra cultura e vita.
E, fra le tante idee pop, una Santa Rita da Cascia, nella sua coloratissima scenografia, nelle sue pastose e carnali sproporzioni, incoronata di spine e col crocefisso in mano, fra rotocalco e immaginetta, sembra essere una efficace sintesi di questa sensibilità ibrida, platonica e popular, americana e mediterranea, tradizionale e straordinariamente eversiva.
Un gioco d’artista per Claudio Sottocornola
di Francesca Grispello e Donato Zoppo
Il fare, il dare forma con il colore o senza.
Ritrarre qualcuno vuol dire conoscerlo e percorrerlo nel suo essere al mondo.
Lo sguardo ci mette sempre in relazione, la mia singolarità è aperta da questo sguardo, mi apre come nuova madre al mondo. Proprio questo tipo di sguardo “sulle cose e alle cose” è ciò di cui bisogna aver cura. Avere uno sguardo che sappia ancora giocare nel mondo senza pregiudicarlo è un monito difficile da onorare. La disciplina che uno sguardo puro richiede arricchisce e problematizza il mio rapporto con le cose.
Tutti partecipano al medesimo mondo nel quale io stesso metto in gioco tutto ciò che sono: il mio corpo, le mie rappresentazioni, i miei pensieri e la mia storicità. Ciò che si chiama o si dice “io”, è offerto ed esposto ad uno sguardo altro. In uno spazio rettangolare accade una doppia esposizione, l’uomo e l’artista.
Come scrisse Charles Baudelaire in Scritti sull’arte, «La qualità prima di un disegnatore è perciò lo studio assiduo e sincero del proprio modello. Occorre non solo che l’artista abbia un’intuizione penetrante del carattere del modello, ma anche che v’infonda un qualche senso più generale, e esageri volutamente alcuni particolari per accentuare la fisionomia e renderne più chiara l’espressione. È curioso notare che, guidata da questo principio – secondo cui il sublime deve rifuggire dai particolari – l’arte per muovere verso la perfezione torna alla propria infanzia».
Sorpresa. Ancora una volta, nel percorso artistico di Claudio Sottocornola, torna prepotente il tempo. Stavolta in un perenne swing tra passato e futuro; tra infanzia e maturità; tra l’era del gioco e quella della riflessione. È con un certo stupore che abbiamo osservato – avanti e a ritroso, saltellando tra microfoni, colori e fisionomie quasi cubiste – i disegni, anzi le ‘Pop Ideas’ che Sottocornola ha realizzato a corredo dei suoi Saggi Pop. Un corredo diverso da quello che le mamme confezionano per le figlie in occasione del sospirato matrimonio, diverso da quello desiderato dalle giovani coppie per i pargoli che verranno. Mamme e famiglie guardano al futuro, caricandolo di speranze, proiettando i desideri verso un altroquando che invece era assente nello sguardo che Sottocornola, nel pieno di una giovinezza trascorsa a suon di musica leggera, rivolgeva al suo avvenire. Era uno sguardo presente e consapevole dell’ottimismo di quegli anni ’60 che il filosofo del pop da sempre canta – anzi interpreta – portando alla luce la spensieratezza, il carpe diem di un paese giovane e in piena ricostruzione. Il futuro è arrivato dopo, in un nuovo presente artistico, materializzatosi dentro il tratto veloce, a volte nervoso e affollato di voglia di esprimersi, dei colori che Sottocornola ha consegnato a questi bozzetti – Sottocornola Sketches, verrebbe da dire.
C’è una evidente continuità tra la lezione-concerto e il disegno che vi presentiamo; un trait d’union che lega la poesia ermetica e il collage, la riflessione teoretica e lo scatto fotografico, fino al bozzetto di pastello su foglio bianco. Non potrebbe essere diversamente, visto il sistema di pensiero e azione nel quale si muove Sottocornola. Queste Pop Ideas, disegni affidati allo scatto più che alla ponderazione, alla rapidità del gesto più che alla meditata costruzione del segno, aggiungono contenuti e chiarificazioni al lavoro di Sottocornola allo stesso modo delle interviste raccolte nel saggio Varietà. Se i dialoghi con i divi del pop realizzati nel corso degli anni hanno chiarito l’approccio ermeneutico e la capacità di penetrazione con la conseguente consegna al lettore dei tratti salienti del personaggio, ancora più efficace è il disegno. Gli occhi taglienti del compianto Johnny Hallyday, la serena immobilità di una Rita Pavone occasionalmente a riposo, il grigio quasi neoclassico di Shirley Bassey e la posa ieratica di un autoritratto incarnano storie, percorsi, desideri, vicende umane, ancor prima che artistiche. Un’intuizione penetrante del carattere del modello, per citare nuovamente Baudelaire.
Ciò che colpisce di più è il ricco, folto, corposo incrocio visivo tra volti, copertine, pose plastiche da concerto, fermo-immagine in corsa. Vengono in mente i tratti di un giovane Andy Warhol alle prese con le prime copertine per la RCA Victor, là dove non si dichiarava un volto o una personalità ma si offriva un’immagine repentina, quasi rubata, si inquadravano con rapidità gesti o scatti, o addirittura il solo strumento, talmente iconico da identificarne il titolare. Torna il pop, perché le idee grafiche di Sottocornola, non nuovo a lavori con l’immagine (pensiamo ai collage di Eighties o alla fotografia del Giardino di mia madre), si connettono direttamente a certi elementi basilari dell’arte di massa.
Anche se non provengono direttamente dagli anni ’60 di Sottocornola vista la loro genesi più recente (dal 2010 al 2013), questi disegni trovano la loro ragion d’essere proprio lì, procedendo a ritroso in quel futuro ancora tutto da costruire, certo nebuloso, nel quale però trionfava l’ottimismo di un decennio “favoloso”, mosso da una spinta positiva, che prima delle inquietudini del Sessantotto si proponeva come terreno fertile per coltivare passioni sgorgate dalla fonte del mythos fondativo, altro topos ricorrente nei pensieri di Sottocornola.
Accanto agli ascolti, alle scoperte, all’incanto per la vitalità di Paul Anka e Rita Pavone, per la sensualità di Mina o della Vanoni, per gli interrogativi di Tenco e Bindi, Claudio incontrava un’infanzia in costante mutazione. A questa ritorna, stavolta non con il racconto in musica della lezione-concerto, non con il dialogo diretto delle interviste, ma con il disegno che compie un giro diverso per arrivare al medesimo approdo. La contemplazione del mito.
Idee pop per un viaggio alle origini
Mentre scrivo queste note introduttive ai disegni di “Pop Ideas” ho ancora nella testa le note di un cd appena acquistato con 21 pezzi storici di Paul Anka, teen-idol anni ’50 e ’60 di origine libanese che spopolò in America ed Europa, ma un po’ in tutto il mondo. Quella voce calda, pastosa, potente, associata a un fisico robusto, da bravo ragazzo della provincia americana, regalava e regala ancora un senso di espansione, allegria, ingenuità, che fotografa perfettamente le grandi emozioni e aspettative di una generazione che allora si affacciava alla vita con la convinzione che forse ce l’avrebbe fatta, a riscattarne il senso e le speranze più riposte, nel segno di una bellezza che si annunciava come compito e come destino ineludibile.
A me poi, che ero bambino mentre ascoltavo Paul Anka alla radio intonare al Festival di Sanremo del 1964 “Ogni volta”, inno dell’emigrante, in un improbabile ma calorosissimo italiano, quella voce, suggeritami anche dalla curiosità di mio padre, regalava una sensazione di incontenibile gioia e aria di casa, che da allora ho sempre associato agli anni ’60 (ma forse un po’ anche ’50), e soprattutto alla mia infanzia (avevo cinque anni nel ’64) che, per quanto pensosa, era ancora lieta e serena. Ecco, considerato quanto, dal ’68 in poi, anche la colonna sonora del mondo attorno a me si andava problematizzando, parallelamente all’ingresso in un’adolescenza che, per definizione, non può che essere meno felice dell’infanzia, quegli anni non potevano che cristallizzarsi in me come gli anni di una limbica ma felice condizione di attesa del meglio che, ovviamente, non sarebbe arrivato.
Capite perché, rispetto alla mia generazione, che si è nutrita di rock progressivo, cantautori e, al limitare degli anni ’80, di glam, disco-dance, house, punk e quant’altro, il mio struggimento, la nostalgia, il mythos fondativo, sono stati invece i primi anni ’60, Beatles e teen-idol in genere, lo yé-yé e, a ritroso, crooner e rock and roll, con qualche sconfinamento nella canzone francese (vedi Piaf) e affine (vedi Paoli). In età matura poi, il recupero si è spinto verso gli anni ’50 anche italiani, dalla canzone melodica al non sense, in una spinta regressiva che attraversa, in risalita, tutto il ‘900. Tale spinta à rebours poi, a me che ho sempre amato immergermi nel contemporaneo, si è radicalizzata a fronte dei processi di palese involuzione e degrado del pop contemporaneo (leggi trionfo del mercato, talent e intrattenimento televisivo in genere, musica liofilizzata ad usum smartphone, totale integrazione del rock e del suo sostituto, il rap, nelle logiche di consumo, ecc.), spingendomi ad un approccio sempre più storico e dunque memoriale alla canzone, che per me sconfina, a differenza di altri storici del settore, nella contemplazione del mito.
Il grande mito dell’età della mia infanzia.
A fronte del declino di civiltà cui assistiamo, che non include purtroppo solo rock e affini, ma moltitudini e un intero assetto o paradigma esistenziale collettivo, il mio amore per il pop – come ovvia contrazione di popular – si è così sempre più configurato come una grande occasione regressiva, di full immersion nei paradisi della mia infanzia, alla ricerca di una antropologia alternativa, autentica e circense, marginale e sconfitta, rivoluzionaria e felice, che da allora io non ho più incontrato. La pubblicazione di “Varietà” (Marna, 2016), volume che raccoglie le mie interviste ai divi del pop realizzate fra il 1989 e il 1994, testimonia una felice circostanza che qui vale la pena di raccontare. In quegli anni infatti, per una serie di concause, mi incontrai con i divi della mia infanzia, dalla Pavone a Morandi, da Bobby Solo a Little Tony, dalle Gemelle Kessler a Iva Zanicchi, da Edoardo Vianello a Mal dei Primitives, e li sottoposi a una serie di interviste che avevano per me un forte significato emotivo e simbolico: dialogare col mito, non tanto di personaggi più o meno famosi, ma della mia infanzia, di un’età felice in un tempo felice o che aspettava la felicità… E quei dialoghi erano un po’ la testimonianza che il mito può diventare realtà, se si è sufficientemente testardi e incoscienti da impegnarsi perché ciò accada.
Analoga esperienza ho provato quando, nel 1975, vinsi una borsa di studio AFS che mi portò per un anno di studio e vita familiare in America, nel Connecticut. Anche lì il mito (l’America ambivalente, ma sognata dall’intera mia generazione come il luogo di tutti i possibili) si incontrava con la realtà della mia vita di adolescente italiano nato nel 1959. Come si può vedere, non potevo avere vissuto che per un breve flash gli anni ’50, ma ancora una volta, in una specie di inedito “ritorno al futuro”, mi ritrovai immerso in una realtà che, dalla nascente serie televisiva di “Happy Days” (che vidi in anteprima rispetto ai miei coetanei italiani), al trionfo dell’epica cinematografica di “American Graffiti” di George Lucas (in cui rivedevo ancora una volta il mito della mia infanzia), dai vinili che mi regalavano di Elvis Presley, Eddie Cochran ed Everly Brothers alle villette allineate (secondo i canoni dell’American dream) di South Windsor, piccola cittadina alle porte di Hartford, capitale del Connecticut, dove mi trovavo… tutto insomma mi trasportava dentro il sogno di un’età che avevo creduto perduta o irraggiungibile, e che mai avrei pensato di vivere sulla mia pelle, realmente e senza equivoci.
Altra intersezione fra mito e realtà è stata allora, a metà degli anni ’70, la familiarizzazione, al Guggenheim di New York, con la grande arte americana contemporanea, soprattutto la pop art di Warhol, Licthenstein, Rauschenberg e gli altri, ma anche il realismo di Hopper. Allora – mi dicevo – era possibile pensare e interpretare il mondo in un’altra maniera, allora c’erano altri che sentivano un po’ come me, allora il mio immaginario poteva nutrirsi e crescere, trovare amici, affinità, divertimento! Ero iscritto, in high school, anche a un corso di Basic Drawing, dove approfittai dell’esperienza per sbizzarrirmi un po’. Ma una cosa è certa: avevo capito che la grande arte era una full immersion nella vita, nel contemporaneo, nel rumore e nei suoni della strada. On the road…
Ecco, poi sono tornato in Italia, dove mi attendeva l’amore della mia famiglia. Ma, con la fine del “sogno americano”, finiva anche il “sogno della mia infanzia”.
Molto tempo è passato, e queste righe che scrivo a tarda sera, prima di coricarmi, con un tempo che è ormai quello delle “Autumn leaves”, sia biograficamente che epocalmente, sono pensate, come si accennava all’inizio, per un fine pratico e immediato: presentare i disegni, che preferirei chiamare ideas per una volontaria assenza di elaborazione grafico-concettuale, che ho raccolto nella serie “Pop Ideas”. Nel corso di un paio di estati che non so nemmeno identificare, presumo fra il 2010 e il 2013, mi sono messo a tracciare disegni con matite colorate, pongo e pennarelli, che fossero fedeli a un’ispirazione elementare, a un tratto che partisse dai meandri dell’inconscio o, più semplicemente, della fantasia, a colori primari e rozzamente spalmati sulla carta, al rifiuto di una adeguazione ai cliché del bello o sinuoso come ce lo propinano media e advertisement, quasi a recuperare una condizione originaria e primitiva di spontaneità e immediatezza che non voleva filtri, convenzioni, cliché, ma semplicità e verità ontologica. Ho così evitato elaborazione, in qualche caso anche colore, del tutto sfumatura e complessità, a favore di viscere, ingenuità, sprovvedutezza e rischio estetico. L’obiettivo del divertissement era, ancora una volta, il mio “ritorno al futuro”, un viaggio à rebours nel mythos fondativo della mia infanzia e di un mondo paleo pop, che è quello del Paul Anka che apre queste riflessioni. Di esso fan parte Rita Pavone e la “diva anni ‘60”, Johnny Hallyday e il clown della copertina di “Addio mondo crudele”, San Francesco che parla col lupo, ma anche Pinocchio e la Fata, l’albero di Natale e Diabolik, Milva e un Cristo pop, Santa Rita da Cascia e Garko… in una sorta di fessura temporale ove tutto è sinottico e innocente, sacro e profano, profondo e lieve.
Come lo è stata la mia infanzia.
Forse mi hanno aiutato in questa libertà espressiva i corsi di pittura che tenevo, da studente universitario, ai bambini delle colonie elioterapiche del Comune di Bergamo, seguendo il metodo totalmente creativo e anarchico di Arno Stern. Forse una lunga educazione visiva che risale agli anni della scuola elementare quando, leggendo avidamente tutta la letteratura per ragazzi, mi appassionavo alle immagini che la commentavano, come quelle della grande illustratrice Carla Ruffinelli, che mi colpirono nel cuore. E comunque, sempre, mi ha sostenuto un’idea che informa radicalmente la mia estetica: nell’ambito della bellezza, adeguarsi a una legge significa infrangerne il senso profondo. E a me, che canto, le seguenti parole, attribuite alla grande attrice e cantante americana Julie London, sono risultate illuminanti per ogni ambito espressivo: “I’m sure any vocal teacher that listens to me would rather cut my throat than do anything – I do everything all wrong – but I think for me that’s the best – because I don’t think I have a voice so I think what I project would be style – if I learned to sing I’d lose my style” (“Sono sicura che qualsiasi vocal coach che mi ascoltasse preferirebbe tagliarmi la gola che intervenire – faccio ogni cosa nel modo sbagliato – ma penso che per me quello è il meglio – dato che non penso di avere una voce, penso che devo progettare uno stile – se imparassi a cantare perderei il mio stile”).
Ecco, vorrei che queste immagini primitive e caotiche che volentieri dono ai miei lettori fossero anche per loro una splendida occasione regressiva, ove il libero gioco delle nostre facoltà, come voleva Kant nell’esperienza estetica, si incontrasse con il libero gioco dell’infanzia, forse la più alta esperienza d’arte che ciascuno di noi ha mai vissuto, e che tale incontro di libertà contribuisse a generare nuove occasioni di futuro, di felicità e di vita.
Claudio Sottocornola
Riprendono gli appuntamenti con “Bootleg”: per il 2018 appuntamento bimestrale a partire dal 5 febbraio.
Si incomincia con “I migliori anni”, dall ‘Auditorium di San Sisto
in Colognola (Bergamo), 2008
Nuovo appuntamento di “Bootleg” per il mese di dicembre:
la lezione concerto di Sottocornola per l’Autogestione 2010
al Liceo scientifico “L. Mascheroni” di Bergamo
Le interviste di “Varietà” (Marna, 2016) su “Margutte”
Varietà, Introduzione
www.margutte.com
Ritratto di Elvis Presley
www.margutte.com
Intervista a Nino Manfredi
www.margutte.com
Intervista a Paolo Conte
www.margutte.com
Intervista a Carla Fracci
www.margutte.com
“Quaderno di liceo”, il recital di Sottocornola per la presentazione della silloge poetica “Nugae, nugellae, lampi” (9 dicembre 2009) è l’appuntamento di novembre per “Bootleg”
“Bootleg” di ottobre: Pop Dialogos and Music. Sottocornola al Caffè letterario di Bergamo, Musica e Parole con il giornalista Donato Zoppo (18 dicembre 2008)
“Bootleg”, nuovo appuntamento con il ciclo di “Hasta Siempre”
(2014): la lezione concerto prenatalizia con gli studenti
“L. Mascheroni” nell’Auditorium della Provincia di Bergamo, il 20 dicembre 2014. L’occasione è anche quella della presentazione al pubblico della chiavetta USB
“Una notte in Italia”, in una settimana prenatalizia che conferisce all’evento un sapore festoso e corale, come si evince dal medley finale, fra “White Christmas” e John Lennon.
Sottocornola presenta “Varietà” a Mantova
Spettacolo, musica e costume nell’ultimo libro del filosofo del pop:
un centinaio di avvincenti conversazioni con i divi della musica, della tv e della cultura
Varietà, le interviste di Claudio Sottocornola ai divi del pop,
nella cornice del Festivaletteratura di Mantova il 6 settembre!
Atelier Aldo Coppola
by Vittorio
è lieto di presentare
VARIETA’
Interviste, ritratti, recensioni, approfondimenti,
su società e spettacolo nell’Italia fra gli anni ’80 e ’90
Fotogallery: “Varietà” all’Archeoclub di Locri, Corte del Palazzo di Città
“Bootleg” continua con la pubblicazione del trittico di “Hasta Siempre” (2014): è la volta del live dall’Auditorium Comunale di Zanica
La lettura volutamente algida e distanziante delle poesie di Sottocornola, a commento dei tempi narrati, da parte dei numerosi studenti coinvolti, arricchisce poi il tutto di un elemento di attualizzazione ulteriore che incrementa il fascino di un evento dal sapore notturno e straniante.
Proponiamo, a commento del recital di Sottocornola, una suggestiva lettura del giornalista e blogger Antonio Falcone, apparsa sulla testata web “Sunset Boulevard” il 9 aprile 2014, cui si rimanda anche con un link.
Claudio Sottocornola all’Archeoclub di Locri con “Varietà”, Corte del Palazzo di Città
Cultura, memoria, filosofia, identità, storia della musica e del costume italiano: il filosofo lombardo torna in Calabria per un incontro incentrato sugli ultimi libri ‘Varietà’ e ‘Fin de Siècle’, coordinato dall’Archeoclub
Varietà, interviste e poesia: Claudio Sottocornola il 31 luglio a Locri
Archeoclub Locri
è lieto di presentare
VARIETA’
Taccuino giornalistico: interviste, ritratti, recensioni, approfondimenti,
ricerche su costume, società e spettacolo nell’Italia fra gli anni ’80 e ’90 (Marna)
“Bootleg”, nuovo appuntamento con il ciclo di “Hasta Siempre” (2014): la lezione concerto prenatalizia con gli studenti
Nuovo appuntamento con “Bootleg”, iniziativa web del filosofo del pop che propone mensilmente all’attenzione della rete una delle sue lezioni concerto sul territorio o altra performance filosofico/artistico/letteraria. Questa volta – 5 settembre – si tratta dell’ultimo live tenuto dal docente bergamasco per celebrare i dieci anni di lezioni concerto on the road, il recital “Hasta Siempre”, qui condiviso con gli studenti del Liceo Scientifico “L. Mascheroni” nell’Auditorium della Provincia di Bergamo, il 20 dicembre 2014. L’occasione è anche quella della presentazione al pubblico della chiavetta USB “Una notte in Italia”, in una settimana prenatalizia che conferisce all’evento un sapore festoso e corale, come si evince dal medley finale, fra “White Christmas” e John Lennon.
“Bootleg” continua con la pubblicazione del trittico di “Hasta Siempre” (2014): è la volta del live dall’Auditorium Comunale di Zanica
L’iniziativa web “Bootleg” inaugurata dal filosofo del pop Claudio Sottocornola non va in vacanza e, per il mese di agosto, ci propone un evento dal sapore non convenzionale e un po’ retrò, l’anteprima di “Hasta Siempre”, recital di celebrazione dei dieci anni di lezioni concerto sul territorio del professore bergamasco del 2014, nella versione proposta all’Auditorium di Zanica il 12 aprile del medesimo anno, coadiuvato da un gruppo di studenti del Liceo Mascheroni di Bergamo. L’evento, che si configura come un inedito one man show, si caratterizza per le atmosfere dark e la versione video, colorata di effetti speciali dalle reminiscenze psichedeliche, ancor più esalta un contesto quasi onirico e fuori dai consueti schemi di scontata gradevolezza cui media e talent ci hanno da tempo abituato.
“Bootleg” continua con la pubblicazione del ciclo di
“Hasta Siempre” (2014): si incomincia con la serata
Noesis per il decennale live del “filosofo del pop”
Fin de siècle: le poesie di Sottocornola tradotte per il pubblico di lingua francese
Fin de siècle
Claudio Sottocornola tradotto in francese
Claudio Sottocornola
“Fin de siècle”
Bibliotheca Universalis
Editura PIM – pp.121
“Bootleg” – la nuova iniziativa web del filosofo del pop
Il video della lezione concerto “Viva l’Italia” a causa di problemi tecnici che stiamo risolvendo sarà disponibile in rete dalla prossima settimana. Grazie e buona visione!
“E ti vengo a cercare”, una lezione concerto con gli studenti del Mascheroni per parlare di senso della vita e ricerca di Dio attraverso la canzone pop, rock e d’autore
Claudio Sottocornola
lezione-concerto
con gli studenti
Venerdì 5 maggio 2017 ore 8.45
Auditorium Liceo Scientifico
“Lorenzo Mascheroni”
Via Alberico da Rosciate, 21/a
Bergamo
Sottocornola incontra gli studenti polacchi in interscambio del Liceum im. Karola Libelta di POZNAN, Aula Magna Liceo Mascheroni, Bergamo
Oran Pamuk, Istanbul, 2003
(altro…)
“Viva l’Italia”, una lezione concerto con gli studenti del Liceo Mascheroni per parlare di identità nazionale attraverso la canzone pop, rock e d’autore
Un docente-interprete, un gruppo di studenti del Liceo Mascheroni di Bergamo, la Storia dell’Italia contemporanea riletta attraverso la canzone pop, rock e d’autore
Claudio Sottocornola
lezione-concerto
con gli studenti
Sabato 14 gennaio 2017 ore 8.45
Auditorium Liceo Scientifico
“Lorenzo Mascheroni”
Via Alberico da Rosciate, 21/a
Bergamo
“Viva l’Italia” è una lezione-concerto proposta dal prof. Claudio Sottocornola, docente di Filosofia e Storia, con gli studenti del liceo Mascheroni nella qualità di performer. (altro…)
Sottocornola alla LIbreria Ubik di Savona
PDF Ubik Savona
Eventi Ubik-Savona, novembre 2016
A Savona il filosofo del pop Claudio Sottocornola presenta il nuovo libro Varietà
www.savonanews.it
Varietà, presentazione del libro di Claudio Sottocornola
www.mentelocale.it
Chi va con lo Zoppo… Ascolta buona musica!
donatozoppo.blogspot.it
Sottocornola con Varietà alla Libreria Cibrario di Acqui Terme
Venerdì 28 ottobre il ‘filosofo del pop’ porta il suo nuovo libro in Piemonte: una raccolta di interviste-ritratto dell’intellettuale lombardo ai grandi dello spettacolo in un affresco di cultura e costume tra anni ’80 e ’90
Cibrario Libreria Illustrata
è lieta di presentare
VARIETA’
Taccuino giornalistico: interviste, ritratti, recensioni, approfondimenti,
ricerche su costume, società e spettacolo nell’Italia fra gli anni ’80 e ’90
(Marna)
Venerdì 28 ottobre
ore 18.00
CIBRARIO LIBRERIA ILLUSTRATA
Piazza della Bollente, 18
Acqui Terme (AL)
Varietà ad Acqui Terme!
www.synpress44.com
Claudio Sottocornola presenta Varietà ad Acqui Terme!
www.donatozoppo.it
Una conversazione con Claudio Sottocornola alla libreria Cibrario
www.radiogold.it
Claudio Sottocornola presenta “Varietà” alla libreria Cibrario di Acqui Terme
www.dietrolanotizia.eu
Sottocornola su Leggere Tutti
Claudio Sottocornola, scrittore e ordinario di filosofia e storia a Bergamo, ha una cultura enciclopedica e una curiosità innata. Spazia tra filosofia e teologia, tra poesia e canzone, con grande disinvoltura ma senza mai essere banale… Continua a leggere →
“Canzoni e animali, amici dell’uomo”:
l’intervista al filosofo del pop su zoologia e canzone
I cani come migliori amici dell’uomo, l’abbandono estivo che ritorna puntuale ogni anno e poi l’altro amico animale domestico: il gatto; e soprattutto la musica in cui vengono riversati da sempre amori, affetti e difetti degli uomini e passioni per gli animali. E’ da qui, da queste considerazioni, che nasce il connubio tra animali e musica. Un connubio che abbiamo proposto di indagare al filosofo del pop Claudio Sottocornola… Continua a leggere →
Canzoni e animali, amici dell’uomo
www.lisolachenoncera.it
Canzoni e animali, amici dell’uomo: un viaggio attraverso la musica con Claudio Sottocornola
suonalancorasam.wordpress.com
Canzoni e animali, amici dell’uomo: un viaggio attraverso la musica con Claudio Sottocornola
it.paperblog.com
Sottocornola su Faremusic.it con “Varietà”
Claudio Sottocornola -VARIETA’ – Taccuino giornalistico: interviste, ritratti, recensioni, approfondimenti, ricerche su costume, società e spettacolo nell’Italia fra gli anni ’80 e ’90.
Il mio incontro con Claudio Sottocornola risale a qualche anno fa, quando scoprii che esisteva chi utilizzava le proprie conoscenze, l’esperienza accumulata e la vasta cultura personale per spiegare al prossimo un argomento musicale ben specifico, quello che raggruppa la musica italiana degli ultimi 50 anni – definita “leggera” -, raccontata … Continua a leggere →
Fotogallery Presentazione “Varietà” Locri e Gioiosa Ionica
Comune di Locri: presentazione “Varietà”, Sala Consiliare, 04.08.2016
Gioiosa Ionica: presentazione “Varietà”, Palazzo Amaduri, 08.08.2016
Locri-ritorna il “Filosofo del Pop” Claudio Sottocornola con il suo nuovo libro
www.lentelocale.it
Il filosofo Claudio Sottocornola a Locri giovedì 4 agosto
www.rivieraweb.it
Locri, giovedì 4 agosto presentazione del libro “Varietà” di Claudio Sottocornola
www.telemia.it
Il “Filosofo del Pop” Claudio Sottocornola a Locri
ciavula.it
Claudio Sottocornola : Varietà a Gioiosa Ionica e Locri
ciavula.it/
Locri, Filosofo Claudio Sottocornola presenta “Varietà”
www.ntacalabria.it
Libri: Claudio Sottocornola presenta Varietà a Gioiosa Ionica
www.cn24tv.it
Claudio Sottocornola presenta Varietà a Gioiosa Ionica!
www.reggiocalabriaweb.it
A Gioiosa Ionica (RC) incontro con il «filosofo del pop» Claudio Sottocornola
www.reportageonline.it
Claudio Sottocornola al Comune di Locri e a Gioiosa Ionica con Radio Gamma per presentare “Varietà”
Giovedì 4 agosto il ‘filosofo del pop’ torna in Calabria con il suo nuovo libro: una raccolta di interviste-ritratto dell’intellettuale lombardo ai grandi dello spettacolo in un affresco di cultura e costume tra anni ’80 e ’90
Claudio Sottocornola presenta Varietà a Locri e a Gioiosa Ionica!
(altro…)
Il filosofo del pop intervistato da Francesco Pota per La storia dal jukebox su IL MONDO CONTEMPORANEO e RADIO LA BUONA MUSICA
La musica e l’evoluzione dell’immagine della donna dagli anni ‘40 agli anni ‘80 del Novecento è il tema affrontato nell’avvincente podcast del giornalista Francesco Pota in dialogo con Claudio Sottocornola, filosofo del pop che ha dedicato interessanti saggi e memorabili lezioni concerto all’evoluzione dell’immagine femminile nella canzone italiana, con particolare attenzione al ruolo delle grandi interpreti. Insieme all’analisi e all’intervista, riascoltiamo alcuni dei brani simbolo di tale evoluzione, che ha accompagnato i processi di emancipazione delle donne in Italia, soprattutto negli anni ‘60 e ‘70.
Fin de siglo: le poesie di Sottocornola tradotte per il pubblico di lingua spagnola
Fin de siglo
Claudio Sottocornola tradotto in spagnolo
Le poesie di Sottocornola tradotte per il pubblico di lingua spagnola nella prestigiosa collana Biblioteca Universalis/ Aula Magna della rivista internazionale “Contemporary Literary Horizons” con sede a Bucarest: il suo lirismo post moderno e pop-zen in uno scenario interculturale e cosmopolita con l’idioma più diffuso sul pianeta
Claudio Sottocornola
“Fin de siglo”
Bibliotheca Universalis
Editura PIM – pp.106
“Fin de siglo”, le poesie di Sottocornola tradotte per il pubblico di lingua spagnola
suonalancorasam.wordpress.com
European Horizons: Claudio Sottocornola (Italy)
contemporaryhorizon.blogspot.it
Il filosofo del pop al CULTURAL’MENTE COVO FESTIVAL
CAFFE’ MUSICO FILOSOFICO CON IL FILOSOFO DEL POP
CLAUDIO SOTTOCORNOLA
Modera l’incontro Marcella Rossoni
Domenica 12 giugno il ‘filosofo del pop’ Claudio Sottocornola interviene con “Varietà” – Musica e Parole – al CULTURAL’ MENTE COVO FESTIVAL, Covo (Bg), come protagonista del Caffè Musico Filosofico in Piazza S.S. Apostoli, dalle ore 16.30 alle ore 18.30. (altro…)
A proposito di “Varietà”…
Il nuovo libro del ‘filosofo del pop’ Claudio Sottocornola
www.blogdellamusica.eu
IL LIBRO. Varietà di Sottocornola, il filosofo del pop che ama la Calabria/
www.zoomsud.it
“La vita risulta l’interpretazione più impegnativa e significativa che ciascuno di noi può esprimere”, intervista con Claudio Sottocornola
suonalancorasam.wordpress.com
Varietà (Marna, 2016) l’ultimo libro di Claudio Sottocornola rappresenta una corposa antologia di interviste ai divi storici della pop music italiana.
www.zatteradelpensiero.it
Claudio Sottocornola presenta “Varietà” alla Fiera dei Librai
Giovedì 28 aprile 2016, ore 17.00, alla Fiera dei Librai di Bergamo-Premium Edition, Claudio Sottocornola presenterà il nuovo libro “Varietà” – Taccuino giornalistico: interviste, ritratti, recensioni, approfondimenti, ricerche su costume, società e spettacolo nell’Italia fra gli anni ’80 e ’90 , pubblicato da Marna. Sarà presente insieme a lui il giornalista Donato Zoppo, che ha firmato la prefazione di questa ultima fatica letteraria del filosofo bergamasco, e lo intervisterà su “Media, spettacolo e canzone, nella costruzione di una identità linguistica e nazionale italiana nel Secondo Novecento” . L’appuntamento è al Quadriportico del Sentierone-Spazio Incontri, Ingresso libero.
Mia Martini, Beppe Grillo, Nino Manfredi, Gianni Morandi, Rita Pavone, Donovan, Enzo Jannacci, Vittorio Sgarbi, Angelo Branduardi, Raimondo Vianello, le gemelle Kessler, Red Ronnie, Alberto Lattuada non sono che un esempio eloquente della varietà dei colloqui di Sottocornola: un centinaio di interviste (molte per la prima volta integrali, alcune del tutto inedite) con retrospettive e riflessioni, decisive per le iniziative che in seguito Sottocornola avrebbe intrapreso, dalla docenza di Storia della Canzone e dello Spettacolo alla Terza Università di Bergamo alle affollate lezioni-concerto, che lo vedono in azione come narratore, performer e interprete. La sua attività di ricerca sulla canzone italiana, vera e propria cartina di tornasole per comprendere mutamenti e passaggi nella storia sociale e culturale del nostro Paese, si completa proprio con Varietà : “Questi incontri mi restituirono il senso di una ricchezza straordinaria, di una vitalità e di un professionismo stimolanti, insomma, di una grande energia che dovevo in qualche modo raccontare attraverso i miei pezzi, e che ora, raccolti a distanza di anni in questa corposa antologia, mi appaiono quasi come una memoria storica, una testimonianza a futura memoria di tutto il bello e di tutto il bene che il mondo dello spettacolo italiano ha regalato alla nostra identità collettiva. Aggiungo che il confronto con personaggi tanto entusiasmanti mi ha poi indotto a passare io stesso ‘dall’altra parte del vetro’, per cimentarmi nello studio e nella interpretazione di brani pop, rock e d’autore italiani, proposti poi in cd e lezioni concerto, sempre nel solco di questo recupero memoriale della nostra identità storica“.
Varietà alla Fiera dei Librai!
www.synpress44.com
Dicono di “Varietà”…
“Taccuino giornalistico: interviste, ritratti, recensioni, approfondimenti, ricerche su costume, società e spettacolo nell’Italia fra gli anni ’80 e ’90… Anni intensi, bellissimi, che l’autore ci restituisce in pieno consegnandoci pagine ricche di passione, umanità e autentico giornalismo. Sottocornola usa volutamente la dicitura “intervista-ritratto”: dialoghi guidati dall’attenzione alle singole personalità, alle direzioni e alle peculiarità di ognuno, conversazioni da rileggere per comprendere come siano cambiate la percezione del talento artistico e la relazione con il divismo, soprattutto televisivo. “L’avvento della Tv commerciale, pur sprovincializzando il gusto, ha prodotto il crollo del modello pedagogico a favore di quello consumistico. Oggi, inoltre, l’influenza dei nuovi media, Rete in testa, produce un’esigenza di interattività e protagonismo, per cui tutti vogliono apparire, senza necessariamente aver maturato qualcosa da dire. Il risultato è un appiattimento dell’offerta, sia a livello di informazione che di intrattenimento, La soluzione? Educare alla criticità, al discernimento, alla scelta, specialmente le nuove generazioni. E farle uscire dall’impasse dell’autodivismo, la malattia mortale che uccide il senso della meraviglia per ciò che l’altro può offrirci, e quindi dello spectaculum come luogo della trasfigurazione e sublimazione del reale”.
FieradeiLibrai.it, Programma, aprile 2016
“Varietà” ci rivela un Sottocornola-giornalista spurio e (dunque) non-irreggimentato, distante tanto dalle torri d’avorio quanto dalle conventicole radical-chic tipiche di tanta stampa di regime (compreso il regime radical-chic), un giornalista appassionato e intellettualmente libero. Che si trovi al cospetto dell’antipatico (ma non troppo) Vittorio Sgarbi (“Ebbene sì, sono buono”) o dell’umanista Enzo Jannacci (“Trent’anni da pagliaccio”). Che nei suoi faccia-a-faccia debba vedersela con Rita Pavone (che apre e chiude gli incontri di questo libro, credo non a caso) o con Anna Magnani, “L’ultima romana”. O ancora con Wanda Osiris, Amedeo Minghi, Nino Manfredi (intervista umana troppo umana), e ancora Mia Martini, Luca Barbareschi, Carla Fracci, Catherine Spaak, Ether Parisi, i Pooh, Amanda Lear e ancora e ancora e ancora, perché a leggere “Varietà” tutto d’un fiato (ma in fondo non occorre, ciascuno è libero di leggersi le interviste ai personaggi che più gli interessano, c’è solo l’imbarazzo della scelta) non finisce mai. Ci sono modi e modi di condurre le conversazioni giornalistiche: il primo è genuflessi al personaggio di turno, come da diktat editoriale; il secondo è in apparente schiena dritta, mascherando il livore sotteso all’invidia o a diverse scelte di campo. E poi c’è il terzo modo, il modo che si riscontra nella raccolta di Claudio Sottocornola, quello che prevede il rispetto per l’interlocutore e per se stessi, sulla scorta del sacrosanto diritto al racconto oggettivo. Mi sembra un approccio divenuto (colpevolmente) inattuale, forse bisogna essere “filosofi del pop” per crederci ancora.
Mario Bonanno, SoloLibri.net, 19.03.2016
Parliamo di libri. A dirla tutta, mi risulta difficile e quasi imbarazzante intervistare chi dell’intervista e del giornalismo ha fatto una grande professione di vita. Un personaggio che come tanti vive e segna passaggi importanti dietro le quinte di questo mondo gigantesco che è lo spettacolo. Claudio Sottocornola, docente, filosofo del pop, scrittore, giornalista e interprete. Famose oggi le sue tanto acclamate lezioni concerto. Ho avuto la fortuna di immergermi nella lettura di questo libro che si intitola “Varietà” e raccoglie anni d’oro di un’Italia che viveva il cambiamento e si avvicinava al declino culturale della musica e non solo. La bella cultura popular nella vita professionale di una voce di riferimento nel giornalismo italiano. Claudio Sottocornola lascia che la storia si racconti attraverso le bellissime interviste che ha fatto con grandi nomi della scena, principalmente italiana ma non solo, se pensiamo ai suoi incontri con Donovan, le gemelle Kessler, Georges Moustaki, Catherine Spaak… ed è così che la loro voce e le loro parole completano un mosaico ricco di suggestive angolazioni da cui guardare il finire degli anni ’80 e l’inizio dell’era anni ’90. C’è da perdersi dietro ogni carattere, ogni volto che immaginiamo benissimo, dietro ogni voce… andamenti sociali e culturali, pieghe di un vissuto e l’evoluzione del gusto e delle mode… la bella storia italiana di chi la storia l’ha fatta.
Paolo Tocco, QubeMusic.it, 23.03.2016
A proposito di “Varietà”…
Il filosofo del pop presenta il suo “Varietà”
Il Sannio Quotidiano
Sanremo aperto a tutti: un sogno
Il Sannio Quotidiano
Varietà – Claudio Sottocornola
Sololibri.net
QUBE GENERATION: la storia d’Italia nel nuovo libro di Claudio Sottocornola
QubeMusic.it
“Varietà” l’Italia tra gli anni ’80 e ‘90 attraverso le interviste di Claudio Sottocornola
SannioTeatrieculture.it
Sottocornola presenta “Varietà” alla Fondazione “G. Romano” di Telese
www.fondazioneromano.it
Sottocornola presenta “Varietà” a “Bastardi senza gioia”
www.radiocitta.net
Fotogallery Presentazione “Varietà” Libreria IBS
Bergamo, 9.03.2016
Claudio Sottocornola alla Libreria IBS di Bergamo con “Varietà”
I grandi dello spettacolo nelle interviste-ritratto di Claudio Sottocornola!
Mia Martini, Beppe Grillo, Nino Manfredi, Gianni Morandi, Rita Pavone, Donovan, Enzo Jannacci, Vittorio Sgarbi e numerosi altri: sono i big che Claudio Sottocornola intervistò a cavallo tra anni ’80 e ’90, in un periodo di intensa attività giornalistica che oggi torna all’attenzione del lettore grazie a Varietà – Taccuino giornalistico: interviste, ritratti, recensioni, approfondimenti, ricerche su costume, società e spettacolo nell’Italia fra gli anni ’80 e ’90 (Velar). Presentato in anteprima nazionale nel Sannio, Varietà raccoglie le interviste realizzate dal 1989 al 1994 da Sottocornola (pubblicate su numerosi quotidiani come Il Giornale di Bergamo Oggi, L’Arena, Il Gazzettino, Il Quotidiano, L’Eco di Bergamo, Libertà, La Prealpina etc.), e immortala una fase cruciale nel percorso dell’intellettuale lombardo – ribattezzato dalla critica“il filosofo del pop” per la sua attenzione ai linguaggi popular contemporanei.
Ma che musica maestro! Intervista al filosofo del pop sui festival italiani, pensando a Sanremo 2016
Caffènews
Suonalancorasam
Mat2020
MediaeSipario
Varietà, il nuovo libro di Claudio Sottocornola,
in anteprima nazionale a Benevento
Due imperdibili appuntamenti per l’ultimissima produzione del filosofo del pop!
Venerdì 29 gennaio, alle ore 18.30, presso la Fondazione Romano di Telese Terme (Benevento), Claudio Sottocornola presenterà in anteprima nazionale il nuovissimo libro “Varietà” – Taccuino giornalistico: interviste, ritratti, recensioni, approfondimenti, ricerche su costume, società e spettacolo nell’Italia fra gli anni ’80 e ’90, pubblicato da Marna Edizioni. Saranno presenti, insieme all’autore, il prof. Felice Casucci e Donato Zoppo, che ha firmato la prefazione di questa ultima fatica letteraria del filosofo bergamasco. Sabato 30 gennaio, alle ore 18.30, si replica presso l’Auditorium Cilindro Nero a San Giorgio del Sannio (Benevento), con la presenza, insieme all’autore, dell’Assessore alla Cultura Dina Camerlengo e, ancora una volta, del giornalista Donato Zoppo. Sarà un’occasione per parlare, oltre che della poliedrica attività fra musica, poesia, filosofia e immagini del “filosofo del pop”, dei numerosi incontri e interviste-ritratto realizzate da Sottocornola con i maggiori esponenti dello spettacolo e della canzone italiana fra gli anni ’80 e ’90, da Gianni Morandi a Ivano Fossati, da Enrico Ruggeri a Rita Pavone, da Nino Manfredi a Wanda Osiris, da Carla Fracci a Mia Martini, da Mara Venier a Paolo Conte, da Catherine Spaak a Edwige Fenech, da Raimondo Vianello e Sandra Mondaini a Franca Valeri ed Ernesto Calindri, da Vittorio Sgarbi a Beppe Grillo.
www.sannioteatrieculture.it
www.beneventoforum.it
www.radiocitta.net
www.emozioninrete.com
Gli auguri del filosofo del pop
Eighties/ laudes creaturarum ‘81 (23)
Oh, com’è bella la città
dietro le vetrine di un bar
come una piramide di voli
di clacson e auto sull’asfalto
e di lumi per l’aria
e musica nelle orecchie
musica leggera
che dobbiamo imparare
per non restare fermi
e continuare a volare
a guidare e a suonare
clacson nella città che corre
dentro le vetrine di un bar
coi suoi colori gialli e rossi
nell’aria impazzita di
marocchina cosmopolita frenesia
nel villaggio globale
come una piramide di voli
l’uccello della pace
porta buone nuove
scorrendo il giornale
variando i motivi
bevendo pomeridiani
aperitivi…
perdendo nozione
come un ultras della vita
che riposa la giornata
a un tavolino della vetrata
dentro una piramide di voli
ascoltando musica leggera
solo un attimo da schianto.
25 marzo 1991
(Claudio Sottocornola, “Giovinezza… addio. Diario di fine ‘900 in versi”, CLD/ Velar, 2008)
Claudio Sottocornola Claude: ‘orco’ e ‘sciamano’
in viaggio tra musica, storia e costume
di Donato Zoppo
“Il buon storico somiglia all’orco della fiaba: egli sa che là dove fiuta carne umana, là è la sua preda”. La celebre frase dello storico francese Marc Bloch è una perfetta chiave d’accesso per comprendere l’opera di approfondimento e divulgazione che Claudio Sottocornola Claude svolge sulla canzone italiana. Un’opera che viaggia tra discipline culturali e mezzi espressivi diversi, che affronta differenti modalità divulgative, che è sorretta da un approccio serio e responsabile. Un’opera dalla quale emergono soprattutto una notevole professionalità, un’irrefrenabile curiosità e una grande passione. Chi è Claudio Sottocornola? E soprattutto, cosa cerca nella canzone? Docente di Filosofia e Storia al Liceo Mascheroni di Bergamo e di Storia della Canzone e dello Spettacolo alla Terza Università di Bergamo, Sottocornola è anche un giornalista molto attento al rapporto tra canzone, storia e costume. Per numerose testate, per la radio e la tv, ha cominciato a svolgere delle “inchieste” sulla storia della canzone italiana, intervistando artisti del calibro di Paolo Conte, Pierangelo Bertoli, Enrico Ruggeri, Milva, Ivano Fossati, Angelo Branduardi e molti altri. Artefice di una visione unitaria del mondo e dell’arte, Claudio ha sentito l’esigenza di superare – rectius: perfezionare – la sua ricerca scientifica e giornalistica, affrontando un nuovo percorso creativo in studio di registrazione: dallo studio alla “manipolazione” della canzone, con la rielaborazione di classici della musica leggera italiana, rivisitati con idee e modalità interpretative nuove. Il progetto ha visto la luce con il ciclo musicale L’Appuntamento (tre cd pubblicati tra 2004 e 2006) e il dvd L’Appuntamento – The Video, che sintetizza il meglio dell’esperienza in studio. Il cd L’appuntamento/collection (2008) costituisce poi un’ulteriore selezione dalla trilogia.
Il primo impatto che ho avuto con l’attività di questo anomalo divulgatore è stato suggestivo. In questa indecifrabile epoca di transizione, in cui i valori (il centro, il perimetro, la definizione, la predestinazione, come notava il Prof. Angelo Calabrese) si disperdono e l’esistenza umana diventa impredittibile, in cui il consumismo piega al suo volere le arti, in cui tutto si assomiglia ed è omologato perdendo differenze e identità, l’iperattività di un docente di filosofia, giornalista, promotore efficace di lezioni-concerto legate alla musica e alla storia contemporanea, non può che colpire positivamente. Mi hanno affascinato la sua pratica interdisciplinare, una scelta coraggiosa in un’epoca di insopportabile frammentazione del sapere, e il suo coinvolgente metodo divulgativo, che da operatore dell’informazione musicale ritengo un’esigenza primaria.
L’oggetto dell’analisi di Claudio è la canzone popolare contemporanea: egli non indaga nei lieder e nelle romanze, né nella composizione colta, ma ha scelto il mondo della popular music, della musica di consumo. In particolare, la canzone italiana nella sua forma più tradizionale, ovvero di composizione breve con lo schema canonico “introduzione-strofa-ritornello-strofa-ritornello-assolo-ritornello”. Una scelta naturale per un uomo del 1959, cresciuto nel post-‘68 con l’amore per i grandi interpreti degli anni ’60 ma anche per il miglior rock, la black music, i cantautori affermatisi negli anni ‘70. Il suo non è un tentativo di “sdoganare” la musica leggera e di intrattenimento: attraverso l’interpretazione, egli intende fare da tramite tra autore e pubblico allo scopo di svelare meccanismi, tensioni, genesi e retroterra della canzone, per valorizzarne il ruolo di fonte storica ma anche di “agente” all’interno dei processi culturali e sociali. Claudio compie un passaggio per certi versi traumatico: dall’illustrazione “scientifica” alla penetrazione completa nella dimensione musicale, egli decide di “mettere le mani nel motore” e interpreta la composizione alla luce della propria personalità, svuotandosi per diventare “canale” e trasmettere un mondo compositivo, sonoro e storico. Così perde validità l’antico adagio In claris non fit interpraetatio: un pezzo “leggero” di Gianna Nannini, degli Audio 2, di Bruno Martino o di Raf (alcuni degli autori scelti da Claudio) non è necessariamente lineare o scontato, ma in quanto specchio dei tempi e frutto di un particolare momento storico e artistico, merita un’adeguata interpretazione, che funge anche da mezzo di “aggiornamento”.
Sebbene la sua opera sia qualcosa di unico, Claudio non è affatto un operatore culturale isolato. Negli ultimi anni la canzone popolare si è imposta sempre di più come oggetto d’indagine per gli storici: è fonte di notevole interesse per la ricostruzione dei cambiamenti sociali, dei costumi, della morale sessuale, delle abitudini consumistiche dell’Italia dal Dopoguerra ad oggi. La forma-canzone è diventata dunque una formidabile cartina di tornasole per comprendere la più recente storia italiana: una fonte complessa, sintesi di musica, testo e produzione discografica (dunque tecnologia, registrazione, suono, marketing), che per questo si allontana dalla dimensione della “canzonetta” per diventare strumento di conoscenza. Se ne rendeva conto nel 2001 (e all’epoca Claudio era nel pieno dei suoi “esperimenti” in studio) Marco Peroni in Il nostro concerto – La storia contemporanea tra musica leggera e canzone popolare (La Nuova Italia): l’autore riconosceva l’importante ruolo della canzone all’interno dei processi culturali, la sua complessità come fonte, ma anche il vuoto, la scarsa bibliografia in materia, l’imbarazzo della storiografia di fronte alla musica, e più in generale alla “cultura pop” (es. cinema e televisione). Negli ultimi anni le cose sono cambiate, l’editoria è più attenta e in alcuni casi intraprende ulteriori approfondimenti: è il caso di C’era una volta la RCA – Conversazioni con Lilli Greco (Coniglio Editore 2007), un intrigante viaggio nella popolare casa discografica che lanciò cantautori come Venditti, De Gregori, Dalla, Baglioni, Conte e altri.
L’ambito di operatività è circoscritto all’area della “cultura pop”, rivisitata con l’ausilio di strumenti critici derivanti dalla sua formazione culturale e professionale, e utilizzati soprattutto a scopi educativi: “Come docente ho potuto spesso constatare che i ragazzi vengono preparati per esempio ad analizzare L’Infinito di Leopardi ma subiscono acriticamente il linguaggio dei media. Constato peraltro che buona parte del ‘900 sarà probabilmente ricordata per l’esplodere della cultura pop, legata ai linguaggi di massa, che vanno dal cinema alla televisione, dalla canzone ai giornali”. Una delle chiavi d’accesso usate da Claudio è il concetto di interdisciplinarietà, che lo avvicina all’uomo rinascimentale, per il quale non esisteva frammentarietà o divisione, e il sapere aveva la sua indiscutibile unitarietà. A tal proposito merita un cenno la mostra di Sottocornola dedicata agli anni ’80, svoltasi nel mese di ottobre 2007 a Bergamo. 80’s/Eigthies (Laudes Creaturarum ‘81) è stata un’originale iniziativa, definita da Raffaella De Simone “un grande affresco degli anni ‘80”: un ciclo figurativo composto da 40 collage che ritraevano volti (Ornella Muti, Bruce Springsteen, Nancy Reagan, Dalila Di Lazzaro, ecc.) e simboli (le top model, le scarpe Brooks, la spider Alfa Romeo) tipici del decennio rampante (o della Decada perdida, come ricordano i sudamericani…), che furono realizzati nel 1981, quando l’autore aveva 22 anni. Ritagli di riviste e giornali che Claudio – con un “raptus compositivo” – ha organizzato in modo coerente, miscelando sacro e profano, spirituale e materiale, alto e basso, e annullando le differenze proprio grazie ai contrasti. Questi collage “sono l’espressione di uno stretto rapporto tra piano esistenziale e interpretazione estetico-artistica dei fenomeni dell’epoca. La forma con cui si presentano lo testimonia: il collage è l’esito di una selezione e decontestualizzazione che genera nuove eco quando le immagini vengono ricomposte”.
Dunque nel progetto di Sottocornola il pop non viene liquidato come “genere musicale” ma è studiato come vero e proprio “orizzonte culturale” della contemporaneità. Nella sua opera c’è altro: la centralità dell’interpretazione, che spesso è eccessiva, trasgressiva, ma che ha lo scopo di “neutralizzare” la composizione per consegnare allo spettatore un senso reso attuale, vibrante. Un rapporto osmotico lega la canzone originaria a quella che Claudio restituisce a chi lo ascolta: egli si fa tramite, è il collegamento “umano” tra passato e presente, rende vivo un tassello di storia. La sua è una relazione intima e profonda con il testo, che viene interpretato in modo tale da conferire novità e senso compiuto alla canzone, magari già ascoltata migliaia di volte ma superficialmente, in auto, al computer, dal parrucchiere o svolgendo le faccende domestiche.
La visione unitaria e universale di Claudio è la base da cui parte la premessa della sua indagine: “Credo che per capire la canzone contemporanea occorra abbandonare la distinzione tra cultura “alta” e “bassa”. Ogni grande tradizione culturale che non sia appannaggio di un’élite o di una scuola è all’origine popolare. Shakespeare, Omero, Verdi lo erano. Col tempo poi, queste espressioni artistiche subiscono un processo di istituzionalizzazione, e quindi ciò che è popolare diviene “accademia”. È capitato a tutti, e sta accadendo anche oggi, per esempio, a Battisti e De André”. Partendo da questo assunto, Sottocornola nei suoi tre cd ha osservato, attraverso la lente della canzone, l’evoluzione della società italiana dagli anni ’50 ad oggi. Basta prendere come esempio due brani della trilogia: Ma l’amore no (D’Anzi-Galdieri, 1942) e Meravigliosa creatura (Nannini-Redeghieri, 1995, reincisa nel 2004). Tra la prima e la seconda canzone c’è mezzo secolo di storia italiana, e dietro due brani all’apparenza semplici e immediati si celano importanti processi culturali e artistici. Dietro il testo, l’interpretazione, la qualità del suono, la produzione, il modo di trasmissione e promozione, è possibile leggere un pezzo di storia d’Italia. Pensiamo solo allo strumento che ha dato notorietà ai pezzi: il primo fu reso celebre dall’interpretazione di Alida Valli nel film di Mario Mattoli Stasera niente di nuovo (1942), e fu la canzone più trasmessa dall’EIAR nel 1943; il brano di Gianna Nannini ha raggiunto una nuova e indiscussa popolarità in una versione con piano e archi, usata recentemente come colonna sonora per lo spot pubblicitario di una nota casa automobilistica (che ha subito sfruttato il successo utilizzando un’altra canzone della Nannini per un nuovo spot…).
Nella rilettura del Sottocornola, l’enfasi data all’interpretazione rivela un mondo nuovo fatto di sfumature, di malinconia e innocenza nel primo caso (con un timbro che riecheggia quello dolce e raffinato dell’Italia cinematografica dei “telefoni bianchi”), di intensità quasi rovente nel secondo (con una vocalità più graffiante e disinibita). Un’espressione vocale che indirettamente fotografa epoche, costumi sentimentali e sessuali, consumi e fruizione musicale differenti. Claudio ha un efficace modo di porsi verso l’ascoltatore, soprattutto nel sottolineare elementi linguistici, testuali e onomatopeici, per fornire una migliore comprensione del fenomeno. I più attenti noteranno che egli fa quasi il verso alla Nannini (accade lo stesso nei brani di Mina, ad esempio): non è un’imitazione ma un modo per palesare il senso della canzone e le intenzioni dell’autore.
Dall’ascolto dei cd e dalla visione del dvd, si percepisce con chiarezza la centralità della voce, che spesso e volentieri sacrifica le esigenze del “bel canto” per incontrare tendenze più ricercate e audaci: “Questa mia voglia di sperimentazione è nata soprattutto dopo aver frequentato dei corsi di dizione, recitazione, canto. Ho appreso a modificare la mia voce conferendole una varietà di soluzioni timbriche, rendendola talvolta grezza, talvolta vellutata”. A questo tratto vocale trasgressivo e dissonante, egli aggiunge modalità espressive incisive e una gestualità scenica sottile, ambigua, influenzato dalle interpreti degli anni ’60 (Mina, Patty Pravo, Rita Pavone) ma anche dai primi cantautori, per i quali l’intonazione veniva spesso e volentieri sacrificata in nome dell’espressività (Gino Paoli ad esempio). Claudio sa bene che nell’area pop anche il “gesto” ha un valore rivoluzionario (da Modugno che si sbraccia mentre canta Nel blu dipinto di blu a Jimi Hendrix che brucia la chitarra a Monterey…) e usa il linguaggio corporeo per accentuare la parola, dandole una dimensione quasi teatrale. Per Claudio la rivisitazione di un pezzo non è un cimento puramente musicale ma è un pretesto per raccontare la Storia con una diversa chiave d’accesso: è per questo che fa uso di una strumentazione essenziale, affidando alla sua voce il giusto protagonismo. Prendendo spunto dal titolo di un popolare album di Edoardo Bennato, gli amori di Claudio non “sono solo canzonette”: il materiale affrontato è molto di più, e la rielaborazione supera decisamente il feticismo di tante cover band di area rock, impegnate a fornire all’ascoltatore nostalgico versioni-fotocopia dei classici di Genesis, Eagles, U2 o Nirvana. Ma a ben guardare, l’esperimento di Claudio non è avvicinabile neanche alla recente ondata discografica di cover italiane (Laura Pausini, Claudio Baglioni, Giuliano Palma e i Bluebeaters, gli ultimi Pooh di Beat ReGeneration), opere di autori palesemente a corto di ispirazione.
La scelta delle canzoni è dettata da un’urgenza d’indagine, più che da esigenze di completezza. Se siete alla ricerca dei grandi classici battistiani o baglioniani, Sottocornola saprà come sviarvi, con canzoni altrettanto note, alcune meno celebri ma adatte allo scopo: Cuore di Rita Pavone, Estate di Bruno Martino, Mi vendo di Renato Zero, Cosa resterà degli anni ’80 di Raf, Acqua e sale di Mina e Celentano, Ogni volta di Venditti, E poi di Giorgia. L’Appuntamento è il primo tassello della trilogia: uscito nel 2004, propone un repertorio di area pop-rock piuttosto eterogeneo (Mina, Nannini, Ruggeri, Pavone, ecc.). L’Appuntamento 2 (i classici…) esce l’anno successivo e si sofferma su brani più melodici, dalla celebre Caruso di Dalla a Ti innamorerai di Masini passando per Mi vendo di Renato Zero. Chiude il trittico L’Appuntamento 3 (Ma l’amore no: quaderno delle origini), dal taglio più ricercato, che si avvicina anche a cantautori classici (Venditti, Guccini) e moderni (Raf). Una buona sintesi di queste fatiche è il dvd L’Appuntamento – The Video, che seleziona 15 pezzi: uscito nel 2006, accosta alle canzoni la dimensione video, che mostra Sottocornola a tutto tondo, nella sua veste di interprete-ricercatore di studio, ma anche a passeggio nelle vie di Milano, a voler sottolineare la “normalità” di una persona consapevole di vivere nel “ventre caldo” della contemporaneità, che però non rinuncia al suo bagaglio culturale e critico. L’Appuntamento/ collection esprime poi la medesima finalità e costituisce un unicum, un estremo distillato della ricerca stessa.
Nelle sue lezioni-concerto, Claudio rende comprensibile lo “iato” esistente tra le canzoni degli anni ’40-’50 e quelle degli ultimi tempi grazie ad un apparato di spiegazioni ed esempi, correlati anche dai ricordi di interviste realizzate con grandi nomi della canzone. Qui viene fuori la sua attività di giornalista e docente: la capacità “maieutica” di tirar fuori dall’intervistato il significato autentico della sua opera (egli ricorda con particolare affetto gli incontri con Paolo Conte e Mia Martini), l’inclinazione divulgativa che lo rende un narratore appassionato, più che uno storico che impartisce lezioni ex cathedra. Numerosi temi si affacciano nel suo racconto: l’amore, il sesso e la diversa immagine della donna; l’influenza americana che ha rinnovato la composizione e l’immagine pubblica dell’artista; lo svecchiamento e la “sprovincializzazione” della canzone italiana, il plurilinguismo; il cambiamento della musica come arte, divenuta merce di consumo mortificata e involgarita dalla tv; l’avvento della tecnologia e i mutamenti nella produzione e nella fruizione, che condannano la musica ad un’arte “di sottofondo”.
Grazie a questa operazione possiamo comprendere il ritmo convulso della contemporaneità, grazie al quale il canzoniere di Battisti e De André è già diventato classico, perfetta sintesi di un’epoca, di tensioni culturali e sociali, di esigenze individuali e collettive di rinnovamento. È qui che si trova il senso più profondo del concetto di “interpretazione”, del “farsi tramite”, medium, tra diverse dimensioni. Non è un caso che a proposito delle lezioni-concerto, Agostino Bacchi abbia scritto: “I suoi recitals mi danno l’impressione del canto e del gesto misterico e mistico dello sciamano guaritore. Musica, canto, gesto, forma, colore per comunicare stati d’animo, cultura, poesia”. È così che l’opera di Claudio diventa un potente ausilio “audio-visivo” che completa e arricchisce le trattazioni sulla canzone italiana di autori come Gianni Borgna, Enrico Deregibus, Mauro Ronconi, Mario Bonanno, Ernesto Capasso e Paolo Talanca.
Claudio non è un artista improvvisato o sprovveduto, egli esprime un mondo interiore legato al sapere e alla speculazione filosofica, ma come uomo del suo tempo affronta con naturalezza il discorso della contemporaneità e divulgativo. Il suo “filosofar-cantando” esprime una visione universale e omogenea della canzone, che fa tesoro di un’affermazione dell’amato Georges Moustaki: “Non ci sono canzoni stupide, ogni canzone è nel suo genere un valore assoluto, sia che ci faccia ballare, divertire, pensare o dimenticare”. Ciò che emerge in modo definitivo dall’operazione di Sottocornola è un quadro “altro” della storia d’Italia: dietro i papaveri e le papere, dietro i cieli in una stanza, le acque azzurre e chiare, le vite spericolate, gli uomini soli e le belle stronze, c’è stato e c’è ancora un paese che muta pelle e che consegna alle canzoni speranze, desideri, bugie, paure e ambizioni. Claudio Sottocornola è un “orco” di blochiana memoria: il corpo della canzone è per lui preda succulenta, e con la stessa voracità di sapere e conoscenza con cui lo azzanna e lo gusta, così egli riconsegna al pubblico la sua e la nostra Storia.
Donato Zoppo, Nota critica a “L’appuntamento/collection”, 2008
Una metafisica di suoni e parole
di Alessandro Spadoni
Può l’uomo riuscire a fermare, anche solo per un istante, l’inarrestabile movimento del tempo? Che significato dare al passaggio inesorabile delle stagioni se poi di noi non resta traccia? Qual è il senso di un uomo che ha vissuto con dolore e con estrema lucidità la sua condizione di anima critica del mondo e delle sue intime contraddizioni?
Talvolta mi consola il silenzio infinito del Pensiero.
Leggendo le poesie di Claudio Sottocornola si avverte la tensione di un poeta che tenta di trovare una risposta a delle domande attraverso una ricerca tutta interiore, un viaggio dentro se stesso e i suoi fantasmi per recuperare quell’autenticità propria di chi vuole essere “qui ed ora” senza compromessi e senza soprattutto la sovrastruttura di una cultura intesa soltanto come mera conoscenza di fatti e di artifici letterari.
Claudio Sottocornola va oltre nei suoi versi, intrisi di un lirismo e di una vitalità estrema; è animato dal desiderio di essere viaggiatore di altre terre, quelle più sconosciute e meno battute, quelle del suo “esserci nel mondo e per il mondo”, confrontandosi con le sue vicende passate, con i suoi errori, le sue delusioni, le sue speranze, il suo anelito ad un futuro che sia diverso, unico, denso di quei valori etici che soli possono ridare corpo e struttura all’uomo – poeta.
Le sue terre sono i lidi lontani dei ricordi, i suoi confini sono gli spasimi verso un indefinito che non si lascia cogliere, il suo cammino procede attraverso strade sconosciute, lontane dal brusio e dal vociare confuso di chi si accontenta della superficie delle cose.
Il ruolo del poeta, semmai ne ha avuto uno nella storia, per Claudio Sottocornola è rifuggire la mediocrità, il semplice vivere comune, non per narcisismo (il male peggiore di chi si crede artista), ma per l’intrinseca consapevolezza che c’è dell’altro oltre il muro, che oltre il visibile c’è una metafisica di suoni e parole che sottintendono un significato diverso, sconvolgente, eppure vero, reale, tangibile. Solo affrontando un tale viaggio, solo cercando di fermare il fluire insensato della realtà per fissare l’istante che può restituirci quella verità che abbiamo perduto, possiamo dire di avere vissuto, di essere stati capaci di mettere in contraddizione persino noi stessi per riconquistarci più autentici.
Nel suo libro Claudio Sottocornola indica proprio questo percorso: quello per vivere con coscienza le esperienze, metterle in discussione e scoprirne i lati più assurdi, più vicini al compromesso per scartarli e procedere con il meglio di noi stessi.
Un testo unico, un autentico “mosaico di luce” che vale la pena di leggere e rileggere con cura e attenzione.
Alessandro Spadoni, Recensione “Giovinezza… Addio. Diario di fine ‘900 in versi”,
www.lettera.com , 29 dicembre 2008
“La semplicità è una complessità risolta”:
il nuovo percorso di Claudio Sottocornola
di Donato Zoppo
“Alfabeto minimo: 7 note e 21 lettere”. Così abbiamo presentato il 7 maggio 2009 – in quel di Trieste, all’Auditorium del Polo Ricreativo Enrico Toti – la due giorni Musica e parole. Siamo stati audaci, visto che in sette note e ventuno lettere è impossibile racchiudere il mondo e la performance di Claudio Sottocornola. D’altronde all’interno di un “laboratorio artistico” dedicato al rapporto tra musica e poesia, canzone, teatro e sperimentazione di suoni e lettere, non poteva mancare una persona che lavora proprio sull’interazione tra diversi linguaggi e forme comunicative. Abbiamo inserito così il fortunato reading di Claudio dal titolo Pop Dialogos And Music, che mi ha visto nelle vesti di presentatore, rectius di coordinatore dei vari movimenti che articolano il progetto. È stato un momento particolare del nostro rapporto, una sorta di coronamento di un percorso parallelo, la chiusura di un cerchio e la contestuale apertura di una fase nuova, anche per lui, già pronto alla pubblicazione del libro che avete cominciato a leggere. Quello triestino non è stato l’unico incontro con un pubblico variegato, incuriosito, attento a come Sottocornola porge il suo sapere, la propria esperienza, il proprio dolore di intellettuale che vive e decifra la contemporaneità ma a suo modo la rifugge, esplorando le molteplici possibilità dell’arte e dell’espressione. Ricordo con piacere l’evento bergamasco del Caffè Letterario (18 dicembre 2008), con gli studenti del Liceo Mascheroni (dove Sottocornola insegna) impegnati nel recitare le sue poesie: un ottimo esempio di collaborazione, sfociato poi in una silloge di recensioni critiche da parte dei ragazzi, pubblicate sul sito ufficiale www.cld-claudeproductions.com. Ma penso anche agli eventi di Milano, Brescia, Locri, Siderno, Monasterolo…
Come amo scrivere spesso, citando il celebre album di Sergio Endrigo e Vinicius De Moraes, “La vita è l’arte dell’incontro”: per quel che riguarda la mia esperienza, la musica è strumento speciale e formidabile di incontri. Claudio l’ho conosciuto così: musica, incontro, scrittura, condivisione. E soprattutto riflessione, pensiero, azione. Claudio è poliedrico e multiforme nel suo concepire, fare e proporre, con una buona propensione alla circolazione delle idee con i migliori strumenti a disposizione. Ho apprezzato subito la sua elasticità e il suo muoversi agile tra diversi ambiti culturali: in particolare il suo lavoro di analisi e divulgazione della canzone italiana, che ho già avuto modo di approfondire nel mio intervento su Giovinezza… addio – Diario di fine ‘900 in versi, il suo precedente lavoro. Qualcuno lo chiama “filosofo del pop”, e pour cause: la chiave d’accesso all’opera del professore orobico risiede nella connessione tra alto e basso, nella capacità di sondare il popular e di coglierne nelle espressioni più tipiche (ad esempio la pubblicità, il cinema, la musica) il senso e le direzioni della contemporaneità. D’altronde è un lavoro che prende sempre più piede, per quantità di pubblicazioni e rilevanza in ambito universitario: cito con piacere gli studi di nomi autorevoli come Gianni Borgna e Franco Fabbri o di ricercatori più giovani come Mario Bonanno, Marco Peroni e Paolo Talanca. Da parte sua, Claudio rende un servigio importante allo studio della canzone italiana poiché il suo non è un lavoro chiuso, che non si ferma alla semplice analisi ma va oltre: con spettacoli, reading, lezioni-concerto nelle quali egli stesso canta, dà forma e sostanza all’oggetto della sua indagine. Ecco che l’ascolto di un successo di Gianna Nannini è l’occasione per scoprire il diverso atteggiamento del mondo femminile oggi, un pezzo di Antonello Venditti, Enrico Ruggeri o di Ligabue sono il mezzo per comprendere come si è evoluto (o involuto…) il linguaggio cantautorale italiano, come sono cambiate le dinamiche, gli sviluppi, i temi della nostra canzone. Ma l’operazione di Claudio non si è fermata qui: oltre al percorso di studioso, c’è un cammino personale che egli mette in mostra, nel quale lo spettatore può ben identificarsi.
Poesia, canzone, filosofia, riflessione spirituale e politica, professionale e umana: un susseguirsi di elementi che compone un progetto artistico ambizioso, il tentativo di partire dalla parabola di una vicenda umana – lo studente, il docente, il filosofo, l’artista, il musicista, il comunicatore – per giungere ad una dimensione universale. Negli incontri prima menzionati, durante le lezioni-concerto o nei reading I migliori anni della nostra vita, Giovinezza… addio diventava un piacevole strumento per sondare i rapporti tra il panorama italiano dagli anni ’60 ad oggi, con i suoi convulsi – talvolta vivaci, spesso traumatici – cambiamenti. La leggerezza di Claudio – che non vuol dire epidermicità ma leggiadria, agilità, delicatezza – gli consentiva di utilizzare in particolare due chiavi: la propria storia (quella di uno studente che ha assorbito tutte le suggestioni post-sessantottine ma è già capace di schivare dogmi e adesioni fideistiche) e la canzone italiana (strumento elastico di riflessione sul cambiamento di costumi, linguaggi, mode, valori). Una dimensione irrimediabilmente complessa: un libro di poesie, riflessioni e musica, incontri polimorfici, con canzoni, recital, scambi di vedute. Una dimensione sempre aperta al dubbio, mai apodittica e inoppugnabile: è proprio qui il nucleo della sua complessità. Ma se è vero – come affermava Brançusi – che “la semplicità è una complessità risolta”, Claudio Sottocornola ha individuato possibilità e limiti di una strumentazione complessa, e oggi arriva ad una semplificazione comunicativa notevole. Che non significa alleggerimento, né mancanza di peso: significa invece levità, linearità. Sintesi.
Credo siano queste le parole-chiave per entrare in Nugae, nugellae, lampi. Una nuova raccolta poetica, un’opera figlia di un autore nel pieno della maturità, come accadeva a quei grandi compositori che non puntavano ad arricchire, abbellire o caricare, ma a sottrarre, a rendere tutto più essenziale. Tuttavia, in omaggio al suo essere e al suo sentire, in costante apertura verso le plurime combinazioni delle ipotesi espressive, Claudio non isola la poesia ma la arricchisce, anzi la completa con lo strumento della fotografia. Che la foto sia uno strumento mai “puro” e intoccabile, ma “plastico” e manipolabile, lo aveva dimostrato già ai tempi dei collage Eighties: oggi Claudio inserisce materiale fotografico tra le sue poesie, senza alcuna funzione didascalica, né di “commento visivo”. L’immagine chiude, compie quell’itinerario lirico che, di porto in porto, di stazione in stazione, di aula in aula, è imbevuto di flash, di illuminazioni, di ricordi trasfigurati o riportati nella loro immediatezza. Che si traducono in memoria visiva, fonte a sua volta di ispirazione. Claudio è un battitore libero, un cane sciolto, uno che si muove “in cordata solitaria”. Dopo aver proposto il percorso di studio sulla canzone come strumento di comprensione della recente storia d’Italia, Claudio si è confrontato con se stesso, con il suo passato, la sua evoluzione interiore, intellettuale, spirituale, poetica e linguistica: lo ha fatto con Giovinezza… addio, un’antologia poetica ventennale, dal 1974 al 1994. Oggi la sua operazione si fa inversa ma complementare: l’autore parte dal suo presente, dai componimenti del 2008, e va a ritroso, vaga sotto un cielo schizzato di nuvole o tempestato di lampi, fino ad entrare nei suoi Quaderni di liceo. In questo itinerario poetico si coglie tutta una serie di assonanze tra presente e passato: temi come l’angoscia, il senso di estraneità, le difficoltà della vita, la visione del Potere, le figure paterna e materna, sono affrontati, nelle due sillogi, da due diverse prospettive, con diversi strumenti lirici (basta pensare alla prova con l’haiku negli ultimi anni). Sono movimenti apparentemente contrari che invece si armonizzano, regioni diverse della stessa personalità che si realizzano, come testimonia Andrò dunque: “Andrò dunque / toccherò il mio fondo / mentre tu ti librerai / in alto, due movimenti / contrari che ci porteranno / lontano”.
Donato Zoppo, Presentazione “Nugae, nugellae, lampi. Quaderno di liceo”, Cld-Velar, 2009
Il gesto dell’immagine
di Francesca Grispello
Quando mi sono trovata dinanzi le bozze del testo che avete tra le mani, mi è balzata in mente una frase di un filosofo a me caro, Maurice Merleau – Ponty: “L’arte non ripete le cose visibili, ma rende visibile”. A mio avviso quest’affermazione può ben riassumere – e non chiudere – il percorso artistico di Claudio Sottocornola.
In Giovinezza… Addio avete sfogliato un album di fotografie evocate dalle visioni intime ed universali di Claudio e non vi erano immagini, tutto era composto affinché la percezione e la sensibilità di ognuno ne liberasse il senso nascosto.
Ora, sfogliando Nugae, Nugellae, Lampi, accade qualcosa, perché le immagini ci sono e siamo investiti da sensazioni ed emozioni che spalancano l’anima verso un istante eterno, verso ciò che è stato ed è per me; si penetra in un rettangolo dove non c’è un lato nascosto, ma l’evidenza di un visibile che, se pur indeterminato, mosso, a colori, in bianco e nero, interno o esterno, ritrae un ambiente familiare.
Il filosofo del pop, instancabile uomo di cultura, amante delle icone del tempo, alla ricerca del senso delle cose, è cosciente che le arti sono uno strumento privilegiato per cogliere le essenze, e il suo lavoro lo dimostra, ma sa anche bene che l’essenza è nell’atto performativo.
Il gesto che accompagna lo scrivere dello scrittore, il dipingere del pittore o il fotografo nel suo osservare con un occhio solo è muto, manca a se stesso: il gesto è un presente che conserva e rimodula tutta la storia; questi gesti indicano uno spazio pieno e allo stesso tempo vuoto perché c’è sempre una superficie da riflettere.
In quest’opera Claudio compie un salto, non sono collage artefatti e composti quelli che vedrete, ma istanti dedicati al tempo, quegli stessi haiku che vi evocheranno amarezze e lacrime di cielo rimetteranno in discussione tutto.
Il silenzio, nucleo di ogni grammatica, ci costringe a guardare fuori per un respiro dopo aver letto: “La luce tremula, la linea, dannata linea mai tagliata sempre persistente eppure assoluta – come lama – all’orizzonte“, datata 9 febbraio 2003. Ci sono giorni in cui non vorremmo più parlare, giorni che amiamo per il loro silenzio e notti in cui dobbiamo esplorare il sentire per scalfire il giorno denso di parole; è un bisogno che si avverte come indispensabile, come nello Zarathustra dove Nietzsche riesce ad evocare il senso dell’individuo: “… pienezza abbagliante è una coppa di luce che vuole ancora vuotarsi. Perché la vita è sempre più di ciò che è ed il continuo superarsi del vivente non è che l’attività stessa della volontà di potenza“.
Esplorando questo lavoro, il nostro ci appare come coppa che sente il bisogno di svuotarsi, contenitore dei possibili, li afferra secondo una affilata sensibilità e ce li ordina con il caos e la ricchezza più sincera.
Questi lampi sono dei passi di un percorso più ampio di liberazione e di accoglimento, il tempo della maturazione è sempre come orizzonte che non si avvicina, ma ti guarda con lo sguardo di sfida che Claudio accoglie e rilancia con potenza.
Il tempo che scorre ci scopre diversi e tutto il suo ordine qui è ricomposto, non si è mai contemporanei a se stessi e ciò che si era un tempo non è altro che una diversa declinazione di uno spirito, che di velo in velo, cerca una realtà.
L’uomo che ruba l’inverno al giardino, l’uomo che alza gli occhi dalla scrivania e osserva il fluire del mondo, l’uomo che scopre ed è scoperto dal mare è quello stesso uomo che cerca, per il tramite del poiein, uno spazio sacro che riproduce e taglia un angolo di mondo per riempire un vuoto.
Il riferimento alla madre di Claudio è un atto d’amore e dedica, per quel vuoto eterno che genera l’assenza di una figura che per definizione colma il vuoto, ed ecco la casa, la sorella e quel giardino che è madre feconda, anche d’inverno, serena e terrestre, eterea e inaccessibile per quel mistero naturale che è forza di vita.
“Come sono caduto lontano“, recita nel ’94; “senza remi” più avanti, “nella luce che non posso afferrare”, continua: non si può afferrare la luce, ma solo intuirla, è la luce a scrivere e noi possiamo solo tentare di leggere quel che istoria…
Leonardo da Vinci nel Trattato sulla Pittura afferma: “L’occhio, che si dice finestra dell’anima, è la principale via donde il comune senso può più copiosamente e magnificamente considerare le infinite opere di natura”. La pittura per Leonardo è partorita direttamente dalla natura, quindi capace di riprodurre tutte le realtà visibili, “la pittura si estende nelle superficie, colori e figure di qualunque cosa creata dalla natura, e la filosofia penetra dentro ai medesimi corpi, considerando in quelli le lor proprie virtù, ma non rimane satisfatta con quella verità che fa il pittore, che abbraccia in sé la prima verità di tali corpi, perché l’occhio meno s’inganna”. Leonardo ribadisce il primato della pittura perché considera l’occhio e l’immagine i mezzi più capaci di rappresentare il proprio contenuto in maniera simultanea e non successiva, come nella poesia e quindi nella parola. La pittura, quindi, è l’unica forma di comunicazione più immediata delle realtà visibili. Il bisogno di comunicare possiede l’uomo fin all’interno della sua struttura, “anima e corpo” sono sempre proiettate verso un fuori: ex-sistono; “anima e corpo” dicono sempre qualcosa, sono sempre rivolte verso un altro; anche nella solitudine e nel silenzio – soprattutto nel silenzio.
Le parole e le immagini che ci sfiorano ci conducono verso un mondo che lo sguardo dell’autore nella sua ripresa creatrice, nelle sue operazioni espressive, non pretende di rappresentare oggettivamente, ma a cui vuol donare uno stile e di cui vuol cogliere un’anima.
Queste visioni del singolo, con prospettive raccolte da occhi diversi e da autori diversi, contribuiscono a formare una costellazione di senso unica, indifferenziata e mai compiuta. Tutto ciò che ci viene presentato è situato in uno spazio completamente oggettivo, lineare, chiaro ed evidente: ciò che si mostra non è una serie di situazioni affiancate ad altre, ma in realtà, esse sconfinano le une nelle altre: manifestando una solidarietà con ciò che mi riguarda, con il mio corpo, la sua profondità e la mia partecipazione. Una silente evidenza capace di contenere il gesto e il rumore del mondo, che non appartiene alla voce di nessuno, esso è ovunque… in nessun luogo.
Nugae, nugellae e lampi è un porto dove Claudio Sottocornola ci intrattiene ristorandoci, possiamo rimanervi, affascinati dagli abitanti e dagli scenari che un punto di congiunzione con il tutto (come il porto può essere) può celebrare: il nostro ci rivela che questi punti di connessione esistono se messi in relazione, ma bisogna ripartire.
Un progetto questo, spiega l’autore, che è parte di una storia che avrà altri mezzi e supporti per rappresentare storie che potranno essere riprodotte all’infinito, ma hanno avuto luogo solo una volta. La mostra interattiva Il giardino di mia madre e altri luoghi sarà un altro porto, altra stazione per un altro divenire.
Ed è nella narrazione che possiamo risolvere, riscattare, alleggerire l’esistenza, far circolare il senso, navigare con un compagno e le sue visioni, osservare il cielo stellato da prospettive apparentemente inconciliabili; siamo creature che contribuiscono a formare una costellazione unica, indifferenziata e mai compiuta.
Porto di terra, di acqua, di profumi, di sguardi, di neve e lacrime, fatto di elementi semplici come l’esistenza e ricomposti con il bisogno più vitale di sfrondare la complessità per raggiungere le vette sublimi della nudità.
Claudio in queste nugellae si mette a nudo, si svuota e si mostra ed è per questo che si nasconde ed è altrove in questo bagaglio di tempo che non è più nascosto in un possibile, ma è qui, per noi. Stagioni della vita, bianche di neve, fredde e bagnate, ma non meno accoglienti del mare che scopre un uomo che guarda a riva, specchio di una memoria, non serialità di ricordi, perché in essa abbiamo modo di rifletterci.
E da quel riflesso può scaturire altra luce, per altre storie.
Francesca Grispello, Prefazione a “Nugae, nugellae, lampi. Quaderno di liceo”, Cld-Velar, 2009
Un artista da scoprire piano piano
di Lidia Zitara
Buonasera a tutti. Voglio ringraziarvi di cuore per aver trascurato i consueti divertimenti estivi e aver preferito una manifestazione culturale. La mostra si intitola “Il giardino di mia madre e altri luoghi” e il professore mi ha pregato di dire due parole sul tema del giardino, conoscendo la mia inclinazione per questo argomento.
Come tutti gli appassionati, quando sottoposti a richieste sull’oggetto del proprio interesse, sarei tentata di parlare di estetica, tecnica di giardinaggio, storia dei giardini. Ma sarebbe sbagliatissimo, poiché l’oggetto estetico in questo caso non è il giardino ma le fotografie, o meglio ancora, ciò che rappresentano.
Non vedrete dunque degli scatti tradizionali dell’ideale rorido e inglese della bordura mista, ma delle fotografie di un giardino di città, chiuso da palazzi, come sono molti giardini contemporanei. Un piccolo giardino, catturato da alcuni scatti nella sua essenzialità.
Perché? Perché non è il giardino, la sua struttura formale estetica l’oggetto delle attenzioni di Sottocornola nel fotografarlo, ma la cattura di un ricordo, di un riflesso dei sentimenti di cura e dedizione riservati dalla madre a un sì pur piccolo spazio. D’altra parte nel momento stesso in cui un giardino viene creato, è l’opera di accudimento dell’uomo a renderlo e mantenerlo tale.
Perché il giardino, dunque? Perché il giardino è da sempre legato alla storia dell’uomo. Ovunque l’uomo si è stanziato o vive, ha prodotto fondamentalmente tre cose: arte, religione e linguaggio. Io non esito, e chi mi segue dal mio blog di “Giardinaggio Irregolare” lo sa, a definire il giardino una forma artistica, non minore di altre come la musica o la pittura. Il giardino è dunque legato a doppio filo con ciò che rende umano l’uomo. È un archetipo di grandissima potenza evocativa, ove si depositano memorie e sentimenti. Cito un brano di Montale che amo molto, dalla poesia “In limine”: “Qui dove affonda un morto viluppo di memorie, orto non era, ma reliquario”.
Qui, oggi, ritrovo una parte di me stessa, poiché da sempre ho legato il giardino alla morte. Non sono ancora riuscita a darmi una spiegazione chiara, poiché molti altri giardinieri, colleghi, artisti, lo associano chi alla vita, chi alla bellezza, alla conoscenza, alla manualità…ecc. Ma io sempre ho sentito che la morte avesse a che fare qualcosa col giardino. Probabilmente è la sua natura ciclica, che scandisce il tempo che inevitabilmente passa e non ritorna. Difatti sono arrivata a concepire il giardino più come un’articolazione del tempo che dello spazio.
Le foto, e le potete vedere se vi voltate, sono appunto una parte del “viluppo di memorie” creatosi nel tempo, ed ereditato da un figlio. Gli scatti raffigurano una domesticità semplice e perduta, sono volutamente scarni, dolenti, afflitti, alcune volte appaiono indefiniti, indistinti, giocati sull’atmosfera, altre volte invece brutali, come i rami spogli fotografati con uno schiaffo di flash, o ancora distratti, casuali. È questo l’approccio visuale caratteristico di Sottocornola, che rifugge il gigantismo e l’accumulazione ma procede invece per sottrazione, per forti contrasti, per assenze più che per presenze, per accenni di colori randagi.
Non è un caso poi che queste immagini si possano leggere come fotogrammi di una sequenza filmica, che nel dvd è finemente realizzata, poiché è proprio in gruppo che rendono l’idea di un insieme che si sviluppa non solo nello spazio, ma soprattutto nel tempo, ecco perché ci sono dei pannelli apparentemente uguali o minimamente differenti, poiché attraverso quel minimo spostamento, direi quantico, Sottocornola ripercorre il passaggio dell’occhio della madre, a volte attento, a volte distratto. Penso che si vada vicino al vero dicendo che le foto che vedete fissino in maniera definitiva i mille gesti, i mille sguardi, che la madre ha gettato su questo o quel fiore, e dietro ad ogni sguardo ognuno può intravedere un pensiero, che non è solo quello della madre, ma anche il proprio.
Insomma un insieme organico, olistico, che non è solo cifra caratteristica del giardino, di ogni giardino, in quanto insieme di elementi biologici ed estetici, ma anche peculiare del modus di produzione artistica di Sottocornola, cioè un percorso che utilizza diversi strumenti e mezzi di comunicazione per produrre idee, libri, performance, che si sovrappongono e si riallacciano, anche in tempi e modi diversi, l’uno all’altro. E qui, alla libreria Mondadori di Siderno, ne stiamo vedendo annualmente delle piccole porzioni.
In questa mostra, che sublima il ricordo della madre in un percorso artistico, ritroviamo l’essenza del cammino estetico di Sottocornola, cioè l’inscindibile rapporto tra la vita e l’arte. La vita diventa arte e in questo modo l’individuale diventa universale, appunto, arte. Perché ciò che caratterizza l’arte è la sua capacità di universalizzare l’oggetto della comunicazione attraverso la sua struttura estetica.
Molti di voi conoscono già Sottocornola poiché spesso ha portato le sue mostre o i sui concerti nella zona locridea. Anzi, possiamo dire di godere di un vantaggio, perché in occasione delle sue vacanze il professore ci ragguaglia sulle sue ultime produzioni. È un fil rouge estivo, per chi lo vuole seguire, che ci accompagna da molti anni e che ci consente di approfondire la conoscenza di questo artista “multitasking”.
È importante per voi che siete qui e che conoscete per la prima volta Claudio Sottocornola, avere un’idea della poliedricità del soggetto. Non vi elencherò le sue opere e i suoi scritti, le date di uscita dei dvd musicali, perché avrebbero poco o nullo significato. Sottocornola – nonostante l’apparenza pacata e mite – è un artista irrequieto, sempre in movimento. Perché sono molte le cose che lo interessano, che lo affascinano, che lo incuriosiscono. In questo senso è quasi come un bambino che voglia lasciarsi stupire del mondo, da tutto ciò che contiene, sia pittura, musica, scienza, sociologia, di cui poi si appropria, rimanipolandola in contrasti a volte vertiginosi, ottenendo “arte”.
Il mischiare, non solo tematiche o suggestioni visive o musicali, ma anche i mezzi attraverso cui l’arte viene prodotta e comunicata, è forse ciò per cui merita la maggiore attenzione e direi anche ammirazione.
Sottocornola non è immediato, non è un artista che si lascia vedere in maniera muscolare, tutto e subito, ma bisogna scoprirlo pian piano anche perché penso che molto di quello che ha da dire sia ancora nel profondo, in attesa di emergere dopo qualche sollecitazione. Poi si potrà preferite questa o quella sfaccettatura, non gradirne un’altra, e così via.
Spero di avervi dato una buona chiave di lettura di queste fotografie e di aver interessato chi non conosce l’opera di Sottocornola. In ogni caso il professore è una persona gentile e disponibile ed è molto amante della conversazione, perciò se avete delle domande non esitate a farle.
Lidia Zitara, Presentazione de “Il giardino di mia madre e altri luoghi”, Libreria Mondadori, Siderno (RC), 7 agosto 2013
“Stella polare”, guida al viaggio interiore verso l’impegno
di Jolanda Morgese
Buonasera, è una piacevole occasione per presentare un altro lavoro del prof. Claudio Sottocornola, docente di Filosofia e Storia presso il Liceo “ Mascheroni “ di Bergamo. Conoscendolo da un po’ di tempo, ho avuto modo di apprezzare la sensibilità e l’attenta capacità di osservare ed approfondire l’evoluzione dei fenomeni sociali e culturali dei nostri tempi , non soltanto in qualità di educatore e formatore di giovani e adolescenti, ma anche come interprete di canzoni d’autore e non, autore di collage e opere grafiche, giornalista (pensiamo alle interviste fatte ai vari personaggi dello spettacolo, da Rita Pavone a Wanda Osiris, da Nino Manfredi a Gianni Morandi, da Ivano Fossati a Carla Fracci…).
“Stella polare” è un’antologia di riflessioni, aforismi, deduzioni teoretiche e filosofiche che va a completare con “Il giardino di mia madre e altri luoghi”, raccolta di fotografie qui in mostra, un viaggio che inizia con la descrizione di un luogo, quale il giardino, caro alla figura materna (scomparsa improvvisamente, probabilmente anche a causa di errori ed omissioni umane), che è metafora della ricerca della bellezza nelle sue varie espressioni. Se il giardino è simbolo dell’origine della ricerca, la “stella polare” è guida al viaggio interiore che ogni essere umano può intraprendere attraverso una progressiva interiorizzazione del valore.
In “Stella polare” Claudio analizza attentamente l’attuale crisi di civiltà attraverso alcuni elementi, quali la mancanza di dialogo fra le persone, la difficoltà ad entrare in empatia con i propri simili, il mancato rispetto dell’altro, la difficoltà ad interagire tra giovani ed adulti e svariati altri esempi; il suo è un vero e proprio percorso di crescita che parte dall’origine per seguire un cammino di ricerca e sintesi fra pensiero debole e valori condivisibili, uno su tutti la capacità di impegnarsi per migliorare come persone e cittadini.
Sorge spontaneo porsi una domanda, dopo la lettura del testo: il messaggio qual è? Senz’altro fiducia nell’impegno, lavorare per ritrovare una dimensione originaria della bellezza, intesa come condizione che porta con sé la riscoperta di tutti gli altri valori, e pertanto reinterpretare la realtà filtrata da una condizione di memoria, rivalutare il ricordo e quanto esso possa insegnarci.
Si noti l’analogia tra l’impegno dell’autore, attraverso il lavoro di ricerca e interpretazione nella musica così come in opere a carattere filosofico, letterario piuttosto che figurativo, e il ricordo di una madre che ha dato dimostrazione di impegno familiare, civile e sociale, particolarmente nell’attività di volontariato come Presidente di una Conferenza di San Vincenzo de Paoli, della quale celebriamo il decennale della scomparsa, e che Claudio vuole in questa mostra e in questa occasione ricordare.
In questa circostanza, per chi lo desidera, l’autore mette a disposizione il percorso della mostra in un dvd multimediale, arricchito di ulteriori immagini, in omaggio, unitamente al volumetto “The gift”, sino ad esaurimento, su responsabilità, dono e cura. E’ un modo per continuare a ricordare chi questa ricerca ha ispirato.
Jolanda Morgese, Presentazione della mostra “Il giardino di mia madre e altri luoghi” e del libro “Stella Polare”, Biblioteca Caversazzi-Bergamo, 15 febbraio 2014.
Amore-stella polare in tempi di crisi
di Irene Kalb
Chi è Claudio Sottocornola, l’autore di “Stella Polare”? Un vero “ uomo universale” dei nostri tempi, un uomo della società contemporanea con le sue inevitabili luci ed ombre, qualità e contraddizioni (come scrive Daniel Dragomirescu), ma per me è soprattutto un caro collega, un amico.
La proposta di presentare il suo ultimo libro mi è giunta inaspettata, seguo le sue lezioni-concerto, ho letto molti dei suoi scritti, ma come parlare del suo ultimo lavoro?
Forse proprio facendo parlare lui: “Ho voluto chiamare questa raccolta di scritti, interventi, conversazioni, ‘stella polare’ perché più che mai abbiamo bisogno, in questo buio antropologico, di affidarci a una qualche stabile luce, ormai rintracciabile solo negli abissi della nostra coscienza, nei suoi sforzi di autenticità e coerenza più gravosi”.
È vero, Claudio ci prende per mano, come fa con i suoi allievi, e ci guida alla ricerca, lui che dice di “essere stato infastidito” nei suoi primi anni di insegnamento, dalla figura e dal pensiero di Socrate, troppo impegnato in un cercare che sembrava senza fine, come “un viaggio senza meta, un enigma senza soluzione”; ora Claudio ci invita ad intraprendere un viaggio con lui, a cercare di risolvere l’enigma che ci avvolge.
“Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta” dice Socrate e Claudio ci dona la curiosità della ricerca, l’amore per il prossimo attraverso l’amore di sé, l’apertura agli altri attraverso la scoperta della propria identità.
Ci svela intimi segreti, dolori che hanno attraversato la sua vita ma dai quali ha saputo trarre nuova linfa e forza per addentrarsi alla ricerca della verità.
La via maestra mi è sembrata la sua vocazione di educatore, non un professore nozionistico ed arido, ma un maestro che è in grado di indirizzare ed educare l’allievo, un docente che l’alunno ricorderà, come lui ricorda il suo maestro “unico” delle elementari o il suo professore del liceo.
Non è necessario leggere questo libro in modo lineare, i percorsi possono essere diversi, si può saltare da un saggio all’altro, seguendo il bisogno del momento, la voce guida si adeguerà al nostro sentire, ci mostrerà i pericoli e ci porterà fino alla meta.
Ci svelerà le false stelle polari, prima fra tutte quel Dio-Vitello che è l’economia, il mercato, la “manifestazione più eclatante di un antropocentrismo radicale”: siamo diventati ininfluenti rispetto ai parametri di produzione e consumo e ci sentiamo liberi proprio quanto più siamo asserviti ai bisogni indotti dal mercato.
Non è il mercato la stella polare, non è il Pil o lo Spread la luce che deve guidare la nostra rotta, dobbiamo indirizzare il timone verso l’Altro, il senso, il tendere a qualcosa di più grande e di più bello, da non tenere però tutto per noi, da condividere.
Claudio (mi piace continuare a chiamarlo così, non l’autore, non il Prof. Sottocornola, ma un amico con cui condividere la strada) ha trovato la sua prima stella polare nella madre, una madre presente ma non ingombrante; ci svela con pudore e tenerezza quanto bruci ancora la ferita della sua perdita, ma anche quanto di lei sia rimasto nel suo essere come lui è ora; ci apre alla meraviglia infantile dei doni di Santa Lucia, perché è così che il dono, quello vero, quello pensato, quello che è simbolo di amore, è entrato nella sua vita, insieme al mistero del Natale, al profondo enigma del sacro.
Vi invito a leggere il profondo accostamento fra il feto di “2001 Odissea nello spazio” e il Presepe, potrà sembrare azzardato, ma la magia del Natale non è il Babbo Natale della Coca Cola, è la sua eterna storicità, il nascere ogni volta nuovamente e poi ancora, ancora … …
La madre come stella polare, certo, come guida verso i veri valori, quelli dell’educazione, del rispetto, della crescita individuale e sociale allo stesso tempo.
Ognuno di noi ha il suo percorso, per un vero educatore gli alunni non sono vasi da riempire, ma fiori da coltivare, come quelli fotografati con sapienza ed immenso amore ne “ Il giardino di mia madre”.
L’approccio di Claudio ad ogni ambito della conoscenza è sempre stato ermeneutico, interpretativo, non dottrinario, anche in questi saggi non troveremo risposte definitive, ma solo spunti, consigli, indicazioni.
Gli ambiti di ricerca sono davvero a tutto tondo, sacro e profano si incontrano, decidono quasi di percorrere insieme la strada, l’essere cristiano di Claudio fa parte del suo essere uomo, fa venire a galla i suoi dubbi: come non ricordare il contributo alla “Questione omosessuale in Occidente”, come non essere d’accordo con lui sulla terza ala con la quale il mondo deve ormai spiccare il volo? Non solo le ali maschile e femminile che tentano di prevaricarsi a vicenda, il mondo potrà davvero volare se darà respiro e spazio alla terza ala, la “componente omoaffettiva”.
Ma – come dicevo – questa raccolta di saggi ci da davvero una infinità di occasioni e di spunti per riflettere e forse la vera stella polare che attraversa tutta l’antologia è l’amore: amore per il proprio lavoro, quello di docente, attento a sintonizzarsi sui bisogni degli alunni, a non imporre o prevaricare, ma a mostrare la via, il percorso, il metodo, ma anche di artista, curioso e sperimentatore, ricostruttore di forme attraverso i collage, creatore di immagini poetiche, interprete della storia e della vita attraverso la musica, amore ed innamoramento, tornare uomini, per seguire quel bene relazionale da contrapporre al bene-merce.
Cosa dire ancora? Non mi piacciono quelli che svelano tutto il contenuto del libro, cosa lo leggo a fare se qualcuno me lo ha già raccontato?
Spero di non averlo fatto, di avervi dato degli spunti, delle curiosità perché ognuno possa trovare in questa antologia di scritti la sua personale stella polare ed a Claudio, parafrasando Rita Pavone ( e lui sa perché) dico pianissimo il mio piccolo grazie.
Irene Kalb, Presentazione “Stella Polare”, Librerie Feltrinelli-Bergamo, 27 marzo 2014
Il giardino e il mito delle origini
di Dario Di Meglio
Benvenuti al Parco Conte e alla mostra del Professor Claudio Sottocornola.
Quelle qui esposte non sono foto di un fotografo tout court, ma una “meditazione sulla vita e il suo dileguare, ma anche su ciò che resta per sempre”, la foto infatti oltre che raffinata espressione artistica è prima di tutto r i c o r d o.
Il tempo mitico per ognuno di noi è sempre l’infanzia, il giardino dove si giocava, i personaggi che lo animavano. È lì che si sviluppano i concetti, è lì che impariamo a dare i nomi alle cose. L’infanzia è in qualche modo il mondo delle idee. E sul giardino e i suoi simbolismi si possono dire molte cose. Una volta, non so dove, lessi che la nostra intelligenza è direttamente proporzionale alla grandezza del giardino dove siamo cresciuti. Non so se questo è vero ma è sicuramente affascinante il percorso “per immagini” di un filosofo.
La filosofia non ha sempre amato l’arte, se pensiamo a Platone.
La filosofia non ha sempre amato il sentimento, privilegiando invece il ragionamento e la logica.
Ma questa in effetti non è propriamente una mostra fotografica, è per così dire una “mostra filosofica”, un linguaggio a cui non siamo abituati: pensiamo alla filosofia come a qualcosa di diverso dalla fotografia, e pensiamo alla fotografia come a qualcosa di diverso dalla musica…
Dopo due secoli di cultura brutalmente frammentata in settori e sottosettori, ecco finalmente la filosofia che parla attraverso il linguaggio dell’arte, e ancora più arditamente, la filosofia che parla il linguaggio del ricordo e del sentimento.
Il Professor Sottocornola è ordinario di Filosofia e Storia a Bergamo.
Ringraziamo il Professore per aver scelto come sfondo l’isola d’Ischia e l’hotel Parco Conte, e a questo punto facciamoci raccontare direttamente da lui questo percorso interdisciplinare…
Dario Di Meglio, Inaugurazione Mostra “Il giardino di mia madre e altri luoghi”, Hotel Parco Conte, giovedì 24 luglio 2014
EFFATA’… Il nuovo invito di Claudio Sottocornola
di Ileana Maria Paloschi
“Effatà”, apriti, un invito che titola le pagine di un breve saggio carico di sollecitazioni capaci di far vibrare le corde emotive profonde del lettore.
Effatà… apriti, a cosa? A chi? A quale scoperta? Non è già tutto aperto lo scibile umano? La globalizzazione, la post-modernità, non hanno abbattuto ogni velo preparandoci al dominio incontestato di ogni dimensione? Non possediamo già da tempo la spugna capace di cancellare l’orizzonte svincolando la Terra dal suo sole come gridava il pazzo nel famoso aforisma di Nietszche? Non è stata cancellata quella tensione vivificante capace di spostare gli orizzonti di senso, non è soddisfatto il desiderio che connota l’uomo e lo accompagna a decidere di non porre fine alla volontà di conoscere e di conoscer-si?
“Effatà”, in una manciata di pagine facilmente interpretabili grazie ad un linguaggio semplice quanto penetrante, si presenta come una risposta aperta, sì aperta perché non esaurisce la domanda ma, appella la libertà del lettore per una personale riflessione.
Il movimento che mi ha indirizzato alla conoscenza dell’autore ha un andamento quasi empatico. Uso il termine movimento perché in realtà, il processo di relazione biunivoca generato da interessi comuni, ha tutta la caratteristica di un moto con accelerazione variabile la cui costante può essere identificata con gli squilli della campanella tra un’ora e l’altra, sporadici incontri al bar del Liceo o nel giardino al termine delle lezioni.
Un processo sedimentato un’intera estate per tradursi nella proposta di partecipare all’incontro di stasera.
Precedentemente l’autore ha pubblicato due raccolte di poesie. La conoscenza del suo pensiero è partita dalla lettura di questi versi, che, in quanto poesia, si presentano espressione più libera e autentica di una personalità.
“Soltanto ciò che all’inizio ti lascia senza parole è meritevole d’essere espresso”[1], è stata questa la prima reazione emotiva suscitatami sia dalla lettura delle raccolte di poesie, che dall’ascolto e dall’interpretazione di canzoni indimenticabili allegate alla prima delle raccolte, canzoni lasciate libere nel loro testo e non soffocate da un’auto-celebrazione a favore di una voce che, calda e rispettosa, non ne sovrasta il senso.
A coronare il tutto, il percorso delle immagini della mostra fotografica dall’autore proposta nel 2010, “Il giardino di mia madre e altri luoghi”, fotografie essenziali, semplici, capaci di parlare allo spettatore, di generare ciò che l’opera d’arte in quanto tale deve riuscire ad innestare: una relazione, un rapporto dialettico, poiché l’opera d’arte non può ridursi a mera rappresentazione o raffigurazione.
Devo ammetterlo: il pensiero dell’autore si fa poesia e musica interpersonale, l’immagine parla e la spontaneità e linearità dell’espressione è riuscita ad aprire quella feritoia che lascia intravedere la bellezza che appaga e provoca stupore.
Nella presentazione l’autore definisce “Effatà” “una raccolta di scritti di origine occasionale e in parte frammentaria”.
Personalmente leggo tra le righe un ben definito fil rouge che accompagna tutti gli scritti, non tanto tracciandone una trama, ma tratteggiando nettamente la personalità del “filosofo pop”, come si ama un po’ riduttivamente definirlo: ciò che era prospettato come recensione di un testo, si è declinato gradualmente nello svelamento di una persona, un soggetto che si è fatto prossimo di volta in volta, con sicurezza e precarietà, velandosi e dis-velandosi, confutando la lontananza spaziale e temporale dagli accadimenti e, in altre occasioni, volenteroso di integrarla.
Una poesia in particolare ritengo consona a tratteggiare l’autore in modo particolarmente esaustivo.
Per me
Per me
solo amore
nell’aria
nella luce,
che non posso afferrare.[2]
In questi versi è mostrata quella libertà interiore che spinge l’autore a leggere, interpretare il mondo, la storia con uno sguardo olistico, aperto allo stupore che genera desiderio di spingersi oltre la prassi collaudata, madre di quella comoda famigliarità in cui facilmente ci si rifugia, ricercando una illusoria sicurezza capace di anestetizzare la dimensione desiderante.
Nel capitolo introduttivo[3] si da voce e corpo a quel luogo umanizzato dalla natura, reso famigliare dall’affetto, dalla cura e dalla bellezza che lo abita. Una bellezza presente nella relazione armonica dei suoi componenti, amore e impegno quali ingredienti di un’esperienza di cura che hanno permesso al giardino di essere simbolo della dimensione desiderante, dimensione che l’autore ritiene causa felice del suo avventurarsi nel mondo con fiducia. Una relazione affettiva autentica in cui il rapporto con il mondo da parte della madre, ha incarnato un significato pratico più che teorico, donando gratuitamente una testimonianza feconda.
Una relazione vera, autentica, la consapevolezza di essere oggetto di cura da parte di una donna “che mi ha voluto nell’essere […] con una intensità totale, con una volontà creativa, con una misura e uno sforzo costante negli anni, nel tempo, nella vita e, nelle sue peculiarità, diviene perciò emblema di una condizione oblativa e gratuita dell’esistenza”[4]
E quel giardino non è pietrificato, quei ricordi sono il passato ma non un passato immobile. Il tutto si declina in un modo sostanziale ed unico attraverso il quale si può interpretare il presente e costruire il futuro: l’idea stessa di passato è indotta a mutare sotto la pressione del presente che chiede di essere vissuto nella serenità per onorare il passato e chi lo ha abitato con cura.
Un giardino che è metafora, manifestazione tangibile, testimonianza lasciata di una madre che ha contribuito con cura ad educare alla vita, in un mondo in cui “viene meno ogni fondamento che fondi, dove fondamento è il terreno su cui radicarsi e stare”[5]
Un fondamento che dona libertà, libertà scaturita da autentiche relazioni umane, come sempre nate all’interno di limiti e di eredità che ci sono lasciati da chi ci precede.
Nessuno nasce senza bagagli e se è vero che spesso ci troviamo ad essere ciò che la vita ci ha reso e ha fatto di noi, è altrettanto vero che la nostra libertà la giochiamo nell’assumere ed elaborare ciò che siamo stati resi. Per dirla con Sartre “Io non sono ciò che io ho fatto ma sono ciò che io ho fatto di ciò che si è fatto di me”.
La consapevolezza di essere stato plasmato anche dai gesti di cura della madre, nel periodo di vita trascorso al suo fianco, è tradotto dall’autore nella quotidiana missione educativa in quanto docente.
Cura ed educazione abitano lo stesso spazio e tempo, sono soggetti che perseguono la stessa finalità: aiutare i ragazzi a ritrovare il giardino perso ed individuare la stella polare che metaforicamente simboleggia lo spazio aperto da percorrere nel segno della ricerca, risvegliando il desiderio e lo stupore.
Individuare il proprio giardino, da cui spiccare il volo, nel quale imparare a vivere giorno per giorno, ad amare, a lavorare, a prendersi cura di sé stessi in primis e – allargando la prospettiva – dell’altro.
Giardino che rimanda al giardino dell’ Eden, debito originario ma in senso simbolico… perché ciò che hai ricevuto gratuitamente non lo puoi ripagare, perderebbe la sua stessa essenza… puoi solo donarlo a tua volta gratuitamente
Aver cura, educare nonostante tutto, nonostante si abitino luoghi non luoghi, fedeli alla luce interiore rintracciabile negli abissi della nostra coscienza, quella capacità di autocoscienza che Genesi chiama Neshamah, cioè capacità di conoscersi, giudicarsi, esercitare una libertà creativa.
L’autore invita a vivere il declino additandolo, non dandolo per scontato ma piuttosto utilizzandolo come traghettatore di valori.
L’approccio olistico e interdisciplinare adottato da Sottocornola per la sua personale metodologia di ricerca, modalità meglio definita in “Stella polare”[6], lancia una sfida alla modalità di apprendimento oggi prevalente che, da mera acquisizione di contenuti precostituiti in ambiti disciplinari secondo criteri statici, diviene azione d’interconnessione.
Il solipsismo potrebbe essere soverchiato da una professionalità che non segue più un percorso prevedibile, tracciato aprioristicamente nei parametri di una cornice definita.
Una progettualità che personalmente condivido a pieno titolo, perché capace di stimolare nei ragazzi quel desiderio ridotto ai minimi termini, nella forma mentis delle nuove generazioni tecnicamente programmate: l’uomo non è prima percepire, in seguito capire e poi volere, ma contemporaneamente le tre dimensioni; è un essere desiderante, animato da quel desiderare che trascende il soddisfacimento dei bisogni.
Merleau-Ponty afferma che non ci può essere affermazione sull’essere che non sia mediata dalla sensibilità: la percezione non è uno sguardo puro che sta davanti alla vita, ma la percezione è un’esperienza primordiale dell’uomo ed è sullo sfondo di questa percezione che nasce il sapere dell’uomo. Il soggetto di questa percezione è la corporeità stessa dell’uomo che agisce, sente ed è animato da un’intenzionalità che non necessariamente è posta sotto il concetto, è pre-riflessiva. Una percezione radicata in questo corpo che è vivente… e non è reificabile.
L’attenzione profonda alla cura, all’educazione dei giovani, ribadita a gran voce soprattutto nelle opere precedenti, da “The gift” a “I trascendentali traditi”, è fortemente motivata da questa presa di coscienza: in un periodo di sfacelo estetico e disfatta etica, di omologazione intellettuale nella logica di un tecnicismo dilagante, le pagine di questo libro accompagnano ad una riflessione personale profonda con una discrezione particolarmente sensibile.
Cura, educazione, giardini di senso, stella polare, naufragio della contemporaneità, Chiesa disinteressata alla ricerca spirituale, clero sociologo e comunicatore, non più teologico o spirituale… ma rigorosamente confessionale. Mi trovo d’accordo con l’autore riguardo a una Chiesa che ancora fatica a concretizzare il Concilio Vaticano II, il quale ha riletto la Rivelazione non più come fonte di conoscenza delle mere norme morali ma come “evento di auto-comunicazione di Dio, evento che presuppone l’uomo come partner libero dell’Amore di Dio.”
La storia come luogo teologico in cui scrutare i segni dei tempi ed interpretarli alla luce del Vangelo, una Rivelazione che non può essere argomentata in astratto ma totalmente compresa nella storicità della sua evidenza.
La critica di Sottocornola mette in luce una sorta di rottura di memoria, una frattura culturale sicché le generazioni che oggi si affacciano alla fede, sembrano incapaci di ricevere la Tradizione cristiana, mentre quelle adulte si mostrano impreparate a fare segno, a vivere e, conseguentemente, mostrare il vero volto del cristianesimo.
L’autore, anche attraverso la filigrana di creativi ricordi personali, alieni da qualsiasi forma di scontato rimpianto, presenta come necessario il ritorno al fare memoria, e mi riporta alla domanda posta da Gesù ai discepoli: “il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”, una domanda rivolta a tutti, una domanda la cui risposta ci vede tutti responsabili a prescindere dall’appartenenza, ognuno di noi in quanto uomini che una qualche fede posseggono…
Così Sottocornola in “Stella polare”[7] afferma di pensarla come i Padri dei primi secoli dell’era cristiana, che vedevano molte affinità e congruenze tra cristianesimo e filosofia e, mediante l’immagine del seme e del germe, la potenza salvifica del Logos ancora una volta è fatta agire partendo dalla trascendenza del fondamento cristologico della salvezza, non dall’estensione della mediazione ecclesiastica: la sapienza e la giustizia che si trovano presso i pagani, vanno appunto intesi come i segni e le testimonianze inequivocabili della straordinaria potenza del Logos.
Il Vaticano II[8] ha rimosso tutte le identificazioni inadeguate riguardo al Logos spermatikos: è forse necessario far memoria delle origini per concretizzare il passato prossimo di un Concilio che ha tracciato il cammino per tutta l’umanità invitandoci a leggere i segni dei tempi per uscire dalla caverna? Oppure si preferisce rimanere con le spalle contrarie alla luce nutrendoci di “ombre di umanità”, di fittizie e artificiose vite, pedissequamente trascorse ma mai attraversate?
L’autore, sia in “Effatà” che in “Stella polare”, evita qualsiasi tono catastrofista: la Chiesa parla proponendo più o meno ripetitivamente sempre gli stessi contenuti, ma non è ascoltata se non superficialmente, fino al paradosso di un papa applaudito e stimato più dei suoi predecessori eppure… meno ascoltato, ridotto com’è dai media e dai cattolici stessi, ad un’immagine la cui parola è spesso travisata.
Il declino pericoloso della Tradizione cristiana ritenuta dall’autore “fondante della sua personalità”, preziosa alleata per il processo di formazione di un’armonica identità, pare originato dall’incapacità della Chiesa di tradurre il cristianesimo anche in sapienza pratica, una sapienza che ispiri il cuore della vita degli uomini, che sia capace di dare forma alla vita cristiana quale vita bella, buona vera e giusta, un capolavoro capace di assumere connotazione di universalità.
Se è vero che la conversione del mondo antico al cristianesimo non fu il risultato di un’attività pianificata, ma il frutto della prova della fede quale si rendeva visibile nella vita dei cristiani e nella comunità della Chiesa, e che “la nuova evangelizzazione non la si realizza con teorie astutamente escogitate”[9], sono allora maggiormente valide le riflessioni dell’autore.
Si può non condividere il suo apprezzamento nei riguardi del “metodo adottato dal teologo Vito Mancuso nel proporre una teologia per l’uomo di oggi[10], ma è impossibile non scorgere la tendenza di Sottocornola verso quella radicalità che conduce l’uomo alla nudità, una radicalità che toglie la parola … perché l’uomo nella sua carne è già parola, è corpo che parla, la ricerca in Quella carne che Merleau-Ponty traduce con Chair, carne viva, carne così intensa da non potersi mai definire come posseduta da un soggetto, ma abitata da una possibilità di alterità: il corpo che io vivo è il corpo che io sono, quello mediante il quale intenziono il mondo.
“Aver un corpo è per un vivente congiungersi ad un ambiente definito, confondersi con certi progetti e impegnarsi in essi continuamente”[11]
In questa sintetica definizione del pensiero del filosofo francese Merleau-Ponty, come non leggere tra le righe lo stupore, il senso profondo che Il giardino di mia madre ha assunto per l’autore, quel giardino fecondo che ci invita a ricercare unitamente alla stella polare?
Questa lettura profonda del valore dell’uomo capace di un approccio al mondo non è di pura conoscenza, manifestazione di un io nascosto ma di connivenza, ed emerge dalla lettura di “Effatà” e dalle altre forme di espressione artistica dell’autore, capaci di generare un flusso di speranza.
“Allora dalle ceneri del post-moderno e dalle sue frammentazioni egotistico-narcisistiche si può riscoprire l’esigenza e l’umiltà delle relazioni e con esse lo spirito di servizio, la gioia del dono, la presenza-direi corporea-dell’altro e dei suoi bisogni, il carattere relativo dei nostri gusti e la capacità anche di trascenderli… perché il gesto che soccorre e che salva ha una bellezza spirituale che può permettersi di ignorare quella sensibile. Allora dall’onto-estetica all’orto-prassi , sapremo ancora interpretare il bello, ma ne avremo fatto uno strumento del nostro amore, e se possibile questo genererà capolavori ancora maggiori… Genererà anime, uomini, comunità, polis, mondi e cosmi attraversati dalla santità di Dio”.[12]
Una conclusione di speranza priva di illusorio ottimismo commerciabile, una speranza che è connivenza con il mondo e mi rimanda all’icona dell’Ecce Homo caravaggesco, o del più recente Arcabas, un’icona di un “uomo vero” che realizza la sua rivoluzione restituendoci all’esistenza con la consapevolezza della “metafora che noi siamo”, mostrandoci l’esperienza della capacità di essere eversivi rispetto ad ogni idolo postmoderno… che per sua natura schiavizza.
Da qui si esce con la nostalgia della bellezza della vita, una bellezza che chiama perché è sempre il rimando ad un Altro, come se fosse una carezza di promessa… e la carezza non è mai sinonimo di possesso.
Grazie Claudio!
Ileana Maria Paloschi, Presentazione “Effatà”, Libreria IBS, Bergamo,
23 aprile 2015 (Giornata Mondiale del libro e del diritto d’autore)
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[1] Jean_louis Chretièn, “La ferita della bellezza”
[2] Claudio Sottocornola, “Nugae, nugellae, lampi”, Dicembre 2009
[3] “Il giardino di mia madre”
[4] Claudio Sottocornola, “Effatà”, p. 14
[5] Martin Heidegger, “Sentieri interrotti”
[6] Claudio Sottocornola, “stella polare”, 2013
[7] pg.117
[8] Dei Verbum
[9] Card. Joseph Ratzinger, “Guardare Cristo. Esercizi di fede, speranza e carità”, Jaca Book, Milano 1989, p. 31
[10] “Claudio Sottocornola, “Stella polare”, p.122.
[11] Merleau-Ponty
[12] Effatà, p.72-73
L’indagine di Sottocornola fra
biografia, pop e crisi del sacro
di Laura Moro
Vorrei tracciare una carta d’identità un po’ particolare, culturale e virtuale, dell’autore che oggi vado a presentare. Il pubblico giovane è avvezzo alla realtà virtuale, ma oggi vorrei invitarvi con la videocamera, che noi “diversamente giovani” ci ostiniamo a chiamare cinepresa, a zoomare sui segni particolari di Claudio Sottocornola, nel quale distinguiamo molte sfaccettature, che proveremo a inquadrare:
- l’eclettismo, finalizzato ad un approccio ermeneutico, che è un po’ la sua cifra prevalente. Sottocornola, infatti, è filosofo, insegnante, poeta, saggista, giornalista pubblicista, studioso e interprete del popular, teso a trasmettere una dimensione multimediale della ricerca. La definizione di “filosofo del pop”, spesso utilizzata per descriverlo, è quindi, a mio giudizio, suggestiva ma riduttiva. Filosofia, poesia, musica, danza, fotografia e arti figurative sono per lui espressioni di una medesima indagine ermeneutica idonea a decifrare una realtà contraddittoria come quella contemporanea. Maria Imparato scrisse di lui che “l’immagine del filosofo-cantore che distribuisce il proprio sapere anche attraverso la rielaborazione musicale dei contenuti teoretici rimanda ad un’antica tradizione socratica”. Grazie a questo eclettico approccio ermeneutico egli ha ottenuto numerosi riconoscimenti da parte della critica;
- la curiosità intellettuale, che lo porta ad un approccio storico-critico assolutamente non ideologico, scevro di pregiudizi, aperto ad ogni aspetto, espressione e dimensione della realtà contemporanea, che Sottocornola percorre e scruta con attento occhio indagatore e approccio dialogante, in linea con il suo cristianesimo, anch’esso interconfessionale e dialogante.
Zoomando ancora più da vicino, con la nostra telecamera inquadriamo, in questa carta d’identità particolare, tre tematiche che hanno orientato l’indagine conoscitiva di Claudio Sottocornola nel corso degli anni, tre universi, peraltro interdipendenti e strettamente correlati:
- l’universo biografico/autobiografico, come insostituibile elemento gnoseologico e luogo ermeneutico, all’interno del quale si realizza, si concretizza, la ricerca del senso della vita, che di questo universo si sostanzia ma in esso non si esaurisce;
- l’universo della cultura pop (popular) contemporanea, con le sue icone, che per Sottocornola sono maschere, ologrammi indispensabili per comprendere la condizione umana a livello antropologico, la massificazione dell’espressione artistica e l’aspetto massmediatico della fruizione della stessa;
- l’universo, la dimensione del sacro e la sua crisi nella società occidentale contemporanea, con il tradimento dei più alti valori di verità e di bellezza, proprio mentre, nel suo sforzo ermeneutico, interpretativo della realtà attraverso una molteplicità di mezzi, Sottocornola sembra aver trovato, con l’identificazione del sacro nel quotidiano, un punto di equilibrio, la narrazione di una condizione in cui si conciliano e armonizzano le contrapposizioni della vita di ogni giorno.
Provando ora ad allargare l’inquadratura, con la nostra videocamera incontriamo le opere di Sottocornola nelle quali questi universi si sono concretizzati e a volte fusi.
Universo biografico/autobiografico
All’interno dell’universo biografico/autobiografico individuiamo una raccolta di poesie scritte tra il 1974 e il 1994, dai 15 ai 35 anni, pubblicata nel 2008 con il titolo Giovinezza…addio. Diario di fine ’900 in versi. Un suggestivo “romanzo di formazione”, ancorché poetico, una sorta di viaggio iniziatico verso la maturità, sullo scenario di una fine di secolo e di millennio. Le prime poesie della raccolta sono più ermetiche, le ultime si ispirano invece maggiormente al linguaggio contemporaneo. Questa raccolta è di fatto un prosimetro, in quanto alla dimensione lirica dei componimenti si affiancano spaccati in prosa di un trentennio di vita sociale e culturale, pillole, frammenti di fatti storici. Alla raccolta è associato un CD musicale dal titolo L’appuntamento/collection, contenente venti canzoni pop, rock e d’autore, interpretate da Sottocornola dal 1994 al 2001, che continua in musica il discorso avviato dalla parola scritta.
All’interno di questo universo autobiografico, con Nugae, nugellae, lampi. Quaderno di liceo, del 2009, l’Autore propone invece una raccolta di liriche insolita, caratterizzata da un ordine cronologico inverso, che parte cioè dall’ultima poesia scritta per arrivare alla prima. Si tratta di 42 poesie e 42 tavole fotografiche che ci accompagnano in un viaggio a ritroso nel tempo dal 2008 al 1974, dal docente di oggi allo studente di ieri, perché l’autore ritrova e propone, nella seconda parte della raccolta, il suo “quaderno di liceo”, con le speranze, le rabbie, le utopie degli anni ’70, condensate in versi che spaziano dall’elegia alla canzone all’invettiva. Ed è dall’aula di un liceo che ancor oggi l’autore – questa volta appunto come docente – guarda, osserva, esplora la realtà. E quindi, paradossalmente, “quaderno di liceo” è termine che si può applicare anche all’esperienza matura del poeta-professore. E sei i lampi, parola italiana di immediata decodificazione, sono un po’ come le epifanie joyciane, bagliori, intuizioni, improvvise rivelazioni di una verità, ad essi si associano nel titolo i due termini latini “nugae” e “nugellae”, che l’autore ha scherzosamente mutuato dal Petrarca, il quale chiamava proprio così – sciocchezze, bagatelle – le liriche in volgare del suo “Canzoniere”, ritenendole in certo qual modo secondarie rispetto alla sua produzione in latino.
Continuando a muoverci all’interno dell’universo autobiografico, scopriamo una mostra itinerante dal titolo Il giardino di mia madre e altri luoghi (2010), divenuta anche Dvd multimediale, commosso tributo visivo alla memoria della madre mancata qualche anno prima, anche a seguito di alcuni errori ed omissioni umane, non scontata celebrazione ma testimonianza di un modo d’essere generoso e altruista, e a un tempo denuncia dell’indifferenza e del cinismo di una parte della nostra società, caratterizzata da quel pensiero debole massificato, che Sottocornola combatte e sul quale ci invita ad una profonda riflessione proprio a partire da quel giardino. Esso, infatti, diventa luogo-simbolo, metafora della cura, della dedizione, dell’amore, della vita, un fazzoletto di terra strappato al cemento, testimonianza tangibile che amore e impegno possono trasformare in armonia e luce ogni condizione, non un giardino, ma il giardino (che peraltro rimanda a un’idea di cura che la madre ha a lungo praticato anche nel volontariato). L’Autore ci spiega che in un mondo e in un tempo di “non luoghi” (dagli aeroporti agli snodi autostradali, dagli ipermercati agli autogrill, dalle stazioni ferroviarie alle metropolitane…) “affollati di solitudine, di tante solitudini“, proprio dalla madre ha imparato la grammatica dell’attenzione e della cura, anche quella dei rapporti umani.
Quella stessa cura che ha ispirato, nel medesimo anno, The gift, il dono di un docente ai suoi allievi al termine di un anno scolastico, volumetto scritto con la consapevolezza della dispersione imminente, dopo gli esami di maturità, e il desiderio di prossimità, di dare un senso ad un percorso comune attraverso tre brevi saggi su conoscenza, dono e relazione, a partire da un’antropologia dell’amore fra tradizione biblica, mondo classico e storia della filosofia.
Universo della cultura pop contemporanea
Immergendoci ora nell’universo della cultura pop contemporanea, scopriamo che, dall’inizio degli anni ’90, Sottocornola, dopo centinaia di articoli e interviste ai maggiori esponenti dello spettacolo e della canzone italiana come giornalista free lance, decide di passare oltre o al di là del vetro: il suo studio, nella prosecuzione dei suoi studi, diventa la sala di registrazione, nella quale egli incide 3 cd, L’appuntamento (2004), L’appuntamento 2 (i classici…)” (2005), L’appuntamento 3 (Ma l’amore no: quaderno delle origini) (2005) e un DVD L’appuntamento/the video, che raccolgono una selezione dei suoi “studi”, realizzati fra il 1994 e il 2001: la trilogia affronta il meglio della canzone pop e d’autore in Italia.
Quindi incontriamo le sue lezioni-concerto multimediali. Dal 2004 Claudio Sottocornola è in tour con una serie di lezioni-concerto e di omaggi alle grandi voci della “Storia della canzone moderna”, che vengono replicati per ogni tipo di pubblico (Teatri, Scuole, Comuni, Terza Università, locali che propongono buona musica…), e che associano espressione artistica e approccio storico-critico entro il medesimo evento, un indimenticabile one-man show apprezzato da pubblico e stampa. Lo scorso anno, 2014, con il recital Hasta siempre!, queste lezioni hanno festeggiato il loro decimo compleanno.
Entro la medesima ispirazione pop, nel 2007, esce il DVD multimediale 80′s/Eighties (laudes creaturarum ’81), testimonianza degli anni ’80 attraverso 40 collages giovanili dal sottotitolo “avere 22 anni nel 1981…”, nei quali pubblicità, moda, divi, personaggi degli anni ’80 e opere d’arte di sempre si articolano come un inno alla sacralità del profano, celebrazione dei segni e dei simboli di un decennio effimero e scintillante (da Ornella Muti a al principe Carlo, da Giovanni Paolo II a Bruce Springsteen, da Sandra Milo a Giorgio Benvenuto, ma ci sono anche il digestivo Antonetto, la spider Alfa Romeo, Botticelli, Gaugain, Picasso, Guttuso). Anche questa esperienza documenta la straordinaria passione interdisciplinare che anima la ricerca dell’autore.
IL 2011 vede Sottocornola celebrare l’anniversario dell’unificazione nazionale con un ciclo di cinque lezioni-concerto dal titolo Una notte in Italia, rilettura della canzone popolare italiana dagli anni ’50 ad oggi come veicolo di unità linguistica e culturale nazionale, con coinvolgimento di studenti universitari e liceali e un innovativo approccio multimediale fatto di danza, poesia e recitazione, sempre molto apprezzato anche dalla critica. Nel 2014 queste lezioni vengono pubblicate su pendrive, per oltre sei ore di live, insieme ad un ricchissimo archivio di articoli, relazioni degli studenti, foto e testi critici. Le singole lezioni di Una notte in Italia vengono poi diffuse anche nel web da gennaio a marzo 2015, in omaggio all’imminente apertura di Expo, vetrina dell’eccellenza italiana.
Il 2012 è invece l’anno di Working Class, trasferimento dal territorio al web delle ormai celebri lezioni-concerto tenute sul territorio dal 2004, in cinque percorsi tematici: Teen-agers di ieri e di oggi, Decenni, Anni ’60, Cantautori, Immagine della donna e canzone. Il progetto diviene poi anche un prezioso box set di cinque Dvd a tiratura limitata per l’home video.
Universo della desacralizzazione della società occidentale contemporanea
Ed ora esploriamo il terzo universo, terzo non certo per importanza, e cioè la dimensione del sacro e la sua crisi nella società occidentale contemporanea, condizione paradigmaticamente analizzata ne I trascendentali traditi (2011), in cui Sottocornola ci propone nove brevi conversazioni sui trascendentali, ovvero quei “caratteri che appartengono all’essere in tutta la sua estensione”, identificati dalla filosofia medievale nelle categorie di bene, verità, bellezza, unità, e qui riprese e rielaborate dall’Autore con modalità e linguaggio ermeneutico e contemporaneo. In questa opera Sottocornola si attarda fra le derive del contemporaneo, evocato da città in degrado, corpi alterati e famiglie liquide, ad assaporare tutto l’amaro di una civiltà in declino e di un pensiero sempre più debole, impegnandosi nella ricerca appassionata di una non inutile meta. Questo scritto in forma di pamphlet non è quindi solo veemente e amara denuncia dell’esistente, bensì ricerca del senso della vita attraverso la biografia quale ermeneutica del vero e strumento di comprensione della realtà in grado di giustificare le differenze, relativizzare le colpe, promuovere il dialogo con l’”altro”, a qualsiasi regione – ideologica, culturale, religiosa – appartenga, forte richiamo alla responsabilità e all’impegno a orientare nel cammino, quando sembra venire a mancare ogni indizio di stella polare, una generazione che si smarrisce.
Con la quadrilogia Il pane e i pesci (2010) Sottocornola consegna alle stampe e alla lettura del suo pubblico quattro volumi che non possiamo certo sintetizzare in questa sede. Ci limiteremo qui a dire che si tratta di una raccolta di scritti realizzati dall’Autore fra il 1980 e il 2010, una silloge di riflessioni, appunti, citazioni di autori classici e moderni, meditazioni sulla vita, la società e la cultura contemporanee, a partire dal vissuto personale, fra globalizzazione, scristianizzazione, interculturalità e mutate antropologie, pagine di un diario spirituale, che si sostanzia anche di esperienze personali maturate sul territorio durante gli anni del grande pontificato di Giovanni Paolo II, il tutto all’insegna di un metodo divergente teso sempre alla ricerca delle “ragioni dell’altro”, che include, fra l’altro, pagine di giornalismo su volontariato e testimonianze di impegno etico-sociale, ma anche la tesi di laurea in Filosofia dell’Autore sul grande mistico contemporaneo Charles de Foucauld.
Nel 2013 viene pubblicato il libro Stella Polare, una raccolta di saggi, articoli, interventi sullo status quaestionis dell’attuale crisi di civiltà, ove nella forma del saggio mémoire si affrontano i temi più scottanti del dibattito contemporaneo, dal declino del sacro alla cultura pop, dal problema educativo al pensiero debole, dalla recessione economica al mutamento dei paradigmi culturali in atto, nella ricerca di verità esistenziali e non ideologiche, in un tentativo di sintesi fra pensiero debole e ricerca di senso all’interno dell’evoluzione, o dell’involuzione, della società contemporanea. Stella Polare è un libro che ci parla della Vita dal punto di vista di chi ama, di chi si ostina a nutrire una fede o fiducia esistenziale, soprattutto in Altro e nell’altro, che non siano beni effimeri e materiali, ego e autogratificazione, merci e consumo. Temi come la natura, la fede, l’amore, il sesso, la cultura, l’istruzione, i media, la vita sono trattati in modo non scontato, non banale, con linguaggio semplice e alla portata di chiunque voglia intraprendere un percorso insieme all’Autore, senza necessariamente averne gli stessi strumenti culturali. In una civiltà ammalata e materialista, l’importante è trovare la stella polare del proprio viaggio, l’energia del cammino, la speranza per continuarlo, trascendendo il proprio io empirico per aspirare a qualcosa di più grande e di più bello.
Infine il volumetto Effatà (appena pubblicato – aprile 2015) raccoglie “interventi sul territorio, flash temporali dalla durata effimera…”, riflessioni che l’autore ha inanellato negli ultimi anni su “naufragio” e “declino”, confermando il proprio interesse per l’elemento autobiografico, la cultura pop contemporanea e la grande tradizione spirituale occidentale.
Laura Moro, Presentazione “Effatà”, Libreria IBS, Bergamo,
23 aprile 2015 (Giornata Mondiale del libro e del diritto d’autore)
CLAUDIO SOTTOCORNOLA
BIOGRAFIA
Claudio Sottocornola, ordinario di Filosofia e Storia al Liceo “Mascheroni” di Bergamo, si è laureato con una tesi in Storia della teologia all’Università Cattolica di Milano e ha insegnato Discipline religiose, Materie Letterarie, Scienze dell’educazione. Scrittore, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dal 1991, studioso e interprete del popular, ha pubblicato su varie testate italiane servizi, studi, interviste relative ai fenomeni della musica pop-rock dagli anni ’50 ad oggi, alla storia della televisione italiana, del varietà, del cinema, delle arti visive. Ha collaborato inoltre con emittenti radio e TV, ove ha trasmesso in particolare “speciali” con interviste e medaglioni di Storia della canzone italiana.
Dalla metà degli anni ’70 la sua attività culturale si caratterizza per una tenace ricerca poetica che ispirandosi all’ermetismo assume le più disparate influenze, da Pavese a Prévert al cinema, soprattutto dei grandi autori italiani, di cui Sottocornola è un attento indagatore.
Docente di “Storia della Canzone e dello Spettacolo” presso la “Terza Università” di Bergamo, ha affiancato negli ultimi vent’anni alla ricerca scientifica in tale ambito, una ricerca estetica e creativa che lo ha portato in studio di registrazione per indagare origini e nuove modalità interpretative dei classici della canzone italiana, con incursioni anche nell’ambito anglosassone.
Ha pubblicato 3 cd, “L’appuntamento” (2004), “L’appuntamento 2 (i classici…)” (2005), “L’appuntamento 3 (Ma l’amore no: quaderno delle origini)” (2005), che raccolgono una selezione dei suoi “studi”, realizzati fra il 1994 e il 2001: la trilogia affronta il meglio della canzone pop e d’autore in Italia.
Numerosi gli incontri e le interviste-ritratto realizzate, fra gli altri, con Paolo Conte, Angelo Branduardi, Ivano Fossati, Enrico Ruggeri, Rita Pavone, Milva, Ornella Vanoni, Gianni Morandi, Anna Oxa, Mia Martini, Carla Fracci, Alberto Lattuada, Nino Manfredi, Giorgio Albertazzi, Teo Teocoli, Gene Gnocchi, Wanda Osiris, Raimondo Vianello, Sandra Mondaini, Heather Parisi, Catherine Spaak, Mara Venier, Pierangelo Bertoli, Caterina Caselli, Amedeo Minghi, Bruno Lauzi, Vittorio Sgarbi, Gianna Nannini, Enzo Jannacci…
Dal 2004 Claudio Sottocornola Claude è in tour con una serie di lezioni-concerto e di omaggi alle grandi voci della “Storia della canzone moderna”, che vengono replicati per ogni tipo di pubblico (Teatri, Scuole, Comuni, Terza Università, locali che propongono buona musica…), e che presentano, nell’ambito del pop, un innegabile valore pionieristico, associando in modo assolutamente inedito espressione artistica e approccio storico-critico entro il medesimo evento, che si struttura come un indimenticabile one-man show apprezzato da pubblico e stampa.
A questo nel 2006 si aggiunge il DVD “L’Appuntamento/the video”, che contiene riprese in studio di brani selezionati fra quelli proposti nella trilogia, e associando parole, musica e immagini, consegna al pubblico la dimensione multimediale della ricerca attraverso un inedito “concerto virtuale”.
Nel 2007, in contemporanea con la mostra itinerante delle opere, esce il DVD multimediale “80’s/Eighties (laudes creaturarum ’81)”, testimonianza degli anni ’80 attraverso 40 collages giovanili dal sottotitolo “avere 22 anni nel 1981…”: una sorta di “lauda pop” nella quale pubblicità, moda, divi, personaggi degli anni ’80 e opere d’arte di sempre si articolano come un inno alla sacralità del profano, a partire dal ricordo dell’estate ’81, in cui le opere vennero composte di getto. Il volumetto e la mostra “Anteprima” anticipano poi con versi e collages l’imminente pubblicazione dell’antologia poetica. Anche questa esperienza documenta la straordinaria passione interdisciplinare che anima la ricerca dell’autore.
Nel 2008 pubblica “Giovinezza…addio. Diario di fine ‘900 in versi” (1974-1994), che raccoglie poesie scritte dall’autore fra i 15 e i 35 anni e costituisce una specie di “romanzo di formazione” che ha per scenario la fine del secolo e del millennio. L’opera attesta una lunga ricerca dell’autore nel mondo della parola, che approda dall’ermetismo delle origini ad una speciale attenzione per la cultura pop contemporanea e i linguaggi musicali e iconici sottesi. A completare la proposta il cd “L’appuntamento/collection”, allegato alla raccolta, con venti canzoni pop, rock e d’autore registrate fra il 1994 e il 2001. Dall’opera, oggetto di una diffusa e favorevole attenzione critica, viene tratto il recital “I migliori anni della nostra vita”, in cui l’autore racconta, fra poesia e canzoni live, la storia italiana dagli anni ’60 ad oggi.
“Nugae, nugellae, lampi. Quaderno di liceo” (2009) rappresenta l’integrazione poetica e fotografica della precedente silloge, confermando un vivo interesse per l’interazione e la contaminazione dei linguaggi, e presenta una prima selezione del percorso per immagini “Il giardino di mia madre e altri luoghi”. Il recital “Quaderno di liceo”, che accompagna la presentazione del volume, propone un viaggio a ritroso negli anni ’70, alla ricerca del mythos fondativo, in un connubio di suoni, parole, immagini tra storia personale e sociale.
Nel 2010 è la volta della mostra itinerante “Il giardino di mia madre e altri luoghi”, commosso tributo visivo alla memoria della madre mancata in anni recenti, con 250 scatti fotografici di giardino e paesaggi, e una sezione di ritratti, raccolti anche in un suggestivo percorso multimediale sulle note de “I pattinatori” di Waldteufel abilmente rivisitate, e accompagnati da interessanti testi critici. Il tutto nell’ambito di un discorso sulla “cura” e sulla responsabilità che si estende “dai luoghi del mondo alla relazione fra le persone” (il dvd viene infatti anche finalizzato a un’iniziativa benefica per il mondo del volontariato, nel quale Angela Belloni Sottocornola, che il percorso di immagini vuole ricordare, era attivamente impegnata).
“The gift” è il volumetto che Sottocornola decide di dare alle stampe e regalare agli studenti in occasione degli Esami di Maturità 2010, quasi “testamento minimo” di un docente di Filosofia che parla della possibilità di “dono” e impegno a partire da un contesto post-moderno che si sforza di recuperare e tematizzare gli input dell’antropologia biblica e classica, nonché gli assunti della gnoseologia moderna e della Ermeneutica contemporanea, di cui si assume soprattutto la vitale categoria di “interpretazione”, atta a suscitare dialogo e capacità di mediazione.
Con “Il pane e i pesci” (quattro volumi in cofanetto per un totale di quasi mille pagine), che raccoglie scritti realizzati dall’autore fra il 1980 e il 2010, siamo di fronte ad un tentativo di “compendio” di un’intera esperienza spirituale, fra autobiografia, teologia e giornalismo, entro lo scenario contemporaneo caratterizzato da una crisi del discorso sul sacro e sul simbolo, che l’autore tenta invece di recuperare nei suoi rapporti con il territorio e la memoria. Il primo volume, “La spiritualità eucaristica di Charles de Foucauld nella sua vita”, prende in esame la suggestiva esperienza del grande mistico ed esploratore francese , con particolare attenzione alla dimensione della “adorazione”; il secondo volume, “Scritti cristiani per la gente di Colognola”, propone una serie di articolo redatti fra gli anni ’80 e ’90 su volontariato e animazione del territorio di un quartiere alla periferia di Bergamo, con interviste a missionari, analisi di encicliche e spaccati di vita quotidiana; il terzo, “Scritti spirituali giovanili, citazioni, appunti, aforismi”, si presenta come uno zibaldone di pensieri da San Paolo a Jim Morrison, con numerose riflessioni dell’autore stesso, quasi “diario di formazione” nel passaggio dalla giovinezza alla maturità. “My status quaestionis 2010” è invece un volumetto introduttivo che, in modo paradossale e divergente, vuol fare il punto su globalizzazione, scristianizzazione e mutate antropologie, sforzandosi di cogliere “le ragioni dell’altro”.
IL 2011 vede Sottocornola celebrare l’anniversario dell’unificazione nazionale con “Una notte in Italia”, ciclo di cinque lezioni-concerto presso l’Auditorium della Provincia di Bergamo, che si propone di affrontare il vasto repertorio della canzone popolare italiana come veicolo di unità linguistica e culturale nazionale, in particolare dagli anni ’50 ad oggi, e lo fa coinvolgendo nella propria performance artistica e musicale studenti universitari e liceali fra canto, danza, poesia e recitazione nel riuscito tentativo di formulare un tributo originale e innovativo a quanto di meglio può offrire l’identità italiana.
Una dedica a Pier Paolo Pasolini e una critica del contemporaneo a partire da una prospettiva straniante, quella della filosofia medievale rivisitata alla luce dell’Ermeneutica contemporanea, è invece il tema del pamphlet “I trascendentali traditi”, presentato nel dicembre 2011.
Il 2012 è l’anno di “Working Class”, trasferimento dal territorio al web delle ormai celebri lezioni-concerto in cinque percorsi tematici: Teen-agers di ieri e di oggi, Decenni, Anni ’60, Cantautori, Immagine della donna e canzone. Il progetto diviene poi anche un prezioso box set di cinque DVD a tiratura limitata per l’home video.
Nel 2013 Sottocornola torna alla scrittura con “Stella Polare”, una raccolta di saggi, articoli, interventi sullo status quaestionis dell’attuale crisi di civiltà, ove all’insegna del saggio mémoire si affrontano gli snodi più cruciali del dibattito contemporaneo, in un tentativo di sintesi fra pensiero debole e ricerca di senso.
Nel 2014 pubblica su pendrive un’ archivio delle lezioni concerto con gli studenti tenute per l’anniversario dell’unificazione italiana nel 2011, per oltre sei ore di live, arricchite di molti contenuti speciali dal rilevante valore documentario e didattico, come contributo ad una diversa collocazione dell’esperienza musicale in ambito scolastico, in particolare in rapporto alle discipline storiche. Le singole lezioni di “Una notte in Italia” vengono poi diffuse anche nel web da gennaio a marzo 2015, in omaggio alla imminente apertura di Expo, vetrina dell’eccellenza italiana.
Ancora nel 2015 il volumetto “Effatà” raccoglie “interventi sul territorio, flash temporali dalla durata effimera…”, riflessioni che l’autore ha inanellato negli ultimi anni su “naufragio” e “declino”, confermando il proprio interesse per l’elemento autobiografico, la cultura pop contemporanea e la grande tradizione spirituale occidentale
Per Sottocornola, infatti, filosofia e poesia, musica e arte in genere, sono espressioni di una medesima indagine, che punta a realizzare condizioni di equilibrio ermeneutico entro una realtà aporetica e contraddittoria come quella contemporanea, grazie all’assunzione della categoria di interpretazione come strumento epistemologico più idoneo a decifrarla.
Good vibrations
Laura Moro, L’indagine di Sottocornola fra
biografia, pop e crisi del sacro,
Presentazione “Effatà”, Libreria IBS, Bergamo,
23 aprile 2015
(Giornata Mondiale del libro e del diritto
d’autore)
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Ileana Maria Paloschi, “Effatà”… il nuovo invito di
Claudio Sottocornola,
Presentazione “Effatà”, Libreria IBS, Bergamo,
23 aprile 2015
(Giornata Mondiale del libro e del diritto
d’autore)
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Dario Di Meglio, Il giardino e il mito delle origini, Inaugurazione “Il giardino di mia
madre e altri luoghi”, Hotel Parco Conte,Casamicciola-Ischia (NA),
24 luglio 2014
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Irene Kalb, Amore-stella polare in tempi di crisi,
Presentazione “Stella Polare”, Librerie Feltrinelli, Bergamo,
27 marzo 2014
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Jolanda Morgese, “Stella polare”, guida al viaggio interiore verso l’impegno,
Presentazione “Il giardino di mia madre e altri luoghi” e
“Stella Polare”, Biblioteca Caversazzi-Bergamo, 15 febbraio 2014.
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Lidia Zitara, Un artista da scoprire piano piano, Presentazione “Il giardino di mia
madre e altri luoghi”, Libreria Mondadori, Siderno (RC), 7 agosto 2013
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Francesca Grispello, Il gesto dell’immagine, Prefazione “Nugae, nugellae, lampi.
Quaderno di liceo”, Cld-Velar, 2009
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Donato Zoppo, “La semplicità è una complessità risolta”: il nuovo percorso
di Claudio Sottocornola, Presentazione “Nugae, nugellae, lampi.
Quaderno di liceo”, Cld-Velar, 2009
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Alessandro Spadoni, Una metafisica di suoni e parole, Recensione “Giovinezza…
Addio. Diario di fine ‘900 in versi”, www.lettera.com ,
29 dicembre 2008
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Donato Zoppo, Claudio Sottocornola Claude: “orco” e “sciamano” in viaggio
tra musica, storia e costume, Nota critica a “L’appuntamento/
collection”, CLD, 2008
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Prestigioso riconoscimento internazionale da Bucarest per Claudio Sottocornola: le sue poesie in una edizione bilingue per “Contemporary Literary Horizon”
Claudio Sottocornola tradotto in Romania: la “Fin de siècle” nella silloge bilingue delle sue poesie
Claudio Sottocornola, filosofo, poeta, musicologo e perfomer, arriva in Romania: la prestigiosa rivista internazionale Contemporary Literaly Horizon gli rende infatti omaggio inserendolo nella sua Bibliotheca Universalis…
suonalancorasam.wordpress.com
Fin de siècle
Claudio Sottocornola tradotto in Romania
Daniel Dragomirescu traduce per la prestigiosa collana rumena una rappresentativa silloge poetica del filosofo bergamasco, tra sperimentazioni linguistiche, l’ermetismo delle origini e l’approdo alla sintesi degli haiku
www.synpress44.com
INTERCULTURAL HORIZONS: DANIEL DRAGOMIRESCU
ORFISM, EXISTENTIALISM AND POETIC CONFESSION
From a declared and asserted aesthetic perspective of the symbolism represented by Paul Verlaine (1844-1896), the author of the well-known slogan “Music beyond every-thing…”, the poetry seems to be a nearly perfect synonym for music. Indeed, poetry is music, but, at the same time, it also represents a confession, a “memoir” of a life and of an age.
contemporaryhorizon.blogspot.it
Sottocornola e le canzoni dell’estate: un raffinato divertissement nella colonna sonora della stagione dagli anni ’50 ad oggi.
Le canzoni dell’estate: la playlist “storica” del filosofo del pop
Intervista a Claudio Sottocornola
Una notte in Italia, tre live tenuti in occasione dell’anniversario dell’unificazione italiana, la sua ultima fatica…
www.lisolachenoncera.it
La playlist per l’estate del filosofo del pop Claudio Sottocornola
C’è davvero l’imbarazzo della scelta, anche perché l’intero decennio ha per scenografia uno sfondo balneare. Si può andare da un pezzo ballabile inneggiante al nascente twist, come “Saint Tropez” di Peppino di Capri…
www.blogdellamusica.eu
Le canzoni dell’estate: la playlist “storica” del filosofo del pop
Intervista al “filosofo del pop” Claudio Sottocornola
Siamo nel mezzo dell’ondata di caldo che l’estate 2015 ci riserva e, fra crisi greca e attentati tunisini, la voglia d’estate e di vacanzesi scontra con una realtà planetaria inquietante e invasiva, lontana anni luce dalla spensierata serenità di altri tempi…
www.radiocoop.it
“Effatà”: Sottocornola fra biografia, cultura pop e declino del sacro
Giornata Mondiale del Libro: Claudio Sottocornola, Effatà
Una raccolta di riflessioni sul contemporaneo e la spiritualità Effatà: Claudio Sottocornola e il suo nuovo libro da IBS Bookshop
www.senzabarcode.it
“Effatà”: Claudio Sottocornola e il suo nuovo libro da IBS Bookshop per la Giornata Mondiale del Libro e di #ioleggoperché
Giovedì 23 aprile 2015
Ore 17.30
IBS Bookshop
via XX Settembre 93
Bergamo
Nel naufragio del contemporaneo, quale direzione, quale canto?
Il filosofo e performer Claudio Sottocornola presenterà giovedì 23 aprile alle ore 17.30 – in occasione della Giornata del Libro e del diritto d’autore – la sua nuova fatica, “Effatà” (CLD-Marna, pp.90, Euro 7,00), presso la Libreria IBS a Bergamo. Interverrano alla presentazione Laura Moro, docente di Lingua e Letteratura Inglese, e Ileana Maria Paloschi, docente IRC, ambedue del Liceo scientifico “L. Mascheroni” di Bergamo.
Il libro si presenta come una raccolta di “interventi sul territorio, flash temporali dalla durata effimera” che “obbligano all’assunzione dell’habitus nietzscheano che, nell’affrontare i grandi problemi, si comporta come si fa con i bagni di acqua gelida: ‘presto dentro, presto fuori’”. Si tratta quindi di un percorso fra riflessioni, conversazioni, meditazioni, illuminazioni, proposte dall’autore in occasione delle varie presentazioni della mostra itinerante “Il giardino di mia madre e altri luoghi” e del libro “Stella polare” dal 2010 al 2014.
Effatà
Claudio Sottocornola e il suo nuovo libro da IBS Bookshop
www.synpress44.com
Bergamo, Libreria “IBS Bookshop”: Claudio Sottocornola presenta il suo nuovo libro, “Effatà”
https://suonalancorasam.wordpress.com/
Adorable Sixties, terza e ultima lezione concerto di Sottocornola
su You Tube: un omaggio ai mitici anni ’60
In occasione di Expo 2015, il filosofo del pop pubblica in rete tre tra le sue più apprezzate iniziative con gli studenti: martedì 31 marzo si chiude con un omaggio ai favolosi anni ’60 dei Beatles e di Bob Dylan, e le canzoni di Mina e Battisti, Guccini e I Corvi, Ben E. King e Morandi, la Pavone e Patty Pravo. Un viaggio attraverso la mitica decade del boom e delle vacanze al mare, della contestazione studentesca e del primo femminismo, nella quale una intera generazione acquistò coscienza di sé attraverso musica, cinema, poesia e nuovi media.
Gli adorabili anni ’60
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Claudio Sottocornola per Expo 2015: “Adorable Sixties”
su You Tube da martedì 31 marzo!
synpress44.blogspot.it
“Adorable Sixties”, su You Tube la terza ed ultima parte
delle lezioni concerto di Claudio Sottocornola
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Sottocornola: “Una notte in Italia” su SenzaBarcode
Una notte italiana: le lezioni concerto di Claudio Sottocornola
www.senzabarcode.it
“Una notte in Italia” Usb su mat 2020.com
Athos di MAT2020 (www.mat2020.com): CLAUDIO SOTTOCORNOLA: Una notte in Italia USB
athosenrile.blogspot.it
Il filosofo del pop parla di talent, talk, reality
e linguaggio televisivo agli studenti in autogestione
Claudio Sottocornola terrà mercoledì 18 marzo 2015 agli studenti del Liceo scientifico
“L. Mascheroni” di Bergamo, nel corso di una giornata di autogestione, una lezione dal titolo “Talent, talk, reality: comunicazione televisiva e semplificazione dei linguaggi”. L’intervento si propone di analizzare le attuali tendenze della comunicazione televisiva, le nuove antropologie da essa disegnate, le prospettive aperte per il futuro. Passando in rassegna le principali teorie critiche, ma anche attraverso l’analisi dei format di successo internazionali e delle nuove modalità di accesso e di fruizione del mezzo, il “filosofo del pop” condurrà gli studenti alla scoperta dei meccanismi di persuasione e identificazione occulti e pervasivi che caratterizzano la comunicazione mediatica contemporanea, nel tentativo di contribuire alla costruzione di un approccio più critico e consapevole ai mezzi di comunicazione di massa, con particolare attenzione alle nuove modalità interattive sollecitate dal Web.
(altro…)
Miss(ing) Italia, nuova lezione concerto di Sottocornola su
You Tube, un omaggio alla Festa della Donna 2015
In occasione di Expo 2015, il “filosofo del pop” pubblica in rete tre tra le sue più apprezzate iniziative con gli studenti: sabato 28 febbraio, in omaggio alla imminente Festa della Donna, tocca a “Miss(ing) Italia”, un’indagine sulla evoluzione dell’immagine femminile nella canzone italiana, attraverso la rivisitazione live del repertorio delle grandi interpreti, da Mina alla Nannini, dalla Pavone alla Vanoni, dalla Rettore a Mia Martini, da Irene Grandi alla Pausini. Un viaggio attraverso i decenni tra musica, storia, costume e filosofia.
Miss(ing) Italia!
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“Miss(ing) Italia (Immagine della donna)”, secondo appuntamento su YouTube per le lezioni-concerto di Claudio Sottocornola
suonalancorasam.wordpress.com
Claudio Sottocornola per Expo 2015
Le lezioni concerto su YouTube
In occasione dell’Esposizione Universale 2015, il “filosofo del pop” pubblica in rete tre tra le sue più apprezzate iniziative con gli studenti: tra musica, storia, costume e filosofia, uno sguardo all’identità nazionale e all’eccellenza italiana. Si incomincia con “La chiamavano Bocca di Rosa”, dedicata ai Cantautori.
Le lezioni-concerto su YouTube
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Le lezioni concerto di Claudio Sottocornola approdano su You Tube
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“Una notte in Italia” su chiavetta USB,
dall’unità nazionale a Expo
Sottocornola, Una notte in Italia booklet
Vai alla galleria d’immagini –>
- Una notte in Italia, Post Scriptum.pdf
- Una notte in Italia, comunicato stampa.pdf
- Progetto e Liceo Mascheroni.pdf
Claudio Sottocornola in ‘Una notte in Italia’,
finalmente su USB: Bergamo 20 dicembre
Sabato 20 dicembre a Bergamo il ‘filosofo del pop’ presenta con una delle sue inconfondibili lezioni-concerto con gli studenti del Liceo Mascheroni il progetto musicale dedicato all’Unità d’Italia, ora in uscita su supporto per Pc. Mac e Tv.
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Sottocornola al Carroponte di Sesto San Giovanni
Nell’ambito della rassegna “Il tempo delle donne”, organizzata da Rcs-Corriere della Sera, domenica 21 settembre alle 19.45 si terrà al Carroponte di Sesto San Giovanni una tavola rotonda sul tema “Le donne nella musica oggi tra emancipazione e mercificazione”. Claudio Sottocornola interverrà con una relazione dal titolo: “Per una ermeneutica diacronica del femminile nella canzone popolare italiana dagli anni ’50 ad oggi”.
TAVOLA ROTONDA: Le donne nella musica oggi tra emancipazione e mercificazione
Domenica 21 settembre alle 19.45 al Carroponte si terrà un incontro che verterà sul tema delle donne come produttrici o prodotto del mercato musicale di oggi. Continua a leggere –>
Augusto Maraffa
“I’m always shy with beautiful strangers, and when you’ve got to know them,
they have gone away”
Anonymous
Augusto Maraffa
1932-2014
E’ mancato improvvisamente mercoledì 20 agosto il grande amico e collaboratore free-lance Augusto Maraffa. Fotografo e grafico pubblicitario, iniziò al Lido di Venezia a scattare foto negli anni della “Dolce vita” e si perfezionò poi integrando le più diverse competenze nel vasto campo dell’Editoria, fra Milano, Venezia e Bergamo, ove approdò sul finire degli anni ’80 presso l’Editrice Velar, che divenne per lui una specie di “seconda famiglia”. Proverbiale la sua estrema cura nel seguire la grafica dei volumi che gli venivano affidati, realizzando, per esempio, splendide copertine caratterizzate dalla perfezione in ogni minimo dettaglio. Ma non ha mai abbandonato la sua appassionata attività di fotografo. Personalmente ho avuto modo di apprezzare le sue qualità di esteta dell’immagine, avendolo, come amico, avuto presente a diverse mie iniziative e lezioni-concerto che ha immortalato in splendide immagine di cui mi ha fatto generosamente dono. Ora, mentre stavo lavorando all’ennesimo progetto in collaborazione con la scuola e la Terza Università di Bergamo, ove rintracciavo molti dei suoi scatti che rimarranno a testimonianza, una improvvisa e inaspettata telefonata: Augusto Maraffa non è più fra noi.
Sono convinto che ha raggiunto quella luce che ha cercato di immortalare in ogni suo scatto e che ora lo avvolge.
Claudio Sottocornola
Sottocornola a Ischia con le “foto del pensiero”
Il giardino di mia madre e altri luoghi
Claudio Sottocornola a Ischia con le ‘foto del pensiero’
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Arriva a Ischia, nella splendida cornice dell’Hotel Parco Conte di Casamicciola, il percorso di immagini fotografiche proposto in giro per la penisola da Claudio Sottocornola, filosofo e artista attento ai diversi linguaggi della contemporaneità, che si muove tra musica, filosofia e immagini nella sperimentazione multimediale, e decide con “Il giardino di mia madre e altri luoghi” di ricordare la madre mancata in anni recenti con un viaggio fra i paesaggi dell’anima.
(altro…)
Sottocornola e i Mondiali
In occasione dei Mondiali di calcio, Claudio Sottocornola è stato interpellato dalla nota web magazine L’isola della musica italiana e dall’emergente La zattera del pensiero per un’intervista sul rapporto fra sport e canzone popolare in Italia. Ne è nato un inedito divertissement sulla cultura popular che lega sport e musica leggera, ripreso anche dal celebre blog cinematografico Sunset boulevard. Buona lettura!
Abbiamo incontrato il Prof. Claudio Sottocornola per farci raccontare di un suggestivo binomio.
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Sport e canzone, nell’anno dei Mondiali
www.zatteradelpensiero.it
Sport e canzone, nell’anno dei Mondiali
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Have you ever seen the rain?
Programma
Omaggio a Frank Sinatra:
I’ve got you under my skin
(C. Porter), 1936
Omaggio a Juliette Gréco:
Les feuilles mortes
(Kosma-Prévert), 1945
Omaggio a Claudio Villa:
Buongiorno tristezza
(Ruccione-Fiorelli), 1955
Omaggio a Rita Pavone:
Cuore (Rossi-Mann-Weill), 1963
Omaggio a Gino Paoli:
Sapore di sale (Paoli), 1963
Omaggio a Roberto Vecchioni:
L’uomo che si gioca il cielo a dadi
(Vecchioni), 1971
Omaggio a Joan Baez:
Here’s to you (Morricone-Baez), 1971
Omaggio a Patty Smith:
Because the night (Springsteen-P.Smith), 1978
Omaggio a Miguel Bosé:
Si tu no vuelves (Ferrario-Grilli-Bosé), 1994
Omaggio a Gianna Nannini:
Meravigliosa creatura (Nannini-Redeghieri), 1995
Omaggio a Marco Mengoni:
Credimi ancora (Mengoni-Fabiani-Calabrese), 2010
Omaggio ad Arisa:
La notte (Anastasi), 2012
Omaggio a Lucio Dalla:
L’anno che verrà (Dalla), 1979
Le poesie lette dagli studenti del Liceo scientifico “L. Mascheroni” di Bergamo sono tratte da “Giovinezza… addio. Diario di fine ‘900 in versi” (Velar) e da “Nugae, nugellae, lampi. Quaderno di liceo” (Velar) di Claudio Sottocornola.
Dal web:
Hasta Siempre
Dieci anni di lezioni-concerto con Claudio Sottocornola
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“Hasta siempre!”, Claudio Sottocornola celebra dieci anni di lezioni-concerto
suonalancorasam.wordpress.com
Hasta Siempre: dieci anni di lezioni-concerto con Claudio Sottocornola
ferroetabacco.blogspot.it
Dieci anni di lezioni concerto del filosofo del pop
Hasta siempre
(Quando la filosofia incontra la canzone pop, rock e d’autore)
Lo spettacolo che celebra dieci anni di lezioni-concerto sul territorio
del “filosofo del pop” Claudio Sottocornola
Dieci anni di lezioni-concerto sul territorio sono un traguardo rilevante per un docente-giornalista che ha provato con successo a trasferire la canzone pop, rock e d’autore dall’ambito del puro intrattenimento e consumo a quello della formazione, della riflessione critica, della ricerca, condotta in totale libertà da vincoli e manierismi prevalenti nel panorama ormai dominato da talent e mercato di genere. (altro…)
Dicono di lui…
Un rapporto osmotico lega la canzone originaria a quella che Claudio restituisce a chi lo ascolta: egli si fa tramite, e il collegamento “umano” tra passato e presente, rende vivo un tassella di storia. Claudio Sottocornola è un “orco” di blochiana memoria: il corpo della canzone è per lui preda succulenta, e con la stessa voracità di sapere e conoscenza con cui lo azzanna e lo gusta, così egli riconsegna al pubblico la sua e la nostra Storia.
Donato Zoppo, Nota critica a L’appuntamento / collection, aprile 2008
C’e, infine, la ragnatela di artisti totali che operano mischiando non solo i generi musicali, con sperimentazioni di vocalita a volte davvero grandi, ma intrecciando le varie espressioni artistiche (musica, arte, poesia) con un usa davvero interessante delle note musicali. II caso di Claudio Sottocornola, bergamasco, è uno di questi… E il rapporto scuola-musica può non solo arricchirsi, se personaggi e cantanti (e insegnanti) come Sottocornola continuano la foro missione artistica, ma fare da battistrada affinchè la scuola diventi finalmente in ltalia una cosa matura e ricca nel rapporto fondamentale con la musica, cosi come del resto vanno predicando da tempo fior di musicisti come il già citato Riccardo Muti, Uto Ughi, e tanti altri.
Michele Fumagallo, Alias (50), dicembre 2009
Le conferenze-spettacolo di Sottocornola risultano dunque trasversali ai generi (rock, pop, jazz, cantautorato), epoche, alla stessa divulgazione musical-teorica, discendenti da assai probabili ottime letture, altrettante teorizzazioni, e ascolti, se possibile, ancora di più… Uiteriori punti di forza del professorecantante bergamasco sono … il magnetismo naturale (qualcosa a metà strada tra Mina, il guru e il filosofo peripatetico che non se la tira), la limpidezza espositiva (ben lungi dalla prosopopea professorale), i modi perbene che in tempi starnazzanti come i nostri (che si parli di Sanremo, di politica o di cucina è lo stesso), non è malaccio. Se vi incuriosiscono fatti, misfatti e protagonisti
della storia della canzone tout court, riassunti in forma densa rna non ingessata, il “meglio” di Sottocornola – esteta del pop – potrebbe fare al caso vostro.
Mario Bonanno, La Brigata Lolli, gennaio 2013
Claudio Sottocornola è un intellettuale, un filosofo, un seminatore, un divulgatore, un musicista. Non sto parlando della categoria dei “tuttologi”, ma di una sintesi di skills, una risultante positiva messa al servizio di una comunita ricettiva. Il professor Claudio vive a contatto con i giovani, ma non solo, essendo l’insegnamento rivolto a chiunque abbia voglia di scoprire o approfondire argomenti poco noti o… male interpretati, e quindi non esistono costrizioni generazionali. Per tutti Claudio Sottocornola e “II filosofo del pop” [...] E mentre lui racconta, spiega, canta e interagisce con i presenti, scorrono le immagini di una vita, per chi ha già abbondantemente vissuto, e si aprono nuovi orizzonti, per chi è all’inizio del percorso ed è interessato a scoprire le proprie radici.
Athos Enrile, MAT2020, maggio 2013
Claudio Sottocornola alla Feltrinelli di Bergamo
Nel naufragio del contemporaneo, quale direzione, quale canto?
Intervengono:
Pr.ssa Irene Kalb, Ordinaria di Filosofia e Storia Liceo scientifico “L. Mascheroni”, Bergamo;
Dr.ssa Donatella Merigo, Lettrice
Stella Polare:
il nuovo libro di Claudio Sottocornola alla Feltrinelli di Bergamo giov. 27 marzo
Bergamo:
Claudio Sottocornola presenta “Stella Polare” alla Feltrinelli
Il Giardino di mia madre e Stella Polare:
Claudio Sottocornola alla Biblioteca Caversazzi di Bergamo
Presentazione del Libro “Stella polare”
e inaugurazione della Mostra Fotografica
“IL GIARDINO DI MIA MADRE”
di
CLAUDIO SOTTOCORNOLA
Biblioteca Caversazzi, via T. Tasso 4 Bergamo
Sabato 15 Febbraio 2014, ore 18.00
La mostra sarà attiva fino a Venerdì 28 Febbraio 2014.
Il Giardino di mia madre e Stella Polare
Claudio Sottocornola alla Biblioteca Caversazzi
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Il giardino di mia madre e Stella Polare: Claudio Sottocornola alla Biblioteca Caversazzi
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Bergamo: inaugurazione della mostra “Il giardino di mia madre e altri luoghi”di Claudio Sottocornola
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Presentazione del nuovo libro
di Claudio Sottocornola, “Stella polare”.
Stella Polare
Doppia presentazione bergamasca per il nuovo libro di Claudio Sottocornola www.synpress44.com
Stella Polare: doppio appuntamento orobico per il nuovo libro del ‘filosofo del pop’ Claudio Sottocornola
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Bergamo: presentazione del nuovo libro di Claudio Sottocornola, “Stella polare”
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News su “Giovinezza… addio. Diario di fine ’900 in versi”
INTERCULTURAL HORIZONS: DANIEL DRAGOMIRESCU
ORFISM, EXISTENTIALISM AND POETIC CONFESSION
From a declared and asserted aesthetic perspective of the symbolism represented by Paul Verlaine (1844-1896), the author of the well-known slogan “Music beyond every-thing…”, the poetry seems to be a nearly perfect synonym for music. Indeed, poetry is music, but, at the same time, it also represents a confession, a “memoir” of a life and of an age.
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“Il giardino di mia madre” a Siderno (RC),
Libreria Mondadori, Sala Calliope
Sarà inaugurata mercoledì 7 agosto, alle ore 18.30, per concludersi martedì 13, presso la Sala Calliope della Libreria Mondadori di Siderno (RC, Centro Commerciale la Gru), la mostra fotografica Il giardino di mia madre e altri luoghi del filosofo, artista e performer Claudio Sottocornola.
La presenza dell’autore sarà un’occasione per riprendere il discorso intrapreso negli anni passati proprio presso il Salotto Letterario della Mondadori, dove aveva già intrattenuto il suo pubblico con eventi a cavallo tra filosofia, musica, letteratura e arti visive, in nome di quella interdisciplinarietà che esprime da tempo, nella sua ormai lunga attività.
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Ancora su “Il giardino di mia madre e altri luoghi”
Slide show Giardino
Testi critici Giardino
Student’s papers Giardino 3L
Student’s papers Giardino 3I
Sottocornola incontra gli studenti polacchi del
Liceum im. Komisji Educacji Narodowej
di Cracovia, con gli studenti della classe 4I del
Liceo scientifico Lorenzo Mascheroni di Bergamo
“Ho trascorso la mia vita ad Istanbul, sulla riva europea, nelle case che si affacciavano sull’altra riva, l’Asia. Stare vicino all’acqua, guardando la riva di fronte, l’altro continente, mi ricordava sempre il mio posto nel mondo, ed era un bene. E poi, un giorno, è stato costruito un ponte che collegava le due rive del Bosforo. Quando sono salito sul ponte e ho guardato il panorama, ho capito che era ancora meglio, ancora più bello vedere le due rive assieme. Ho capito che il meglio era essere un ponte fra le due rive. Rivolgersi alle due rive senza appartenere.
Oran Pamuk, Istanbul, 2003
Venerdì 12 aprile dalle ore 10.00 alle 12.00, presso il Laboratorio di Informatica del Liceo scientifico “L. Mascheroni” di Bergamo – nell’ambito del Programma Internazionale “Countries without frontiers, 26th Exchange” – Claudio Sottocornola incontra gli studenti del Liceo “Komisji Educacji Narodowej” di Cracovia, a conclusione della loro permanenza a Bergamo. (altro…)
“Il giardino di mia madre” a Palazzo Berva,
Comune di Cassano D’Adda (Milano)
per te, a dieci anni dalla partenza, con immutato affetto
i tuoi figli, Augusta e Claudio
Il giardino
di mia madre
e altri luoghi
Claudio Sottocornola
Inaugurazione: Sabato 16 marzo ore 17,30
mostra fotografica 16 marzo – 1 aprile 2013
Palazzo Berva, Via Verdi 26
Cassano d’Adda (Milano)
Slide show Giardino
Testi critici Giardino
Student’s papers Giardino 3L
Student’s papers Giardino 3I
“ Il giardino di mia madre” a Casa Berva, Cassano D’Adda
Sembrerebbe, il giardino, un tema desueto e, figurativamente, atto ad essere rappresentato secondo scontati cliché, ma così non è per “Il giardino di mia madre e altri luoghi”, 250 scatti fotografici in cui Claudio Sottocornola, autore attento ai diversi linguaggi della contemporaneità, che si muove tra musica, filosofia e immagini nella sperimentazione multimediale, decide di ricordare la madre mancata in anni recenti con un percorso fra i paesaggi dell’anima. (altro…)
Stefano Agnesi
“Il giardino di mia madre”
Recensione:
Questo progetto o mostra ricordo, come viene citato su sound-magazine, mi ha molto colpito per le sensazioni e l’atmosfera che riusciva a trasmettere anche in un luogo in genere privo di emozioni, non legate ai voti, come una classe. (altro…)
Giulia Alari
“Il giardino di mia madre”
“Il giardino di mia madre e altri luoghi”, video girato dal professor C. Sottocornola, racchiude al suo interno numerosi ricordi, momenti trascorsi, affetti ed emozioni. (altro…)
Paola Bahiti
“Il giardino di mia madre”
L’autore ha deciso di ricordare sua madre medianti foto che ritraggono quei pochi metri quadrati di erba, piante e fiori che rappresentavano la cura della madre non solo nel giardinaggio, ma nella vita quotidiana. (altro…)
Kristin Bonzi
“Il giardino di mia madre”
Spesso, guardando una semplice fotografia, la tua mente viene assalita da pensieri, ricordi e immagini che ti fanno rivivere momenti ed emozioni vissute il giorno in cui è stata scattata. (altro…)
Elisabetta Brogni
“Il giardino di mia madre”
La principale interpretazione che ho dato del percorso di immagini è basata sul ricordo: da ogni titolo della presentazione e da ogni immagine scaturisce un ricordo bello o brutto, positivo o negativo. (altro…)
Arianna Cammarota
“Il giardino di mia madre”
Il video si apre con una varietà di suoni di sottofondo: il canto di uccellini e rumori che ricordano la natura, simili a dei fruscii, per poi sovrapporsi ad una melodia suonata al pianoforte che accompagnerà tutto il filmato come una costante. (altro…)
Davide Donzelli
“Il giardino di mia madre”
Si dice che un’immagine valga più di mille parole, ma in effetti, un’immagine è molto più di questo: è un insieme di colori, forme, prospettive ed emozioni. Perché emozioni? (altro…)
Mattia Donadoni
“Il giardino di mia madre”
La presentazione de”Il giardino di mia madre” vista martedì in classe non costituisce solamente una serie di fotografie, ma racchiude in sé un significato ben più profondo, non solo per chi l’ha realizzata, bensì anche per chi ha potuto assistervi. (altro…)
Gianluca Giugnetti
“Il giardino di mia madre”
“Il giardino di mia madre” è una mostra fotografica, redatta da Claudio Sottocornola, professore di storia e filosofia al Liceo Mascheroni, nella quale attraverso varie sezioni vuole ricordare l’amore che la madre aveva nel prendersi cura di queste piante nel suo piccolo giardino e, in seguito, mostrarci luoghi in tempi e situazioni diverse che hanno un significato affettivo per l’autore. (altro…)
Guido Cavatorta
“Il giardino di mia madre”
Nella serie di foto mostrate nel video, grazie anche all’ottimo sottofondo sonoro, ho potuto percepire la tristezza e il senso di mancanza per la recente perdita della madre da parte del professore, soprattutto in alcune immagini del giardino, ma anche la gioia espressa da alcune foto giovanili, dalla sezione “back to the 70’s in the U.S.A.”. (altro…)
Anna Maggio
“Il giardino di mia madre”
La raccolta di foto mostrataci in classe rappresenta l’omaggio di un figlio alla madre venuta a mancare di recente.
Lo slide-show raffigurante oltre duecento foto che sfilano in lenta dissolvenza, con una melodia al pianoforte come sottofondo musicale, riesce a creare un’atmosfera quasi magica. (altro…)
Andrea Manni
“Il giardino di mia madre”
Ho trovato la presentazione del percorso fotografico ” Il giardino di mia madre” molto interessante, soprattutto per i valori che vuole trasmettere: il ricordo, la bellezza dei luoghi, l’affetto delle persone più care che continua nel tempo, anche dopo una triste perdita. (altro…)
Valentina Marazzi
“Il giardino di mia madre”
L’autore, attraverso una serie di fotografie, spiega quanto l’importanza dell’ambiente familiare, anche quando ci si trova lontano da casa, sia importante; questo riecheggia sempre in noi poiché è qualcosa che ci appartiene sin dalla nascita e genera in noi la fiducia, il senso di responsabilità che ci aiuta a crescere. (altro…)
Matteo Marchesi
“Il giardino di mia madre”
Lo slide-show che ci è stato presentato mi è piaciuto perché, anche se la maggior parte delle immagini non sono particolarmente rare, e anzi si possono rintracciare nella vita quotidiana di ognuno, cristallizzate in una fotografia danno sensazioni nuove e permettono di cogliere particolari che, vedendole tutti i giorni, non noteresti mai. (altro…)
Silvia Rapizza
“Il giardino di mia madre”
Il progetto esposto in classe mi è piaciuto soprattutto per la sua particolarità: le immagini, sebbene semplici e al primo sguardo banali, erano belle e piacevoli. Dal mio punto di vista ciò che si vuole comunicare attraverso queste immagini è riassumibile in due parole: natura e memoria. (altro…)
Sara Rovaris
“Il giardino di mia madre”
Nel dvd “Il giardino di mia madre e altri luoghi” sono contenute foto di luoghi diversi e anche lontani tra loro. Si parte con il giardino, un luogo molto curato e intimo, piccolo e aggredito dall’asfalto della strada che lo circonda; sembra estate e gli alberi sono fioriti; i fiori colorati e molto belli. (altro…)
Christian Trubia
“Il giardino di mia madre”
“Il giardino di mia madre” è un’opera scritta da un figlio per ricordare e mantenere in qualche modo in vita sua madre, scomparsa nel 2003.
L’ autore decide di ricordarla attraverso i gesti, gli atti della madre nel corso della vita, come ad esempio coltivare un piccolo angolo di giardino. (altro…)
Stefano Vago
“Il giardino di mia madre”
Il giardino di mia madre è una raccolta di immagini divise in diverse categorie (il giardino, back to 70s, le foto su una colonia abbandonata…). A queste immagini è affiancata una melodia molto dolce, che trasmette pace e serenità e che personalmente mi è sembrata essere “Santa Lucia” modificata nei tempi e nelle pause. (altro…)
Vitali Greta
“Il giardino di mia madre”
Il video è stato molto interessante. La musica con il cinguettio degli uccellini trasmetteva serenità. Le foto che raffiguravano momenti di quotidianità erano molto toccanti; e l’idea di mettere a fuoco il soggetto al centro e sfuocare i lati o lo sfondo faceva risaltare la bellezza della natura. (altro…)
Sanremo e dintorni: Sottocornola risponde su Festival ieri e oggi, “Working Class”, PFM, cibo e canzonette…
www.ecodibergamo.it
www.turismodelgusto.com
www.dasapere.it
www.dasapere.it
www.lisolachenoncera.it
www.magmazone.it
www.bergamo.info
“Il giardino di mia madre” a Brescia
Giovedì 3 gennaio a Brescia, presso la Sala SS. Filippo e Giacomo (Via delle Battaglie, 61), su organizzazione di Alessia Biasolo e Renato Hagman, verrà inaugurata, alle ore 17.30, la mostra fotografica Il giardino di mia madre. Fotografie di Claudio Sottocornola.
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in Box con 5 DVD
a tiratura limitata!!!
Sabato 22 dicembre presso il Liceo scientifico “L. Mascheroni” di Bergamo, a chiusura di un laboratorio didattico che ha coinvolto gli studenti della scuola in sinergia con la Terza Università di Bergamo, Claudio Sottocornola presenterà il cofanetto “Working Class”, con una sintesi in 5 DVD delle sue lezioni-concerto sul territorio dal 2004 al 2012, in cui egli utilizza la canzone pop, rock e d’autore come strumento di ricostruzione della storia sociale e del costume del Secondo Novecento. L’esperienza, che lega territorio, Rete e multimedialità, è quindi ora disponibile anche nel prezioso cofanetto a tiratura limitata, che propone i 5 percorsi base delle lezioni-concerto di Sottocornola: “Teen-agers di ieri e di oggi”, “Decenni”, “Anni ‘60”, “Cantautori”, “Immagine della donna e canzone”. L’occasione della presentazione agli studenti, viene arricchita anche dalla pubblicazione sul sito dell’autore www.claudiosottocornola-claude.com delle relazioni critiche degli alunni di alcune classi quarte e quinte del Liceo Mascheroni che hanno partecipato al laboratorio didattico di “Working Class” fra il 2011 e il 2012, sia nella veste di recensori, giornalisti, e storici attenti al rapporto fra musica, società e costume, sia come performer nel corso delle lezioni-concerto tenute presso l’auditorium della Provincia di Bergamo, e per questo verranno premiati con alcune produzioni multimediali del filosofo del pop.
info@cld-claudeproductions.com
Claudio Sottocornola in 5 DVD
Il fortunato progetto web del filosofo del pop diventa un box set: il meglio delle lezioni-concerto dedicate alla musica e al costume italiano. Un documento esclusivo, girato in presa diretta con il contributo del pubblico, con il lavoro ermeneutico del docente lombardo. Presentazione il 22 dicembre a Bergamo (continua…)
Teen-agers di ieri e di oggi
Decenni
Anni ’60
Cantautori
Immagine della donna e canzone
Working Class – Stampa
Una breve rassegna, “the best” di quanto è stato scritto dai giornali sulle lezioni-concerto di “Working Class”…
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Working Class – Web
Pochi link utili per comprendere meglio lo “spirito” di “Working Class”: gli altri cercateli voi navigando…
(altro…)
Working Class – Testi critici
Qualche riflessione più approfondita?
- Claudio Sottocornola, Non voglio essere un poeta… ciò che voglio fare è ballare (Prince, D.M.S.R.)
- Donato Zoppo, Claudio Sottocornola Claude: ‘orco’ e ‘sciamano’ in viaggio tra musica, storia e costume
- Michele Fumagallo, Scuola di note
- Claudio Sottocornola, La lunga estate degli anni ’60
- Antonio Falcone, Working Class, scorre in musica il nostro continuo divenire
- Alessia Biasolo, L’immagine della donna nella canzone
Working Class – Students’ papers
Alcuni studenti del Liceo scientifico “L. Mascheroni” di Bergamo hanno seguito le lezioni-concerto di “Working Class” via web o sul territorio, e si sono improvvisati critici e giornalisti, esprimendo attraverso articolate relazioni le loro impressioni e, soprattutto, quanto hanno appreso dall’esperienza in rapporto alla Storia della musica, ma anche della società e del costume italiani del Secondo Novecento. Ve le proponiamo con l’impaginazione grafica scelta dai giovani autori che – occorre sottolinearlo – sono studenti di 17-18 anni e, nati perciò a metà degli anni ’90, si sono accostati spesso per la prima volta ad interpreti ed autori della canzone italiana, di cui talvolta avevano solo sentito parlare. Le loro relazioni sono perciò un documento eccezionale per comprendere gli esiti, per qualcuno, di questo primo approccio, ed apprezzare la varietà delle prospettive da cui guardano alla canzone e i diversificati interessi che esprimono, mentre accolgono la proposta di lezioni-concerto del loro docente-interprete.
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Non voglio essere un poeta… ciò che voglio fare è ballare.
Prince, D.M.S.R.
Ho sempre avvertito il fascino dell’essenzialità. E nella musica, da adolescente, questo ha voluto dire l’occhio di bue sulla piccolissima Edith Piaf e la sua teatrale, ingenua e mirabile gestualità, o la magnetica presenza scenica di Charles Aznavour, ma anche il carisma della Pavone anni ’70 nel suo repertorio internazionale, accovacciata sugli assi di un palcoscenico e illuminata da un riflettore che ne ingigantiva l’ombra… Sì, ho sempre diffidato di meccanismi hollywoodiani, effetti speciali e abiti di scena. Tutto ciò che è grezzo e in divenire, che reca in sé l’impronta di una qualche sublime imperfezione, mi ha sempre inquietato e attratto più di qualsiasi patinata bellezza, di qualsiasi stupefacente cliché. Forse per questo non vado d’accordo col pubblico di tendenza, con i mediocri puristi che si affidano agli standard, con quelli che cercano complicità e facili seduzioni…Evviva la sgradevolezza, il rudimento e il kitsch, al limite il mostruoso se ci riscatta da una concezione piatta ed edulcorata della natura e dello spirito, versione per eterni minorenni della vita…E moralisticamente ancor più ho diffidato: diffidato di costose macchine per fare spettacolo, siano esse cinema, musica o televisione, dove il valore dipende solo dal denaro investito, e poco è comunque tanto, troppo, assolutamente inaccettabilmente troppo, e comunque troppo poco per coprire il niente che sta sotto, dietro e davanti. Ma che pure consacra gli artefici del nulla alla fama, alla consacrazione, alla gloria…
Fortuna vuole che, pur essendo sempre stato affascinato dall’invenzione e dal sogno, e avendo incominciato a lavorarci ancora adolescente, la decisione di farne comunicazione sia maturata molto tardi, in età più che adulta, e quindi ormai al riparo da banali escamotage e avvilenti compromessi con l’idea; sì, davvero sono restato libero dalle convenienze del successo o della popolarità, per natura alieno e inetto rispetto a quelle dell’economia, e quindi nell’insieme libero e marginale, forse anche creativo… Vivere ha significato lavorare, e nel mondo di oggi se si hanno certi interessi si lavora come docenti nella scuola che ci ritroviamo: fra le altre cose la Filosofia, che è la mia disciplina, mi ha insegnato a non smettere mai di indagare perché “Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta” (Platone, Apologia di Socrate) ed ho imparato che non è sufficiente “cambiare idea” per crescere, ma è molto più importante “cambiare metodo”. Così, in tempi diversi, ho imparato a usare la parola nella poesia come strumento privilegiato di indagine (quelli eran giorni…), ma anche la meditazione spirituale e l’immagine, la riflessione filosofica e, finalmente, la musica (il primo amore non si scorda mai…), con lezioni multimediali, studi in sala di registrazione e lezioni-concerto dal vivo.
Mi sono chiesto se ci fosse giustapposizione o sintesi fra questi interessi, ed ho concluso che in nessuno posso prescindere dal mio essere “filosofo”, perché tutto mi appare un mezzo per esprimere la mia “visione” del mondo, un’occasione per interpretare la realtà, ed ogni atto creativo che riesco a materializzare in una qualche opera mi appare una scintilla dell’energia universale, che chiede la mia parte, il mio contributo. E spero che un giorno sarò grato del lavoro svolto.
Non sono Narciso, ma queste motivazioni, individuali e personali, potrebbero apparire sfocate rispetto al progetto che vado a presentare. Vi spiego perché non è così o, anche, perché è bene che sia così. “Gli insegnanti dovrebbero agire soprattutto attraverso ciò che sono, chi e che cosa sono, e non attraverso ciò ‘su cui parlano’”, scrive Rudiger Safranski nella sua celebre biografia di Heidegger, e non ha torto se pensiamo ai grandi maestri antichi, da Pitagora a Socrate, da Platone ad Aristotele, che condividevano la vita con i loro allievi, o alla dimensione collettivistica e corale dell’insegnamento nelle grandi Università o Abbazie medievali. Oggi questo si è perso, ma non nascondiamoci dietro a un dito: ognuno dà quello che ha…
E allora ecco che la musica per me è stata la cartina di tornasole di questo assunto. Intanto, se non avessi fatto musica, oggi non penserei come penso, avrei un’altra etica, un’altra struttura mentale, un’altra sensibilità, perché la “verità” che andiamo scoprendo dipende anche dai mezzi che usiamo per indagarla. E la musica mi ha dato duttilità, capacità di mediare sfumature contrastanti e sentimenti anche contraddittori entro la medesima nota, e quindi capacità di pensare in modo aperto e non dicotomico, dialettico e non contrappositivo, post-ideologico e non dogmatico. Ma la musica è stata anche la metafora del mio modo di intendere l’educazione, la cultura, la comunicazione e più in generale la vita… Mi confidava pubblicamente una collega di Filosofia disoccupata che lei, sì, in età giovanile aveva inseguito sogni e motivazioni, ma ora si ritrovava laureata in una disciplina che non poteva praticare e, per giunta, troppo matura per intraprendere una’altra occupazione, ed io le rispondevo (perché ero il conferenziere e lei si aspettava una mia risposta…) che insegnare filosofia non vuol dire fare filosofia, che le occasioni per “essere filosofi” possono essere innumerevoli, dobbiamo solo inventarle, come fecero Galilei, Shakespeare, Wittgenstein e Sartre… E ancor più spontaneamente mi è sembrato appropriato proporle la mia esperienza musicale: anche se da sempre ho amato la musica, e soprattutto la sua dimensione scenica e teatrale, interpretativa e vocale, la professione di docente di Filosofia, e poi di scrittore e giornalista, sembrava allontanarmi istituzionalmente e irrimediabilmente da una sua pratica pubblica e ufficiale, e invece il mio “colpo d’ala”, se permettete, è stato di trasformarla in una diversa modalità comunicativa, traghettandola dalla dimensione dell’intrattenimento e dell’evasione a quella della comunicazione di saperi, di esperienza formativa, o semplicemente di performance live con tutti i link estetici, esistenziali e sapienziali che ciò può eventualmente comportare.
Prima sono nate le lezioni multimediali sulla Storia della canzone italiana, con apporto di immagini storiche di repertorio, interviste e analisi di testi (dal 1992); poi sono andato per qualche anno in sala di registrazione per studiare i brani storici della canzone, rileggerli alla luce della contemporaneità e mixarli, e ne ho tratto un concerto virtuale (i tre CD e il DVD video della serie “L’appuntamento”, 1994-2001); infine ho deciso per pubbliche lezioni-concerto con il pubblico più vario e vero: quello di Terza Università, gli studenti dei licei e i giovani, il pubblico adulto degli Auditorium e del Centri Culturali. Ho alternato reading delle mie poesie alla interpretazioni di brani simbolo, affrontando temi come “i teen-agers di ieri e di oggi”, “i cantautori”, “l’immagine della donna nella canzone italiana”, “gli anni ‘60”, “i decenni della nostra Storia”… Ho sempre utilizzato una tecnologia essenziale, che ritengo pasolinianamente più autentica e popolare di sofisticati divertissement da conventicole di iniziati: del resto l’unico modo per affrontare un repertorio totale, assolutamente vario e divergente, per me insegnante non potevano che essere basi standard, e per ragioni contingenti il formato midi era il più comodo e accessibile. La base doveva per forza essere, date le circostanze, come un foglio di carta bianco su cui scrivere, e se alcuni penseranno che questo diminuisca il valore dell’esperienza, altri capiranno che la rende invece più difficile e preziosa, intanto perché interpretare su di una base standard esige maggior inventiva che non su di un arrangiamento pensato per la nostra voce, le nostre doti e i nostri sentimenti, poi perché una tecnologia più essenziale dovrebbe stimolare ad andare dritti al centro della cosa, che è l’interpretazione. Non si creda che, considerato il circuito alternativo a quello di mercato e consumo in cui si muove il mio “fare musica” – del resto correlato al mio “fare filosofia” e “didattica” – voglia chiudersi nella dimensione storico-esplicativa… no! Io vorrei che i miei studenti, il mio pubblico, gli utenti delle mie lezioni-concerto, imparassero anche dalle mie dissonanze, dall’uso a volte antinaturalistico o distorto della voce e della gestualità, una voce e una gestualità che vogliono esprimere le ambiguità e le asperità del presente (senza cadere nel manierismo degli interpreti decostruttivi), o anche imparassero dalla semplice dimensione atipica della proposta, che vuol essere lezione e, insieme, espressione, manifestazione, “visione” appunto, sulla linea di quello spectaculum che Hans Urs von Balthasar, grande teologo della bellezza, individua come più specifica modalità di manifestazione di quanto in genere poniamo sotto la categoria del divino…
E non si creda alla diffusa e facile identitificazione fra quel divino e i divi che lo spettacolo del mercato tende a proporci, anzi a venderci come univocamente idonei a rivelarlo: artisti di strada, pianobaristi e zingari, pastori sardi o vecchie star al tramonto, come cantautori incompresi e interpreti dall’immagine improbabile talvolta sono veri ologrammi dell’Assoluto nascosti dentro il buio di un locale, il grigio di una periferia, o il solco di un vinile che nessuno ascolta più… A tutti costoro dunque desidero mescolarmi nel condurre la mia vita di lavoro, fra musica, scrittura, insegnamento e visioni, a tutti costoro dedico il titolo di questo “work in progress”, che è l’archivio in costruzione delle lezioni concerto tenute sul territorio dal 2004 al 2012: “Working class” dunque, perché è questo il nostro marchio di nobiltà, il nostro blasone, il nostro portare il peso del quotidiano sul territorio, nelle scuole e nei luoghi dell’impegno, mentre la Storia continua a generare se stessa…. Dedico altresì “Working class” al grande amico Eric Chiang, che mi inoltrò ai segreti del Greenwich Village negli anni ’70, e che ho perso di vista…
Bergamo, 18 marzo 2012
Claudio Sottocornola, “Working Class” – Presentazione, 2012
Claudio Sottocornola Claude: ‘orco’ e ‘sciamano’ in viaggio tra musica, storia e costume
“Il buon storico somiglia all’orco della fiaba: egli sa che là dove fiuta carne umana, là è la sua preda”. La celebre frase dello storico francese Marc Bloch è una perfetta chiave d’accesso per comprendere l’opera di approfondimento e divulgazione che Claudio Sottocornola Claude svolge sulla canzone italiana. Un’opera che viaggia tra discipline culturali e mezzi espressivi diversi, che affronta differenti modalità divulgative, che è sorretta da un approccio serio e responsabile. Un’opera dalla quale emergono soprattutto una notevole professionalità, un’irrefrenabile curiosità e una grande passione. Chi è Claudio Sottocornola? E soprattutto, cosa cerca nella canzone? Docente di Filosofia e Storia al Liceo Mascheroni di Bergamo e di Storia della Canzone e dello Spettacolo alla Terza Università di Bergamo, Sottocornola è anche un giornalista molto attento al rapporto tra canzone, storia e costume. Per numerose testate, per la radio e la tv, ha cominciato a svolgere delle “inchieste” sulla storia della canzone italiana, intervistando artisti del calibro di Paolo Conte, Pierangelo Bertoli, Enrico Ruggeri, Milva, Ivano Fossati, Angelo Branduardi e molti altri. Artefice di una visione unitaria del mondo e dell’arte, Claudio ha sentito l’esigenza di superare – rectius: perfezionare – la sua ricerca scientifica e giornalistica, affrontando un nuovo percorso creativo in studio di registrazione: dallo studio alla “manipolazione” della canzone, con la rielaborazione di classici della musica leggera italiana, rivisitati con idee e modalità interpretative nuove. Il progetto ha visto la luce con il ciclo musicale L’Appuntamento (tre cd pubblicati tra 2004 e 2006) e il DVD L’Appuntamento – The Video, che sintetizza il meglio dell’esperienza in studio. L’appuntamento/collection ( 2008) costituisce poi un’ulteriore selezione dalla trilogia. L’oggetto dell’analisi di Claudio è la canzone popolare contemporanea: egli non indaga nei lieder e nelle romanze, né nella composizione colta, ma ha scelto il mondo della popular music, della musica di consumo. In particolare, la canzone italiana nella sua forma più tradizionale, ovvero di composizione breve con lo schema canonico “introduzione-strofa-ritornello-strofa-ritornello-assolo-ritornello”. Una scelta naturale per un uomo del 1959, cresciuto nel post-‘68 con l’amore per i grandi interpreti degli anni ’60 ma anche per il miglior rock, la black music, i cantautori affermatisi negli anni ‘70. Il suo non è un tentativo di “sdoganare” la musica leggera e di intrattenimento: attraverso l’interpretazione, egli intende fare da tramite tra autore e pubblico allo scopo di svelare meccanismi, tensioni, genesi e retroterra della canzone, per valorizzarne il ruolo di fonte storica ma anche di “agente” all’interno dei processi culturali e sociali. Claudio compie un passaggio per certi versi traumatico: dall’illustrazione “scientifica” alla penetrazione completa nella dimensione musicale, egli decide di “mettere le mani nel motore” e interpreta la composizione alla luce della propria personalità, svuotandosi per diventare “canale” e trasmettere un mondo compositivo, sonoro e storico. Dunque nel progetto di Sottocornola il pop non viene liquidato come “genere musicale” ma è studiato come vero e proprio “orizzonte culturale” della contemporaneità. Nella sua opera c’è altro: la centralità dell’interpretazione, che spesso è eccessiva, trasgressiva, ma che ha lo scopo di “neutralizzare” la composizione per consegnare allo spettatore un senso reso attuale, vibrante. Un rapporto osmotico lega la canzone originaria a quella che Claudio restituisce a chi lo ascolta: egli si fa tramite, è il collegamento “umano” tra passato e presente, rende vivo un tassello di storia. La sua è una relazione intima e profonda con il testo, che viene interpretato in modo tale da conferire novità e senso compiuto alla canzone, magari già ascoltata migliaia di volte ma superficialmente, in auto, al computer, dal parrucchiere o svolgendo le faccende domestiche. Dall’ascolto dei cd e dalla visione del DVD, si percepisce con chiarezza la centralità della voce, che spesso e volentieri sacrifica le esigenze del “bel canto” per incontrare tendenze più ricercate e audaci: “Questa mia voglia di sperimentazione è nata soprattutto dopo aver frequentato dei corsi di dizione, recitazione, canto. Ho appreso a modificare la mia voce conferendole una varietà di soluzioni timbriche, rendendola talvolta grezza, talvolta vellutata”. A questo tratto vocale trasgressivo e dissonante, egli aggiunge modalità espressive incisive e una gestualità scenica sottile, ambigua, influenzato dalle interpreti degli anni ’60 (Mina, Patty Pravo, Rita Pavone) ma anche dai primi cantautori, per i quali l’intonazione veniva spesso e volentieri sacrificata in nome dell’espressività (Gino Paoli ad esempio). Claudio sa bene che nell’area pop anche il “gesto” ha un valore rivoluzionario (da Modugno che si sbraccia mentre canta Nel blu dipinto di blu a Jimi Hendrix che brucia la chitarra a Monterey…) e usa il linguaggio corporeo per accentuare la parola, dandole una dimensione quasi teatrale. Nelle sue lezioni-concerto, Claudio rende comprensibile lo “iato” esistente tra le canzone degli anni ’40/’50 e quelle degli ultimi tempi grazie ad un apparato di spiegazioni ed esempi, correlati anche dai ricordi di interviste realizzate con grandi nomi della canzone. Qui viene fuori la sua attività di giornalista e docente: la capacità “maieutica” di tirar fuori dall’intervistato il significato autentico della sua opera (egli ricorda con particolare affetto gli incontri con Paolo Conte e Mia Martini), l’inclinazione divulgativa che lo rende un narratore appassionato, più che uno storico che impartisce lezioni ex cathedra. Numerosi temi si affacciano nel suo racconto: l’amore, il sesso e la diversa immagine della donna; l’influenza americana che ha rinnovato la composizione e l’immagine pubblica dell’artista; lo svecchiamento e la “sprovincializzazione” della canzone italiana, il plurilinguismo; il cambiamento della musica come arte, divenuta merce di consumo mortificata e involgarita dalla tv; l’avvento della tecnologia e i mutamenti nella produzione e nella fruizione, che condannano la musica ad un’arte “di sottofondo”. Grazie a questa operazione possiamo comprendere il ritmo convulso della contemporaneità, grazie al quale il canzoniere di Battisti e De Andrè è già diventato classico, perfetta sintesi di un’epoca, di tensioni culturali e sociali, di esigenze individuali e collettive di rinnovamento. È qui che si trova il senso più profondo del concetto di “interpretazione”, del “farsi tramite”, medium, tra diverse dimensioni. Non è un caso che a proposito delle lezioni-concerto, Agostino Bacchi abbia scritto: “I suoi recitals mi danno l’impressione del canto e del gesto misterico e mistico dello sciamano guaritore. Musica, canto, gesto, forma, colore per comunicare stati d’animo, cultura”. È così che l’opera di Claudio diventa un potente ausilio “audio-visivo” che completa e arricchisce le trattazioni sulla canzone italiana di autori come Gianni Borgna, Enrico Deregibus, Mauro Ronconi, Mario Bonanno, Ernesto Capasso e Paolo Talanca. Claudio non è un artista improvvisato o sprovveduto, egli esprime un mondo interiore legato al sapere e alla speculazione filosofica, ma come uomo del suo tempo affronta con naturalezza il discorso sulla contemporaneità e divulgativo… Claudio Sottocornola è un “orco” di blochiana memoria: il corpo della canzone è per lui preda succulenta, e con la stessa voracità di sapere e conoscenza con cui lo azzanna e lo gusta, così egli riconsegna al pubblico la sua e la nostra Storia.
Donato Zoppo, “Nota critica a L’appuntamento/collection”, 2008
Scuola di note
L’artista bergamasco ha pubblicato il libro e cd «Giovinezza… Addio – Diario di fine ’900 in versi». All’interno una ricerca su venti canzoni italiane, dalla Caselli a Venditti
«La musica è inspiegabile. In ultima analisi, incomprensibile. Ma è possibile insegnare come aprire le porte al rapimento. Si può e si deve. Insegnare la musica ai giovani è un dovere etico». Sono parole di Riccardo Muti in occasione delle sue recenti polemiche sullo stato dell’educazione musicale in Italia. Il musicista poi prosegue: «Credo che la didattica di base della musica, negli ultimi decenni, sia stata volenterosa ma fondamentalmente sbagliata. Diciamo la verità: certi infami pifferi messi a forza tra i denti degli scolari, con quegli strazianti miagolii che si sentono a volte uscire dalle finestre delle scuole, finiscono per farla odiare, la musica, a un ragazzino. Non credo neppure che sia necessario insegnare a leggere lo spartito, un esercizio tecnico dispendioso e inutile per chi poi non farà il musicista di professione». Citiamo queste parole di Muti non tanto per mettere in evidenza lo stato disastroso dell’educazione musicale in Italia, ma per andare a vedere chi, nel frattempo, si dà da fare. E sono in tanti, naturalmente in gran parte al di fuori dell’ambito scolastico.
C’è, dentro la provincia italiana, se solo si avesse la voglia di andare a scavare, una tale ricchezza di talenti che la storia delle arti (della musica in questo caso, ma vale per tutte le espressioni artistiche) prenderebbe un’altra direzione. E non solo: lo stesso rapporto pedagogico (brutta parola) tra talenti in espansione e quelli in erba aprirebbe porte del tutto inesplorate allo sviluppo dell’educazione musicale nel nostro paese. Se solo, appunto, uno volesse andare a vedere e a scavare. Ci sono talenti di tutte le tendenze e di tutti i tipi, alcuni legati all’impegno (o cosiddetto impegno), altri legati al disimpegno (o cosiddetto disimpegno). Chi interpreta canzoni altrui e ne compone di proprie. Chi canta e suona per animare le feste di piazza nei paesi o nei quartieri delle città. Chi provoca gli amici con la sua esibizione nei circoli e centri sociali. Chi ha passione musicale da vendere con i piccolissimi e piccoli delle scuole elementari con cui mette in atto sperimentazioni a volte geniali. Chi usa i piano bar e i locali non come passatempo o soltanto per racimolare qualche euro, ma come vere scuole di sperimentazione di musica e canzoni (spesso nuove tendenze del teatro-canzone). E ci sarebbe, poi, da mettere le mani nei vari scritti di questi talenti: a volte vere e proprie scomposizioni e rifondazioni della critica musicale.
C’è, infine, la ragnatela di artisti totali che operano mischiando non solo i generi musicali, con sperimentazioni di vocalità a volte davvero grandi, ma intrecciando le varie espressioni artistiche (musica, arte, poesia) con un uso davvero interessante delle note musicali. Il caso di Claudio Sottocornola, bergamasco, è uno di questi. L’incontro soprattutto con gli studenti (essere insegnante evidentemente resta una missione per alcune persone) che Sottocornola tiene da molto tempo, non è solo la continuazione di un tour fatto per lo più di lezioni spettacolo in concomitanza con l’uscita del suo libro musical-letterario Giovinezza… Addio – Diario di fine ’900 in versi (libro più cd con interpretazioni di 20 canzoni), ma di un lavoro particolare che questo cantante-poeta-filosofo-appassionato di teologia porta avanti da molto tempo. Precisamente dalla seconda metà degli anni Settanta con la ricerca poetica, e poi con l’incursione e il lavoro certosino di indagine in ambito musicale sull’interpretazione soprattutto della canzone italiana (ma non solo) pop, rock e d’autore. E il rapporto scuola-musica può non solo arricchirsi, se personaggi e cantanti (e insegnanti) come Sottocornola continuano la loro missione artistica, ma fare da battistrada affinché la scuola diventi finalmente in Italia una cosa matura e ricca nel rapporto fondamentale con la musica, così come del resto vanno predicando da tempo fior di musicisti come il già citato Riccardo Muti, Uto Ughi, e tanti altri. Ma cosa ne pensano gli studenti delle sue performance, ovvero delle sue «lezioni di canzoni»? «All’inizio gli studenti restano un po’ sorpresi – racconta l’artista-insegnante –, sono più abituati ad analizzare L’infinito di Giacomo Leopardi che una canzone di Ligabue. Restano come disarmati, anche se io cerco di far comprendere che non esiste una cultura alta e una bassa. Che mentre oggi ricordiamo l’Ottocento per il Romanticismo, ricorderemo una parte del Novecento per il cinema, gli spot pubblicitari e la canzone. Nella seconda metà del Novecento, del resto, l’arte non ha più un committente, ma nasce dall’incontro con le masse».
L’interdisciplinarità di Claudio Sottocornola, un mix di filosofia, poesia, teologia, musica e immagini, porta questo autore cinquantenne a rifiutare il marasma e la superficialità odierna, e a inoltrarsi nei sentieri di una personale controcultura. Claudio Sottocornola, che prende anche il nome di Claude negli incontri-recital-concerti, ha al suo attivo tre studi che sono diventati anche 3 cd: L’appuntamento (2004), L’appuntamento 2 (i classici) (2005), L’appuntamento 3 (Ma l’amore no: quaderno delle origini) (2005). Tre cd, ma meglio sarebbe chiamarli tre studi sulla voce che, realizzati in un arco di tempo che va dal 1994 al 2001, rappresentano una riflessione e una interpretazione avvincente della canzone pop e d’autore italiana. «Spero di aver acquisito la grande lezione della canzone moderna (vedi Battisti) – racconta l’autore –. Sembra banale dire che ciascuno deve cantare con la propria voce, ma non lo è. Perché la sfida vera del canto non è il ‘bel canto’, ma il precario equilibrio che si realizza dal punto di vista espressivo nella persona quando canta e che si avverte nella voce o nella gestualità scenica. La voce come rivelazione, insomma, come cassa di risonanza dell’essere».
Ma l’artista non si ferma a contaminazioni che non sarebbero complete se non abbracciassero il figurativo e l’arte pop in molte varianti, ed ecco che la mostra e il dvd 80’s/Eighties esprime in 40 collage giovanili d’autore il suo pensiero sugli anni Ottanta del secolo scorso in un percorso tra Ornella Muti e Bruce Springsteen, Sandra Milo e il digestivo Antonetto, i divani Chateau d’Ax e Brooke Shields, intrecciati con pensieri e divagazioni di Picasso e Gauguin, Piero della Francesca e Botticelli. Senza dimenticare L’appuntamento/The Video e il libriccino pubblicato nella collana Lavoro-dopo della Camera del Lavoro di Bergamo, l’intreccio musical letterario dell’odierno Giovinezza… Addio – Diario di fine ’900 in versi conclude una fase. Raccoglie il corpus poetico di vent’anni di poesie e lo studio-interpretazione su venti canzoni italiane che vanno dalla Nannini di Meravigliosa creatura al Modugno di Meraviglioso, dalla Pravo di Se perdo te al Ruggeri di Portiere di notte, dal Dalla di Caruso alla Caselli di Insieme a te, dal Martino di Estate al Venditti di Ogni volta. Dice l’autore a proposito di quest’ultima fatica: «Ho voluto proporre una specie di romanzo di formazione, un viaggio verso la maturità, sullo scenario di una fine di secolo e di millennio. In fondo i collage di 80’s/Eighties e le mie poesie presentano un’ispirazione analoga. Rifiuto qualsiasi distinzione tra cultura alta e bassa, hanno entrambe un valore e hanno entrambe qualcosa da insegnarci; diciamo che mi piace inoltrarmi con una full immersion nel quotidiano e nel metropolitano». «La mia ricerca – continua l’autore – è una fusione di cultura pop ed ermeneutica, la filosofia basata sull’interpretazione dei fatti, non sull’oggettività scientifica. Ripercorrendo in versi poetici quelli che sono stati i decenni finali del Novecento mi illudo di attraversare il Secolo Breve in forma non eroica, perché per me il Novecento non è stato un secolo di eroi e storia con la s maiuscola, ma un secolo di musica, letteratura, cinema, sottoculture, teologia, pubblicità e fenomeni di consumo di massa».
Claudio Sottocornola ha molte emozioni dentro di sé, che si nutrono del Michael Jackson del concerto di Milano e di personaggi virtuali entrati ormai da tempo nell’immaginario collettivo come Betty Boop o Jessica Rabbit. E l’autore non dimentica mai di essere un insegnante in un’epoca e una nazione che maltratta più che volentieri la musica in ambito scolastico. «Mi piace l’idea di far passare cinquant’anni di poesia e note davanti agli occhi dei ragazzi, fin dentro il cuore, all’insegna di un ‘fare memoria’ che approda al presente”.
Michele Fumagallo, Alias n.50, 19 dicembre 2009
La lunga estate degli anni ’60
Ci sono nella storia umana età che perdono il loro carattere contingente e determinato e si caricano dei significati del mito, col suo potere evocativo, catartico e aggregante. Tali sono, per esempio, l’età di Pericle in Grecia e il Rinascimento italiano.
Il ‘900, “secolo breve”, viene di solito identificato con la tragedia delle due guerre mondiali, con i totalitarismi, con i fenomeni di resistenza e liberazione connessi alla loro caduta. In questo senso “mito” diviene quanto a tali tragedie e tali totalitarismi si è opposto, all’insegna dell’arduo cammino verso libertà, democrazia, contemporaneità.
Solo da poco si è incominciato a storicizzare il secondo Novecento, quello che a lungo è stato passato prossimo, una dépendance dell’attualità, cui si negava l’onore della storia con la s maiuscola. Ora, quindi, Scopriamo che più generazioni hanno vissuto “l’altro Novecento”, quello che affonda le sue radici nel boom economico degli anni ’50 e, soprattutto, nella rivoluzione culturale degli anni ’60. Che indubbiamente vengono a costituire un’altra età dell’oro, che ha il suo baricentro fra New York e San Francisco, in quell’America ove si affacciavano alla ribalta, prima dell’attualità e poi del mito, personaggi come Bob Dylan e Allen Ginsberg, Andy Warhol e Lou Reed e dove cinema, letteratura, rock e arte varia si fondevano nell’elaborazione di un modello culturale che sarebbe diventato “planetario”.
L’Inghilterra contribuiva invece con la beatlesmania, le minigonne alla Mary Quaint e le prime modelle androgine alla Twiggy alla rivoluzione culturale che sarebbe dilagata in tutta Europa. Anche in quella Europa mediterranea, che forse era la più cauta ad adottare i nuovi stili di vita (la RAI rifiutò di riprendere i Beatles nella tournée italiana giudicandoli un fenomeno del tutto marginale…!) ma che ne sarebbe stata travolta.
E la lunga estate degli anni ’60 germinò i fenomeni più vari, dallo jé-jé al flower-power, dal beat al cinema d’autore italiano, nel cui ambito Michelangelo Antonioni esplorò il mondo della cultura pop, rock e studentesca, in capolavori come Blow-up, Zabriskie-Point, Professione Reporter.
Ho letto una lettera di una signora a un quotidiano che dichiarava: il mondo di oggi è orrendo, mi sono chiusa in casa con tante videocassette sul cinema, la musica e la televisione degli anni ’60 e ’70. Ecco un’altra età mitica, in cui ci si riposa, come su una spiaggia, delle fatiche e delle contraddizioni dell’oggi, ove tengono banco delitti del giorno, questioni di spread e le diverse forme del degrado politico, sociale, televisivo.
L’età degli anni ’60 poi non si era limitata a elaborare nuovi modelli culturali e artistici, ma aveva generato fenomeni sociali, come la protesta dei campus americani contro la guerra in Vietnam, le lotte per i diritti dei neri e le prime forme del femminismo. Tutto ciò si era riverberato nei movimenti degli studenti e nella contestazione che aveva coinvolto Parigi, Berlino, Milano, Roma…, con le sue aspirazioni marcusiane di “portare l’immaginazione al potere”.
Inutile dire che, in quanto tale, il mito trascende il dato. La siepe e il colle sul quale Leopardi scrisse “L’infinito” ci appare un dato “povero”, ma è la trasfigurazione che suscita tale dato a generare riposo e poesia.
Così, nessuno vuole interpretare univocamente un decennio come quello degli anni ’60, che pure ha conosciuto gli strascichi della “guerra fredda”, l’equilibrio del terrore, uno sviluppo economico dell’Occidente a partire da un rapporto certamente poco trasparente con il Sud del mondo, che ora presenta il suo conto. Eppure è innegabile che quel decennio – e lo dichiarano le continue rivisitazioni cinematografiche, televisive, letterarie, musicali… – in cui tanti giovani sono cresciuti senza guerre e con uno standard economico di sostanziale benessere, ispirati a ideali magari ingenui, ma autentici, di non-violenza e creatività, in cui, soprattutto, i rapporti umani erano ancora aperti e contrassegnati dalla fiducia, dal bisogno e dall’impegno… ci mancano, e da lì attingiamo non solo uno sguardo nostalgico, ma la speranza di un futuro possibile.
Claudio Sottocornola, Introduzione a “Working Class – Anni ’60″, 2012
Working Class, scorre in musica il nostro continuo divenire
Con l’appuntamento di sabato 30 giugno, Cantautori, Working Class, trasferimento dal territorio al web, delle lezioni concerto tenute da Claudio Sottocornola dagli anni’90 in poi, si appresta alla sua conclusione, il prossimo mese, con la puntata incentrata sulle interpreti femminili. E’quindi possibile ora tirare le somme e valutare concretamente l’estrema attualità del discorso storico- artistico -filosofico di Claude, l’alter ego, moderno cantastorie, del professore di Filosofia, nel voler fornire un’inedita visualizzazione del ‘900, sia nella sua portata tragicamente storica (le due guerre mondiali, i totalitarismi, la nascita della democrazia, le istanze giovanili, la crisi dei valori) che concretamente sociologica, foriera di cambiamenti per le generazioni che man mano si sono susseguite. La musica più che stile di vita diviene per Claude una nuova modalità d’ interpretare la vita, spinto com’è tanto dalla passione che dalla volontà di mettere in scena attraverso le canzoni gli anni della propria giovinezza, con le sensazioni e i ricordi visualizzati sul palco a farsi efficaci tavole viventi.
Il tutto nell’essenzialità scenica a lui cara, avvalorata da modalità di ripresa arricchite da un montaggio funzionalmente accurato nel collegare la scaletta alle diverse esibizioni, garantendo un’estrema scorrevolezza all’indagine metodologica che si palesa come un efficace punto d’incontro tra la Storia e la “sua” storia, con il proprio vissuto personale.
Claude diviene “cercatore”, attraverso la storia delle note, di quella verità insita nell’uomo e che si fa tutt’uno con esso: sfrutta capacità affabulatorie e abilità vocale nell’individuare le caratteristiche di ogni canzone, proposta e reinterpretata rispettandone l’ispirazione originaria, dando valenza al testo colto in ogni sua sfumatura quale pista ideale da cui far decollare i propri sentimenti, i propri ricordi, le più intime suggestioni.
Ecco l’Italia della Grande Guerra (Decenni), età storica individuata, da un punto di vista musicale, come periodo in cui le canzoni iniziano a costituire, in una certa qual misura, un repertorio musicale; la matrice folk, piuttosto forte, viene mitigata da quella operistica, più aulica e “alta” e tale miscellanea tra le due contrapposte realtà viene concretizzata dalla canzone napoletana, prima, e da quella romana poi, senza dimenticare le varie tradizioni regionali.
La diffusione della musica leggera è affidata ai locali quali il tabarin o la rivista, con un progressivo alleggerimento dell’impianto operistico, ma siamo ancora lontani dall’avere un linguaggio musicale effettivamente nazionale, essendo evidente il ricorso ad una certa classicità d’estrazione letteraria. Le cose non cambiano dopo il Ventennio fascista ed il Secondo Conflitto, intorno agli anni ’50; il nostro paese, pur avendo conosciuto, grazie all’intuizione di cantanti q